giovedì 28 maggio 2009

Orgoglioso di non essere uno di loro/2

Intervistato subito dopo la finale di ieri sera che ha incoronato il suo Barcellona campione d'Europa, il grande Pepe Guardiola ha voluto fare una dedica davvero speciale: "Dedico questa vittoria a Paolo Maldini. E se dovesse ripensarci circa il suo addio al calcio, sappia che in questa squadra per uno come lui c'è sempre posto...".

Quanto, invece, allo sfogo di Paolo circa la mancata presa di posizione della società contro i contestatori di domenica scorsa e la relativa risposta di Galliani che spiega come il silenzio sia l'arma migliore contro certe manifestazioni, mi spiace, ma sono ancora una volta d'accordo con Maldini: il nostro capitano, colui che è ammirato dal mondo intero (vedi, appunto, quanto riportato sopra) per la sua a dir poco incredibile carriera, ha subito un attacco vergognoso proprio nel giorno del suo addio al calcio, della sua festa, e la società aveva il dovere di difenderlo.
IL DOVERE, lo sottolineo.
Contro tutto e tutti, a costo di inimicarsi mezza curva.
Altro che il silenzio.

domenica 24 maggio 2009

Orgoglioso di non essere uno della Curva Sud

In realtà, di istinto, questo post volevo intitolarlo "Mi vergogno di essere milanista", dopo quanto è successo oggi a San Siro. Ma oltre ad essere una affermazione che mal mi avrebbe rappresentato - perché io da "milanista" in ogni caso ci arriverò fino alla fine dei miei giorni - avrebbe anche dato un'informazione scorretta, perché di certo "milanisti" non possono definirsi quelle quattro bestie della Curva Sud che hanno contestato Paolo Maldini nel giorno del suo addio al calcio.
E' un'onda lunga quella alla quale abbiamo assistito, un'onda fatta di imbarbarimento, di valori saltati in aria, di teatro dell'assurdo elevato a regola. Diciamoci le cose in faccia: di fronte a tutto questo, non c'è più ritorno. Perché se nello stesso giorno si arriva a contestare prima il presidente che più di ogni altro al mondo ha vinto - e ci ha fatto vincere - durante la sua gestione e poi il calciatore più forte di tutti i tempi della nostra ultracentenaria storia, beh, vuol dire che è davvero la fine del mondo.
Paolo Maldini entra dritto dritto nell'Olimpo dei giocatori più forti e vincenti della storia del calcio, di tutti i tempi e di ogni latitudine, vicino ai Pelé, ai Maradona, ai Beckenbauer, ai Cruijff, ai Rivera e, sì, vicino anche ai Franco Baresi che quelle quattro bestie della curva hanno ritenuto opportuno inneggiare a lui oggi "a dispetto" di Maldini.
E non c'è neanche bisogno che lo ricordi a voi, cari frequentatori del Milan Football Hall, dato che sapete benissimo che aria tiri da altre parti di blog sedicenti milanisti, ma quella della contestazione è ormai una pratica ampiamente diffusa da parte del popolo rossonero, che ha visto malumori addirittura il giorno della conquista della Champions nel 2007 e che oggi ha probabilmente conosciuto la pagina più nera che la mia vecchia memoria ricordi.
Io non so se questa dei contestatori sia solo una piccola frangia o la maggior parte dei tifosi, ma una cosa è certa, come lo stesso Paolo Maldini ha detto oggi amareggiato alla fine del suo giro di campo: "Sono orgoglioso di non essere uno di loro".

P.S. Della partita contro la Roma non parlo e, probabilmente, non è neanche necessario farlo. Così come non è più necessario parlare degli arbitraggi, dopo che oggi, al di là dei nostri eventuali demeriti, ci sono stati negati non uno, non due, ma TRE rigori, di cui almeno DUE CLAMOROSI. Ormai si è capito come funzionano le cose nel calcio italiano e, soprattutto, chi comanda.

venerdì 22 maggio 2009

Bellissima

Nuova maglia 2009/2010.
Verrà indossata in anteprima già domenica prossima nella partita contro la Roma. Speriamo che porti bene... :-)

mercoledì 20 maggio 2009

Lista di giocatori del Milan che solo gli stronzi possono voler cacciare

Dida, Maldini, Kaladze, Nesta, Ambrosini, Pirlo, Gattuso, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Inzaghi.
Se avete qualche dubbio, riguardatevi i trionfi dei suddetti dal 2003 al 2008. Poi pensateci sopra.

