giovedì 29 ottobre 2009

Sono felice di aver pareggiato

Quando il Milan perse l'andata delle semifinali di Champions League 2006/07 per tre a due contro il Manchester United, scrissi un lungo post sul MBC. Il titolo, pressappoco, era il seguente - "Sono felice di aver perso". Passai subito per pazzo e strano, ma credo ancora di aver avuto ragione in fondo. Lasciatemi spiegare. Il Milan pareggiava per due a due, era il minuto novantuno. Rooney segnò. I milanisti erano disperati. Al contrario, io sorridevo. Sapevo che i rossoneri avevano dominato una partita bellissima, che avrebbero meritato di vincere per due o tre a zero, e che la vittoria del Manchester United non significava nulla. Non avrebbe avuto un impatto negativo sulla squadra. Anzi. Un pareggio ci avrebbe portati a San Siro dovendoci difendere dai loro attacchi. Così, con la vittoria come unico risultato da perseguire, il Milan scese in campo affamato come una tigre e sbranò i propri avversari nella famosa "partita perfetta". Forse anche Crow ricorda tutti questi dettagli.
Ecco, la partita di ieri sera mi ricorda tanto quei momenti. Il Milan veniva da tre vittorie consecutive. Belle, sofferte, adrenaliniche. I rossoneri segnano due goals strepitosi nei primi sei minuti, poi si limitano a controllare durante il primo tempo. Nella ripresa, il Napoli cambia faccia e inizia ad aggredire. Il Milan va in bambola. Prima poco, poi abbastanza, alla fine parecchio. Il Napoli segna due goals in tre minuti, di cui il primo tanto bello quanto fortunoso, e riacciuffa una partita che sembrava ormai perduta.
Questa è una grande e importante lezione per i nostri ragazzi. Non avesse segnato Denis, il Milan sarebbe tornato a casa esageratamente convinto dei propri mezzi. Il che non è buono. Soprattutto data la prestazione di ieri sera, specialmente nella ripresa. Invece, proprio quel goal di Denis può far capire alla squadra cosa cambiare, cosa migliorare. E magari, tra qualche settimana, i nostri avversari non ci recupereranno più due goals in pochi minuti.
Lasciatemi spendere due parole su Dida. Da ieri sera due o tre sue parate entrano di diritto nella top cento delle parate più spettacolari della storia. Credo che questo sia un altro dei capolavori di Leonardo. Se Ancelotti non era riuscito a rivitalizzarlo a causa del suo carattere schivo ed introverso, il tecnico brasiliano, così caloroso e fraterno, sembra averlo guarito dai mali mentali che lo affliggevano.

mercoledì 28 ottobre 2009

Io ve l'avevo detto

E presto, succederà.

lunedì 26 ottobre 2009

Lo spasmo post orgasmo

Se qualcosa possiamo dire di questo Milan è che riesce ad uscire dai momenti apparentemente difficili con una rabbia, una voglia, una passione degne di uno scritto omerico. Già, perché ieri sera, contro un Chievo volitivo e ordinato in campo, il Milan è stato in bambola per larghi tratti della partita. Sotto per uno a zero, i rossoneri hanno rischiato più volte di prendere un altro goal e di tornare da Verona a mani vuote.
Invece no. Qualcosa è successo, durante quel fottuto intervallo di Milan-Roma. Non saprei come descriverlo, ma credo che Leonardo abbia trasmesso qualcosa di magico ai propri giocatori. Così, negli ultimi dieci minuti di gara, il Milan ribalta il risultato con due goals di Nesta - il primo alla Inzaghi, il secondo da attaccante di razza, sconfigge il Chievo e si porta al quarto posto in classifica in compagnia di Fiorentina e Palermo.
E il merito, per come la vedo io, è interamente di Leonardo. Un uomo capace di caricare i propri soldati come pochi, pochissimi esordienti sono capaci di fare. Un uomo che è riuscito a rilanciare Oddo, tra i migliori nell'ultima settimana. Che sta rilanciando Borriello, fantasma da quando è tornato a Milanello un anno e mezzo fa. Che ha riportato Dida, papera di Madrid a parte, a dei livelli altissimi. La parata strepitosa di Nelson al minuto novanta, infatti, è figlia di una fiducia incondizionata e di una stima da parte di Leo di cui il portierone aveva chiaramente bisogno.
Per chi non l'avesse vista, vi consiglio di riascoltare le parole di Leonardo, a caldo, ai microfoni di Mediaset. Questo generale ha qualcosa di hemingwayiano, non trovo le parole per descriverlo. So solo che la parola Scudetto non mi sembra più un'utopia. Che quei sette punti che ci distanziano dall'Inter sembrano meno. Che la Champions si può vincere.

