sabato 31 gennaio 2009

Le buone e le cattive

Gattuso tornerà ad Aprile. Bonera convocato per domani sera. Mattioni convocato per domani sera. Beckham non si è infortunato. Kaladze e Nesta rientrano in gruppo la settimana prossima.
Borriello non tornerà prima di Aprile. Maldini e Flamini squalificati.

Miti che crollano/1

E così, dopo aver stabilito che la GEA non era neanche lontanamente parente della Spectre, crolla un altro cavallo di battaglia degli amanti delle manette facili e dei processi sommari. Neanche a dirlo, sul giornale rosa la notizia trova lo stesso spazio che solitamente si concede ai risultati delle esibizioni di pattinaggio artistico.

venerdì 30 gennaio 2009

Cose che non trovano spazio

Sul giornale rosa troverete fiumi di inchiostro dedicati a Santon, che dopo due partite due giocate discretamente occupa più spazio di Beckham. Troverete articoli su articoli che parlano della mini-crisi della Juventus e dello stop del Milan. Troverete anche tante righe dedicate alla micro-contestazione dei tifosi ad Ancelotti. Insomma, tante notizie importanti.
Quello che non troverete, ahimè, è questo.

giovedì 29 gennaio 2009

Rammarico

Nella giornata in cui sir David poteva già essere determinante ai fini del risultato, grazie alla sua punizione-capolavoro ai limiti del possibile, ci ritroviamo invece con (quasi) un pugno di mosche in mano. Potevamo agguantare la Juventus sorprendentemente sconfitta ad Udine, potevamo mantenere i sei punti di distacco dalla seconda squadra di Milano che - guarda caso -  ha vinto col Catania dell'amico Walter, ma, come dicevo, al contrario non si è verificato nulla di tutto questo e conseguentemente abbiamo perso una grande occasione.

Sulle ali dell'entusiasmo della bellissima vittoria di Bologna, il Milan è partito a razzo sfiorando la rete dopo soli 30 secondi, con un micidiale missile terra-aria scagliato da fuori area dal Principe di Cachemire, con Rubinho a deviarlo prodigiosamente in angolo. Poi, per tutto il primo tempo, i rossoneri hanno praticamente dominato in lungo e in largo, pressando altissimi, con Ambro a recuperare quantità industriali di palloni e a far ripartire la filarmonica milanista condotta dai due magnifici direttori del nostro centrocampo, Beckham e Pirlo. In pratica, il Genoa rare volte è uscito dalla sua metà campo, asserragliato con almeno 10/11 in non più di 20, 25 metri davanti alla propria porta. Catenaccio puro, insomma. Difficile, difficilissimo, quindi, passare una simile coltre eretta da mister Gasperini. In più, al fianco di un sempre più strepitoso Pato, Ricky deve aver patito l'emozione di "tornare" nel suo stadio dopo le vicende dell'ultima settimana, spesso volendo strafare e sbagliando tutto o quasi. Solo un'occasione da palla inattiva, quindi, poteva sbloccare una simile situazione, così come è appunto avvenuto con la magistrale punizione di David verso lo scadere della prima frazione di giuoco. Da segnalare che, ancor prima, Pirlo aveva colpito l'incrocio dei pali con una punizione da distanza siderale, ripetendosi nel secondo tempo in una situazione praticamente identica.
Con l'avvio della ripresa, però, e sotto di 1 a 0, il Genoa ha cominciato a farsi sempre più baldanzoso e pericoloso, complice anche un evidente calo della nostra squadra per il grosso dispendio di energie profuso nel primo tempo. A questo punto, Carlo ha cercato di quadrare il centrocampo, inserendo Flamini al posto di Beckham e, a mio avviso commettendo l'errore che ci ha pregiudicato la vittoria finale, inserendo Ronaldinho per Pato. Intendiamoci, non certo per colpa di Ronaldinho che aveva bisogno di giocare anche solo uno scampolo di partita, non tanto per recuperare la sua forma fisica, quanto sotto il profilo psicologico. Piuttosto, mai sarebbe dovuto uscire Pato, l'unico ieri sera in grado di tenere (da solo) occupata e preoccupata la retroguardia genoana. Quando ho visto Dinho a bordo campo pronto per l'ingresso, infatti, ero certo che sarebbe uscito Clarence o, al massimo, proprio Ricky, come detto, decisamente improduttivo. Utilizzando Dinho come quarto di centrocampo a sinistra, magari si sarebbe rischiato ancora qualcosa in più, ma allo stesso tempo avremmo costretto i rossoblu a stare un po' più sulla difensiva ed avremmo ancora avuto qualche possibilità di mettere a segno il secondo e definitivo goal. Invece, utilizzato come centravanti, Dinho è stato praticamente nullo e, come se non bastasse, a nulla è poi servito mettere al centro della difesa Senderos per coprirsi ulteriormente sulla sinistra con l'accoppiata Favalli-Jankulovski. Il goal di Milito, infatti, è stato realizzato proprio grazie ad un traversone partito da quelle parti quando ormai i rossoneri non avevano a quel punto né il tempo, né la forza per riportarsi in avanti.

Ora diventa davvero dura. Perché se è vero che siamo soltanto alla seconda giornata di ritorno del campionato, rischiamo seriamente di arrivare al derby con un distacco ancora maggiore di quello odierno. Domenica, infatti, ci aspetterà a Roma una Lazio affamata proveniente da due sconfitte consecutive, mentre i neroazzurri dovranno abbattere gli zombi granata che ultimamente si aggirano sui nostri campi di calcio. Compito per loro piuttosto agevole, direi.

Cose che non resteranno/20

Nel calcio la fortuna conta moltissimo.
E' così che avranno pensato Ancelotti e Gasperini a fine gara, ovviamente con mimiche facciali opposte. Già, perché il Genoa riagguanta, a due minuti dalla fine, una partita che si sarebbe potuta chiudere sul tre a zero nel primo tempo, se il povero Pirlo non avesse centrato prima l'incrocio dei pali e poi la traversa. I quarantacinque minuti iniziali sono stati tra i migliori della stagione per i rossoneri, con un pressing asfissiante e delle ripartenze molto veloci. Il Genoa non stava capendo nulla, e lo strepitoso goal di Beckham aveva tagliato le gambe ai rossoblu. Poi, nella ripresa, il Milan era un po' calato e, pian piano, i ragazzi di Gasperini avevano iniziato a correre più dei rossoneri. Due superparate di Abbiati lasciavano ben sperare, ma quando l'aggancio alla Juve sembrava completato, ecco il goal di Milito. Troppo tardi per reagire. Un punto guadagnato sulla Juventus, altri due persi rispetto all'Inter. Non posso che difendere questo Milan, tornato da Dubai con altre gambe, altra testa, altro gioco. Eppure questo Mercoledì lascia un amaro in bocca che difficilmente sparirà nelle prossime giornate, a meno di clamorosi scivoloni nerazzurri o di una vittoria nel derby.

Le pagelle che non resteranno.
Abbiati - 7,5: strepitoso, se non fosse per lui avremmo rischiato di prendere altri due goals.
Zambrotta - 6: partita più che sufficiente, ma grave l'errore sul goal di Milito.
Maldini - 7,5: meravigliosa prestazione del Capitano, che sembra tornato quello di dieci anni fa - chissà che non rinnovi per un altro anno.
Favalli - 6: discreto, poche sbavature, qualche errore da terzino.
Jankulovski - 5,5: oggi non riesce a brillare come nelle ultime partite.
Pirlo - 7: sta prepotentemente tornando ai suoi livelli migliori, sfortunatissimo sulle due clamorose traverse.
Ambrosini - 6: ruggisce come un leone, ma rischia troppe volte il rosso.
Beckham - 7,5: migliora ad ogni partita, segna un altro goal pazzesco su punizione angolata, si sacrifica per la squadra.
Seedorf - 6: match votato alla fase difensiva, come negli ultimi tempi.
Kakà - 5: qualche accelerazione, ma non riesce veramente ad entrare in partita.
Pato - 6,5: delizia il pubblico con giocate raffinate, è inarrestabile quando parte, purtroppo non riesce a segnare.
Flamini - 6: tanta abnegazione in pochi minuti.
Senderos - 4: gioca la sua peggior partita da quando è al Milan, il che è tutto dire.
Ronaldinho - sv.

Nota/1.
Deprimersi per un pareggio, a fronte della vittoria nerazzurra, è ridicolo. Ci sono ancora diciassette partite da giocare e verrà il momento in cui l'Inter faticherà. Il traguardo provvisorio, per i rossoneri, è quello di disputare un girone di ritorno migliore di quello di andata. Per ora, quattro punti al posto di zero. Continuiamo così. E non dimentichiamoci che, qualora non dovessimo vincere lo Scudetto, il Milan di quest'anno è comunque molto migliorato rispetto a quello degli ultimi due anni. Il futuro, pertanto, sembra decisamente più roseo.
Nota/2.
Bordate di fischi in occasione dei cambi. Due tifosi che contestano Ancelotti. C'è qualcosa che non va. Ora, capisco che l'ingresso di Flamini e Senderos non abbia apportato quei miglioramenti che i cambi dovrebbero portare, ma chi, del resto, avrebbe potuto inserire Ancelotti? Inzaghi? Shevchenko? Capisco, poi, che la sostituzione Ronaldinho-Pato abbia infastidito, e non poco, qualche tifoso. E' vero, Pato fino a quel momento stava giocando benissimo. So però anche che Carletto le partite le vuole e la sa vincere, e che quindi quel cambio sia stato a lungo meditato e ponderato. E lo difendo. Del resto, il goal di Milito è stato frutto di un errore difensivo. Zambrotta non ha fatto la diagonale. Se quel cross per l'argentino fosse stato tre centimetri più basso, qualcuno avrebbe spazzato via il pallone e probabilmente oggi staremmo gongolandoci per il secondo posto raggiunto. Insomma, prima di colpevolizzare l'allenatore, non dimentichiamoci che spesso il calcio è fatto di caso, di fortuna, di episodi, di centimetri.

mercoledì 28 gennaio 2009

E quando se ne va?!