Come si fa a perdere quest'uomo?

http://www.youtube.com/watch?v=9RuTyZN3EUU

martedì 19 maggio 2009

Ormai è solo una questione di tempo

A quando l'esonero di un allenatore tra il primo ed il secondo tempo dell'ultima partita di campionato?
Mi si perdonerà la digressione "extra Milan", ma se fossi un tifoso juventino, sarei NERO con la dirigenza per aver esonerato Claudio Ranieri a due giornate dalla fine.
Semplicemente ridicoli.

lunedì 18 maggio 2009

Felicità

Ambrosini espose uno striscione volgare e chiese immediatamente scusa. Materazzi, al contrario, si vanta del proprio gesto.
Il Milan vinse, vince e vincerà insegnando calcio e facendo stropicciare gli occhi a bambini e adulti. L'Inter, al contrario, si limita a cercare i tre punti (anche di mano) e a spaventare gli avversari.
Kakà, nella sua peggiore stagione rossonera, rinuncia ad un ingaggio faraonico e promette di voler restare a vita. Ibrahimovic, dopo essersi fatto aumentare per la sesta volta in tre anni lo stipendio, dichiara a mezz'ora dalla vittoria dello scudetto di non avere intenzione di restare all'Inter per sempre.
Capite perché sono felice anche quest'anno?

domenica 17 maggio 2009

Il buono, il brutto, il cattivo

Associandomi in pieno al post di Astoria, vorrei in più qui approfondire tre aspetti che a mio avviso caratterizzano la complessiva situazione rossonera, soprattutto alla luce della sconfitta di ieri sera a Udine.

Il buono.
Il Milan ha una squadra fantastica, un allenatore che tutti ci invidiano (e vorrebbero), una società vincente come nessuna e una storia unica al mondo, fatta di valori esemplari, uomini veri e capitani coraggiosi. Tutti motivi per i quali, quando vedo accostare il colore rosso a quello nero mi si riempe il cuore di emozione ed il petto si gonfia di orgoglio. Ed è una sensazione tale che, come detto in passato e d'accordo con Astoria, per tutte le gioie ricevute negli ultimi due decenni pur se non vincessimo nulla per i prossimi vent'anni ci sarebbe solo da ringraziare questi ragazzi e togliersi il cappello al loro cospetto.
Tanto basta ai miei occhi per far apparire il Milan non solo come la "società più titolata al mondo", ma come la "società migliore al mondo". E da questo non ci si muove.