venerdì 23 ottobre 2009

Considerazioni sparse

Passata la sbornia orgasmica per la vittoria, e dopo aver atteso i vostri commenti al post precedente, mi limito ad aggiungere alcune riflessione in vista del futuro di questo Milan.
La vittoria è stata importante dal punto di vista del morale ma soprattutto potrebbe coincidere con il punto di non ritorno della stagione rossonera. O la squadra cambia pelle, comincia ad inanellare una serie di risultati positivi e si prenota come diretta pretendente di Inter (e Juventus) al ballo dello scudetto, o è meglio concentrarsi sul terzo posto e su un buon piazzamento in Champions League. Già, perché lo scenario che si presenta alla finestra del Milan è il seguente. Chievo fuori casa, Napoli fuori casa, Parma in casa, Real Madrid in casa, Lazio fuori casa, Cagliari in casa, Marsiglia in casa, Catania fuori casa, Sampdoria in casa, Zurigo fuori casa, Palermo in casa, Fiorentina fuori casa. Segue sosta natalizia, con le ultime due partite di campionato contro Genoa in casa e Juventus fuori casa.
Insomma, almeno Ottobre e Novembre non sembrano mesi così densi di impegni improponibili, fatta eccezione per le sfide contro Real Madrid e Marsiglia in Coppa e Napoli e Lazio in campionato.
Partiamo dal campionato. L'Inter è a sette punti, ma ha un calendario più complesso nel breve periodo e, soprattutto, deve rifarsi in Champions League, dove non vince da un anno (il 22 Ottobre 2008, contro l'Anorthosis). Con due trasferte ostiche quali Kiev e Barcellona, nonché la sfida finale a San Siro contro il temibile Rubin Kazan che ha espugnato il Camp Nou solo tre giorni fa, per i nerazzurri sarà fondamentale concentrarsi sulle partite europee. Un'eventuale uscita dalla Champions League a Dicembre, infatti, significherebbe una perdita d'immagine, di entrate e di pazienza del Leader Maximo che ridimensionerebbero le reali prospettive della squadra. Insomma, se il Milan fa il Milan dell'ultima settimana, si può tranquillamente pensare un aggancio ai cugini entro Natale. La squadra sta pian piano ritrovando pezzi importanti (Abbiati e Borriello) e consapevolezza nei propri mezzi.
Per ciò che concerne la Champions League, invece, va fatta una considerazione. La vittoria di Madrid non è stata un fuoco di paglia, ma va ricordato che il Marsiglia ha espugnato Zurigo portandosi a tre punti come gli elvetici. Un pareggio sarebbe stato decisamente auspicabile, visto che gli svizzeri sono una squadretta d'oratorio, mentre i francesi - fino a ieri l'altro disperati - ora ci credono. Già, perché se il Milan dovesse perdere contro il Real Madrid tra due settimane, e il Marsiglia strapazzasse com'è probabile lo Zurigo in casa, a quel punto sarebbe d'obbligo battere i bleus in casa per garantirsi la qualificazione. Pericoloso, per il Milan di quest'anno. Con una vittoria contro i blancos, e la contemporanea vittoria dei francesi, si aprirebbero scenari apocalittici per il Real Madrid, che dovrebbe andare in terra di Francia a sudarsi una qualificazione molto complessa. Insomma, il girone è aperto a molteplici soluzioni.
Due parole su Kakà. Da Mercoledì sera, mi manca un po' meno. Onestamente, non credevo avrebbe giocato la partita della vita, ma vederlo così spento, abulico, vuoto corricchiare per il campo è stato decisamente sorprendente. Forse quei sessantotto milioni di euro non sono stati proprio un investimento sbagliato. Come potete ricordare, ho speso fiumi di pixel per criticare aspramente la campagna acquisti ai limiti del ridicolo di Florentino Perez. Uno che ha comprato campioni in attacco, ma si è dimenticato della difesa. Soprattutto, uno che ha affidato il compito di costruire un gioco, di dare un'identità ad una squadra a quel Pellegrini modestissimo allenatore. Sarebbe quasi stato meglio il nostro Roberto Mancini. Sicuramente Spalletti. Dopo tre giornate, la mia top five per la vittoria finale in Champions League è la seguente - Chelsea, Manchester United, Barcellona, Milan, Real Madrid.
Note finali. La squadra primavera continua a vincere e convincere. Sei ad uno al Chievo nell'andata degli ottavi di finale di Coppa Italia, primo posto in campionato. Forse la politica verde sta iniziando a maturare i propri frutti. Ed è di queste ore la voce che nelle giovanili rossonere entreranno un ragazzo argentino e un ragazzo di Barcellona. Continuiamo così.
Il mercato in entrata. A Gennaio arriverà Beckham. Su questo non ci sono dubbi. Altri nomi caldi sono Paulo Henrique del Santos e Rafinha dello Schalke 04. Penso che Galliani stia muovendosi nell'ombra per rinforzare la squadra.