Leccatevi i baffi...

Cambio di rotta

Ho deciso di non presentare più le partite. Motivazioni.
i) Non è veramente da MilanFootballHall, è più da blog del bar sport;
ii) Non offrono mai un vero spunto di discussione o di riflessione - infatti nessuno inserisce mai dei commenti;
iii) Le informazioni che vi fornisco le potete reperire facilmente su qualunque sito internet, in televisione, sui giornali, alla radio;
iv) Non mi piace "presentare" le partite;
v) Si sbaglia sempre formazione, in qualche modo.

lunedì 26 gennaio 2009

"Ma non è proprio semplice cachemire, è il cachemire della qualità migliore: quello misto a seta"

David Beckham nella descrizione estasiata di Carlo Pellegatti dopo aver visto questo.
Anzi, no, a dir il vero lo ha descritto così quando David ha sfoderato il suo OTTAVO millimetrico lancio DI FILA di 60/70 metri...

Cose che non resteranno/19

Il futuro sembra più roseo. Il Milan asfalta il Bologna in una partita che si sarebbe tranquillamente potuta concludere per uno a nove e mostra i muscoli alle proprie avversarie dirette, entrambi vincitrici di misura. Se i distacchi sono immutati, non posso non pensare che - avendo visto tutte e tre le partite - in questo periodo è il Milan a giocare il miglior calcio. Meraviglioso, in particolare, il commento di Aldo Serena al termine di Inter-Sampdoria: "questa squadra non può certo pensare di vincere la Champions League". Torniamo al Milan. Un Milan che, appunto, demolisce il Bologna dopo essere andato in svantaggio causa rigore inesistente. Ieri però nessuno sarebbe stato in grado di fermare i rossoneri, autori di una di quelle prestazioni dei vecchi tempi in cui tutto è andato alla perfezione. Speriamo non sia stato un pomeriggio particolare, ma che diventi la norma.

Le pagelle che non resteranno.
Abbiati - 7: salva il risultato in diverse occasioni, confermando lo strepitoso stato di forma della settimana precedente.
Zambrotta - 6: davanti a lui c'é Principe di Cachemire (o Kashmir) Beckham che corre per due, pertanto può riposarsi un po' più del solito.
Senderos - 5,5: partita discreta, con qualche disattenzione ogni tanto.
Maldini - 6: alterna giocate da Capitano a piccole sbavature.
Favalli - 5,5: tocca pochissimi palloni, quasi impalpabile.
Pirlo - 6: in netta crescita dal punto di vista fisico, seppur la partita non gli richieda eccessivi sforzi.
Ambrosini - 6,5: baluardo di centrocampo, recupera decine di palloni fondamentali.
Beckham - 7,5: otto traccianti pazzeschi, corsa e abnegazione neanche fosse uno della Primavera, assist a Pato e goal pazzesco - altro da dire?
Seedorf - 6,5: segna, lavora molti palloni e corre come non correva da diverso tempo.
Kakà - 8: segna uno dei goals più belli della sua carriera confermandosi il miglior calciatore su questo pianeta.
Pato - 6,5: il prossimo calciatore più forte del pianeta oggi non va in goal, ma nel primo tempo è delizioso.
Ronaldinho - sv
Antonini - sv
Inzaghi - sv

Note. "Beckham è un'altra figurina, un'operazione di marketing". Chissà se qualcuno sarà in grado di cospargersi il capo di cenere. Emerson è in partenza per Portsmouth, forse a causa dell'intervista nefasta rilasciata ad AS. Panucci ha chiesto alla Roma di essere ceduto, sembra ci sia già un accordo per portarlo al Milan gratuitamente.

sabato 24 gennaio 2009

Bologna - Milan, Stadio Dall'Ara, 25 Gennaio 2009

Ecco la probabile formazione di domani:

Abbiati - Antonini, Senderos, Maldini, Zambrotta - Pirlo, Beckham, Ambrosini - Seedorf, Kakà - Pato
Dida, Favalli, Darmian, Flamini, Ronaldinho, Shevchenko, Inzaghi


In tribuna: Donnarumma, Cardacio
Indisponibili: Kalac, Nesta, Bonera, Kaladze, Jankulovski, Emerson, Gattuso, Borriello

Nota: trasferta cruciale per il Milan a Bologna, contro una squadra che non perde da quasi dieci partite e che ha appena battuto il Catania in trasferta. Purtroppo Bonera non ha ancora del tutto recuperato, e quindi scelte quasi obbligate per Ancelotti. Spazio a Senderos e Antonini in difesa e probabile esclusione di Ronaldinho, sottotono nelle ultime due settimane. In casa Milan tiene poi banco la questione Emerson, sotto accusa per un'intervista al quotidiano spagnolo AS e non convocato dal mister. Scelta tecnica? Punizione? Chissà. Certo è che già si parla di una fuga del giocatore al Portsmouth. Staremo a vedere.
Nota/2: il Bologna che affronteremo non è quello dell'andata. E' una squadra solida, che difende e picchia duro nella migliore tradizione interista-mihajloviciana. I nostri verranno soffocati ad ogni tentativo di ripartenza, pertanto sarà necessario cercare di segnare il prima possibile. Eppoi c'é una grossa possibilità di avvicinarsi ulteriormente all'Inter, che giocherà senza Ibrahimovic, e di creare il vuoto verso il basso. Insomma, Domenica importante.

venerdì 23 gennaio 2009

La serietà in redazione

Ne ha parlato il Corriere della Sera, ne ha parlato La Repubblica, ne ha parlato La Stampa, ne ha parlato il Corriere dello Sport, ne ha parlato Tuttosport. Indovinate, dopo due giorni, su quale giornale non vi è ancora notizia dell'accaduto?
Update. Tanto tanto spazio invece alla ridicola notizia di un prossimo trasferimento di Kakà al Real Madrid, peraltro categoricamente smentita da Berlusconi in mattinata al Quotidiano Nazionale. Ovviamente della smentita - comparsa a caratteri cubitali su ogni altro quotidiano - non vi è traccia.

La peggiore razza

Quella dei giornalisti.

Cose da Milan/2

Grande David.

Rassegna stampa

Dato il mio smisurato ottimismo, non posso che segnalarvi questo e questo.

Cose da Milan/1

Dopo Ricky, Cristiano.

giovedì 22 gennaio 2009

La Stampa, bellezza

Eccolo, un vero onesto.

Pensieri teutonici

Visto il primo tempo e metà della ripresa (fortunatamente tutti e tre i goals).
Sembriamo in ottima forma. In particolare, il goal del pareggio mi ha ricordato un'azione di qualche anno fa. Dida strepitoso. Thiago Silva mi piace. Beckham speriamo che resti. A voi i giudizi sugli altri.

mercoledì 21 gennaio 2009

Buone notizie teutoniche

Stasera si rivedrà Bonera. Emerson, che sembra guarito, pure. Kaladze non deve operarsi. Domani Nesta sarà a Milanello per l'allenamento.

La rabbia e il gorgoglio

Chi, se non lui?

Cose teutoniche

Nel caos assordante di questi giorni ci siamo dimenticati di aver rosicchiato tre punti all'Inter. E ci siamo anche dimenticati che stasera il Milan giocherà ad Hannover per un'amichevole. Diretta su Mediaset Premium ed esordio in rossonero per Thiago Silva. Probabile esordio anche per il colombiano Hurtado, in prova per qualche settimana.

martedì 20 gennaio 2009

Sì, sì, aspetta e spera...

So che non è bello, però me la sto ridendo di gusto su come si sono scatenati i giornali inglesi dopo che l'affare Kakà è saltato, parlando di vera e propria "umiliazione" subita dal Manchester City. Pare addirittura che Robinho, poverino, si sia infuriato per il mancato arrivo di Ricky.
In più, naturalmente, dalla Spagna non hanno perso tempo nello "spiegare" che tutto ciò non è altro che il preludio del passaggio di Kakà al Real a giugno. Sì, proprio così.
Ancora dalla rosea, potete leggere il tutto qui.

Stranamente

Ancora un buon articolo della rosea, con a mio modo di vedere una più che verosimile ricostruzione di come sono andate le cose. Potete leggerlo qui.

Se non è amore questo

Domanda da 134 milioni di Euro: se alla "seconda squadra di Milano™" fosse stata offerta la stessa cifra per Ibra o se la stessa offerta fosse stata fatta per QUALUNQUE altro giocatore AL MONDO, credete che si sarebbe verificato questo?

