domenica 31 ottobre 2010

Vedi Napoli e poi...

L'andamento singhiozzante messo in mostra dai rossoneri in questo scorcio di stagione lascia allibiti tale è la sistematicità di prestazioni all'altezza del nostro nome alternate ad altre francamente sconfortanti. Così, se qualcuno si era illuso per la bella reazione di orgoglio vista a Napoli dopo una delle peggiori nostre partite che memoria ricordi come quella di Madrid in Champions, ecco che puntuale è arrivata un'altra batosta, questa volta a San Siro contro una Juventus decimata e chiusa come la provinciale di turno che viene a farci visita. Per carità, nulla contro di loro, anzi, hanno saputo fare di necessità virtù, colpendoci cinicamente dopo averci aspettato nella propria metà campo per circa 80 minuti su 90. Ma, intendiamoci subito, il problema non sono le sconfitte arrivate in questi giorni, è "come" sono arrivate. Squadra molle, senza nerbo (eccezion fatta per Ringhio, ovvio), senza idee, lenta, pesante, confusa, paradossalmente sterile in attacco nonostante quell'agglomerato di superstar che ci troviamo quest'anno in rosa. Quali le cause, quindi? Molteplici, a cominciare da chi siede in panchina fino al rendimento decisamente sottotono (eufemismo) di alcuni giocatori "chiave" nel nostro scacchiere. Poi, se vogliamo, possiamo anche aggiungerci gli infortuni di Thiago Silva e Ronaldinho, unitamente ad una buona dose di sfiga che non guasta mai (incrocio dei pali di Ibra ieri dopo pochi minuti e ormai "solito" fuorigioco inesistente fischiato a Pato poco dopo, solo davanti a Storari), ma se vogliamo parlare seriamente non è questo che ci interessa ora. Diciamocelo francamente, mister Allegri ha fin qui fatto un buon lavoro e le sue capacità di tecnico non si discutono, ma quello a cui assistiamo oggi è una sorta di squadra "incompiuta", le cui (enormi) potenzialità si sono finora solo a tratti intraviste. Non si capisce, ad esempio, perché il Milan sia stato costruito ad immagine e somiglianza delle volontà del nostro presidente che da sempre vuole il trequartista dietro le due punte - e sulla qual cosa per la cronaca io sono da sempre d'accordo - e invece anche ieri ci è toccato vedere un 4-3-3, con Pato e Robinho inutilmente defilati sulle fasce. Non si capisce perché anche quando si adotti il 4-3-1-2, Seedorf non giochi nel suo ruolo più abituale (o, meglio, da lui gradito) e cioè come trequartista e invece lo si debba vedere "camminare" sulla sinistra della linea mediana, laddove occorrebbero invece mastini ringhianti alla Gattuso. Clarence già quando aveva trent'anni non ci voleva giocare da quelle parti, ricordate? Pensate che ora che di anni ne ha 36 abbondanti faccia i salti di gioia? E come se non bastasse lo zero a uno subito ieri nel primo tempo, dopo il raddoppio di Del Piero neanche a metà ripresa, dobbiamo aspettare gli ultimi dieci minuti per vedere Inzaghi Filippo da Piacenza? Ma perché? E poi ci sono giocatori come Pato francamente irriconoscibili, Antonini in caduta verticale dopo un eccellente avvio di stagione e Abate, beh, è ormai un anno che vado dicendo che NON E' UN TERZINO.
Di solito a questo punto della stagione si dice che il Campionato è ancora lungo, che c'è ancora un sacco di tempo e, del resto, indipendentemente da quello che faccia la Lazio oggi, siamo lì, ad un solo punto dall'Internazionale. Ma allora mi dite perché nonostante questo non sono affatto tranquillo?

mercoledì 27 ottobre 2010

Domande

Non capisco la squalifica di Krasic. Ok, ci ha provato. Come fanno ogni Domenica decine di calciatori, magari non nell'area di rigore avversaria ma comunque durante la partita. E nessuno li squalifica con la prova tv. E poi se invece non viene dato un rigore per uno che non si è buttato ma che ha subìto fallo? Cosa si fa, si concede il penalty tre giorni dopo?

martedì 26 ottobre 2010

Detto fatto

E Oddo MVP di Sky. Soddisfazioni.