giovedì 22 ottobre 2009

Il timoniere

Purtroppo non ho potuto vedere la grandiosa partita di ieri sera. Sono tornato a casa al minuto settantotto, ho sofferto come un cane per quindici, interminabili minuti, mi sono disperato per il goal ingiustamente annullato a Thiago Silva, sono poi saltato in aria al goal di Pato come un bambino che, il giorno di Natale, trova il regalo che tanto desiderava ricevere.

Pertanto, lascio la cronaca, l'analisi e i commenti sulla partita al mio caro Crow.

Mi ritaglio invece uno spazio per discutere del nostro nuovo generale. Leonardo.

Già, perché questa è la vittoria di Leonardo. Un uomo che stimo profondamente dal primo giorno che arrivò al Milan. Era diverso dagli altri. Uno che parlava sei lingue, che sapeva distinguere tra congiuntivo e condizionale (cosa rara in Italia, non solo nei calciatori), che si esprimeva con una ricchezza di termini degna di un professore universitario. Un uomo silenzioso, attento, che non esagerava mai. Sembrava invisibile. Ma aveva già nel cuore e nella testa quelle doti da leader che solo i predestinati hanno.
A Leonardo hanno affidato una squadra vecchiotta, gli hanno tolto il Capitano e la stella, gli hanno comprato un portiere discreto (Storari) e uno appena sufficiente (Roma , un ottimo difensore (Thiago Silva), un difensore sconosciuto (Onyewu) un modesto terzino destro (Oddo), una buona ala (Abate), un discreto centrocampista offensivo (Di Gennaro) e un buonissimo, anche se non l'ha ancora dimostrato, attaccante (Huntelaar). Niente di trascendentale, insomma. Leonardo ha faticato. Ha masticato amaro. Si è sentito inveire contro, urlare epiteti e slogan usati solitamente contro dittatori, assassini o terroristi. Si è sentito solo. E da solo, come unicamente i grandi uomini sanno fare, si è rialzato nel fango, ha fatto crescere nei giocatori quel fuoco, quella passione, quel desiderio di vittoria necessari perché la squadra esplodesse. E ce l'ha fatta. Alla faccia di chi non credeva in lui. Alla faccia di chi lo considerava un raccomandato, una seconda o terza scelta, un colletto bianco ingiustamente prestato alla panchina. Leonardo de Araujo, grazie. Ora lo so. Sei uno da Milan.

