mercoledì 30 settembre 2009

In alto Marek

Se è vero che la partita di stasera in Champions arriva nel momento probabilmente peggiore per il Milan di questo inizio di campionato, sarebbe necessario allora dare la famosa "scossa", azzerare tutto o quasi e, soprattutto, non guardare in faccia a nessuno. Ecco, quindi, la conta dei "superstiti" sui quali si potrebbe tentare di puntare dopo il buio totale della partita contro il Bari. In verità, ci sarebbe da fare una "strage", ma gli uomini ormai sono questi e tanto vale allora cercare di tirare fuori da loro almeno il minimo indispensabile, salvare il salvabile.

In porta, neanche a dirlo, Storari, di certo l'unico sul quale non avere dubbi insieme a Nesta.

A destra riconfermerei inevitabilmente Abate, un altro dei pochissimi positivi, al centro Sandro con Kaladze (ma un pensierino ad Onyewu ce lo farei) e sulla sinistra - brutalmente - fuori dalle balle Zambrotta e dentro Favalli: di sicuro Peppiniello non potrà fare peggio, anzi.

A centrocampo è il settore dove più c'è da turarsi il naso, ma almeno abbiamo Flamini che è fresco (?), non avendo giocato domenica. Al suo fianco al centro gli metterei un altro incontrista per stare il più coperti possibile e, scartato un inguardabile Gattuso, la scelta più che forzata non può che cadere su Massimo Ambrosini. Davanti a loro, altra scelta obbligata nel ruolo di trequartista o regista avanzato se si preferisce: Clarence è praticamente scoppiato, Ronaldinho è inaffidabile e l'unico "decente" che possiamo permetterci in questo momento è Andrea Pirlo. Spazio a lui, quindi, in più sgravato da almeno una parte della copertura in fase di non possesso per la presenza alle sue spalle dei due cursori centrali di centrocampo.

In attacco due "certezze" e la "famosa" sorpresa alla quale sto pensando da due giorni. Inzaghi al centro dell'attacco è talmente scontato (ah, se solo avesse dieci anni di meno) che non c'è neanche lo spazio di battere un carattere della tastiera. Ma come esterni? Alto a sinistra Pato, là dove gli è più congeniale giocare, con le sue accelerazioni e i suoi "numeri", libero di folleggiare non ingolfato al centro dell'attacco. Alto a destra, invece, Jankulovski.
Svenuti? Siete ancora vivi? Credete che sia impazzito? Pensateci. Marek ha ampiamente dimostrato in questi anni di non essere un difensore, sic et simpliciter. Come esterno sinistro di difesa, quei pochi spunti positivi in fase di proposizione offensiva sono puntualmente sommersi dalle castronerie in fase difensiva e, in più, non ha più l'età per farsi tutta la fascia sinistra più e più volte nell'arco di una partita. Che farsene, allora? Lasciarlo marcire in panchina? Ovvio. Ma in un periodo di vacche magrissime come questo, anche uno come Marek potrebbe tornarci utile se debitamente impiegato. La tecnica ce l'ha, su questo non ci sono dubbi, un minimo di corsa ancora (di certo più di Ronaldinho) e in quel settore, Abate a parte che però DEVE essere titolare come esterno destro in difesa, non abbiamo praticamente nessuno. Poi è mancino e come mezzapunta destra avrebbe la possibilità di inquadrare meglio la porta e il fronte offensivo come suggeritore così come ci insegnò il Maestro Liedolhm. Ricordate Bruno Conti? Ecco, da mancino qual era, fu proprio Nils a inventarlo ala destra e a consegnare alla nostra Nazionale il più forte giocatore al mondo in quel ruolo giusto in tempo per farci vincere il Mondiale dell'82. Ma senza allontanarci troppo, il nostro stesso Savicevic, altro mancino, amava partire da destra per accentrarsi e fare molto, molto male alle difese avversarie. E oggi Messi come gioca? Allo stesso, identico modo, "fisso" sulla fascia destra.
Certo, non sono così pazzo da accostare Jankulovski ad uno dei tre fuoriclasse citati, però questo suo nuovo ruolo potrebbe rappresentare per sé e soprattutto per la squadra quella novità necessaria e quella boccata d'aria fresca per ridare morale e tirarci via dalle tremende sabbie mobili nelle quali ci siamo cacciati.

Per il resto, schemi, giocatori e supposizioni da "apprendista stregone" a parte, questa sera, visto come siamo messi, ci sarebbe solo da munirci di boccetta d'acqua santa e tenerla bella stretta durante tutta la partita. Come faceva (fa?) Trapattoni, per intenderci.

Il futuro è qui

Dipendesse da me, uno così andrei a prendermelo domani mattina a Firenze.
Anche a piedi.
E intorno al tridente d'attacco composto da lui, Pato e Paloschi costruirei il Milan dei prossimi dieci anni.

martedì 29 settembre 2009

Il futuro?

Un tempo il Milan manteneva il proprio blocco e rinnovava il parco giocatori - anche i titolari, sia chiaro - ogni tre-quattro anni. Ora, a me sembra che in questa squadra ci siano degli elementi di indubbio valore. Abbiati, Storari e Roma in porta, Nesta, Thiago Silva, Bonera, (buon panchinaro) e Onyewu (proviamolo, almeno) in difesa, Flamini, Ambrosini e Abate a centrocampo (Pirlo e Seedorf sono vecchiotti e stanchi, Gattuso è ormai un altro giocatore), Pato, Huntelaar e Inzaghi in attacco. Sono tredici giocatori. Non tantissimi, ma neanche poi così male. Soprattutto perché diversi di loro sono titolari più che buoni. Insomma, il Milan non va distrutto. Va semplicemente potato, riprogrammato, ricostituito sapendo che esiste una base solida. Ciò che manca sono, come detto altrove, terzini, centrocampisti di quantità, qualità e velocità, un fantasista e qualche riserva. Diciamo due terzini titolari e due riserve, un paio di centrali di spessore, un regista, un paio di bestioni ed un'ala a centrocampo, un fantasista e un buon attaccante di scorta là davanti.
Nomi sapete che odio farli, ma credo che in questo caso siano necessari giusto per chiarire a cosa si andrebbe incontro se il mio scenario fosse considerato realistico.
Fuori Dida, Oddo, Zambrotta, Jankulovski, Antonini, Pirlo, Gattuso, Seedorf, Ronaldinho, Di Gennaro, Borriello.
Dentro De Ceglie, Sakho, Krasic, Mongongu, Alex, Albertazzi, Hernanes, Makoun, Mariga, Rivas, Douglas Costa, Trezeguet.
Per carità, ci sarebbero problemi di extracomunitari, di soldi, etc. Però questi sono alcuni dei nomi che si mangeranno il mondo a breve. La tavola sta per essere imbandita, serve gente che abbia fame.

lunedì 28 settembre 2009

Meno male che... Megastore c'è

Quando alla fine di novanta minuti giocati in casa contro una neopromossa il migliore in campo risulta essere di gran lunga il proprio portiere, tentare qualsivoglia analisi è impresa ai limiti dell'impossibile. Se ieri sera non ci fosse stato Storari in porta, infatti, probabilmente avremmo preso una di quelle batoste memorabili contro il Bari da ricordarcela per il resto dei nostri giorni. Ma già così i galletti agli ordini di Mister Ventura ci hanno inflitto una dura lezione di calcio, nella riproposizione in Campionato di quanto visto in Champions quando il Barcellona è sbarcato a Milano contro l'Internazionale. Anzi, i baresi hanno avuto sicuramente più occasioni limpidissime da goal dei catalani, che solo la sfortunata imprecisione dei suoi attaccanti e, come dicevamo, almeno cinque/sei Megaparate di Megastore hanno permesso ai rossoneri di portare a casa un immeritatissimo 0 a 0 che vale tanto oro quanto pesa.

Bravo come sempre anche il solito Sandro Nesta che condivide con il nostro portiere qualche merito per essere riuscito a mantenere immacolata la nostra porta, così come l'almeno volenteroso Abate, comunque alle prese con l'ira di dio Rivas che ci ha fatto letteralmente vedere i sorci verdi sulla sinistra. Per il resto, il vuoto cosmico, una squadra dall'elettroencefalogramma piatto, che non corre, non costruisce, non difende, niente di niente.