Milanista, non tifoso di calcio

Nel 1994 mi fu regalato un meraviglioso libro intitolato Diavolo di un Milan. Ero già milanista da diversi anni, ma quel piccolo testo scritto in una prosa molto semplice mi fece commuovere a tal punto da capire che il Milan, il mio Milan, andava ben oltre ad essere una semplice squadra di calcio. C'era qualcosa di più sotto. Forse ero troppo giovane per capire fino in fondo cosa mi stesse accadendo, ma le lacrime versate durante le finali di Coppa dei Campioni contro Marsiglia e Barcellona - per motivi opposti, a dire il vero - mi avevano indotto a riflettere sulla strana sensazione che quei colori mi davano. In fondo, non ero un fanatico di calcio, non avevo il Subbuteo, non collezionavo le figurine, non giocavo a calcetto. Eppure, ero innamorato (non sto usando un termine a caso) del Milan. Vedevo gli altri tifosi, pronti a fischiare i loro beniamini appena qualcosa andava storto. E non capivo. Vedevo gli altri tifosi, pronti a rinunciare ai propri campioni appena c'era da fare un affare. E non capivo.
Negli anni, ho capito. E ieri sera, alle 22.47, ho avuto una nuova conferma del mio amore per il Milan. Intervenendo in diretta al Processo di Biscardi - che per puro culo avevo acceso per la seconda volta in tutta la mia vita, il Presidente annuncia "Kakà rimane al Milan". Resto con gli occhi sgranati, poi salto sulla sedia abbracciando virtualmente Tiziano Crudeli e Gianni Solaroli. Solo venticinque minuti prima Milan Channel aveva parlato di un accordo chiuso con il Manchester City. Che aveva rialzato l'offerta a centotrentaquattro milioni di euro e mezzo al Milan e a diciannove annui al giocatore. Eppure, sentivo che mancava ancora qualcosa. L'avevo scritto altrove. Kakà non può andarsene così, in una qualunque notte fredda di Gennaio. Le storie d'amore non si chiudono in questo modo banale. Non potevo credere che il cuore del Milan si fosse bloccato davanti all'offerta del City. Che per Kakà quei colori non avessero significato. Che Berlusconi avrebbe rischiato una sommossa e una perdita d'immagine senza fare nulla.
Ieri sera abbiamo avuto una testimonianza di ciò che questa squadra rappresenta per i propri tifosi, per il calcio, per la vita. E' una storia commovente - benché possa sembrare sciocco parlare di commozione quando si parla di calcio, ma col Milan non è così - e dobbiamo gustarcela fino in fondo. Grazie a tutti quanti. E forza Milan!

lunedì 19 gennaio 2009

Resta

Berlusconi ha telefonato in diretta al Processo di Biscardi. Kakà resta!

Previsioni

Temo che Kakà verrà ceduto. Il motivo? La presenza di Galliani all'incontro con Bosco Leite e Gary Cook. Ha incontrato Berlusconi e poi si è presentato al summit, originariamente a due e poi diventato a tre. Se non ci fossero i margini di una trattativa da parte del Milan non l'avrebbe certo fatto. E dato che ormai si è capito che Kakà è confusissimo (continua a piangere), credo che si possa accettare di buon grado il fatto che il Milan abbia deciso di farlo corteggiare dai Citizens. Che, dopo aver preso Wayne Bridge e Craig Bellamy, hanno acquistato per circa venti milioni di euro (più o meno il costo di Ronaldinho, Ibrahimovic o Henry) il fenomenale centrocampista difensivo Nigel de Jong dall'Amburgo.
Update. Kakà si sarebbe affacciato dalla finestra tenendo stretta in pugno la maglia del Milan. Comunque vada la vicenda, la squadra per cui tifiamo è degna di un capitolo del libro Cuore.
Update/2. Sia chiaro che mi auguro che le previsioni siano ricordate come stronzate dai miei detrattori.
Update/3. I media inglesi parlano di "cosa fatta".

Update

Ormai dovremmo praticamente esserci: dopo due ore di colloquio, infatti, è finito da poco l'incontro tra Galliani e il padre di Kakà. Per via di fonti riservatissime, io so quello che si sono detti e come sono andate le cose, ma non posso qui rivelarlo...
Ci siete cascati, eh? Ahahah...
OK, per una volta la smetto di fare il cretino e cerco di essere un minimo più serio. Ma la realtà è che, neanche a dirlo, sono n-e-r-v-o-s-i-s-s-i-m-o. Sì, è vero che la ragione mi dice di stare tranquillo, che se è stato lui a volersene andare per un ingaggio più alto allora pazienza e tutto il resto. Ma il cuore batte forte lo stesso, ve lo posso assicurare.
Non oso neanche immaginare un Milan senza Kakà.
Non può essere.
Non esiste.

Intanto, da quel poco che sono riuscito a leggere al volo questo pomeriggio, pare che le indicazioni abbiano dato una inversione di tendenza e che, con l'evolversi della situazione, si siano notevolmente abbassate le probabilità che Ricky ci lasci. Lo confermerebbero, ad esempio, i bookmakers inglesi che, dopo aver quotato in questi giorni la sua partenza quasi il doppio contro la sua permanenza al Milan, hanno assestato le percentuali delle due possibilità su 50 e 50.
Un'altra "speranza" ce l'avrebbe data nel primo pomeriggio di oggi il CT Marcello Lippi, dettosi convinto - non si sa perché, ma il suo parere conterà pur qualcosa, no? - che alla fine Kakà rimarrà al Milan.
Mah...
Comunque vadano le cose, sarà ben difficile dimenticare questi cinque giorni.

Crisi

Se Preziosi non vende Milito per cinquanta milioni di euro, cifra con cui potrebbe trasformare il Genoa in una seria concorrente per il quarto posto, perché Berlusconi (un po' più ricco del giocattolaio) dovrebbe privarsi di Kakà per soli centoventi milioni di euro?

Rinforzi/1

Eccolo, il primo acquisto dello squadrone in cui dovrebbe giocare Kakà. Con uno così, che ha segnato mediamente sette goal a stagione negli ultimi quattro anni, chi potrà più fermarli?

Uno spiraglio di luce

Non sarà vero al 100%, ma di certo è la cosa più verosimile che ho letto nel mare di stupidaggini in questi giorni. Leggete qui.

Dunque, i conti cominciano a tornare e ora anche le dichiarazioni di Berlusconi prima e di Galliani poi acquistano un senso compiuto. Non poteva essere, infatti, che nel giro di 24 ore si fossero tutti bevuti il cervello.
Anzi, dirò di più. Se le cose dovessero stare così come descritto nell'articolo della rosa, allora non ci penserei su due volte e al posto della dirigenza non farei neanche avvicinare in sede il caro ingegner Bosco. Ma stiamo scherzando? Io capisco tutto, sono stato il primo a dire pochi giorni fa che avrei immediatamente smesso di tifare Milan se avessero soltanto preso in considerazione l'idea di cedere Kakà, ma davanti ad una nuova richiesta di aumento dello stipendio poiché stimolati dalle avances del City, quando l'ultimo rinnovo è avvenuto sei mesi fa e con tutti i soldi che attualmente prende il buon Ricky, beh, allora questo cambia completamente le cose. E, intendiamoci, so di essere particolarmente drastico in certi giudizi, ma in questo caso reputo non meno "colpevole" Ricky del padre. Perché va bene la famiglia, va bene il rispetto, va bene tutto, però se mio padre esce di cocomero e vuole interferire nelle decisioni della MIA vita volendomi convincere a prendere una strada che io NON voglio prendere, beh, tanti saluti, caro papà. Ma non ho capito, in campo ci scendo io o ci vai tu? Ma perché dovrei andare a vivere in una città che è dieci volte più brutta di Milano? Solo per soldi? Ma perché, NOVE MILIONI DI EURO ALL'ANNO non bastano e tutti i soldi che attualmente ci guadagni pure tu, caro babbo?
E' vero che Ricky non vuole lasciare il Milan così come del resto non si può non credergli viste le dichiarazioni di amore "eterno" di mercoledì scorso? Benissimo. Avrebbe dovuto dirlo e ribadirlo ancora una volta e mettere un bel bavaglio al padre, perché non può non esserci un limite alla decenza.
Allora sì che ha ragione Galliani quando parla di considerazione del particolare momento economico che tutto il mondo sta vivendo. E anche il discorso sulla gestione della società è ora  molto, ma molto più chiaro, perché è ovvio che gli altri giocatori nel vedere che si accetta un rinnovo contrattuale ogni sei mesi pur se richiesto dal loro collega più forte, beh, perché dovrebbero rinunciare a bussare alle casse della dirigenza anche loro?

Certo, è stata molto utile e simpatica l'intervista a Giorgio Armani di ieri per meglio comprendere come sia l'intero sistema delle cose attualmente pompato oltre ogni limite. Perché senza cadere in falsi moralismi, se un attore guadagna milioni per un solo film, oppure, come osservava il nostro stilista, un fotografo arriva a guadagnare 450.000 Euro per una sola giornata di lavoro, non ci si può poi stupire di tutto il resto. Certo - proseguiva ridendo sempre Armani - a questo punto, per via di questo sistema così "corrotto", se fossi in Galliani venderei tutto il Milan. Perché senso ha poi cedere uno dei maggiori simboli di questa squadra?

Va bene, battute a parte, ora mi aspetto solo una cosa: una bella litigata di quelle "dure" da parte di Ricky nei confronti del padre ed una solenne dichiarazione in mondovisione: "Chiedo scusa a tutti per il mio silenzio di questi giorni. Diciamo che ci sono state delle 'piccole' differenze di opinioni in famiglia, ma ora tutto è stato sistemato. Ribadisco quanto da me stesso dichiarato solo pochi giorni fa: sono e sarò sempre milanista, perché sono felice nonché onorato di essere nel miglior club del mondo, che finora mi ha già dato tutto quello che ho chiesto e del quale ambisco a diventarne in futuro il capitano. Forza Milan".
Poi, potrebbe anche aggiungere che non sarebbe certo stato un cagone pieno di soldi a fargli cambiare idea, ma si sa che non si può avere tutto.
Vai, Ricky.