Postilla. Ieri sera, alla fine della partita, è successo qualcosa che non si vedeva da tempo. Leonardo è andato ad abbracciare ogni giocatore con un'intensità incredibile. Sarebbe potuto essere un tifoso cui danno la possibilità di abbracciare i propri beniamini dopo una finale di Champions vinta per quattro a zero. Seedorf, addirittura, l'ha quasi lanciato in aria per la gioia. Ecco, queste cose succedono solo al Milan. E vedere poi lo stesso Leonardo ai microfoni della Rai quasi in lacrime che però esponeva con vigore e coraggio le proprie idee, l'ha reso ancora più forte. Per la prima volta in tre mesi, il nostro Carletto è un ricordo meno amaro.

lunedì 19 ottobre 2009

E andiamo!

Ieri sera, alla fine del primo tempo, ho DAVVERO rivisto i fantasmi davanti agli occhi della sciagurata stagione '81/'82: sotto di 1 a 0, squadra imbarazzante sotto tutti i punti di vista, con una pochezza offensiva da latte alle ginocchia ed il solo Dida a salvare in almeno tre occasioni un risultato che avrebbe potuto essere tranquillamente di 3/4 a 0 per la Roma, compreso un evidentissimo rigore su Menez non fischiato da Rosetti.
Poi, la riscossa. Come spessissimo accade ormai da troppo tempo ai rossoneri che regalano intere prime frazioni di giuoco, nella ripresa è scesa in campo una squadra totalmente diversa, finalmente disposta in campo come sempre dovrebbe essere (Dinho e Pato larghi sulle fasce, un centravanti vero in mezzo e Seedorf e Pirlo ad alternarsi al centro sulla trequarti). Domanda da un centesimo: ma ci voleva tanto a capirlo? Ma dove si pensava di andare con il 4-4-2 del primo tempo? In ogni caso, uno-due e Dinho prima trasforma il rigore dell'1 a 1 e poi serve una palla fantastica con lancio millimetrico di quaranta metri a Pato, che completa la rimonta con il secondo goal. F-i-n-a-l-m-e-n-t-e!
E adesso il Real.

lunedì 12 ottobre 2009

Astoria!

Certo che gliel'hai proprio tirata!

Ahahahahah!

giovedì 8 ottobre 2009

Leo... nero

Non so se avete fatto caso alle ultime dichiarazioni di Leonardo, quelle in cui ha detto che se dovesse essere esonerato non tornerebbe a fare il dirigente del Milan.
In più, ha precisato che lui è ora a tutti gli effetti un allenatore e come tale deve essere considerato.
Orbene, per chi avesse la memoria corta (e da quello che si legge in giro, sembrerebbero essere in tanti) sono dichiarazioni esattamente all'opposto di quelle da lui stesso rilasciate a giugno, quando era ancora un giovane sorridente nell'assolata estate di Milanello e più o meno si diceva entusiasta di dare una mano nel suo nuovo ruolo "a tempo" di allenatore.
E' impressionante notare come dopo soli pochi mesi di distanza tutto sia cambiato e il nervo scoperto mostrato dal nostro ormai vecchio mister che sembra già avere venti anni di più ci dice una cosa ben precisa: è stato tradito.
Altro che il "comune accordo" con la dirigenza.
E i risultati negativi di questo inizio stagione c'entrano fino ad un certo punto.
Il vero motivo delle dichiarazioni di Leo è che il Milan che aveva in mente lui ("Il Brasile dell'82, con un gioco aggressivo sulle fasce") non è stato neanche lontanamente messo in atto in sede di campagna acquisti da una società mummificata ed immobile come un palissandro. Si è ritenuto invece "inventarsi" patti del tavolino con giocatori strabolliti e mettere a disposizione una rosa rappezzata, disegnata sui vaneggiamenti tattici del nostro presidente e su "mission" economiche che nulla hanno a che vedere con il gioco del calcio.
Ricordate? Esattamente quello che è accaduto negli ultimi anni con Ancelotti. E sappiamo tutti come è andata a finire...