Sarà un caso che il Milan è la squadra meno in forma in assoluto vista finora in Campionato? Non lo abbiamo detto fino alla nausea questa estate che la preparazione estiva è stata ai limiti del ridicolo con quella folle sequela di infinite amichevoli in giro per il mondo? E ora in campo che ci mettiamo, il ricavato economico di quelle partite? E il bello è che tutto questo ora avviene nel Campionato più livellato degli ultimi anni, come dicevamo l'altro ieri su queste pagine e ulteriormente confermato dai risultati di ieri con la sconfitta del Genoa a Udine e il pareggio della Juventus in casa con il Bologna. Ma è comunque da precisare che entrambe le squadre hanno retto comunque un tempo solo, grazie all'ennesima cazzata che si sono inventati di farle giocare giovedì sera, con un giorno intero in meno per recuperare rispetto alle avversarie.

In ogni caso, nonostante questo, dopo sei giornate di campionato ci troviamo già a sette (7) punti di distacco dalla capolista, con qualsiasi velleità di vittoria, se non addirittura di piazzamento Champions praticamente già morta ancor prima di nascere.
Non si ricorda un avvio di Campionato così disastroso e un attacco dei rossoneri così sterile con soli tre goal finora messi a segno dai tempi del ritorno in A nella stagione '83/'84 (quella dell'epocale 4 a 0 subito ad Avellino nella prima di campionato, al quale, ragazzino, ebbi la sventura di assistere), quando per intenderci in attacco sfoggiavamo un certo Luther Blissett. Quella stagione finì poi con un almeno dignitoso piazzamento a metà classifica, ma tra quella squadra e il Milan di due anni prima agli ordini di Gigi Radice che poi finì in B non è che ci fosse tutta questa differenza...

Brividi.

Svegliatemi alla fine di Maggio

Aver visto il Bari che fa il Milan e il Milan che fa il Bari, sul suolo rossonero, ha creato sicuramente qualche scompiglio nelle menti di noi tutti. Già, perché al di là delle chiacchiere tecnico-tattiche, al di là delle scelte iniziali e dei cambi di Leonardo, al di là anche del fatto che qualcosa stia migliorando, seppur lentissimamente, la verità è che ieri sera il Milan avrebbe meritato di perdere non meno di tre a zero. Triste ma vero, come la canzone dei Metallica.
Innanzitutto permettetemi di dire una cosa. Finalmente una squadra italiana, Milan (e Roma di Spalletti ogni tanto) a parte, che gioca a calcio. Esattamente come contro l'Inter, il Bari infatti scende in campo a San Siro con l'obiettivo di far propria la partita. Di giocarsela. Non di rubare un pareggino o di limitare i danni. Pertanto, almeno per ciò che concerne lo spettacolo, il match risulta gustoso e appetitoso per gli appassionati.
Il problema è che per settanta minuti è il solo Bari che fa gioco. Rivas (che lo si compri domani) e Barreto sono due schegge di paura (altro che Abate) sulle fasce, i difensori contengono bene, i centrocampisti supportano la manovra. Cosa vi ricorda? Ovviamente, la scuola-Sacchi. Ossia il calcio moderno, che pochissime squadre praticano ma che è quello che ti consente di battere il Manchester 3-0 sotto il diluvio. Ognuno fa il proprio compito ma torna o avanza quando c'è l'occasione. Il movimento senza palla in fase offensiva e il pressing in fase difensiva scardinano le idee dell'avversario. Tutti quanti si sacrificano per il bene della squadra.
E badate bene, giacché questa giustificazione si è già sentita nell'ambiente rossonero, che non è vero che il turnover è comunque complesso quando si gioca ogni tre giorni. Il Bari, partita di Champions a parte, ha giocato esattamente le nostre stesse partite. E che non mi si venga a dire che ha una rosa più ampia di quella rossonera. Il Bari, semplicemente, è più organizzato. La partita, dunque, si può sintetizzare in poche parole. Primo tempo, buon Bari e pessimo Milan. Secondo tempo, ottimo Bari e discreto Milan (per quindici minuti, forse).
Insomma, se Storari ti salva cinque volte con altrettante parate pazzesche, non si può pensare di dare la colpa alla "manovra offensiva un po' statica". Cazzate. La verità è che il Milan non ha ancora un'identità di gioco. Sicuramente, non ha tutti gli interpreti necessari per quel tipo di gioco che Leonardo ha espressamente messo tra i propri desiderata a Luglio - velocità, squadra corta, pressing. E sentire ululare i media contro il povero Huntelaar, a cui saranno arrivati sì e no due palloni peraltro ingiocabili in quasi settanta minuti, è ridicolo. Huntelaar è un fenomeno. Ha segnato duecento goals in carriera. In più squadre. In più competizioni. Se al Milan non la butta dentro, imputargli delle responsabilità è quantomeno fallace, se non addirittura stupido.
Mi dispiace dirlo, ma si sente l'assenza di Kakà e Maldini. Il primo, benché sottotono nelle ultime stagioni, attirava gli avversari e permetteva ai compagni di proporsi. Il secondo trascinava la squadra nei momenti di difficoltà. Nè Ambrosini nè Gattuso sono all'altezza di sostituirsi a Paolo. Se fossi Galliani, gli chiederei di tornare per Gennaio. Non scherzo.
Ad ogni modo, sentire Leonardo che non si nasconde dietro ad un dito è una piccola soddisfazione. E' uno con le palle che vuol metterci la faccia, e questa è la dote che ogni leader deve avere. Gli è stata data una rosa con limiti evidenti, e probabilmente non può fare meglio di così. Secca dirlo, ma se non si vedrà da subito un'inversione di tendenza, si fa fatica ad immaginare questa squadra nelle prime quattro. E con l'Atalanta agguerrita di Conte, ancora senza vittorie, sarà una guerra.

domenica 27 settembre 2009

Il riposo del guerriero

Dopo la sconfitta della Inter ieri a Genova contro la Doria, l'orizzonte ci appare ora meno plumbeo. E non tanto per l'infantile senso di goduria nel vedere i neroazzurri perdenti, quanto per l'ulteriore dimostrazione di come questo Campionato sia abbastanza livellato, così come osservato dallo stesso Leonardo. Questo significa che può esserci spazio anche per una squadra al momento disastrata come il Milan, nel senso che non si vedono comunque in giro squadre capaci di infliggere distacchi abissali in classifica, anche se il Genoa e la Juventus visti giovedì scorso impressionano non poco quanto a dinamismo e a velocità di gioco (sicuramente una delle partite più belle viste in questo inizio di stagione).
Quanto alla nostra partita di oggi contro il Bari, mi metto in ginocchio e supplico Leonardo e Tassotti di dare almeno un tempo di riposo a Clarence Seedorf: pensare di rivederlo in campo titolare nella quarta partita di fila in 14 giorni mi mette addosso un senso di ansia da farmi tremare i polsi. Piuttosto, meglio insistere anche sullo spento Pato delle ultime partite, ma pur sempre un ragazzino che almeno un po' di corsa e di dinamismo ce l'ha.

Formazione probabile/auspicata:
Megastore in porta; Tempesta Perfetta e Zanna Bianca centrali di difesa, con Mojito (o Vicks Vaporub) e Marek Forza 5 esterni; Braveheart e Aracne in mezzo al campo, con Yellow Submarine a destra e, checché ne dica il presidente, il Monarca della Luce sul centro-sinistra; Come d'Incanto e il Duca Bianco in attacco.

Possibili sotituzioni nella ripresa:
Maitre Chocolatier al posto del Monarca o del Papero, a seconda di come si mette la partita, Alta Tensione al posto del Duca per devastare la difesa avversaria negli ultimi minuti e, se ce la fa, Arsenio Lupin a far rifiatare uno dei centrali della mediana.

sabato 26 settembre 2009

Domani con il Bari si deve vincere

Perché l'Inter ha perso contro la Sampdoria. E considerato il fatto che i blucerchiati, squadra buona ma niente più, si spegneranno verso Novembre-Dicembre, bisogna restare attaccati al sedere dei nerazzurri e cercare di avvicinarci alla testa della classifica. Soprattutto per una questione psicologica.