Alle vongole

Ah beh, allora è tutto più chiaro.

Scenari invernali

Il pareggio della Juventus contro la Lazio ha una valenza positiva per il Milan di cui nessuno osa parlare. Se la Juventus avesse vinto, infatti, si sarebbe prepotentemente avvicinata all'Inter mantenendo cinque punti di distacco dal Milan. Nulla di insormontabile, ma tanti. Soprattutto dal punto di vista psicologico. Tre punti, invece, non sono niente. Soprattutto visto che i bianconeri dovranno affrontare la Fiorentina e l'Udinese, mentre noi sfideremo Bologna e Genoa. L'Inter, per come la vedo io, è in caduta libera. Stanno emergendo tutte le lacune di una squadra che quest'anno ha trovato delle rivali vere e ha perso quell'autostima di cui godeva nelle due precedenti stagioni. E' probabile che torni presto alla vittoria, ma l'umiliazione di Bergamo si farà sentire.

Il calendario dei prossimi due mesi di Inter, Juventus e Milan.
Inter - Roma (Coppa Italia)
Bologna - Milan, Inter - Sampdoria, Juventus - Fiorentina
Milan - Genoa, Catania - Inter, Udinese - Juventus
Juventus - Napoli (Coppa Italia)
Lazio - Milan, Inter - Torino, Juventus - Cagliari
Milan - Reggina, Lecce - Inter, Catania - Juventus
Inter - Milan, Juventus - Sampdoria
Werder Brema - Milan
Milan - Cagliari, Bologna - Inter, Palermo - Juventus
Milan - Werder Brema, Inter - Manchester United, Chelsea - Juventus
Sampdoria - Milan, Inter - Roma, Juventus - Napoli
Milan - Atalanta, Genoa - Inter, Torino - Juventus
Eventuale andata dei sedicesimi di Coppa UEFA, Manchester United - Inter, Juventus - Chelsea
Siena - Milan, Inter - Fiorentina, Juventus - Bologna

Fate voi i calcoli. Personalmente credo che si possa arrivare al derby con qualche punto rosicchiato in più. Soprattutto sulla Juventus.

Siamo alla farsa

Leggete qui.
Secondo quanto riportato dal giornale rosa, quindi, a montare il tutto sarebbe stato Silvio Berlusconi per "avere un positivo ritorno di immagine una volta che il trasferimento non si fosse concretizzato e che Kakà fosse così rimasto a San Siro, visto che il primo a parlare di un'offerta di 110 milioni di Euro è stato proprio il sito della società rossonera".
Infatti, un "anonimo" (l'uomo mascherato?) consigliere dello sceicco proprietario del City ha spiegato da Abu Dhabi che "le cifre riportate dalla stampa (ma anche dal sito del Milan allora? ndMFH) sono del tutto infondate e che, in realtà, l'offerta per Kakà sarebbe intorno ai 55 milioni di Euro".
Bella questa.

Rewind. Un'ottima osservazione sull'intera vicenda l'ha fatta ieri dagli studi di Mediaset Premium Arrigo Sacchi. Se la cessione di Ricky dovesse avvenire per i motivi in qualche modo avanzati o lasciati intendere da Adriano Galliani, quali il ripianare la situazione finanziaria della società, il meglio gestire i costi di gestione e l'attuale crisi economica mondiale (ma anche la fame nel mondo, potrei aggiungere io), l'uomo di Fusignano ha appunto osservato che non avrebbe senso per il Milan andare poi in giro per l'Europa ad investire i soldi della cessione di Kakà per acquistare altri giocatori, così come si sono dilettati ad ipotizzare i quotidiani in questi giorni. Grande Arrigo.
E, infatti, sempre secondo quanto riportato dall'articolo della Gazzetta, si legge che ora sarebbe addirittura la Premier League a rimetterci con la cessione di Ricky, poiché il Milan con i soldi incassati volerebbe in Inghilterra a fare razzia dei pezzi più pregiati del campionato inglese. E non solo: l'operazione spingerebbe la nostra società a fare uno sforzo in più per trattenere Backham oltre il prestito concordato, mentre le solite fonti ben informate italiane parlano di un possibile interessamento dei rossoneri per Gigi Buffon, che come notizia "fresca" di almeno due anni fa sempre il suo bell'effetto.

Intanto, continua la latitanza di Ricky che ha pensato bene di non presentarsi alla sfilata di Armani, dove era stato annunciato nel pomeriggio di ieri. Ovvio.

Un'ultima considerazione da un centesimo. Sarà una montatura del nostro diabolico presidente, sarà l'improvvisa presa di coscienza di Galliani sui problemi economici dell'universo oppure la considerazione da parte del clan Kakà che l'attuale ingaggio non basta per far vivere di rendita anche i nipoti dei loro nipoti, mi chiedo e vi chiedo umilmente: ma con la Juventus che ha pareggiato ieri a Roma, la comica ridicolizzazione subita dai "primi della classe" a Bergamo e, di conseguenza, in piena lotta scudetto, è possibile spararsi nei coglioni così?

Infine, fonti non meglio identificate ci informano che il Milan, nelle persone di Ariedo Braida e Adriano Galliani, si starebbe muovendo anche per investire il ricavato della possibile cessione di Kakà nell'ingaggio di Qui, uno dei più giovani talenti in circolazione. Atteso in questi giorni nella sede di via Turati per discutere i dettagli dell'operazione lo zio-procuratore Paperino. Pare, però, che come clausola per portare in porto l'affare ci sia da ingaggiare unitamente anche i fratellini Quo e Qua.
To be continued...

domenica 18 gennaio 2009

Meno sei

Crollo importantissimo dell'Inter, che dopo la scialba prestazione contro il Cagliari viene demolito da Doni e Floccari. A questo punto ci si può credere, anche perché la Juventus deve incontrare Lazio, Fiorentina ed Udinese in dieci giorni e potrebbe rallentare. E Kakà deve restare.

Alè

Altra notizia, tanto per incasinare le acque.

Eccola, ci mancava

La stronzata della giornata.

Qualche precisazione sul caso-Kakà

Non possiamo parlare di ciò che non sappiamo (Kakà ha pianto veramente? Il Milan vuole venderlo? E' il giocatore ad essere ammaliato dalle sterline?), ma possiamo legittimamente analizzare ciò che abbiamo visto. E io, a San Siro, ieri sera ho visto tante cose che non mi sono piaciute. Più specificamente, gli striscioni contro la società. Volgari, offensivi, violenti. Quasi a voler dimenticare cosa ha fatto questa società per i propri tifosi.
Una cosa di cui nessuno parla. La società ha il diritto di fare ciò che vuole. Del resto, i soldi mica li mettono i tifosi. I quali, se non sono d'accordo con le politiche societarie, possono benissimo prendere e smettere di andare allo stadio. Buttare i decoder. Cancellare i propri abbonamenti a Sky o a Mediaset Premium. Ma il solito clima italiano "attenti che facciamo un casino" che si è respirato ieri sera non fa bene al calcio. Non fa bene al paese.

Cose che non resteranno/18

Termina così il girone di andata del Milan. Trentasette punti. Molto molto meglio degli ultimi due anni. Un po' di rammarico soprattutto per quelli persi col Bologna (tre), col Genoa (uno), col Lecce (due), col Torino (due), col Palermo (uno), con la Roma (due). Ci rifaremo, ne sono sicuro. Ad ogni modo, vittoria preziosissima contro una favolosa Fiorentina in una serata in cui il Milan ha giocato divinamente i primi dieci minuti e poi, salvo qualche attacco sporadico, malissimo i restanti ottanta. Perennemente schiacciati dai viola, il cui assalto a Fort Apache non aveva soluzione di continuità. Fortunatamente la difesa è stata impeccabile e i tre punti sono arrivati, ma oggi l'assenza totale del centrocampo si è fatta notevolmente sentire. Ridicola l'espulsione di Jankulovski. Meno male che Rosetti è appena stato votato miglior arbitro del 2008.
Le pagelle che non resteranno.
Abbiati - 7: salva il risultato con un paio di parate pazzesche ed altri interventi decisivi.
Zambrotta - 7,5: migliore in campo per il Milan, sembra quello del Mondiale di Germania.
Favalli - 6,5: preciso, disciplinato, non commette mai sbavature.
Maldini - 7: prova sontuosa del Capitano, corredata da tre colpi di tacco dei bei tempi.
Jankulovski - 7: spinge e difende come mai prima d'ora, sembra rinato.
Pirlo - 6: tiene in piedi un reparto da solo.
Ambrosini - 5,5: nervoso, non è in giornata.
Beckham - 6,5: sbaglia pochissimo, si sacrifica costantemente.
Seedorf - 5: completamente fuori partita.
Kakà - 5,5: abbastanza statico, ci prova in ogni modo ma è chiaro che stasera le gambe pesano.
Pato - 7: il prossimo Pallone d'Oro è, come al solito, di proprietà del Milan.
Senderos - 6: l'iceberg biondo, come lo chiama Pellegatti, gioca e anche bene.
Flamini - 6: pochi minuti ma tanto impegno.
Ronaldinho - sv.