Il brutto.
Negli ultimi due anni, però, nelle stagioni che sono seguite alla vittoria di Atene, il Milan ha mostrato problemi che, a tutt'oggi, sembrerebbero di difficile soluzione, con la conseguenza di campionati grigiastri che possono sì starci, come è fisiologico e comprensibile, ma che lasciano parecchie perplessità in chi, come me, non si rassegna all'idea di vedere la nostra squadra adagiata sugli allori. Il perdere ci può e, anzi, ci deve stare, in una (non) cultura sportiva come la nostra, in cui ormai tutti contestano tutti. Ma come dice Astoria nel suo post, è inconcepibile "il modo" in cui una squadra come il Milan alzi bandiera bianca proprio quando il bello sembra arrivare. E' successo l'anno scorso a Napoli in piena volata Champions, così come ricordavo qui non più di una settimana fa, ed è successo domenica scorsa contro la Juventus e, ancora, ieri sera a Udine, regalando così non solo un tricolore "facile" all'orrida compagine neroazzurra, ma complicandoci la vita nella conquista di un secondo o terzo posto, con la Fiorentina che oggi portà avvicinarsi pericolosamente e noi che nelle ultime due partite dovremo affrontare la Roma a San Siro e proprio i viola in casa loro. Roba che se non dovessimo battere i giallorossi domenica prossima, ci ritroveremmo in una sorta di bolgia infernale in quel di Firenze nell'ultima partita di campionato!
Le cause di tutto questo? Molteplici. Sgombrando però subito il campo dall'alibi degli infortuni che pure hanno avuto un peso notevolissimo negli ultimi due campionati e specialmente in questo, mi soffermerei di più su di un'analisi tecnico/tattica, sia in sede di mercato, sia nella gestione degli uomini e sia, infine, nella loro disposizione in campo.
Partiamo dalla finale di Atene. Come si è vinta quella magnifica Champions? Con il famoso "Albero di Natale". Bene: se si voleva proseguire con quella formula, non era il caso, allora, di provvedere a rimpolpare la voce "trequartisti" per dare fiato a Seedorf e a Ricky? L'anno scorso, invece, si è tenuto in quel ruolo il solo Gourcuff, poco più che un ragazzo evidentemente ancora acerbo per prendersi sulle spalle un peso simile. Al contrario si è preso Pato, fuoriclasse sì dalla classe cristallina, ma chiaramente di difficile collocazione nel famoso "albero", lui che non è né trequartista, né prima punta, ma una splendida seconda punta (come lo Sheva dei tempi migliori, per intenderci). Infortunio e sciagure personali di Ronaldo a parte, quindi, e a posteriori una non proprio ottimale gestione di Gilardino (tant'è che a Firenze quest'anno, come era prevedibile, è letteralmente ri-esploso), ecco come nella scorsa stagione ci siamo ritrovati ben presto con l'acqua alla gola, costretti già a febbraio ad abbandonare ogni velleità di conquista del tricolore e con il finale di campionato già descritto, cotto e mangiato al San Paolo di Napoli. Ma a dicembre si era vinto in Mondiale per Club e, bene o male, potevamo comunque ritenerci più che soddisfatti: un anno senza la Champions, pur per una società che più di ogni altra l'ha vinta negli ultimi vent'anni, ci può stare e non è una tragedia.
Seguono nell'estate successiva fantastici colpi di mercato, con il sogno Ronaldinho inseguito per anni divenuto realtà ed un ritorno da libro Cuore di Shevchenko. Solo al Milan accadono queste cose.
In più, torna pure quel bel "guaglione" di Borriello che nell'anno di purgatorio a Genoa ha fatto sfracelli, candidandosi prepotentemente come titolare fisso in quel ruolo di ariete d'area tanto agognato da Carletto nostro. Con un attacco stellare come questo, volano letteralmente nella mente formazioni spregiudicate, spettacolari, magari anche rischiose ed azzardate nel sottile gioco di equilibri di una squadra, ma dal potenziale offensivo devastante. Roba da far tremare i polsi alle squadre avversarie ancor prima di scendere in campo.
4-2-3-1? 4-2-2-2? 4-1-3-2? C'è solo l'imbarazzo della scelta. Eppure, per "una serie di sfortunati eventi", lasciamo per strada le prime due partite di campionato perdendole entrambe, del gioco spettacolare neanche l'ombra, mano a mano perdiamo pezzi e, per farla breve, abbandoniamo la Coppa UEFA prematuramente. Da lì in avanti, complice anche un inaspettato quanto fruttuoso innesto di Beckham lo scorso gennaio, iniziamo a recuperare punti su punti, fino ad arrivare a scavalcare la Juventus seconda in classifica e a far sentire il nostro fiato sul collo dei primatisti neanche dieci giorni fa. Periodo buio finalmente lasciato alle spalle? Neanche per sogno. L'albero riadottato nel frattempo comincia a scricchiolare e proprio nella partita che più contava - lo scontro diretto in casa con i bianconeri - mettiamo in scena una clamorosa involuzione di gioco, reso impotente di fronte alla muraglia eretta in casa nostra dalla squadra di Ranieri. Lezione imparata? Macché. A Udine ci ripresentiamo con lo stesso identico schema, gli stessi identici uomini e, come se non bastasse, con un Filippo Inzaghi in meno ed un Pato, ancora una volta, fuori ruolo. Risultato? Prevedibile, anzi, prevedibilissimo. Per tutti i primi 45 minuti di gioco in attacco siamo praticamente inesistenti, con Ricky che viene a prendersi il pallone a centrocampo, Pato a svariare da una parte all'altra e in mezzo all'area... Seedorf.
Ci vuole un intero tempo, quindi, per suggerire ad Ancelotti che non si può fare a meno di Inzaghi. Al posto di Seedorf, così come la più semplice delle logiche suggerirebbe? Sbagliato. Via Flamini - l'unico ad avere fiato e nerbo di corsa da spendere ancora sulla fascia - ed un immobile Clarence spostato sulla destra. E Ronaldinho? Bisogna attendere ancora quindici minuti per vederlo entrare finalmente al posto di Seedorf. E Sheva? Eccolo ad una manciata di minuti dalla fine al posto di Pato. Al centro al fianco di Inzaghi a risolvere qualche mischione che si poteva creare? Non scherziamo. Bello defilato sulla destra, a dover anche coprire le folate sulla fascia dei friulani. Mettere, invece, Ricky da quella parte, no, eh? Tanto è vero che l'unico cross decente in area è giunto proprio quando Kakà si è decentrato sulla destra ed ha messo sulla testa di Ambro la palla dell'unico - ed inutile - goal rossonero. Eravamo al 93°...
Insomma, tutto questo per dire che appare ormai evidente come qualcosa non funzioni più sotto il profilo della gestione degli uomini e come sembrerebbe esserci un gusto quasi masochistico nell'effettuare determinate scelte.
Ci trovassimo davvero di fronte ad un capolinea?