Cose che vorrei

Giocatori che diano garanzie assolute di rendimento non ce ne sono. Cristiano Ronaldo ha toppato una finale di Champions League, Messi ed Eto'o due semifinali, Kakà una finale, Ibrahimovic qualunque partita... e potremmo andare avanti a lungo.
Ora, dato ciò, figuriamoci quando si sposta la prospettiva sui giocatori di fascia media. Se almeno i grandi nomi hanno dalla loro piedi, tecnica, imprevedibilità, capacità di vincere le partite da soli, il blocco monumentale di calciatori che formano le rose delle grandi e medie squadre sono delle incognite pure.
Per loro le variabili in questione sono molteplici - psicologia, volontà, capacità di adattamento, ambientazione, timore del peso della maglia, situazioni personali, infortuni, mancanza di sicurezza. E ce ne sono infinite altre. Prendiamo uno come Oddo, ad esempio. Il miglior terzino destro della serie A per diversi anni. Segnava su punizione, su rigore, di testa. Crossava, tornava in difesa, non mollava mai. Al Milan è stato penoso. Jankulovksi? Voluto da mezza Europa ai tempi dell'Udinese. Arrivato al Milan, in quattro anni non ha combinato nulla di decente. Emerson. Baluardo della Roma, baluardo della Juventus, buono nel Real Madrid. Varcata la soglia di Milanello, si è rivelato un modestissimo giocatore. La lista è lunghissima, ma mi fermo qui.
Non credo che i tre calciatori in questione siano brocchi. Credo però che abbiano avuto diverse ragioni per cui le loro prestazioni a Milano siano state così scadenti. Ragioni che prescindono, appunto, dal loro valore assoluto come calciatori.
Ora, dare fiducia ad un calciatore che nel passato è stato bravo è cosa saggia. Però la fiducia non può durare in eterno. Esempi quali Ambrosini, "nato" calciatore a quasi trent'anni a causa dei continui infortuni (e pagato dal Milan per dieci anni), sono rarissimi. La realtà dei fatti, ahimè, è che i vari Pirlo, Seedorf e Gattuso hanno ingranato la quarta appena arrivati al Milan. Così come Milito nell'Inter, Cristiano Ronaldo nel Real Madrid, Ibrahimovic nel Barcellona.
Se nel passato ho mostrato livore, quasi odio verso certi rossoneri il motivo è questo. Non ce l'ho mai avuta con loro, figuriamoci. Credo che però, per il loro bene e per il bene della squadra, dovrebbero accasarsi altrove. Non tutti sono da Milan, non tutti stanno bene al Milan, non tutti esplodono nel Milan. I nomi? Bonera, Oddo, Kaladze, Jankulovski, Zambrotta, Borriello. Non so se cambiarli con altri gioverebbe alla squadra, ma credo che siano loro i punti dolenti di questa rosa. Oltre, come detto in altre sedi, ad un centrocampo che raramente gioca al meglio. Se Gattuso, Flamini ed Ambrosini continuano a dare un apporto sostanzioso, è anche vero che invece Pirlo e Seedorf sono troppo intermittenti per essere ritenuti titolari. Hanno fatto il loro tempo, non c'è nulla di male. Anche Michael Jordan si è ritirato.
Se l'idea originale di Leonardo era quella di una squadra corta, veloce, che pressava in modo asfissiante, che gli vengano dati giocatori adatti a una simile sfida. Altrimenti, sarà solamente un Milan ancelottiano - sebbene più vecchio, più stanco, più noioso. E a noi resteranno solamente sfoghi del Lunedì e disinteresse per la squadra già a Dicembre, se non prima.

giovedì 24 settembre 2009

Il ritorno delle tenebre

Davvero brutta battuta d'arresto dei rossoneri ieri a Udine. E non tanto per la sconfitta di o a 1 portata a casa o finanche per la prestazione dei ragazzi complessivamente neanche poi così orrida, quanto per la dimostrazione lampante (qualcuno direbbe la "prova provata") di quello che purtroppo andiamo ripetendo ormai da luglio: la nostra di questa stagione è una squadra nata male per gli adii in contemporanea di gente del calibro di Maldini, Ancelotti e Kaka' e costruita peggio per non aver minimamente rinforzato una rosa già carente in più di un ruolo e con troppe incognite sulle quali dover fare, gioco forza, affidamento.

Con gli uomini attualmente a disposizione abbiamo al massimo la possibilità di schierare un undici titolare anche molto competitivo, se vogliamo, come quello visto a Marsiglia, ma è una squadra comunque "a tempo", che non è cioè assolutamente in grado di reggere il ritmo di una partita ogni tre giorni. I nostri "vecchi draghi", come li ha definiti Galliani, possono ancora battere chiunque, su questo non vi sono dubbi, ma il problema è che alle loro spalle c'è il vuoto o quasi o, perlomeno, nessuno in grado di dare loro il necessario cambio senza perdere eccessivamente in qualità e in quantità. Se poi a questo aggiungiamo che ci si mette anche Leonardo che mal sfrutta quelle pochissime alternative a disposizione, allora sono guai davvero. Esattamente, cioè, quello che è successo ieri a Udine.

Spiace dirlo perché Leo è una persona in gambissima e giusto ieri ne avevamo tessuto le lodi su queste pagine, ma contro l'Udinese ha praticamente sbagliato tutto o quasi. Ovviamente, la premessa è quella che conosciamo tutti, che nessuno meglio di lui e di Tassotti conoscono le condizioni dei ragazzi e tutto il resto. Però, da esterni, le domande che sorgono spontanee non possono che essere queste:

1) per quale motivo l'ottimo Abate visto contro il Bologna come terzino destro non è partito anche ieri titolare? Ricordiamo che il centrocampista campano ha poco più di vent'anni, gamba, cuore e polmoni per giocare con continuità e con profitto e, in più, è sicuramente tra i più in forma in questo momento. E allora? A maggior ragione, poi, quando al suo posto si vede il solito spento Oddo che, novello Cimabue, fa una cosa e ne sbaglia due...

2) OK, Jankulovski non è proprio il miglior terzino sinistro del pianeta, questo lo sappiamo, ma ricordo sempre che è l'unico che abbiamo in quel ruolo a poter giocare decentemente. La dimostrazione? Un inguardabile Zambrotta (non) visto ieri da quelle parti.

3) il centrocampo è il nostro tallone d'Achille, poche storie. Il più giovane dei titolari è Andrea Pirlo che giusto tre mesi fa ha compiuto trent'anni. Ma il problema non sarebbe neanche quello, se non fosse che l'unico a disposizione per sostituire il trittico titolare sulla mediana è Flamini che, quando va bene, rischia ogni gara di spaccare una gamba di qualcuno e quando va male ci lascia in dieci con tanto di cartellino rosso sventolatogli sotto il naso come è successo ieri. Su questo però, onestamente, Leonardo è dove ha avuto meno responsabilità.

4) Ne avute e molte, invece, nella gestione di Clarence. Come avevo anticipato ieri, Seedorf era probabilmente quello che più aveva bisogno di riposare dopo l'epica ed estenuante battaglia di Marsiglia ed ancora l'impiego quasi full-time tre giorni dopo contro il Bologna. Rivederlo partite titolare anche contro l'Udinese è stato un piacere durato giusto un quarto d'ora, per poi trasformarsi in una sorta di strazio che, poverino lui che non ce la faceva più e noi con lui, sembrava non avere fine. Domanda di sconcertante banalità: ma Ronaldinho proprio non poteva giocare al suo posto dall'inizio? E non lo dico perché il brasiliano avrebbe potuto darci chissà cosa, ma almeno avrebbe avuto il merito di permettere appunto a Clarence di giocarsi nel momento del bisogno l'ultima mezz'ora al meglio.

5) Stesso identico discorso per Inzaghi, con in più il fatto che Huntelaar qualche possibilità di giocare titolare la meriterebbe se non altro per una questione di fiducia. E invece, ancora SuperPippo dal primo minuto. E sei poi malauguratamente ci si dovesse trovare nella condizione di dover ribaltare un risultato negativo negli ultimi minuti, chi ce la risolve la partita? Non certo lui, ovviamente, che già ti è andata bene se ha retto per tutto il primo tempo.

Se poi a tutto questo aggiungiamo un Pato che sì, avrà pure vent'anni, ma non ne azzecca una che sia una, Gattuso e Pirlo che si aggirano come fantasmi a centrocampo e pure l'assenza di Thiago Silva al centro della difesa, beh, la frittata è servita.

Se vogliamo, la sorte non ci è stata neanche particolarmente amica ieri sera, sia nell'occasione del goal di Di Natale, con la palla finita giusto sui suoi piedi dopo il palo colpito da Isla, sia con il colpo di testa di Sandro Nesta su calcio d'angolo nel primo tempo finito giusto all'incrocio dei pali. Ma sono solo dettagli dal valore del tutto insignificante rispetto alla marea di problemi che ci portiamo dietro e che, se non si interverrà pesantemente già a gennaio, avremo per tutta la stagione.