Re Riccardo Artù e i cavalieri della tavola rossonera

Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore e desiderio di beni materiali.
Già, era questo uno dei sacri comandamenti del codice comportamentale dei cavalieri della tavola rotonda. Re Riccardo Artù lo sapeva bene, tant'è che proprio per amore - quello eterno marchiato a fuoco che ti colpisce soltanto una volta nella vita - aveva più volte pubblicamente dichiarato che mai avrebbe tradito i suoi valorosi cavalieri. Al loro fianco, infatti, aveva combattuto ogni sorta di tenzone, guidandoli alla vittoria nei più importanti tornei ai quattro angoli del mondo. E tutti ma proprio tutti si erano inchinati di fronte alla loro magnificenza, alla loro sublime arte di coniugare in battaglia la bellezza della loro divina tecnica alla letale efficacia dei loro affondi.
Artù era stato incoronato come il più forte cavaliere senza macchia della Terra e intorno alla tavola rotonda si era creata un'aura magica fatta di senso di appartenenza e di valori d'altri tempi che tutti i regni rivali mossi soltanto da arrogante cupidigia invidiavano.

Così, un brutto giorno dal lontano Oriente arrivò un malvagio sceicco che voleva convincere Riccardo Artù a tradire i suoi cavalieri e ad unirsi al suo insignificante esercito, mettendo sulla tavola rossonera un'oscena quantità di monete d'oro. Il re vacillò e con lui tutti i cavalieri furono scossi dal solo pensiero che potessero perderlo. Come era mai potuto accadere?
Colui che cercava di guidare Artù nelle sue azioni tramite la saggezza del fratello maggiore, il mago Silvio Merlino, tentò allora di spiegare la situazione: "A tutti noi dispiacerebbe che Artù ci lasciasse, ma è anche comprensibile che lui ci pensi: con tutti i miei incantesimi non riuscirei comunque a far comparire tutto quel fiume di monete d'oro per trattenerlo. E se anche potessi - ma soprattutto volessi - dovrei poi far comparire tanti altri fiumi di monete quanti sono gli altri cavalieri e questo non è possibile. Sta a lui decidere". Chiaro come il sole, quindi.
Allora Artù era stato davvero tentato ed era per questo che tutto ad un tratto era invecchiato e si era chiuso nelle sue regali stanze, non volendo più parlare con nessuno?

Nel frattempo, come sempre accadeva, la perfida Stampa Morgana aveva diramato ad arte la sua spazzatura maleodorante, fatta di menzogne, smentite e contro-smentite, contribuendo così a generare ulteriormente il caos al quale da sempre ambiva. Ma questo caos era tutta opera della strega?
Questa volta no, perché la Società Ginevra, moglie di Artù, per voce del suo amministratore, il frate Adriano,  dichiarò che in realtà anche l'intera tavola rossonera aveva preso in considerazione l'offerta dello sceicco, vaneggiando discorsi sulla crisi dell'economia mondiale (del tempo), sui bilanci del regno e sul fatto che questo dovesse autofinanziarsi, senza ricorrere agli incantesimi di Silvio Merlino. Allorché, alcune considerazioni emersero spontanee:

1) ma Silvio Merlino non aveva poco prima dichiarato che la decisione dipendeva solo da Riccardo Artù? Quale ciuffolo c'entrava la crisi mondiale?
2) quando la Società Ginevra al matrimonio con Artù - e ai suoi successivi "rinnovi" - portò in dote un bel fiume di monete d'oro, non grande come quello offerto dallo sceicco, ma sempre un BEL fiume, aveva deciso di versargli una parte di quel fiume ogni anno, giusto? OK, ma allora non aveva considerato la problematica dell'autofinanziamento?
3) il discorso era forse legato agli elevati costi di gestione che l'intera tavola rossonera esigeva ogni anno? E che c'entrava Artù? Ma perché, allora, si era imbarcata giusto pochi mesi prima nel far arrivare alla tavola rossonera il costosissimo cavaliere Dinho Lancelot e, addirittura, il clamoroso ritorno di sir Andryi Tristano?
4) la Società Ginevra non aveva pensato che lasciando andare via Artù avrebbe tradito non soltanto i suoi più strenui sostenitori, ma anche la sua STORIA?
5) non solo, non aveva pensato che anche dal punto di vista economico, il fatto che non ci fosse più Artù in testa alla tavola avrebbe infranto l'incantesimo e tanti suoi finanziatori (leggi sponsor) vecchi ma soprattutto nuovi avrebbero potuto girare lei le spalle?

Chi aveva tradito chi, quindi? Il mistero (ma neanche tanto) si infittiva.
Artù, intanto, obbligato a mostrarsi in pubblico per partecipare ad una (ultima?) tenzone al fianco dei suoi valorosi cavalieri, senza parlare, aveva comunque ricambiato l'affetto mostratogli dai suoi sostenitori assiepati ai bordi del campo di battaglia portandosi la mano sul cuore, in segno di amore nei loro confronti. Ma Artù aveva dimenticato il suo sacro comandamento: mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore e desiderio di beni materiali. Già, Artù, dove avevi smarrito la tua fede? Chi era il tuo dio? Dov'era il tuo Graal?

Gli altri cavalieri, poi, ad uno ad uno andarono ad abbracciare il loro re, quando all'improvviso, proveniente dall'eremitaggio dorato dove era relegato nel regno delle Americhe, irruppe sul campo di battaglia sir David Percival. Questi, porgendo ad Artù il sacro calice che recava con sé, spiegò alla folla: "Sono sicuro che re Riccardo resterà qui sul suo trono rossonero e non andrà su quello che gli offre lo sceicco. Credo che sia solo una questione di speculazione tra regni e che per lui non sia solo una questione di soldi, ma piuttosto di continuare a combattere a capo del regno più forte del mondo con i cavalieri più forti del mondo".

End of story.

sabato 17 gennaio 2009

Milan - Fiorentina, Stadio Meazza, 17 Gennaio 2009

Ecco la probabile formazione per stasera:

Abbiati - Zambrotta, Favalli, Maldini, Jankulovski - Ambrosini, Pirlo, Beckham, Seedorf - Kakà, Pato
Dida, Senderos, Antonini, Flamini, Ronaldinho, Shevchenko, Inzaghi

In tribuna:
Indisponibili: Kalac, Bonera, Nesta, Kaladze, Gattuso, Emerson, Cardacio, Viudez

Nota: la sfida di questa sera passa completamente in secondo piano negli umori dei tifosi milanisti. La vicenda-Kakà sta infiammando le ultime ore, e credo saranno in pochi allo stadio o davanti alla televisione a concentrarsi sul match. Ad ogni modo, Ancelotti ha convocato diciotto giocatori, e sembra che le sue scelte saranno obbligate. L'unico dubbio, in tal senso, sarà l'impiego di Ronaldinho, in ballottaggio con Seedorf per un posto da titolare.
Nota/2: la Fiorentina che affrontiamo sarà priva di Frey, Mutu, Osvaldo, Jorgensen. E di Pazzini, appena venduto. Insomma, se noi siamo pieni di infortunati loro non se la passano di certo bene. Motivo in più per cercare di batterli, in una giornata che vedrà Inter e Juventus impegnate sui difficili campi di Bergamo e Roma. La Fiorentina è in un periodo nero, Domenica scorsa è stata battuta dal Lecce in casa, ma a San Siro verrà per fare punti. E Gilardino cercherà in tutti i modi di segnare. Insomma, stiamo attenti.

Domanda

Otto milioni di euro l'anno in più valgono la pena di lasciare la migliore squadra del mondo?

Questo matrimonio (non) s'avrebbe da fare

Ricapitoliamo. Nel corso della settimana, Kakà ha dichiarato di voler invecchiare nel Milan, poi il Manchester City ha presentato un'offerta da centoventi milioni di euro più quindici netti a stagione al giocatore, poi Ancelotti ha detto che il Milan può giocare anche senza Kakà, poi Berlusconi ha detto che sarà difficile convincere Kakà a restare data l'offerta economica dei Citizens. Insomma, se Lunedì scorso nessuno si poteva anche lontanamente immaginare un Milan privo della sua stella, oggi siamo tutti a bocca spalancata ad incrociare le dita sperando che il nostro beniamino non se ne vada.
Eppure, mai come oggi il caro Kakà sembra destinato ad un addio. Francamente, ai tempi dei dispettucci Calderon-Galliani, a me era sembrato impossibile che il brasiliano potesse accettare di volare a Madrid. Cosa che infatti non accadde. Questa volta, però, è diverso. Il Milan nicchia, fa finta di niente, e le poche dichiarazioni rilasciate dall'allenatore e dal presidente non lasciano ben sperare. Kakà ovviamente si è trincerato dietro un silenzio stampa che però non fa bene a nessuno. Non alla dirigenza, accusata di non avere le palle per tenerlo. Non a lui, che potrebbe fare la fine di Shevchenko. Non alla tifoseria, che potrebbe disamorarsi (seppur per un breve periodo) della squadra.
Alla fine temo che il Milan accetterà quei soldi. La colpa verrà fatta ricadere sul contratto faraonico. Troveremo un altro beniamino. La storia si ripete.