Il cattivo.
Come detto più volte in passato, degli arbitri non parlo: è meglio. Possono sbagliare, possono inventarsi un rigore per una inesistente trattenuta in area, ammonire il difensore presunto reo del fallo (ma allora non andava espulso a termini di regolamento?), così come non fischiare un fuorigioco di almeno due metri pochi minuti prima e che solo un portiere in vena di miracoli ha sventato sul colpo di testa dell'attaccante. Va bene tutto.
Quello che però davvero non mi scende è l'attacco sistematico che subiamo settimanalmente da parte della stampa. Dite quello che volete, ma io comincio ad averne i coglioni pieni. I giocatori, il tecnico e la società tutta è fatta da iper-professionisti e queste cose dovrebbero fare loro un baffo, ma a tutto c'è un limite. E, guardate, dite quello che volete, questa spazzatura incide, eccome. Non si può sostenere ogni settimana il veleno che ci viene iniettato, logorando il sistema nervoso, mettendo in dubbio certezze, seminando zizzania.
E naturalmente, invece, passiamo noi come la società il cui proprietario "monopolizza" l'informazione con le sue 360 televisioni ed i suoi 1.200 quotidiani. Ma avete mai sentito/visto quello che dicono dalle parti delle trasmissioni televisive delle "sue" reti? Che merde.
Cattiveria allo stato puro, appunto.