Intanto, la Inter è già a tredici punti e di sei avanti a noi, il che dopo cinque giornate di campionato non mi sembra un cattivo risultato (ironia), mentre noi con i nostri sette punticini ce la giochiamo per una tranquilla posizione di poco sopra la zona salvezza.

Auspicavo ieri una prestazione che desse continuità alle ultime due positive partite e, invece, la continuità c'è stata nei dubbi in questa squadra che temo si stiano man mano trasformando in certezze.

mercoledì 23 settembre 2009

In nome della continuità

Neanche il tempo per goderci la bella "doppietta" messa a segno in Champions e in Campionato che già stasera si va di nuovo in scena a Udine, tanto per spremere ancora un po' i calciatori ed aumentare esponenzialmente il rischio infortuni (e non parlo solo del Milan, ovvio).
Ma così è (se vi pare) e pochi fronzoli: partita a mio avviso durissima, con l'Udinese che vedo pericolosa assai, nonostante il campo friulano sia stato particolarmente "amico" dei rossoneri nelle ultime stagioni. Per il Milan, neanche a dirlo, sarà indispensabile gestire al meglio possibile le forze a disposizione, poiché non credo che potremo permetterci cali di alcuni singoli come visto nel finale contro il Bologna e perché la squadra agli ordini di Marino corre almeno il doppio di quella di Papadopulo. Sarà cruciale in tal senso l'utilizzo di Seedorf, l'unico (o quasi) in grado in questo momento di fungere da preziosissimo ago della bilancia nello scacchiere di Leonardo.
Si dovrebbe rivedere anche Ronaldinho e, per quanto mi riguarda, lo alternerei nell'arco della partita proprio con Clarence, per non caricare troppo il primo e per far rifiatare appunto il secondo.
Per il resto, la difesa e il centrocampo dovrebbero essere le stesse viste domenica, salvo un paio di modifiche come Jankulovski o Zambrotta a sinistra al posto di Peppiniello Favalli e Flamini a dare il cambio ad Ambro.
In attacco, per Inzaghi vale lo stesso discorso fatto per Seedorf e cioè me lo terrei buono per una frazione di gioco, partendo con Huntelaar titolare, il quale, nonostante risibili critiche lette e sentite in questi giorni, contro il Bologna a me non è comunque dispiaciuto, anzi.
L'ultima nota la riservo a Leonardo, che nella conferenza di ieri non ha voluto svelare la formazione con la seguente motivazione: "Non ve la posso dire perché semplicemente non la so: sto aspettando la telefonata...".
Grande.

lunedì 21 settembre 2009

E due

Forse è ancora presto, ma temo che a breve si dovrano porgere le proprie scuse a società, dirigenza, proprietà, allenatore e giocatori del Milan. Squadra più in forma della settimana, buonissimo calcio per sessanta minuti a Marsiglia, ottimo calcio per ottanta minuti contro il Bologna ieri.
Partiamo dalla partita contro i felsinei. Leonardo cambia cinque undicesimi e azzecca tutte le mosse. Abate è stratosferico, Kaladze incredibilmente in forma, Favalli la solita garanzia, Pirlo preciso e volitivo, Huntelaar sfortunato ma lottatore. Il Milan domina interamente il primo tempo, sfruttando le fasce, mettendo in mostra un pressing d'altri tempi che strangola la manovra del Bologna, incapace di mettere la testa fuori dalla propria metà campo per quasi tutti i quarantacinque minuti iniziali. Se Gattuso segnasse a porta semivuota, la partita probabilmente si avvierebbe verso un cinque a zero, ma il buon Rino non ha i piedi di Kakà e così si va negli spogliatoi senza alcuna rete a favore. Ciononostante, il Milan zeppo di riserve desta un'ottima impressione. Nella ripresa, la musica è la stessa per quindici minuti - un po' meno intensa, ma simile. Poi il Bologna capisce che da uno zero a zero si può passare in vantaggio e sfrutta la stanchezza dei rossoneri per provare a uscire dalla propria tana. Proprio su un attacco rossoblu, però, Seedorf strappa la palla a un bolognese e dopo un paio di passaggi se la porta fino in area, dove dribbla un paio di difensori prima di segnare un bel goal e dare al Milan un vantaggio meritato. I rossoneri però peccano di astuzia e sono sfortunati, colpendo ben due legni con Pato e Inzaghi e sbagliando un altro paio di goal non impossibili. Leonardo capisce che rischiare un pareggio è da stolti e azzecca i due cambi. Oddo e Jankulovski, infatti, portano freschezza sulle fasce - dove si gioca la partita, e il Milan riesce a portare a casa i tre punti, nonostante un paio di brividi finali che Megastore Storari e la cara parte bassa del lato B evitano un loro tramutarsi in incubi.
Riassumendo, un Milan in costante crescita dal finale della partita con il Livorno. Chi si aspettava un calo di tensione e di tenuta fisica si sbagliava. Al contrario, il Milan di ieri ha organizzato un pressing e un gioco veloce che non si vedeva da tanto, troppo tempo. Purtroppo, la mancanza di attaccanti in forma - Inzaghi a parte - ha rischiato di compromettere una partita che si strameritava di vincere. In effetti, l'anarchia di Pato e il fatto che Huntelaar debba ancora integrarsi negli schemi rossoneri sono motivo di preoccupazione, in particolare dati gli infortuni di Borriello e l'agonia di Ronaldinho, febbricitante ma sugli spalti (cosa che mi ha colpito). Infine, l'incapacità di segnare su calcio d'angolo. Credo che siano diversi anni che al Milan non riesce ciò. Al contrario, le ottime notizie provengono dalla difesa, finalmente difesa, da Abate, terzino destro e ala destra veramente bravo, dal centrocampo "vecchia guardia", che si impegna costantemente. E poi da Storari che si sta dimostrando sempre all'altezza.
Ora si va ad Udine, campo tradizionalmente ostico in cui si misurano le ambizioni delle grandi squadre. Penso che il Milan possa farcela.

domenica 20 settembre 2009

Vincere per convincere

Se era importante partire con il piede giusto in Champions, lo è quasi altrettanto ripetersi oggi in Campionato contro il Bologna, affinché la "svolta di inizio stagione" sia pienamente compiuta.
L'ideale sarebbe poter schierare l'undici titolare visto martedì sera a Marsiglia, senza ombra di dubbio la migliore formazione attualmente schierabile dal Milan, ma per questioni di età e di condizione difficilmente potremo rivedere Inzaghi e Seedorf impiegati a tempo pieno.
Spazio, allora, ad Huntelaar in attacco dal primo minuto ad affiancare Pato. Più problematica, invece, la questione del centrocampo e, soprattutto, il modo in cui far rifiatare Clarence, dal momento che lo stesso Ronaldinho oggi non è stato neppure convocato per questioni - pare - influenzali. Un'idea, quindi, potrebbe essere quella di far alternare Seedorf e Pirlo, magari con un tempo per uno, visto che alternative non ce ne sono e in mezzo al campo abbiamo gli uomini contati (considerando anche l'infortunio di Di Gennaro). In difesa, invece, pare che si dovrebbe rivedere Kaladze al centro, probabilmente per dare riposo ad uno dei due centrali Nesta e Thiago Silva che, dall'inizio dalla stagione, non hanno finora saltato una partita. Fossi in Leonardo, inoltre, penserei seriamente ad alternare anche uno o entrambi gli esterni di difesa, con Antonini e, magari, Abate, visto l'affaticamento dei titolari e il fuoco di impegni che ci attendono nelle prossime settimane.
A differenza di Marsiglia, però, dove era necessario fornire una grande prestazione anche al di là del risultato, per dare comunque un segnale forte, oggi invece conterà soprattutto vincere (anche con una prestazione non eccelsa) per consolidare la prestazione di Champions e, soprattutto, per non perdere ulteriore terreno nei confronti del gruppo di testa.