lunedì 25 ottobre 2010

Occasioni

Stasera, Napoli - Milan. Per dimenticare Madrid. Per far vedere che anche con le riserve il Milan è forte. Perché l'Inter ha pareggiato. Perché la Lazio ha cinque punti di vantaggio (scherzo, su).

giovedì 21 ottobre 2010

Due che lo meriterebbero

Di chi e di cosa parlo? Eto'o ed Ibrahimovic. Ed il Pallone d'Oro. Due campioni, due fenomeni. Quest'anno, poi, il camerunense sta stracciando ogni possibile record. Altro che Sneijder ed Iniesta, che sono spariti da tre mesi.

mercoledì 20 ottobre 2010

Digerita

Sconfitta meritata, giusta, senza discussione di alcun tipo. Il Milan non è sceso in campo affamato, non è sceso in campo cattivo, non è sceso in campo per nulla. Tutti male, discreti Amelia, Nesta e Zambrotta. L'arbitro ha fischiato a senso unico ma siamo fortunati se i rossoneri non hanno preso quattro o cinque goals. Niente di grave, tutto si risolve, ma urge un cambiamento. Immediato.

lunedì 18 ottobre 2010

Alla fine della settima

Ok, questa era la Domenica in cui si sarebbero capite tante cose. E in effetti se ne sono capite tante. Milan ed Inter vanno a braccetto, nonostante i nerazzurri soffrano tantissimo il Cagliari che potrebbe segnare a più riprese. La Lazio resta prima, sebbene sembri troppo legata ad Hernanes e Floccari. La Roma si è rialzata, ma è presto per parlare di guarigione. Palermo e Juventus hanno dato spettacolo, sebbene qualcuno dovrebbe ricordarsi che gli avversari erano Bologna e Lecce, non Real Madrid e Barcellona. Il Napoli torna sulla terra, subisce il Catania per quasi novanta minuti ma poi si salva. Il Brescia si fa male da solo contro un'Udinese al terzo risultato utile consecutivo. Cesena e Parma non si fanno male, anche se il Cesena dei miracoli (cazzata scritta e pensata dopo due buone partite da mezza Italia) ha fatto pochissimo. Una discreta Sampdoria supera una discreta Fiorentina, ultima in classifica e disperatamente bisognosa di punti per evitare brividi inattesi.
Nessuna sorpresa insomma, fatta eccezione per Brescia-Udinese. Ma nessuno si strapperà i capelli per qualcosa del genere.

sabato 16 ottobre 2010

Partire bene

Vittoria sofferta, alla fine dei conti, quella ottenuta contro il Chievo. Il Milan avrebbe diverse occasioni per portarsi sul tre a zero ma i giocolieri rossoneri si imbabolano davanti al portiere clivense e sprecano in modo sciocco, dando così la possibilità ai ragazzi di Pioli di riportarsi in partita. Fortuna vuole che un grande Abbiati salvi la porta e che Robinho finalmente si sia sbloccato.
Note positive: Abbiati, la difesa, il centrocampo, Ronaldinho, quei due fenomeni là davanti.
Note negative: le condizioni di Abbiati e Thiago Silva, le due partite senza goal di Ibrahimovic - a me fa strano, che vi devo dire.
Ora ci aspetta una partita fondamentale. Non il Real Madrid, bensì il Napoli. Una vittoria al San Paolo sarebbe fondamentale per la classifica, per dimostrare a tutti la forza del Milan e per crescere dal punto di vista psicologico. Per quel che riguarda la trasferta in Spagna, mi va bene un pareggio, a patto che poi a San Siro i blancos vengano demoliti.