mercoledì 7 ottobre 2009

Io ve l'avevo detto a Giugno

E presto, succederà. Soprattutto se uno tra Kakà e Cristiano Ronaldo si infortuna.

lunedì 5 ottobre 2009

Del campionato in corso

Quanto è rotonda la palla quest'anno. Molti si aspettavano un campionato a due Inter - Juventus con il Milan a fare da rompiscatole. Fiorentina e Roma un po' più in basso, il sestetto Genoa-Napoli-Lazio-Udinese-Sampdoria-Palermo in zona UEFA e poi le altre a fare una zuffa per non retrocedere. Invece.
Invece succede che l'Inter perde contro la Sampdoria e fatica a sbarazzarsi di una mediocre Udinese, dopo aver collezionato un magro punto in terra di Russia contro una squadra forte in campionato ma che ne aveva appena presi tre dalla Dinamo Kiev. Succede che una Sampdoria riempita di giocatori discreti e guidata da un tecnico discreto sia prima in classifica. Succede che la Juventus dei cinquanta-milioni-di-euro-per-Diego-e-Melo stia giocando sempre peggio, una lenta ma inesorabile involuzione cominciata contro la Lazio e che ora rischia di condannare l'allenatore ad un futuro sempre meno roseo. Succede che la Lazio, regina d'Agosto, sia sempre più lontana dai sogni dei propri tifosi, mentre la Roma e la Fiorentina, dopo un inizio stentato, cominciano a carburare. Succede infine che il Genoa di Gasperini, uno che di calcio ne capisce e parecchio, sia sempre lì in alto nonostante ogni anno Preziosi gli scardini i pezzi del giocattolo e lo obblighi a rimontarlo.
Insomma, una serie A più viva che mai. Ci stiamo allineando a quello che succede in Inghilterra e Germania, dove ci sono sei squadre per campionato (Manchester United, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Tottenham, Manchester City; Bayern Monaco, Amburgo, Werder Brema, Schalke 04, Bayer Leverkusen, Wolfsburg) che cercano di far loro lo scudetto. Meglio così, soprattutto da noi, dopo tre campionati-farsa vinti dall'Inter senza concorrenza.
Oddio, non è che quest'anno Juventus, Milan, Roma e Fiorentina (le altre quattro più forti) siano così in forma. Ma il gioco dei nerazzurri, ormai ossimoro puro, consente al Milan, nonostante un pessimo inizio, di trovarsi comunque a "soli" sette punti dalla vetta. E l'assenza di Milito per un mese si farà sentire per i nerazzurri, che in quasi tutte le uscite avevano raccolto punti proprio grazie al loro nuovo attaccante argentino.
Insomma, se dovessi fare pronostici sulla classifica dopo altre sette giornate, non saprei cosa dire. Probabilmente Inter e Juventus saranno sempre più o meno appaiate, ma mai come quest'anno sembra che il campionato non venga ucciso già a Natale.
Pertanto, speriamo che il Milan si intrufoli al banchetto.