Sconcertante

Della serie "ma perché non ti vendi tua sorella?", leggete qui.

venerdì 16 gennaio 2009

Riccardino/2

Stamattina l'offerta del Manchester City per Kakà è salita a centocinquanta (150) milioni di euro. Più quindici milioni netti a stagione per il giocatore. I giornali parlano di un addio, le televisioni anunciano il divorzio, blog e siti internet già parlano dei possibili sostituti.
Ora, io non so e continuo a ribadire di non credere ad una dissoluzione del rapporto tra il Milan e il suo maggiore talento. Non in un Gennaio nevoso, non così, non per soldi. I rossoneri si sono creati un'aura magica proprio per aver sempre voluto tenere i propri campioni, a dispetto delle maxi offerte di sceicchi, petrolieri e immobiliaristi. Perché cambiare rotta proprio oggi?
Inoltre, Kakà ha rilasciato diverse recenti interviste a Milan Channel, al giornale rosa, al Corriere della Sera e ad altri quotidiani spiegando che lui è un'icona di questo Milan. Di voler diventare il capitano del Milan. Di voler invecchiare nel Milan. Non penso che l'abbia fatto per calmare provvisoriamente le acque, rischierebbe una figuraccia davanti a mezzo pianeta e lui non è tipo da volersi cacciare in certe situazioni. Io penso invece che l'abbia detto seriamente e serenamente. Del resto, perché rifiutare dodici milioni dal Real Madrid per accettarne soli tre in più (che per uno come Kakà sono briciole) da una squadra che rischia di retrocedere? Ve lo immaginate voi Ricky che vola in Inghilterra, non riesce ad integrarsi da subito (o magari si infortuna) e il City - in piena zona retrocessione - scende in Championship (la loro serie B). Cosa fa? Torna a Milano come Shevchenko? Si fa vendere al Real Madrid? Si fa un anno di serie B con la speranza, dopo due anni, di entrare in Champions?

giovedì 15 gennaio 2009

Piccola nota

Prima Kakà. Poi Pato. Poi Ronaldinho. Poi Thiago Silva. Ora Mattioni. Nel mezzo, Emerson e Ronaldo. In passato, Cafu e Serginho. Nessuno si domanda perché nove talenti brasiliani su dieci vengano al Milan? Forse è il caso di riconoscere la bravura della società che ha creato un "piccolo paradiso verdeoro" a Milanello, stimolando i sudamericani e invogliando i loro giovani (ma non solo) connazionali a seguire la stessa strada.

Riccardino

Sulla cessione di Kakà, troppe ne ho lette, sentite e viste. La verità è che il Milan non si priverà del suo gioiello. Nè a Gennaio, nè a Giugno, ne mai. Il ragazzo ha già palesato il desiderio di diventare un giorno capitano di questa squadra e di invecchiarci. Inoltre, rifiutare il Real Madrid per accasarsi al Manchester City sarebbe una vera e propria follia. E anche se la società lo vendesse per Adebayor, Mexes, Fabregas, Drogba e Sergio Ramos, si troverebbe a dover fronteggiare l'ira dei tifosi - non certo disponibili a veder fuggire da San Siro il loro beniamino. Eppoi scusate, ma il Milan non ha certo bisogno dei soldi degli sceicchi. Sono le squadre "piccole" che vendono i propri talenti per denaro.
Updates della notte. Il Manchester City ha alzato l'offerta a centoventi milioni di euro. Il padre-procuratore di Kakà volerà a Manchester per trattare. Sembra che Ricky abbia litigato con lui per questo. Intanto, sembra che il Milan abbia autorizzato la trattativa. Continuo a non crederci.

Mattioni

Pare che alla fine Felipe Mattioni, giovanissimo terzino destro considerato un fenomeno in Brasile sia stato acquistato dal Milan. E' comunitario, quindi può giocare subito.

mercoledì 14 gennaio 2009

Firancid

Hanno criticato, rotto le palle, subissato di offese il Milan per la storia Gilardino. Giovane incompreso, poverino, il Milan non gli dà chance. Così è andato alla Fiorentina. I media? Tutti contenti di dire quanto le cose sulle sponde dell'Arno fossero diverse. Ora sì che si sente a casa, gli vogliono bene, una piazza migliore. Oggi però nessuno dice che quella piazza viola, tanto decantata, tanto coccolata dai media, tanto meravigliosa, abbia scaricato (dopo non essere riuscito a farlo esplodere) Pazzini Giampaolo, ossia uno dei migliori talenti della serie A. E nessuno dice nulla sul fatto che anche Osvaldo verrà cacciato. E di Papa Waigo, che vuole fuggire dalla città Della Valle? Niente.
Il prossimo mese e mezzo del Milan. Si sa che Gennaio e Febbraio sono i momenti più cruciali dell'anno calcistico. Soprattutto per chi deve recuperare punti.

Sabato 17 Gennaio. Milan - Fiorentina
Domenica 25 Gennaio. Bologna - Milan
Mercoledì 28 Gennaio. Milan - Genoa
Domenica 1 Febbraio. Lazio - Milan
Sabato 7 Febbraio. Milan - Reggina
Domenica 15 Febbraio. Inter - Milan
Giovedì 19 Febbraio. Werder Brema - Milan
Domenica 22 Febbraio. Milan - Cagliari
Giovedì 26 Febbraio. Milan - Werder Brema
Domenica 1 Marzo. Sampdoria - Milan

lunedì 12 gennaio 2009

Le nouveau Zizou

Ecco il centrocampista per l'anno prossimo, sempre che faccia pace con Ancelotti e Galliani.

Cose che non resteranno/17

C'è chi diceva (Fabio Capello) che i campionati si vincono difendendo, chi invece diceva (Arrigo Sacchi) che i campionati si vincono attaccando. Infine, c'è chi dice (Carlo Ancelotti) che i campionati si vincono con una buona dose di difesa ed attacco. E ne ha ben donde. Del resto, se il Milan torna da Roma con un solo punto è proprio a causa di una sintesi di errori della difesa e dell'attacco.
La giornata era cominciata male. Senderos non ha ancora recuperato, Kaladze sembrava essersi infortunato (Ancelotti ha tuttavia commentato la sua esclusione con un "scelta tecnica", ma poi Galliani ha confermato il rischio di un'operazione per il georgiano) - insomma, la presa di Roma si era resa più complessa. Il goal stupido di Vucinic a metà primo tempo, poi, aveva un po' fatto crollare l'umore ai tifosi infreddoliti. Soprattutto perché il Milan, nei primi quarantacinque minuti, non si era praticamente visto. Nella ripresa fortunatamente si è sbloccato Pato, autore di due goals - di cui uno da cineteca. Purtroppo, Kakà e Ronaldinho in giornata no non hanno giovato alla squadra, incapace di chiudere la partita. Allora ci ha pensato Vucinic, con il colpo di testa più vergognoso della storia del calcio, a condurre la sua squadra al pareggio. Qualche assalto finale da parte di entrambe le squadre, ma nessun brivido per i portieri.
Le pagelle che non resteranno.
Abbiati - 5,5: incolpevole sul primo goal, completamente fermo come una statuina sul secondo.
Zambrotta - 5,5: uno dei tanti giocatori non in giornata, perde spesso l'uomo.
Favalli - 6: come al solito fa il suo dovere, minimizzando gli errori.
Maldini - 5,5: qualche sbavatura di troppo in un reparto comunque traballante.
Jankulovski - 5,5: media aritmetica tra un quattro per la fase difensiva (incredibile come si lasci fregare da Vucinic sul primo goal e come rischi costantemente) e un sette per quella offensiva.
Beckham - 6: corre, crossa, tira, difende e si dà da fare per novantuno minuti.
Pirlo - 6,5: inconsistente nel primo tempo, caravaggesco nella ripresa.
Seedorf - 4,5: completamente fuori partita.
Kakà - 5,5: anche lui assente dal match, se non fosse per il dribbling su Cassetti e il passaggio a Pato in occasione del pareggio.
Ronaldinho - 5,5: fuori da ogni azione, va però apprezzata la sua abnegazione nel difendere.
Pato - 8: conduce al pareggio e poi quasi alla vittoria una squadra da solo; a diciannove anni, ha segnato ventuno (21) goals in un anno solare in Italia, dimostrandosi uno dei prossimi candidati al Pallone d'Oro.
Ambrosini - sv
Flamini - sv