A fine primo tempo

Se giochiamo così non dico tutto l'anno ma venti delle prossime trentuno partite, vinciamo lo Scudetto a mani basse.

mercoledì 13 ottobre 2010

Genova

Anche ieri il popolo dei cretini ha trovato un argomento per disquisire su Facebook. La violenza a Genova, il tifoso serbo con aria da neonazista, lo scandalo per i bambini che non possono andare allo stadio tranquilli, bla bla bla. Tutto vero, tutte cazzate quando diventano oggetto di opinioni malate sui social networks e nei bar sport.
Si è parlato di tre a zero a tavolino, di bastonare i tifosi serbi (in nome della giustizia, eh), di escludere la Serbia da tutto, pure dall'Europa, magari prestandola all'Africa per un ventennio.
Chiariamo alcune cose.
Uno. Ciò che i tifosi serbi hanno fatto ieri in città e allo stadio non è diverso da quello che avviene più di una volta l'anno in Italia. Non facciamo le verginelle, che qui nel Belpaese si picchiano persino i genitori durante le partite dei figli.
Due. Il tre a zero a tavolino non ha senso. Che c'entrano Stankovic, Krasic e compagni con ciò che è successo? E se per puro caso i tifosi italiani si fossero comportati allo stesso modo? Tre a tre a tavolino?
Tre. L'esclusione della Serbia da coppe, coppette e competizioni. Altra cosa ridicola. Se gli ultras di tutta Europa si organizzassero per mandare a monte, durante la stessa giornata, tutte le partite, cosa bisognerebbe fare? Escludere tutta Europa dall'Europa? Fare una Champions League con squadre di Andorra, San Marino, Lichtenstein, Lussemburgo e Malta?
Proviamo a guardare le cose in modo realistico.
Primo. L'ultima volta che sono andato allo stadio mi hanno fatto buttare via un accendino, una bottiglietta d'acqua piena a metà e mi hanno messo le mani ovunque. Giustamente, data la situazione degli stati italici. Eppure, ieri come in altre occasioni, sono riusciti ad entrare parecchi tifosi con fumogeni, bengala, bastoni, pinze, tronchesi ed altro. Questo significa che non sono stati controllati.
Secondo. I tifosi serbi hanno cominciato a creare disordini fin dal pomeriggio in giro per la città. Ciononostante, li si è fatti entrare allo stadio, anziché fermarli, portarli in questura e rispedirli a casa. Perché?
Terzo. Perché sono stati venduti i biglietti della partita a soggetti che in Serbia sono conosciuti come ultranazionalisti, estremisti, violenti e che hanno fedine penali che pesano più della Divina Commedia?
Il resto sono tutte sciocchezze.
Ps non dimentichiamoci una cosa. Domenica scorsa a Belgrado c'è stato il gay Pride. Guardate cosa è successo, probabilmente sono gli stessi di Genova. Gente a cui del calcio frega, ma che in primis pensa alla politica. E siamo nel fottuto duemiladieci.

sabato 9 ottobre 2010

E sulla nazionale

Dopo ottant'anni di (quasi solo) brutte partite, il populus ricomincia a rumoreggiare, sostenendo che la Nazionale non vada bene, che mancano i Rivera e i Baggio, che Nesta e Totti se tornassero, che tante tante tante cazzate da bar sport.
La verità è una. Semplice. Di calciatori italiani in giro bravi ce ne sono. Non troppi, ma ce ne sono. La Spagna ha vinto un Mondiale con un discreto allenatore, Casillas, Pique, Iniesta, Xavi e Villa. Il resto erano comprimari. Morale della favola? Un motivatore, un buon portiere, un buon difensore, due ottimi centrocampisti e un buon attaccante, che Villa non è di certo Ibrahimovic. E noi? Abbiamo Buffon, Chiellini, De Rossi, Pirlo e Cassano.
E poi basta con la storia che non ci sono ventidue "buoni" giocatori. Di portieri, in abbondanza. Buffon, Abbiati, Amelia, De Sanctis, Marchetti, Sirigu, Viviano, Antonioli, Curci. Di difensori centrali, ci sono Chiellini, Bonucci, Ranocchia, Bonera, Cannavaro, Legrottaglie, Bocchetti, Bovo, Astori, Barzagli. Di terzini ci sono Zambrotta, Abate, Antonini, De Ceglie, Motta, Santon, Cassani, Balzaretti, Cassetti, Zaccardo, Antonelli, Criscito, De Silvestri, Molinaro. Di centrocampisti De Ambrosini, Pirlo, Gattuso, Marchisio, Aquilani, De Rossi, Perrotta, Nocerino, Migliaccio, Liverani, Palombo, Mauri, Cossu, Lazzari, Biondini, Montolivo, Cigarini, Dossena, Maggio. Di attaccanti Inzaghi, Borriello, Balotelli, Cassano, Pazzini, Gilardino, Miccoli, Toni, Quagliarella, Matri, Di Vaio, Floccari.
E la lista secondo me è più lunga.