News dal fronte

Chiedo scusa a Crow ma non condivido tout court l'idea di utilizzare un unico post per scrivere di una partita. Per un motivo semplice - dipende dalla partita. Così, se la sconfitta di Udine poteva essere annoverata tra quelle degne di un solo post, un'eventuale vittoria a Madrid meriterebbe giustamente un po' più di spazio. Non credo di dire un'eresia, ma ovviamente per correttezza verso il mio caro Crow cercherò di essere il più conciso possibile. Se apro questo post, tra l'altro, è per evidenziare alcune notizie che in un commento potrebbero "perdersi" nell'anonimato.
Partiamo dalla partita di ieri.
Primo tempo negativo, sulla scia - se non peggio - delle partite con Udinese, Bari e Zurigo. Nessun tiro in porta, un goal subito su un unico tiro nello specchio da parte dell'Atalanta, peraltro condito da una buona dose di culo, annullato giustamente un goal a Huntelaar, che però ha tirato fuori dal cilindro un paio di numeri del suo repertorio che mi hanno fatto sorridere. Insomma, solita squadra statica, lenta, noiosa, prevedibile e sonnecchiante. Leonardo non sbaglia la formazione. Seedorf, presubilmente il più stanco di tutti, è forse l'unico a fare un po' di paura ai bergamaschi. Per il resto, Pirlo perde più palloni di quanti ne tocchi, Gattuso è spesso fuori posizione e Flamini sembra sempre spaesato. Pato viene contrastato sistematicamente da otto nerazzurri e così il povero Huntelaar non può ricevere un pallone decente. Come al solito buona la difesa, Zambrotta a parte, e discretuccio l'attacco. Storari inoperoso. Cosa avrebbe potuto fare Leo? Ambrosini era stanco per la Coppa e altri centrocampisti non ne abbiamo.
Poi entra Ronaldinho e la musica cambia. E qui, almeno io, imputo l'unico errore che ho riscontrato nella gestione degli uomini da parte di Leonardo. Perché cacciare Huntelaar, fino a quel punto decente nonostante il centrocampo ridicolo? Comunque sia, dopo trenta minuti di presa della Bastiglia, Ronaldinho segna una bellissima rete. Il Milan potrebbe segnarne altre due-tre, ma sfiga e traversa negano il goal a Pato e un paio di errori dei guardalinee castrano azioni pericolosissime sul nascere.
Molti sono infuriati. Personalmente, dopo un mese di attacchi duri alla squadra e alla società, mi sento di dissentire. Ieri il Milan ha disputato un buon secondo tempo, rendendosi più volte pericoloso e non portando a casa i tre punti (come contro lo Zurigo) più per sfortuna o abilità del portiere avversario che per limiti propri. E quel goal di Ronaldinho, abbracciato poi da tutti i compagni, mi ha restituito un po' di fiducia. Sono consapevole del fatto che i progressi sono talmente marginali da essere quasi invisibili, ma credo che la sosta possa essere utile al Milan per capire cosa modificare al fine di migliorare il gioco. Per come la vedo io, le prime tre mosse dovrebbero essere Jankulovski o Antonini per Zambrotta, Ronaldinho titolare e Huntelaar onnipresente. Vedremo.
Intanto. Beckham ha confermato il proprio ritorno al Milan a Gennaio. Meglio di niente.
La squadra Primavera ha eliminato l'Inter nel ritorno del secondo turno di Coppa Italia vincendo tre a zero fuori casa dopo aver perso l'andata per due zero. Di nuovo in goal Zigoni (acquisto azzeccatissimo), Verdi (ne sentiremo parlare) e Schenetti.
Michelangelo Albertazzi, unico difensore italiano che mi ricorda Franco Baresi, ha già segnato due goals nel Mondiale under 20 che si disputa in Egitto. Se il Milan non lo porta in prima squadra dall'anno prossimo, potrei cominciare uno sciopero della fame.

domenica 4 ottobre 2009

7^ Giornata Serie A: Atalanta - Milan

Onde evitare sovrapposizioni, se Astoria è d'accordo, direi di commentare nel post di presentazione della partita tutti i commenti pre, durante e post gara e di farne una buona regola per il futuro. Accorpare, cioè, in un unico post tutto ciò che riguarda una determinata gara.

Per il resto, la partita di oggi di Bergamo è, manco a dirlo per il periodaccio che stiamo attraversando, tostissima. Ci sarebbe potuto andare di lusso se alla guida dei bergamaschi ci fosse stato ancora Gregucci, ma dall'arrivo di Antonio Conte l'Atalanta sembrerebbe sulla strada buona per ritrovare la compattezza del suo recente passato.