domenica 11 gennaio 2009

Le comiche giudiziarie/1

Di tutte le cazzate che scrivo su questo meraviglioso blog, questa è la più importante degli ultimi mesi. Se non l'avete ancora fatto, date una veloce sbirciatina al mio post dell'altro giorno. Ripartiremo da lì.
Le vecchie questioni
Il 27 Luglio 2006, il presidente della Corte Federale Piero Sandulli rilascia un'intervista al Romanista in cui spiega i motivi dell'alleggerimento delle condanne inflitte a Juventus, Milan, Lazio e Fiorentina (oltre che a vari dirigenti, arbitri e designatori). "Non ci sono stati illeciti. Il campionato [2004/2005] era regolare". Continua il professor Sandulli. "Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L'unico dubbio potevamo averlo su quella strana partita tra Lecce e Parma, una sfida che abbiamo visto e rivisto. Non si può dire però che è stato falsato il campionato. Magari c'è stato un tentativo per falsarlo, ma ci sarebbero volute quattro o cinque combinazioni. Il discorso è questo. Se uno si compra una partita, perché non si compra la vittoria o la sconfitta del Parma? Che senso ha il pareggio?" Per dovere di cronaca, la partita in questione terminò tre a tre, permettendo alla Fiorentina di salvarsi e costringendo gli emiliani allo spareggio-salvezza, poi vinto, contro il Bologna. Chi truccherebbe una partita per poi rischiare di retrocedere?
Il giorno precedente, in aggiunta, l'ex consigliere d'amministrazione dell'Inter Guido Rossi aveva revocato anche lo scudetto 2005/2006, mai stato oggetto di indagini e con Bergamo e Pairetto già in pensione, per assegnarlo all'Inter classificatasi terza (a una distanza siderale) dietro a Juventus e Milan.
Se ci si mette pure il fatto che l'Italia campione del mondo lo è stata, in larga misura, grazie ai suoi giocatori bianconeri (Cannavaro, Buffon e Zambrotta su tutti), l'intera cupola creata ad hoc per fare di Moggi e della Juventus una sorta di grande bottega degli orrori crolla in modo ridicolo.
Torniamo comunque a Sandulli. Sentite come commentò la propria sentenza: "abbiamo debellato un sistema, anche se fatto solo di contatti atipici e anche goliardici, quasi da caserma, che sarebbe stato opportuno non ci fossero". Contatti atipici? Goliardici? Caserma? E allora dove è finito il più grande scandalo sportivo che ha spopolato sulle copertine del giornale rosa? Dove è finito Fox Mulder, pronto a scardinare ogni complotto? Avevano detto che era tutto vero. Che quelle intercettazioni avrebbero portato alla luce un sistema criminale che i quaranta milioni di antijuventini (e pure qualche juventino) avevano annusato già da tempo. Una teoria della cospirazione elaborata dal popolo, stampata sulle pagine rosa e messa poi in atto da Guido Rossi e Francesco Saverio Borrelli. Teoria della cospirazione che poi, incredibilmente, non ha retto neanche la prova di un processo sommario che sembrava più adatto ad una dittatura sudamericana che ad uno stato di diritto moderno.
Riassumendo, le sentenze della Corte Federale e della Commissione di Appello Federale (CAF) hanno postulato che l'accusa era completamente infondata, che non esisteva alcuna cupola, che non esisteva alcuna associazione a delinquere, che nessuna partita era stata truccata, che non c'era traccia di corruzione, che nessun arbitro era stato coinvolto, che la Federcalcio non aveva commesso errori, che i sorteggi arbitrali erano stati regolari, che la teoria delle ammonizioni preventive non si reggeva in piedi, che Milan, Lazio e Fiorentina non avevano commesso alcun genere di illecito sportivo. Dulcis in fundo, la punizione alla Juventus, per la quale era stato inventato, di sana pianta, un nuovo tipo di illecito. Rea di tre articoli uno, non configuranti l'illecito, le era stato affibbiato un articolo tre. Insomma, non timbri tre volte il biglietto dell'autobus, ti becchi rapina a mano armata. Quest'interpretazione a suo tempo definita solo "concettualmente ammissibile" ha fatto in modo che Luciano Moggi ed Antonio Giraudo avessero ottenuto - senza l'ausilio degli arbitri (innocenti), della Federazione (innocente), senza corrompere nessuno, senza truccare le partite - dei "vantaggi in classifica". Come si possano ottenere vantaggi in classifica senza tutto ciò, resta un mistero.
Ieri
Come avete potuto constatare, le fondamenta sulle quali era stata costruita Calciopoli erano fatte di carta. Rosa. E di quaranta milioni di imbecilli che davano del ladro a Moggi. E di un commissario che aveva lavorato per l'Inter e per Telecom Italia, sponsor della Serie A e azionista dell'Inter. All'epoca, nessuno si prese la briga di leggere la sentenza. Più facile guardare Controcampo o leggere il giornale rosa e urlare "dàgli all'untore!" sulla scia dei vari Cannavò e Liguori. Stamattina però, su Tuttosport, l'autore della sentenza in questione Piero Sandulli rilascia una nuova intervista.
Che cosa dice il professor Sandulli a due anni e mezzo dalla sentenza? [in merito al processo GEA] "Attendo le motivazioni, ma è indubbio che è stato derubricato l'intero impianto d'accusa a Roma [dove si svolge il processo GEA]". Alla domanda "e se succedesse anche a Napoli? [dove si svolge il processo per Calciopoli]", Sandulli risponde così: "Una cosa è il processo penale, una la giu­stizia sportiva. L’esempio resta quello di sempre: andare in giro senza cravatta non è illecito, ma nel circolo della caccia, se ac­cetti la sua clausola compromissoria e il re­golamento lo vieta, sei sanzionato. Punim­mo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi­ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica. Il proces­so penale valuta altre cose. La sentenza del Tar su Moggi ha detto che lui ha diritto di difendere i suoi interessi, ma dava ragione a noi sulla giustizia della sanzione". Cattive abitudini, etica. Mica "illeciti classici". Roba da far impallidire anche Platone.
Quasi mille giorni dopo la sentenza originale, Sandulli pertanto conferma che la Juventus non aveva commesso un illecito sportivo, non aveva cioè né truccato né tentato di truccare le partite, ma aveva soltanto violato l’articolo 1, come tutti gli altri peraltro, che stabilisce il principio della lealtà sportiva e che non prevede né la retrocessione né la revoca manu militari di due scudetti. Uno dei quali, non soggetto ad alcuna indagine, consegnato gentilmente ad una squadra vestita di nerazzurro da un suo ex consigliere d'amministrazione trovatosi per caso a dover giudicare.
Prosegue Sandulli. "[...] E' viola­zione dell’articolo 1. E l’illecito associativo che non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto". Capito, no? L'autore della sentenza, quando ormai è passato troppo tempo e la Juventus è stata distrutta, rende palese ciò che era nascosto tra le righe della sentenza stessa, che però solo pochi hanno avuto voglia di leggere. La Juventus non aveva commesso alcun illecito sportivo, ma fu presto configurata l'ipotesi di un "reato associativo" che non esisteva fino al giorno prima per poter comminare una condanna "etica" ai bianconeri. Spedirli in B, scipparli di due scudetti regolari, far perdere loro i migliori giocatori (tra cui quello che ha consentito all'Inter di vincere due scudetti e di pareggiare ieri sera con il Cagliari) e distruggere la carriera e la vita di uno dei più grandi dirigenti sportivi che la storia ricordi. Talmente grande che Moratti l'aveva più volte incontrato offrendogli di venire all'Inter per una montagna di soldi.
Come già avvenuto in Italia in occasione di altri fenomeni, dopo qualche anno inizia ad emergere la verità. Verità che però in molti avrebbero già potuto conoscere due anni e mezzo fa, se le loro menti non fossero state obnubilate da una furia cieca verso Moggi e la Juventus, rei di aver vinto gli scudetti perché più bravi degli altri. Perché più forti degli altri. Perché anziché acquistare Vampeta, Rambert e Caio, acquistavano Ibrahimovic, Vieira e Trezeguet. Perché anziché proteggere e coccolare Recoba e Adriano, proteggevano e coccolavano Del Piero e Zidane. Perché anziché vendere Cannavaro per Carini, vendevano Carini per Cannavaro.
In chiusura, vorrei riportare le parole dell'altro giudice della Corte, Mario Serio, pronunciate in quel caldissimo fine Luglio del 2006. "Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d’onda”. Appunto, roba da dittatura sudamericana. E conferma che la grande truffa non è stata Moggiopoli, ma il processo stesso contro quel sistema perfettamente regolare. Anche l'altro giudice, insomma, non è riuscito a nascondere la realtà dei fatti: era tutto regolare, ma siccome i tifosi da bar sport col giornale rosa in mano chiedevano di eliminare la Juventus dal pianeta calcio perché le loro squadre andavano male, i giudici si sono dovuti adeguare. Di nuovo il famoso "dàgli all'untore!"
Nel frattempo
Eppoi, come se non bastasse, ci siamo dovuti sorbire la ridicola lagna della "squadra degli onesti". Talmente onesti che in piena Calciopoli (Maggio 2006) un loro dirigente (Oriali) e un loro calciatore (Recoba) avevano patteggiato in un tribunale ordinario (non sportivo) una pena a sei mesi di reclusione per aver falsificato il passaporto dell'uruguagio che altrimenti non avrebbe potuto giocare. Insomma, un tipico esempio di come-si-può-modificare-un-campionato. Quello per la Juventus è stata distrutta. Qui? Niente di niente. Poi tutti sappiamo che Recoba è stato una pippa decennale alla corte di Moratti, ma se avesse segnato trenta goals, contribuendo alla vittoria di uno scudetto? O peggio ancora, di una Champions? Comunque onesti, sebbene in piena Calciopoli (Luglio 2006) il Sole 24Ore raccontava di un presunto aiutone messo in atto dalla Federcalcio guidata dall'ex consigliere d'amministrazione dell'Inter Guido Rossi. Cosa era successo? L'Inter aveva realizzato una plusvalenza fittizia (altrimenti definita "cosmesi contabile") di centocinquantotto milioni di euro. Quando poi la Covisoc ha domandato all'Inter di ricapitalizzare per cento milioni di euro (pena la mancata iscrizione al campionato 2006/2007, quello dei record insomma), ecco che la Federcalcio è intervenuta per fare uno sconticino del 60% (alcuni dicono 80%) al petroliere. Insomma, per cancellare circa due terzi di quel debito. E poi ci sono le intercettazioni telefoniche della Telecom, i pedinamenti, lo spionaggio. Ma questa è un'altra storia.
Ecco, come sono andate veramente le cose. E per chiudere, riporto la chiosa trionfale del candido Cannavò sul giornale rosa, sintesi perfetta della vox populi che cambiò per sempre il nostro calcio. "Nella calura dell'estate italiana spira il venticello del buon senso..." E il popolo sentenzio, per un'ultima volta, "dàgli all'untore!"