Anche se il loro Maggio ha fatto a meno del nostro coraggio

Già, proprio così. L'Inter ha vinto il tricolore proprio quando il Milan si era avvicinato prepotentemente. A meno cinque, addirittura, prima del pareggio di Iaquinta. Poi, goal del calabrese e sciagurata trasferta di Udine e il Milan decide di consegnare un trofeo senza neanche provare a farlo sudare. Brutto, molto brutto. Molto poco rossonero, a dire la verità. Ma come? Alzi bandiera bianca proprio quando i rinforzi stanno arrivando? Eppure è andata così. Inutile ora fare calcoli astrusi - l'Inter questo scudetto l'avrebbe vinto comunque. Ma vincerlo all'ultima giornata, magari soffrendo contro l'Atalanta avrebbe avuto un altro sapore. Sarebbe stato un messaggio eloquente - avete vinto perché siete stati i più continui, ma senza un paio di pareggini ridicoli, ce la staremmo giocando con voi. Invece no.
Ho sostenuto, durante l'arco di tutta la stagione, che questa fosse la prima stagione del rinnovamento rossonero. Una stagione di transizione, di sofferenza, di riflessione. Mi sbagliavo - questa è soprattutto l'ultima stagione di un ciclo che sta finendo e che deve ripartire daccapo. I giocatori ci sono, il gioco c'é, l'allenatore pure. Manca un quid che al momento mi sfugge, ma che secondo me portererebbe i rossoneri ad essere nuovamente competitivo. Resta il fatto che il Milan, quest'anno, è migliorato rispetto alla stagione passata. Va anche però notato come la Fiorentina e la Roma abbiano nettamente subìto un processo involutivo. Insomma, alla fine arriveremo secondi o terzi, ma saremmo potuti anche arrivare quarti o quinti se viola e giallorossi avessero fatto bene come l'anno scorso.
Mi auguro che l'anno prossimo le cose cambino. Non tanto per vincere lo scudetto, ma almeno per dare maggiore vivacità ad un campionato che da tre anni racconta la stessa, noiosa storia. Un campionato brutto, dove una squadra scevra di gioco e di idee alza regolarmente il tricolore. E poi, sarà per un briciolo di orgoglio, mi piacerebbe distaccare nuovamente i nerazzurri sul piano degli scudetti vinti. Magari pappandocene tre di fila e aggiungendo una stella alla maglietta. Non piacerebbe anche a voi?

giovedì 14 maggio 2009

Maldini non è l'emblema del Milan: lui è il Milan


Credo che le ultime tre partite di questo campionato le passerò a piangere, in previsione di quando The Living Legend non giocherà più.
Leggete anche qui.

Meno male che Silvio c'è

No, non fraintendetemi, nessuno spot politico.
Solo per dire che - ancora una volta - è dovuto intervenire il nostro presidente per smentire categoricamente l'ennesima panzana su Ancelotti, che vedeva in nostro tecnico "scaricato" pubblicamente da Berlusconi in persona un paio di giorni fa.
Ora io voglio dire solo una cosa: va bene la solita storia secondo la quale i giornali devono pur "inventarsi" qualcosa per andare avanti; va bene lo storpiare le mezze dichiarazioni a proprio uso e consumo; va bene tutto. Ma i giornalisti non si rompono le palle a scrivere/dire sempre le stesse idiozie?
Ma secondo voi, vi sembra minimamente plausibile che il presidente spari così a zero su di uno che si accinge a diventare l'allenatore con più panchine in assoluto nell'intera storia del Milan, battendo addrittura il record dell'indimenticato paròn Rocco? Ma l'opinione che hanno dell'intelligenza dei loro lettori è così infinitamente bassa?
Sono settimane, mesi che seguo ogni domenica le interviste dei dopo-partita e, sia sulla RAI, sia su Mediaset Premium, ogni sacrosanta volta rivolgono ad Ancelotti la stessa, identica domanda: "Sarà ancora il tecnico del Milan l'anno prossimo?". E lui ogni volta abbozza un sorriso, smentisce e dice: "Tanto è tutto inutile che io smentisca: la settimana prossima me lo chiederete di nuovo...". Cosa che, manco a dirlo, puntualmente si verifica la domenica successiva.
Ma si può andare avanti così?

lunedì 11 maggio 2009

E sono due

Dopo l'accesso alla Champions buttato alle ortiche l'anno scorso con la sciagurata prestazione in quel di Napoli, se c'era un uno per mille di possibilità di agganciare i neroazzurri in vetta quest'anno è stato allo stesso modo buttato con la prestazione di ieri sera contro la Juventus.
Non so perché, ma io vedo delle inquietanti analogie.