L'anno scorso, nonostante una partita in cui fummo letteralmente dominati in lungo e in largo, riuscimmo a strappare una immeritatissima vittoria per 1 a 0, grazie ad una combinazione Borriello-Kaka'. Ecco, ripetersi nel risultato anche con la stessa mediocre prestazione sarebbe per noi "oro colato" per il prosieguo della stagione, soprattutto dal punto di vista psicologico.

venerdì 2 ottobre 2009

Idee per un domani non lontano

Cinque colpi che si potrebbero piazzare a Gennaio, un po' per la seconda parte di questa stagione, un po' per la prossima.
1) Cesc Fabregas. Giovane e forte, nonostante ciò pieno di esperienza, indubbiamente tra i primi cinque al mondo nel suo ruolo. Sarebbe esattamente ciò che ci vuole per sostituire Pirlo per almeno sette-otto anni. Lui continua a dichiarare amore per il Milan, per Milano, per San Siro. Forse dovrebbe comprarsi un biglietto aereo a questo punto.
2) David Trezeguet. Espertissimo. Segna caterve di goals. Quando giochi con le provinciali, hai bisogno di uno come lui. Avremmo Borriello, ben più giovane. Ma da quando è rientrato a Milano, è andato sempre peggio e continua ad essere infortunato. Meglio un Trezeguet sano, no? Anche perché alla Juve, quando lo fanno giocare, la continua a buttare dentro.
3) Uno a scelta tra Breno, Taiwo, Sakho, Tasci. Ossia quattro dei più promettenti difensori nel panorama calcistico europeo.
4) Royston Drenthe. Un Seedorf terzino con dieci anni di meno. Lotta, corre, segna. Nel Real Madrid fa panchina, si libererebbe per pochissimo. Un affare.
5) Luis Suarez. Non quello rugoso di Controcampo, bensì il suo omonimo che gioca nell'Ajax. Un altro fenomeno. Il numero dei goals che segna ogni anno parlano per lui. Solo in questa stagione ha già sfornato quattordici centri in sole nove partite - neanche intere. Ventidue anni, fisicamente simile a Pato e Inzaghi, può agire da punta esterna o da seconda punta.
Altri cinque nomi sparsi.
6) Patrick Vieira. Gratis, vuole andarsene via dall'Inter e può ancora dare il suo contributo.
7) Mahmadou Diarra. Il Real non lo fa giocare, potrebbe essere preso per pochissimo.
8) Rafael Van Der Vaart. Idem come sopra.
9) Stevan Jovetic. Nulla da dire a proposito. Questo è un vero fenomeno. Stop.
10) Yoann Gourcuff. Proprio lui. Numero dieci ormai maturo, segna e fa segnare. A Bordeaux è più facile che a Milano, ma senza Kakà che ti soffia sul collo è ancora più facile. Anzi, forse gli stimoli sarebbero ancora maggiori.