sabato 19 settembre 2009

Considerazioni da un centesimo: la cara, vecchia Coppa dei Campioni

Sarà l'età, sarà il momento della nostalgia, sarà quello che volete, ma quanto era bella la vecchia Coppa dei Campioni? Il Top del Top, solo le squadre vincitrici dei rispettivi Campionati, una formula semplice ma letale con gli scontri ad eliminazione diretta fin dal primo turno, tutto per incoronare la Regina delle Regine d'Europa. Ecco, al massimo avrei ritoccato la formula troppo crudele dell'eliminazione diretta per inserire gli ormai collaudati gironi a quattro nella fase iniziale, giusto per garantire alle partecipanti un minimo di partite da giocare.
Ma per il resto, ci pensavo giusto ieri, la "nuova" Champions League non mi è mai piaciuta, con l'allargamento alle seconde, alle terze e, addirittura, alle quarte arrivate in alcuni Campionati dall'alto coefficiente UEFA. Per non parlare delle squadre dal risibile valore di Campionati esteri che al massimo valgono la nostra Serie B e che non fanno che inficiare la qualità dei Gironi e, soprattutto, il senso della Competizione.
E parlo con la massima onestà intellettuale possibile e contro i "nostri" stessi interessi, dal momento che veniamo giusto dall'esaltante vittoria di Marsiglia, potuta ottenere grazie al terzo posto acciuffato per i capelli all'ultima giornata della scorsa Stagione, senza considerare, in più, che le ultime due Champions vinte dal Milan nel 2003 e nel 2007 sono partite partendo proprio da dei quarti posti ottenuti rocambolescamente nelle stagioni precedenti, con tanto di preliminari estivi da dover poi disputare (la cosa più stupida che si potessero inventare).
Ed è, manco a dirlo, tutta una questione di soldi, di introiti e di "mission".
Sarò uno sciocco ed anacronistico romantico, ma a me questo calcio incentrato sempre più esclusivamente intorno al dio denaro piace sempre meno. Quando ieri sento Galliani che parla preoccupato del fatto che la Germania possa superarci nella graduatoria UEFA e così toglierci un posto come numero di squadre partecipanti, con la conseguente perdita di "decine di decine di milioni di Euro", mi viene una tristezza che, per dirla alla Paolo Conte, "descriverti non saprei".
E' una questione di filosofia, che, come in tutte le cose, è alla base delle nostre esistenze: abbiamo bisogno di tornare alle cose semplici, rendere il calcio più equo, sano, far fiatare i giocatori ormai stritolati in calendari da manicomio che tutto livellano verso il basso, ma questo senza rinunciare naturalmente alla tecnologia laddove realmente possa aiutare questo sport meraviglioso ad essere davvero migliore (quarto uomo a bordo campo con tanto di monitor per gli episodi più controversi e cronometro per il tempo effettivo, telecamere per il fuorigioco e sensori sulle porte). Per non parlare dell'inciviltà degli stadi decadenti ed obsoleti, soprattutto quelli italiani, che invece di invogliare la gente a partecipare, la fanno scappare.
C'è la necessità reale di valorizzare davvero i giovani, i vivai, cosa della quale sempre in Italia tutti si riempiono la bocca, ma nessuno fa niente per perseguirla. E non bisognerebbe, infine, che questo sport sia alla mercé di pochi magnati o presunti tali che fanno il bello e il cattivo tempo in ambito di mercato e, anzi, seppur personalmente molto scettico sull'idea del "fair play amministrativo" che vuole introdurre Platini, partire dal principio che le spese debbano essere direttamente proporzionali agli incassi, mi sembra invece cosa buona e giusta.
In breve, quindi, ristabilire una meritocrazia basata sui valori, quelli veri, e non avere il chiodo fisso di spremere come un'arancia il calcio al fine esclusivo e cieco di realizzare il massimo (e anche oltre) del profitto. Così com'era, infatti, la cara, vecchia Coppa dei Campioni.

P.S. A proposito di "tecnologia", nella prossima puntata delle Considerazioni da un centesimo affronteremo la barzelletta dei due arbitri di linea introdotta nella "nuova" Europa League.

venerdì 18 settembre 2009

Quaresma, Mancini, Muntari, Motta, Milito, Sneijder

Se anche Franco Rossi usa questi toni, qualcosa vorrà pur dire.

giovedì 17 settembre 2009

Quando gli avversari non si chiamano Bologna, Bari o Chievo

Addirittura il giornale rosa si occupa degli elogi piovuti sulla squadra che se-Santon-non-veniva-fermato-da-Tourè-vincevamo-noi.

mercoledì 16 settembre 2009

Considerazioni

Alla fine di ogni chiacchiera calcistica, l'unica cosa che conta sono i risultati.
E, come ormai succede da decenni, il Milan vince e convince mentre le altre italiane non vincono e non convincono.
Consideriamo la Fiorentina già estromessa dal proprio girone. Poche parole per una squadra montata dei media - sappiamo il motivo - ma smontata sempre sul campo. Poco gioco, tanti lanci per Gilardino, qualche invenzione di Mutu, ma se l'avversario non si chiama Cagliari o Bologna sono dolori.
L'Inter. La partita con il Barcellona è stata brutta. Bruttina, toh, siamo generosi. Poche magie, poche conclusioni (se non da lontano) da parte di entrambe le squadre. I nerazzurri si sono chiusi nella propria metà campo per ottantacinque minuti, cercando di addormentare il gioco - tecnica di cui Mourinho è un profeta - e di strappare un pareggino, magari provandoci ogni dieci-quindici minuti con qualche missile da trenta metri. Poco, per intimorire il Barcellona. Che però, a sua volta, ha mostrato un calcio molto povero, come già era successo nelle prime due sfide di campionato. Alla fine ha prevalso la noia. Piccole annotazioni. Ibrahimovic, inguardabile nelle partite di Coppa, ha mantenuto le aspettative. Eto'o, fenomeno di Coppa, lo stesso - quando mai uno che gioca nell'Inter fa il fenomono di Martedì o Mercoledì? Milito, giocatore sopravvalutato da quasi chiunque (se ha passato la carriera al Saragozza e al Genoa un motivo ci sarà pure), ci ha provato ogni tanto, ma alla fine anche lui ha preferito riposarsi in vista della complicata trasferta di Cagliari di Domenica. Mourinho, alla fine, ha detto che l'Inter poteva vincere quando Santon si trovava solo davanti al portiere ma quel cattivone di Tourè l'ha fermato. Il fallo è avvenuto poco dopo il centrocampo. Santon era solo contro tre. Valdes stava leggendo il giornale per quanto era preoccupato in quel momento.
Infine, la Juventus. Aveva vinto tre partite giocando male, di rimessa, applicando il catenaccio dell'uomo di Lippi e sperando in una botta di culo che arrivava sempre. Non ieri, però. Contro una squadra ben messa in campo, organizzata, che non ha temuto il 6-3-1 bianconero, la Juventus ha mostrato ancora una volta i propri limiti non appena si gioca di sera. Si rifarà con il Livorno, ma il passaggio del turno non è garantito. Anche perché la prossima partita si gioca all'Allianz Arena di Monaco.
Riassumendo. Il calcio italiano peggiora di stagione in stagione. Finché gli avversari sono modeste squadre di piccole città il cui giocatore più famoso è pagato come un professore delle medie, tutto ok. Poi, appena si esce dal Belpaese si collezionano figure di merda a palate.
Milan a parte, il va sans dire.

martedì 15 settembre 2009

Sessantotto

Inaspettata, eh? E quindi più piacevole.
Già, pochi credevano che il Milan potesse espugnare il Velodrome di Marsiglia giocando, tra l'altro, un primo tempo molto buono. Squadra corta, passaggi precisi, difesa attenta - e Thiago Silva, quando esce dall'area pallone tra i piedi, davvero ricorda quel signore di Travagliato che indossava la maglia numero sei. Il più forte giocatore della storia del calcio poi segna l'uno a zero, in fuorigioco pergiunta, e uno non può che gioire, godere ed emozionarsi.
Eppoi parte la ripresa e il Milan ripiomba nel buio. Squadra molle, passaggi imprecisi, centrocampo irrisorio, palloni persi in quantità industriale. Il Marsiglia attacca, con velocità e cattiveria, e alla fine strappa un pareggio con il suo peggior giocatore, Heinze. Quello ridicolizzato da Kakà nell'Aprile di un paio di anni fa. Il Milan si risveglia? Macché, peggiora. E quando il due a uno del Marsiglia sembra dietro l'angolo, almeno per me, ecco che la vecchia guardia tira fuori le palle e il duetto Seedorf - Inzaghi produce un bellissimo goal, che rovescia gli equilibri. Il finale, teoricamente al cardiopalma, è invece noiosuccio e così si scema fino al fischio finale.
Considerazioni. Il Milan di oggi non è il vero Milan. Così come non lo è quello delle ultime tre partite. E', per ora, un cantiere aperto che ha disputato quattro partite mediamente bruttine. Che però, fortunatamente, stasera ha saputo tirare fuori quel valore aggiunto - l'esperienza - che ti fa andare avanti in Champions.
Menzioni speciali per Storari, Nesta, Thiago Silva, Flamini (fallacci esclusi), Seedorf (finalmente), Inzaghi.
Bacchettate ad Oddo, Zambrotta, Ambrosini, Pirlo, Pato (sempre peggio negli incontri di coppa, chissà perché).
Fiducioso in vista della sfida con il Bologna, mi auguro che oggi sia l'inizio di un qualcosa di nuovo e di positivo.