venerdì 8 ottobre 2010

Kakà

E chi se lo sarebbe aspettato? Prima, solo chiacchiere estive. Poi l'interessamento dell'Inter. Poi il messaggio "Forza Milan" sul twitter del giocatore. Ieri ed oggi, la visita in via Turati (e ce ne sono state altre confermate da Braida) del papà del giocatore.
In una parola: Kakà. Lasciamo stare da parte per un attimo i sentimentalismi, le chiacchiere da bar e ciò che comunque non possiamo sapere non disponendo di sufficienti informazioni a riguardo.
Quel che resta in mano è un giocatore, un tempo Pallone D'Oro, che ha disputato una stagione mediocre a Madrid, un pessimo Mondiale in Sudafrica e che quest'anno neanche scenderà in campo a causa di un infortunio che lo terrà fuori almeno fino a Gennaio. Quando avrà quasi ventinove anni. Tanti, per un giocatore che fa della corsa e dell'agilità le sue doti maggiori. Tanti, per un giocatore che percepisce uno stipendio da galactico.
Il lato personale. Personalmente Kakà non lo rivoglio. Che sia stato lui ad andarsene o che l'abbiano venduto, ha comunque scelto il Real Madrid. Fosse stato così interessato alle sorti del club, avrebbe giocato nel City di Mancini. Certo, anche lui ha delle giustissime ambizioni. E il Real è come il Milan. Però il Milan non deve riportare a casa chiunque. E' un messaggio sbagliato. Prendi una scelta? D'accordo, ma poi se ti va male e il tuo valore di mercato precipita, cavoli tuoi.
A questo punto, per gli stessi soldi e per uno stipendio inferiore mi butterei su Pastore. Molto più giovane, molto più in forma, molto più desideroso di Milan. E' una scommessa, certo (solo i cretini possono pensare che tre buone partite rendano un buon giocatore un fenomeno), ma le possibilità che Pastore diventi un fenomeno, a mio avviso, sono molto superiori a quelle che Kakà torni ad esserlo. Sono più di due anni che non gioca un buon calcio, un motivo ci sarà.
E se proprio si vogliono spendere tutti quei soldi, punterei su David Luiz del Benfica, Michel Bastos del Lione e Branislav Ivanovic del Chelsea. Stesso investimento ma difesa a posto per altri cinque anni.