sabato 10 gennaio 2009

Roma - Milan, Stadio Olimpico, 11 Gennaio 2009

Ecco la probabile formazione per domani sera:
Abbiati - Zambrotta, Kaladze, Maldini, Jankulovski - Flamini, Pirlo, Seedorf - Kakà, Ronaldinho - Pato
Dida, Favalli, Antonini, Ambrosini, Beckham, Shevchenko, Inzaghi
In tribuna: Kalac, Darmian, Senderos, Emerson, Cardacio
Indisponibili: Bonera, Nesta, Gattuso, Borriello
Nota: tornati da Dubai più allegri, leggeri e fiduciosi, i rossoneri sbarcano direttamente a Roma senza passare dalla imbiancata e gelida Milano. Ad accoglierli all'aeroporto tifosi festanti e cori per tutti. Abbiamo vinto un trofeo? No. Beh, se questo è lo spirito della curva, tanto meglio. Vorrà dire che in tempi migliori ci saranno ottantamila persone urlanti nelle gradinate. Ad ogni modo, Ancelotti recupera tutti tranne Bonera e Borriello per questa sfida delicatissima. La formazione è pressoché annunciata, sebbene Ambrosini (rientrato in ritardo da Dubai per stare vicino alla moglie ammalata e incinta) potrebbe rubare il posto a Seedorf o Flamini all'ultimo minuto. Beckham partirà dalla panchina e potrebbe scendere in campo nella ripresa, anche se personalmente dubito che Ancelotti voglia rischiarlo da subito. Più probabile un suo esordio contro la Fiorentina, o addirittura contro il Bologna tra due settimane.
Nota/2: la Roma che incontriamo è molto incerottata ma molto fiduciosa. Ha recuperato diversi punti, incappando in una giornata storta a Catania. Le assenze di Totti e Tonetto e la forma fisica precaria di Aquilani, Taddei e Menez non giova certo alla Roma. Roma oltretutto distratta (inevitabilmente) dalla partita contro l'Arsenal. Non scordiamoci che la finale di Champions si giocherà a Roma, e che per molti giocatori giallorossi potrebbe essere la prima e unica volta in carriera. Insomma, una partita verosimilmente equilibrata tra una formazione che vuole confermare le cose belle viste contro l'Udinese e che non vuole allontanarsi ulteriormente dall'Inter, e un'altra che non vuole rischiare di farsi sfuggire il quarto posto fondamentale per un posto in Champions League e degli introiti che potrebbero determinare pesantemente il mercato estivo.

venerdì 9 gennaio 2009

Giustizia all'italiana

Il metodo Gea non esisteva. L'accusa di associazione a delinquere per Moggi e i suoi? Scioltasi come neve al sole. Luciano ed Alessandro Moggi condannati per violenza privata e minacce. Il concetto di violenza privata, nel gergo giuridico nostrano, è quanto di più fumoso non vi sia. Esempio. Se chiedessi al mio capo di aumentarmi lo stipendio, e lui minacciasse di spedirmi a lavorare da un'altra parte, mi sarei guadagnato il diritto di portarlo in tribunale per "violenza privata e minacce". Roba da fascismo sudamericano. Ad ogni modo, Luciano e figlio, nel caso in questione, sono stati condannati perché non hanno accettato le richieste di aumento di stipendio di Nicola Amoruso e di Manuele Blasi. Cioè di uno che faceva il panchinaro (e che tuttora lo fa, nella stessa città ma sulla sponda granata) e di un altro a cui era stata appena inflitta una pesante squalifica per l'uso di nandrolone (che oggi è semi-panchinaro a Napoli e rischia di essere ceduto in un club minore). Insomma, più che una condanna, Moggi e figlio meriterebbero un aumento di stipendio per non aver ceduto alle pressioni dei due calciatori.
Tornando alla sentenza, la via crucis denigratoria-mostrificatoria cui Moggi è stato sottoposto si è rivelata una bufala. L'accusa su cui si fondava l'intero processo, ossia il fatto che la GEA fosse un'associazione a delinquere usata da Moggi per controllare calciatori e squadre, è crollata. Due anni e mezzo fa, per questo motivo, mezza Italia (forse anche di più) aveva chiesto la testa di Lippi, allenatore di quella nazionale assemblata coi campioni bianconeri gestiti da Moggi. Tutto scordato, ovviamente, appena gli azzurri hanno alzato la Coppa del Mondo a Berlino.
In tutto questo, il giornale rosa, anziché titolare "GEA - tutti assolti, non c'era alcuna associazione a delinquere, condannati in primo grado solo i Moggi per violenza privata e minacce" (ossia la verità, per quanto ridicola), titolava ben grande "GEA - Moggi condannato". Giusto per ricordarci la serenità, la professionalità e quel garantismo à la Beccaria che regnano nel beneamato quotidiano.
Non solo. Su un altro noto quotidiano, il mio nuovo editorialista preferito reinterpreta la sentenza in questione postulando che "il sistema Moggi esisteva, avvelenava il calcio e se qualcuno avesse avuto ancora dubbi ecco un'altra conferma [...]". Insomma, essendo stati tutti assolti, essendo stata smontata la teoria dell'associazione a delinquere, essendo i Moggi stati (ridicolmente) condannati (in primo grado) per non aver aumentato lo stipendio ad Amoruso e Blasi, beh, proprio per questo sono tutti colpevoli, la GEA era un'associazione a delinquere e i Moggi sono due cerberi da distruggere ancora un po'.
In chiusura. Cobolli Gigli, in seguito alla lettura della sentenza, reclama i due scudetti revocati alla Juventus. Il neopresidente juventino, come in passato, fa confusione e scambia l'esito di questo processo per quello riguardante Calciopoli. Mi manca sempre più Moggi.

martedì 6 gennaio 2009

Cose nuove

Un po' malconcio a causa dell'influenza, riprendo in mano le redini del caro MilanFootballHall - sottrattemi dal Capo Crow con un colpo di Stato degno di uno staterello africano.
Pronti per ripartire? Beh, vediamo cosa è successo in queste due settimane scevre di calcio e puttanate affini ad esso.
Il Milan si è allenato a Dubai - sembra bene, a giudicare dalle parole di Ancelotti. Gattuso a parte, gli unici due infortunati sono Bonera e Borriello, che dovrebbero rientrare in rosa verso la fine del mese. Non mi sono dimenticato di Nesta, se stavate già pensando di bacchettarmi sulle dita. In un'intervista, il difensore rossonero ha fatto capire di essere sulla via della guarigione e di non avere alcuna intenzione di lasciare il calcio prematuramente. I tempi del recupero sono ignoti, as usual, però pare che potrebbe essere pronto per la sfida di Coppa UEFA contro il Werder Brema. Meglio tardi che mai, potremmo dire. Intanto Shevchenko e Inzaghi sembrano tornati ad essere i due ragazzini che facevano scorribande in giro per l'Europa solo tre anni fa. Ronaldinho, Pato e Kakà sorridono come il Cafu dei giorni migliori. Il resto della squadra lavora sodo e segue i propri campioni che trasmettono un entusiasmo che da queste parti non si vedeva da lungo tempo.
David Beckham. Il giornale rosa si è occupato, nelle ultime due settimane, dei suoi tatuaggi, delle sue partecipazioni televisive, delle sue guardie del corpo, delle sue gite nel fashion district di Dubai, dei tacchi di Victoria, dello shopping di Victoria, del fatto che Victoria non voglia restare al suo fianco a Milano perché i bimbi devono andare a scuola. Giornalismo d'inchiesta, insomma. Del fatto che Beckham sia veramente in forma, del fatto che oggi (amichevole contro l'Amburgo) sia titolare e del fatto che probabilmente lo vedremo in campo Domenica sera contro la Roma poche righe. Insomma, il caro vecchio giornale rosa che trovate sul bancone dei gelati nei bar sport non ha approfittato del nuovo anno per darsi una rinfrescatina e cercare di seguire la migliore tradizione delle grandi testate sportive internazionali. Anzi, la sua vocazione al gossip lo sta velocemente traghettando verso una sempre più probabile partnership con Studio Aperto, Lucignolo e Di Più TV. Chissà che Cannavò non sia l'ospite a sorpresa del Grande Fratello o della Fattoria.
Mercato. Stanotte, alle 5:32, ho letto in diretta di un verosimile acquisto rossonero. Trattasi di Jermaine Pennant, anglo-giamaicano dai notevoli piedi, dalla notevolissima tecnica e dalla corsa pazzesca che, causa carattere riottoso, trova poco spazio alla corte di re Rafa Benitez. Sarà vero? Non ne ho idea, ma un po' mi manca il fatto di non avere un'ala pura in squadra. Altre news di mercato, sparse. Forse Thiago Silva sarà parcheggiato al Genoa per sei mesi. Appiah sembra destinato a firmare col Tottenham. Tra i nomi dei difensori, sono emersi prepotentemente quelli di Pasqual, Agger e Juan del Flamengo. Sembra che il danese sia in pole position, vedremo. Di centrocampisti necessari per sostituire part-time Gattuso, nulla di nulla.
Update. Arriva dalla Colombia, in prova, tale John Kennedy Hurtado. Ditegli di non passare davanti ad una biblioteca di Dallas il ventidue di Novembre.