Ed è subito Champions

Sarà fondamentale questa sera a Marsiglia cominciare bene la nuova avventura in Champions: dal punto di vista soprattutto psicologico dei ragazzi, infatti, portare a casa un risultato comunque positivo, magari con una nerboruta prestazione, potrebbe rappresentare un volano per il resto della stagione e, soprattutto, si metterebbe alle spalle il negativo inizio di Campionato.
Leonardo ha giustamente sottolineato come questa squadra non abbia in fondo bisogno di rivoluzioni, almeno per quanto riguarda l'immediato, quanto piuttosto di un equilibrio necessario per far esprimere al meglio le sue componenti. Nessuna esclusione "a prescindere" per stasera, quindi, inclusa quella di Ronaldinho e la cosa non può che farci piacere dal momento che in una fase delicata come questa tutti debbono sentirsi coinvolti e dare il loro contributo alla causa rossonera.

Giochiamo a fare gli allenatori? OK, dico la mia.

Partendo dal presupposto che la difesa è probabilmente l'unico reparto che non ha bisogno in questo momento di cambiamenti, vuoi per i suoi aspetti positivi (la coppia centrale e, se vogliamo, mettiamoci pure Storari) vuoi per quelli negativi come gli esterni che, così come stanno le cose, si possono scambiare quanto si vogliono i quattro a disposizione (Zambrotta, Jankulovski, Oddo e Antonini) senza apprezzabili miglioramenti, la massima attenzione va riposta sul centrocampo, reparto come sempre cruciale e bisognoso di trovare ora come non mai una sua quadratura.

Flamini e Ambrosini dovrebbero essere gli unici due "intoccabili", specialmente considerando la voglia mostrata dai due (soprattutto il primo) e come stanno messi gli altri compagni di reparto. Con i due posti da incontristi di centrocampo occupati, quindi, è di fondamentale importanza individuare l'uomo capace di fare da raccordo tra la linea mediana e il fronte d'attacco. Il famoso "trequartista", per intenderci. Si è più o meno provato in questo ruolo fino ad ora Ronaldinho, ma come si è visto il brasiliano già poco efficace in fase offensiva imbottigliato com'è al centro (per non parlare di quando si piazza in area), in fase difensiva è praticamente nullo e così come stanno le cose ora è un peso che la squadra non può sostenere. Si parla, allora, in questo momento di provare stasera Andrea Pirlo dietro le punte, ma personalmente non sarei del tutto d'accordo, perché se è vero che il regista bresciano è in grado di dare maggiore copertura al centro, non lo vedo altrettanto in grado di avere "il passo" da rifinitore avanzato. E' un ruolo che Andrea non ricopre da tantissimi anni e, in più, non mi sembra che fino ad ora sia stato provato in tal senso. Insomma, quello che potrebbe garantire in fase difensiva, non mi sembrerebbe in questo momento altrettanto capace di fare per quanto riguarda quella offensiva. Ecco, allora, che io punterei su Seedorf, pur con tutti i se e i ma inerenti alle sue attuali condizioni. Primo perché tra i tre finora citati è sicuramente quello meglio in grado di interpretare le due fasi. Secondo perché avrebbe, lui sì, i tratti da "leader" per meriti acquisiti al quale dare in mano le chiavi del centrocampo. E terzo, infine, perché è il ruolo nel quale più sente a suo agio, così come più volte da lui stesso dichiarato.

Mancherebbe allora il quarto di centrocampo sul centro-sinistra. Le alternative non sono molte, anzi, ed escludendo la possibilità di far avanzare Jankulovski a centrocampo, non tanto perché non sarebbe in grado di ricoprire il ruolo, quanto per il fatto di essere dopo tutto l'unico terzino sinistro (quasi) naturale che abbiamo in rosa, i nomi in gioco sarebbe essenzialmente due: Pirlo e Ronaldinho. Il brasiliano, come detto, in questo ruolo potrebbe finalmente dare sfogo alle sue capacità preferite di partire palla al piede ed illuminare il fronte d'attacco, ma ora come ora squilibrerebbe pericolosamente la fase di non possesso palla, aprendo pericolosi varchi sulla sinistra dove il solo Jankulovski già di suo non brilla particolarmente per doti difensive. Andrea, invece, pur non possedendo naturalmente le (potenziali) qualità offensive del brasiliano, darebbe sicuramente maggiore equilibrio e copertura, in un ruolo dove tra l'altro non se l'è cavata male a Livorno e, anche in Nazionale, è stato provato con buoni risultati in passato.

In attacco, partendo dal fatto che Pato sia iper-titolare, il ballottaggio sarebbe per la prima punta tra Huntelaar e Inzaghi. Io voterei subito l'olandese, perché nonostante sia ben lontano dall'essere integrato dai meccanismi della nostra squadra (anche se in questo momento mi verrebbe da dire "quali?"), PippoMio va centellinato, impiegato al meglio in quei pochi minuti in cui come una saetta può squarciare le nubi che possono addensarsi in attacco, mentre sulla lunga distanza partendo dal primo minuto è più che lecito temere che i suoi 36 anni possano non reggere il peso.

Possibili sostituzioni, fatto salvo naturalmente l'andamento della partita. Primo tra tutti, come detto, Pippo al posto di Huntelaar, in modo da permettergli di mettere a ferro e fuoco la difesa marsigliese negli ultimi trenta minuti. Secondo Ronaldinho al posto di Seedorf se quest'ultimo, come è prevedibile, possa avere problemi a reggere i novanta minuti. In questo caso, accentrerei Pirlo vicino ad Ambrosini per dare ulteriore copertura al centro, lasciando così libero Ronaldinho di scorribandare a sinistra. Terzo, infine, mi terrei con il motore acceso Abate per eventualmente dare respiro a Flamini sul centro-destra.

Se volete, vi do pure il risultato della partita con la squadra così impostata, in modo da completare la mia figura di mister-mago... Ah!

No, scherzi a parte, solo qualche osservazione di, come dire, buonsenso da appassionato di calcio e, soprattutto, di Milan. Fermo restando, naturalmente, la massima fiducia in Leonardo e la sua assoluta necessità in questo momento di essere lasciato sereno e tranquillo nelle sue scelte.

domenica 13 settembre 2009

Land of Confusion

Quello che preoccupa (e non poco) del Milan visto ieri a Livorno non è tanto l'esangue pareggio di 0 a 0 portato a casa, ma quanto il modo con cui questo è arrivato. Nel primo tempo, ad esempio, parlare di "dominio" da parte della squadra di casa sarebbe comunque fuorviante, se non addirittura eccessivo, poiché gli uomini agli ordini dell'accoppiata Ruotolo-Russo hanno giocato essenzialmente di rimessa e in attesa che i rossoneri si scoprissero. Eppure, quando il Livorno è venuto avanti ha fatto male eccome, con almeno quattro/cinque "paratone" di Storari su tiri dalla media/lunga distanza, per non parlare degli sconcertanti calci d'angolo subiti, dove per due volte di fila nei primi quindici minuti Lucarelli si è trovato completamente solo in mezzo all'area a colpire di testa e solo grazie alla sua imprecisione non siamo andati sotto. Dall'altra (nostra) parte? Lo zero assoluto. Con i nostri sei giocatori dalla mediana in su che si aggiravano come zombi che non sapevano dove andare o, peggio, cosa fare: non uno straccio di azione, non un'occasione, non una parata di De Lucia. Il modulo che prevedeva il tridente offensivo con i tre centrocampisti a sostegno trovava una pessima applicazione nei suoi interpreti perennemente fuori ruolo: Ronaldinho inghiottito al centro dalla difesa livornese, Huntelaar così costretto a girare a largo sulla destra, Seedorf in una vecchissima posizione di centrosinistra a centrocampo, ruolo che si vede lontano un miglio non ha più la forza, né soprattutto la voglia di ricoprire. Più di una volta si è visto un almeno volenteroso Oddo portarsi sul fondo della fascia destra per crossare con Huntelaar che gli stava a tre metri di distanza, Pato sulla fascia opposta lontano 60 metri, Ronaldinho che non si sapeva dove fosse e il cross che puntualmente finiva nel vuoto del centro dell'area...
Insomma, la confusione totale.