OK, il campionato di quest'anno non è stato - fortunatamente - quello dell'anno scorso, specialmente grazie allo strepitoso finale al quale abbiamo assistito nell'ultime partite.
A differenza della stagione passata, siamo in una invidiabile posizione di classifica con quattro punti di vantaggio sulla terza - la stessa Juventus - a tre giornate dal termine.
La Juventus vista ieri, così come avevo purtroppo previsto qui, non è stata neanche lontana parente della squadra dell'ultimo mese che ha delapidato il suo vantaggio proprio nei nostri confronti, anzi. Ranieri ha messo in campo una squadra tosta e accortissima tatticamente, che ci ha letteralmente chiuso ogni spazio (e tagliato le gambe), contando sull'orgoglio di gente come Camoranesi che, quando gioca contro di noi, dà sempre il 200%.
Onore, quindi, a questa squadra prima di ogni altra cosa.

Eppure, sarà che io non ci sto a perdere neanche le amichevoli come ben sa chi mi conosce e con tutte le attenuanti/osservazioni appena esposte, a me il Milan ieri non è piaciuto per niente.
Dovevamo aggredirli, aggirarli sulle fasce, far leva sulla nostra indiscutibile superiorità tecnica,  nonché del nostro favorevole momento psicologico e invece nulla di tutto questo. Soprattutto dal centrocampo in su non ne abbiamo azzeccata una e poco ci è mancato che nel primo tempo andassimo addirittura sotto. Spiace dirlo, ma Ricky è stato inguardabile. Clarence, idem. Pirlo non è riuscito a mettere una-palla-una dove voleva/doveva. Beckham sotto tono e, et voilà, fatta la frittata. Andati in vantaggio, poi, in maniera del tutto immeritata - e lo sottolineo - nel secondo tempo, non siamo stati capaci di tenere l'1 a 0 per più di tre minuti.

Insomma, io allo scudetto ci credevo come posso credere alle teorie di Peter Kolosimo, però a far sentire almeno la punta del nostro forcone nel culo dei nostri cuginastri ci tenevo, eccome.
Pazienza: ancora un'altra occasione buttata come l'anno scorso, appunto.

Dell'arbitro di ieri sera non parlo: è meglio.

venerdì 8 maggio 2009

Mercato che non capisco

Un anno fa, i media si scandalizzarono per l'acquisto, da parte del Milan, di Ronaldinho. Per la cifra (presunta) di ventidue milioni di euro. Ronaldinho. Cioè uno che nel bene e nel male ha vinto scudetti, Champions League, coppe e coppette, un Pallone d'Oro e un Campionato del Mondo.
Ieri, la Juventus ha sborsato ventisei milioni di euro (più trentacinque milioni lordi di contratto) per Diego, ossia un buon giocatore che arrivato a ventisei anni ha fatto vedere qualcosina in Germania, pochissimo in Europa, nulla in nazionale. Dove il suo posto è occupato da Ronaldinho, appunto. I media? Grandi applausi per il colpo di Maggio. Eppure, se ci pensate, Diego è stato pagato due milioni di euro in più di quanto è stato ricavato temporibus illis dalla cessione di Ibrahimovic. Quattro milioni di euro più di Pato. Cinque milioni di euro più di Henry al Barcellona. Sei milioni di euro più di Huntelaar al Real Madrid. Non vado avanti per pietà verso una dirigenza bianconera che ha deciso di suicidare la Juventus.
Del resto, vi siete mai chiesti perché Diego, dopo sei anni in Europa, non sia mai stato richiesto e/o trattato da una grande?

venerdì 1 maggio 2009

Pretattica

Tutto vero quello che dice il buon Delio Rossi qui.
Ma quello che il tecnico biancoceleste omette sapientemente è che domani sera la sua squadra ai "futuri campioni d'Italia" gliene rifilerà tre. E poi, anche se lo scudetto lo vinceranno loro, ci divertiremo come matti. :-)

Rigori

Nella querelle sorta tra Milan e Inter c'è qualcosa che non mi risulta chiaro. I nerazzurri replicano al fatto che il goal di Adriano nel derby fosse viziato da un fallo di mano evidente sostenendo che il Milan abbia avuto troppi rigori a favore. A parte il fatto che una squadra che gioca con due-tre mezzepunte, un fantasista e una o due punte sia inevitabilmente proiettata in avanti, ma perché nessuno ricorda agli indossatori di scudetti altrui che l'Inter è l'unica squadra in Europa alla quale non è ancora stato fischiato un rigore contro?