giovedì 1 ottobre 2009

Leonardo e il futuro

Sto per scrivere qualcosa che io stesso non condivido, che non è nella mia natura - nè tantomeno nella nostra. Eppure.
Credo che Leonardo si debba dimettere. Al più presto.
Le ragioni. Leonardo difetta dell'esperienza di un allenatore. Facile fare paragoni con Guardiola, a cui affidarono una squadra già fortissima alla quale poi cui aggiunsero Dani Alves, Keita ed altri. A Leonardo è stata affidata una squadra stanca, vecchia, appagata, a cui sono stati tolti la stella più brillante e il capitano. Avessero tolto Messi e Puyol al caro Pep, la finale di Champions League l'avrebbe vista sul suo divano. L'unico fattore cui credo in tal senso è che ad un allenatore giovane va data una squadra giovane. Ad un allenatore vissuto, invece, una squadra esperta. Non è una novità, è semplicemente un dato di fatto. Un mister giovane, affamato, ha bisogno di gente capace di farsi contagiare da quell'entusiasmo e quella voglia di vincere che non può che contraddistinguerlo. Leonardo, per ciò che mi riguarda, potrebbe un giorno diventare un grande allenatore. E' intelligente, umile, preparato, modesto, grintoso. E' un leader. Ha tutte le qualità per seguire le orme dei vari Sacchi, Capello, Ancelotti. Ciò che gli manca, tuttavia, è un gruppo di giocatori che lo seguano. Quando si cambia generale, infatti, bisogna anche potare le truppe ed affidargli forze fresche, pronte ad imparare nuovi schemi. Perché noi sappiamo bene che non si insegnano nuovi trucchi a vecchi cani. I vari Pirlo, Gattuso, Ambrosini e Seedorf, per esempio. Gente che gioca a memoria da quasi dieci anni. D'un tratto, s'impone loro di cambiare completamente strategia di gioco. Impossibile. Quest'anno sarebbe servito un traghettatore. Un Tassotti, per esempio. Abituato al calcio ancelottiano che avrebbe sicuramente gestito i senatori nel modo migliore. Inoltre, sarebbe stato decisamente utile in vista del futuro cominciare la potatura della rosa. Purtroppo, sappiamo come è andata.
Ecco, mi dispiace vedere un uomo brillante come Leonardo fare figuracce per colpe non proprie - ripeto, anche Guardiola faceva cazzate l'anno scorso, ma con Messi, Eto'o ed Henry, tanto per citarne tre, qualcuno le copriva inventandosi il goal vittoria. Credo seriamente che con pochi innesti e qualche taglio, soprattutto ancora con Kakà, il Milan lotterebbe su tutti i fronti. Capisco la nuova politica del Milan. La accetto, giacché non sono io a mettere i soldi. Per la prima volta in venticinque anni, però, non credo più nei miracoli, nelle partite perfette, nel sogno di vincere. Vivrò una o più stagioni come un tifoso della Fiorentina, della Lazio, della Sampdoria. Posticino a metà della classifica, se va bene Europa League, fuori dalla Champions League agli ottavi - se ci arriviamo, cosa che dubito fortemente.
Ho appena letto sul Riformista di un Milan che vorrebbe cedere il quaranta percento delle proprie quote a dei libici. Non so se sia vero, ma data la volontà della società nonché i precedenti di mercato, forse inizia ad essere il caso di farci un pensierino.

Non può piovere per sempre

Avrei potuto scrivere del goal subito su calcio d'angolo con tanto di difesa come sempre immobile come le belle statuine. Anzi, no, uno si è mosso: Pirlo, che invece di coprire il palo dove si è infilata la palla, non appena è partito il cross in area... si è tolto.
Avrei potuto scrivere di Seedorf alla sesta partita di fila in 18 giorni.
Avrei potuto scrivere del peggior primo tempo visto negli ultimi venticinque anni.
Avrei potuto scrivere, infine, dell'ennesima formazione sbagliata da Leonardo e dopo solo una manciata di partite in questo inizio di stagione, la media inizia ad essere preoccupante.
E invece no. Voglio tessere le lodi di questi ragazzi. Tutti, nessuno escluso. Voglio dire loro che li amo. Amo i loro volti deformati dalla fatica. Amo il nostro capitano Ambro crollato sulle ginocchia per il palo colpito all'ultimo minuto. Amo non solo Inzaghi, perché sarebbe troppo facile, ma anche quel testone di Kaladze, Pirlo, Jankulovski, Abate, Ronaldinho, quest'ultimo con le gambe tagliate che non girano come il suo cervello ancora vorrebbe. Amo lo sguardo sconfortato di Leonardo a fine gara, ma gonfio di orgoglio, di compostezza, di dignità. Amo questi colori, fino alle lacrime, quelle che mi sono scese ieri sera. Ma mica perché abbiamo perso, chissenefrega.
Perché non posso sopportare la vista di questi eroi ridotti così.
Coraggio, ragazzi: non può piovere per sempre.