Un pochino meglio la ripresa, soprattutto per la sostituzione non tanto di Huntelaar con Inzaghi, quanto di Ronaldinho con Pirlo. La squadra aveva così modo di assestarsi decisamente meglio, con Seedorf che finalmente veniva spostato al centro nel ruolo di trequartista dietro le due punte da lui agognato, al centro alle sue spalle Ambrosini, sulla destra Flamini e a sinistra Pirlo che, probabilmente costretto a darsi una svegliata in ruolo per lui più dinamico, alla fine è risultato comunque tra i (pochi) milanisti migliori in campo.
In ogni caso, ad inizio ripresa, ancora un'azione livornese ben sventata da Storari, ma piano piano il Milan è venuto fuori ed ha sfiorato addirittura la rete con una splendida punizione di Pirlo finita sulla traversa a portiere battuto. Qualche altro spicciolo in attacco con il solito famelico Inzaghi che non arriva per un nulla su di un traversone rasoterra al centro dell'area da spingere soltanto in rete e poi di nuovo notte fonda. Anzi, gli ultimi dieci minuti, recupero di quattro compreso, erano tutti di marca livornese, con la squadra locale che coraggiosamente si riaffacciava nella nostra metà campo e creava anche qualche pericoloso grattacapo alla nostra retroguardia.
Della serie, per questo e soprattutto per il primo tempo, "alla fine ci è andata pure di lusso".

Che cos'è, dunque, che non va in questo Milan? Innanzi tutto, non tanto il modulo adottato, quanto gli uomini con i quali si vuole proporre. Il problema più grosso ed evidente è, neanche a dirlo, Ronaldinho. Anzi, togliamoci subito il sassolino dalla scarpa e diciamolo a chiare lettere: personalmente, pur con tutti i dubbi di questo mondo, io sto con il presidente nel ritenerlo ancora capace di tornare non dico ai suoi livelli da Pallone d'Oro, ma perlomeno a rivestire un ruolo decisivo in questa stagione. Dove, però, non sto assolutamente con il presidente è sul "come" far giocare il brasiliano, perché lì al centro o poco fuori dell'area è un peso che questa squadra non può sostenere. Primo perché lui non ha MAI giocato in quella posizione, che lo costringe spalle alla porta a sentire perennemente i tacchetti dei difensori. Dove è diventato una superstar lo sappiamo tutti, in un ruolo da attaccante-rifinitore, magari defilato a sinistra dove poteva/potrebbe partire palla al piede sia a concludere personalmente, sia a suggerire uno o due attaccanti centrali. Secondo perché Dinho già così è un giocatore da recuperare, fisicamente e psicologicamente: metterlo lì significa triplicare le sue difficoltà di tornare ai massimi livelli. Terzo perché in quella posizione, non solo gli si fa del male, ma si costringe anche gli altri (l'attaccante centrale, soprattutto, che sia Huntelaar, Inzaghi o Borriello) a rendere neanche il 50% in ruoli non loro.
Questa è ai miei occhi una questione cruciale, dalla cui soluzione o meno dipenderà la gran parte dell'esito di questa stagione rossonera.

Ma non solo. C'è secondo chi vi scrive un aspetto più sottile ma anche più delicato e se vogliamo importante da analizzare e cioè il famoso "giuramento del tavolino" che Berlusconi in persona volle far fare a Ronaldinho nella prima amichevole estiva, dove, lo ricordiamo, fu fatto promettere al brasiliano che si sarebbe impegnato a diventare il leader di questa squadra.
Di principio, al fine di dare morale a Ronaldinho, poteva essere anche una mossa azzeccata, ma alla lunga si potrebbe rivelare una bomba autodistruttiva per i difficili equilibri che regnano all'interno dello spogliatoio. Un "leader" lo si diventa non perché si è "investiti" da qualcuno, fosse anche la carica più alta e carismatica come lo è appunto il presidente, ma perché si viene riconosciuti come tali dal gruppo, dallo spogliatoio, dal branco. Kaka', giusto per fare un esempio, stava per diventarlo e in parte già lo era perché con le sue prestazioni ci aveva portato a vincere la Champions del 2007, la Supercoppa e il Mondiale per Club. Ronaldinho? Niente (ancora). In più, aggiungiamoci che nello spogliatoio si aggirano vecchi lupi con ego spropositati come Seedorf, Inzaghi, ma gli stessi Ambrosini, Gattuso, Pirlo, per capire come gli equilibri possano andare a farsi benedire.
Nell'intervallo della partita di ieri, nello studio di Mediaset Premium si è sentito distintamente un "fuori onda" dove i presenti Pistocchi, Mondonico e Marocchino dicevano: "Ma li avete visti? Non ce n'è uno che giochi con entusiasmo!", per poi imbarazzati correggere almeno parzialmente il tiro quando hanno saputo che erano "in onda". Ecco, questo è un problema se vogliamo ancor più grosso di quello della posizione in campo di Ronaldinho, perché se poi hai una squadra pure svogliata, che non ti segue (chi ha detto quello che è successo con la sostituzione di Gattuso nel derby?), che non riconosce il suo "leader", allora sì che sono veramente cazzi amari.
E qui Leonardo avrà sicuramente il compito più difficile in assoluto e dove dovrà lavorare ancora tanto, tanto, tanto.

Ultima considerazione: ho visto ieri sera anche Lazio-Juventus. I bianconeri decisamente sottotono, ma quando hanno deciso di far male l'hanno fatto. Questi hanno in attacco gente dove attualmente il più debole si chiama Alessandro Del Piero, che ieri non ha neanche giocato. La Lazio, dal canto suo, pur senza fare chissà che, mi è piaciuta e non poco: squadra quadrata, organizzata, con buon individualità e, soprattutto, che "corre". Probabilmente il pareggio ieri sera le starebbe stato stretto, figuriamoci la sconfitta.
Bene (per modo di dire): se io penso che il Milan, questo Milan, dovrà affrontare squadre come queste, come il Genoa, come la Fiorentina, come la Sampdoria, ma anche come il Napoli, l'Udinese e, dite quello che volete, la Roma, inizio a sudare freddo.
Se poi penso che siamo pure nel girone di Champions del Real Madrid, allora mi viene il mal di pancia.

sabato 12 settembre 2009

Vai, Leo

Al di là delle sinistre voci sul destino della società che ci hanno purtroppo accompagnati negli scorsi giorni, è tempo di concentrarci esclusivamente sulla nostra squadra, alla vigilia di una sequenza di fuoco di impegni fatta di partite che si susseguiranno praticamente ogni tre giorni.
Nel tardo pomeriggio di oggi ci aspetterà il Livorno in casa: la sconfitta bruciante nel derby è ancora lì come una ferita aperta e sanguinante che sarà difficile da rimarginare entro breve, ma nell'ambiente rossonero vi è comunque fiducia che il momento delicato che la squadra sta attraversando possa essere superato presto.
Per far sì che questo accada, sarà necessaria oggi una bella prestazione, convincente, anche al di là del risultato. E' probabile che si riveda Oddo come esterno destro della difesa, così come forse - e sottolineo forse - scenderà in campo dal primo minuto Huntelaar, invece che Inzaghi, quest'ultimo visto aggirarsi dalle parti di Milanello con gli occhi di una tigre...
In ogni caso, mi piace sempre di più Leonardo e mi è piaciuto soprattutto come ha tenuto "botta" alle dichiarazioni del nostro presidente, con equilibrio, intelligenza e classe, senza il minimo barlume di polemica.
Avanti così: io ci credo.

sabato 5 settembre 2009

La testa nel pallone

"L'ottimo rendimento di Cissokho al Lione conferma che avevamo visto giusto".

Onestamente, come si fa a commentare una dichiarazione del genere?

In più, vista la necessità di un terzino sinistro, si chiede ora a Kaladze di adattarsi al ruolo, con il georgiano che - poveraccio - dopo aver passato gli ultimi anni a litigare con Ancelotti per non essere dirottato sulla fascia in un ruolo non suo, adesso si dice comunque disponibile a far fronte alle necessità del "suo" Milan. Onore a lui.

Ma è questa, dunque, la "programmazione" della società?

Certo, se si volesse dare ascolto anche solo al 10% delle voci che sono circolate sempre più insistentemente negli ultimi giorni circa la possibile cessione della società da parte di Berlusconi, beh, allora tutto sarebbe un po' più chiaro, purtroppo.
Ma probabilmente fortuna vuole che proprio questo fine settimana ci sia la sosta del campionato per l'impegno della Nazionale, in modo tale da dare la possibilità a tutti noi milanisti, dal presidente in persona fino al più becero dei tifosi rossoneri, di rifiatare un attimo e valutare magari le cose con un minimo di serenità in più.

Naturalmente, solo ed esclusivamente per il bene del Milan.

mercoledì 2 settembre 2009

Noi

Copio e incollo dalla "Carta del blog":

Il sogno è quel tifo "britannico", dove si canta prima, durante e dopo la partita, indipendentemente dal risultato, sempre ed esclusivamente a sostegno dei propri ragazzi.

In linea di principio, quindi, secondo la visione di Milan Football Hall, i tifosi dovrebbero "limitarsi" a tifare, lasciando la "critica" a chi di competenza, ovvero - come da definizione - ai cosiddetti "critici". Allo stesso tempo, però, se per "critica" si intende "analisi" (ad es. quella tecnica e tattica) delle partite e del mondo del calcio in generale, fatta come detto in maniera civile, costruttiva, intelligente e positiva, allora non solo i commenti in tal senso saranno più che ben accetti, ma costituiscono questi uno dei motivi principali della nascita di Milan Football Hall.

Scusatemi, ma tutto questo a me sembra perduto. Questo blog nacque proprio dal rifiuto dell'approccio dei cosiddetti tifosi che mezz'ora dopo Istanbul non credevano più nel Milan. E nonostante tutto, io credo ancora ciecamente in questa squadra, in questo allenatore, in questa dirigenza. Quella che ci ha permesso di vincere quasi ogni anno per quasi venticinque anni. Mi dispiace che anche in questo meraviglioso blog sia stata smarrita quella fiducia, e benché rispetti e in parte condivida le vostra motivazioni, le vostre ansie, i vostri mal di pancia, ho troppe immagini che mi scorrono davanti e non riesco proprio a modificare la mia visione del Milan. Le Coppe Campioni degli anni ottanta, la magica finale di Barcellona del '94, le vittorie su Juventus e Liverpool, rivincita epica che nesssuno avrebbe creduto possibile, forse neanche in un film. E poi tutti quegli scudetti, il Milan degli olandesi, e Tassotti-Maldini-Costacurta-Baresi, e George Weah, e Sheva e Kakà, e Pippo mio, e pure quel pazzo '99 con Zaccheroni in cabina di regia e una dozzina di pippe in campo e in panchina, e poi le delusioni come La Coruna, Istanbul, un paio di Supercoppe italiane ed europee, la finale del 1995 contro l'Ajax e quella di due anni prima contro il signor Tapie, e poi Sacchi, e Capello, e Ancelotti in cui nessuno credeva che è diventato uno dei più grandi allenatori del mondo, e poi Seba Rossi, i ragazzi degli anni '90 Albertini-Donadoni-Desailly-Eranio, e pure Panucci, e Savicevic, e il mio idolo quando ero un ragazzino Daniele Massaro, e tutti quei record, quelle vittorie, quei trionfi e quegli insuccessi che ci hanno reso più forti, più grandi, più immortali.
Michael Jordan diceva sempre di aver sbagliato più di diecimila tiri in carriera, di aver perso più di mille palloni, di aver sbagliato centinaia di canestri all'ultimo secondo. Ed è per quello che ha avuto successo.
Ecco, mi sembra che il mio posto qui sia ormai inutile. Sono un vecchio romantico, sono legato al Milan dell'ultimo ventennio e non riesco proprio a mugugnare ad ogni piè sospinto o a credere che questa squadra fallirà. La stessa che dopo il 2-2 di Milano, andò a vincere 2-0 a Monaco di Baviera solo due anni fa. Che demolì il Manchester United un mese dopo ricevendo i complimenti dell'UEFA. Che poi, come detto sopra e come tutti sappiamo, riconquistò ciò che aveva perso solo due stagioni prima. E Ancelotti poi che canta con i tifosi... Credo ancora in questa società - cosa posso farci?
Ad ogni modo, ringrazio ognuno di voi per le idee, la partecipazione, la disponibilità e soprattutto la pulizia d'animo che vi contraddistingue. Non vi conosco, non so neanche i vostri nomi, ma siete decisamente persone pulite. Oneste. Trasparenti. Senza schermi, senza pregiudizi, senza slogan da sbandierare o frasi fatte da sciorinare. Siete stati, per diversi anni, degli ottimi compagni di avventura. Però, se fate un piccolo sforzo, capirete che il mio viaggio deve fermarsi qui. Il calcio, ve l'ho sempre detto, non mi piace. Non mi interessa. Non riempie le mie giornate. Il Milan è qualcosa di diverso, però. E' una famiglia, un'idea, un modo di fare. E non ho intenzione di sputare veleno sulla tournee americana, sui mancati acquisti, su Seedorf che ritarda il cambio, sulla dirigenza. Perché questi uomini mi hanno emozionato così tante volte da meritare molta più pazienza, tolleranza e considerazione di quella che vedo intorno a me.
E se il Milan perdesse contro il Livorno continuerei a sorridere quando vedo Galliani. Continuerei a sperare in un goal quando gioca Inzaghi. Continuerei ad emozionarmi quando Seedorf o Gattuso o Ambrosini caricano i compagni. Continuerei a credere in questa squadra. In questa dirigenza. In questi colori. Il mio Milan, quello che vive nel mio cuore, è e sarà sempre intoccabile.
Grazie a tutti. Forza Milan.

E' più forte di lui...

"Sono convinto di Leonardo: è un allenatore che ha appena cominciato e bisogna dargli tempo. Ho però ben impresso un errore tattico nel derby che prima della gara avevo fatto presente. Ma non dico niente perché poi mi accusano di voler fare l’allenatore...".

Nooooo, ma che va mai a pensare, presidente?

martedì 1 settembre 2009

Grande, Grosso e... dal Lione

Alla fine, all'ultimo minuto utile di calcio mercato, la Juventus si è portata a casa pure Fabio Grosso. Classe 1977, 32 anni da compiere il prossimo novembre, pagato un paio di milioncini di Euro e un contratto triennale da 1,2 a stagione.
Domanda retoricissima: ma vista l'impossibilità (?) di arrivare ad un terzino sinistro con la girandola di nomi alla quale abbiamo assistito e poi tutti puntualmente smentiti, uno così proprio non avrebbe potuto farci comodo? In più, era anche un ex interista lasciatosi "male" con il club di via Durini e avrebbe, così, potuto continuare la bella tradizione a noi favorevole di ex neroazzurri passati in rossonero.

Ma è inutile continuare a sparare sulla croce rossa e nera di questi tempi. Basta leggere l'editoriale di Alfredo Pedullà su TuttoMercatoWeb, che meglio non avrebbe potuto descrivere lo stato confusionale in cui versa la nostra società. L'articolo intero potete leggerlo qui.
Questo l'inizio che ci riguarda direttamente:

"E' stato un lunedì pazzesco, bello, intenso. In una parola: emozionante. Chi dice che il mercato non ha regalato scintille, malgrado un periodo di grande difficoltà economica, dice il falso. Se pensiamo alla Juve (Felipe Melo-Diego-Grosso), all'Inter (pirotecnica), al Napoli e al Palermo, al Genoa e alla Sampdoria, dobbiamo per forza arrivare alla conclusione che è stato un mercato molto vivo. Chi ha dormito è stato il Milan: neanche la batosta nel derby ha fatto pensare, o intuire, che sarebbe stato necessario almeno un rinforzo sulla fascia. Vedere Jankulovski che fa l'esterno senza un minimo senso dell'orientamento (diagonali, cosa sono le diagonali?) fa male al cuore. Vedere Seedorf senza gli scarpini in panchina fa male alla salute di un popolo – quello rossonero – che sta perdendo (ha perso) il senso dell'orientamento. Dicono: ma Seedorf aveva problemi muscolari, doveva restare libero e rilassato. E dove è scritto? Se aveva problemi, doveva restare in tribuna. Era forse una prescrizione medica inserirlo nella lista dei convocati? Se sei nella lista, sei disponibile, abile e arruolato. Al Milan e al Canicattì. A maggior ragione al Milan. Gattuso ha perso la testa e ha esagerato, bestemmiando come un turco. Ma Galliani non se la può cavare con la richiesta di una relazione: deve soprattutto memorizzare quanto accaduto e pensare che non si ripeta più. Io non vedo il Milan fuori dalla zona Champions, lo vedo in eterna confusione dal punto di vista dell'immagine, delle strategie, della coerenza".

Più chiaro di così...