mercoledì 6 ottobre 2010

Totti

In questi giorni tiene banco il caso Totti. Bandiera della Roma, simbolo di una squadra e di una città che ha avuto un breve passato glorioso all'inizio degli anni ottanta ma che solo con lui è riuscita a fare un vero balzo di qualità diventando una presenza fissa in Italia e, seppur in modo minore, in Europa.
Ora, sapete bene che per me Totti non è un fenomeno, non lo è mai stato e non lo sarà mai. E' un campione, più nazionale che internazionale, ma la sottile linea (del colore che volete) che separa i fenomeni dagli altri, beh, Totti non l'ha mai superata. E in Italia, negli ultimi dieci anni, di fenomeni ne abbiamo visti. Ibrahimovic, Ronaldo, Kakà, Shevchenko, Maldini, Zidane, Nedved. Poi ci sono stati i grandi giocatori come Rui Costa, Del Piero, Trezeguet, Vieira, Cannavaro. Li sai riconoscere, i fenomeni. Non so come, ma tutti siamo in grado di capire che Kakà e Totti sono diversi.
Detto questo, credo che il problema di Totti riguardi più in generale i calciatori che assurgono al ruolo di "senatori". Ci sono quelli che si ritirano, come Baresi, per evitare la panchina. Quelli che lottano fino ai quaranta, come Baggio, Vierchowod, Costacurta e Maldini, con fortune alterne. Quelli che vanno a svernare nei campionati minori, come Cannavaro. Quasi tutti, in fondo, accettano l'età che avanza e capiscono che il bene di una squadra viene prima del proprio. Anche Maldini, vera bandiera milanista, ha ceduto il posto ad altri. Niente di male, in fondo.
Purtroppo Totti, coccolato, vezzeggiato ed amato da una città intera non riesce a capire questa cosa. Pretende. Avendo dato tanto, pretende tanto. Come se non avesse già ricevuto più di quanto hanno ricevuto Maldini a Milano, Del Piero a Torino, forse anche Maradona a Napoli. Totti è Roma. Il senatus e il populus lo venerano. Gli perdonano tutto. Sputi, calci, insulti, schiaffi, reazioni scomposte, fughe dallo stadio. Certo, non sembra la biografia di un Maldini o di un Del Piero, ma Totti non è Maldini e non è Del Piero. E' Totti, come uomo e come calciatore. Anche se da calciatore non ha capito di essere arrivato al capolinea. Per carità, sa ancora dribblare, correre e segnare. Ma a trentaquattro anni, tocca agli altri. Dice di essere disponibile a tutto per la sua Roma, ma quando Ranieri lo ha sostituito al minuto ottantasette di Roma-Inter e la Roma ha vinto... lui è corso subito via dallo stadio incazzato. Ma come? Non era romanista? Non sarebbe dovuto restare in panchina ad incitare i compagni e a festeggiare la vittoria con loro? Ottenuta poi contro gli arcinemici di sempre in pieno recupero?
Prendete Del Piero. Trentasei anni suonati. Quando ha iniziato ad accettare la panchina ha vissuto una seconda giovinezza, e solo due stagioni fa è stato capocannoniere. Prendete Gattuso. Quando ha capito che non era indispensabile ma che poteva essere fondamentale in alcune occasioni è tornato il lottatore di un tempo. Prendete Favalli, uno che scendeva in campo tre volte l'anno ma sempre con la stessa determinazione. Anche Javier Zanetti l'ha capito.
Ma Totti non lo potrà mai capire. E' stato l'idolo indiscusso di una città per quasi quindici anni. Se si candidasse a sindaco prenderebbe l'ottanta percento dei voti. Se chiedesse ad un Abramo di Trastevere qualunque di sacrificare il figlio, beh conoscete la risposta. E' chiaro che sia difficile essere Superman per un'intera città ed improvvisamente dover dire a tutti quanti che gli anni passano, che è stato bello ma che ora non può più essere lui il salvatore della patria. Perché il fisico non glielo consente, perché il gioco è cambiato, per diecimila e più motivi.
Michael Jordan si ritirò all'apice della carriera. Come lui tanti altri che capirono che il momento giusto per ritirarsi non è quando ti stanca fare le scale, ma quando non riesci più ad essere il numero uno. Totti non è più il numero uno della Roma, sebbene sia difficile in questo momento trovarne un erede - De Rossi gioca male da un anno, Vucinic è alterno, Juan è vecchiotto, Burdisso due fisso, Borriello è arrivato da un mese, Mexes se ne andrà a breve, Riise è un norvegese a Roma, Pizarro, Perrotta e Taddei sono attori secondari, eccetera.
Una cosa è certa. Totti ha fatto tanto per una squadra ed una città che in cambio gli ha restituito tutto e con gli interessi. Se vuole essere ricordato come un simbolo, come un grande calciatore, come qualcuno che ha scelto il momento adatto per calare il sipario, che si impegni come un pazzo per un altro paio di stagioni e che poi se ne vada da Ilary. La sua storia ne beneficerebbe.

Giocatori europei da tenere d'occhio

Segnatevi questi nomi di calciatori che disputano la Champions League, diventeranno presto caldissimi.
Gregory Van Der Wiel, Ajax. Terzino destro ventiduenne, veloce, dotato di uno spiccato senso del goal.
Douglas Costa, Shakhtar Donetsk. Trequartista, fantasista, seconda punta - sa fare quasi tutto, segna in continuazione ed ha solo vent'anni.
David Luiz, Benfica. Difensore centrale roccioso, appena ventunenne già in odore di posto fisso in nazionale brasiliana, con elevato senso del goal.
Dame N'Doye, Copenaghen. Attaccante moderno, rapido, sa agire anche da esterno.
Siem De Jong, Ajax. Anche lui giovanissimo, è un trequartista intelligente che però segna come una prima punta.
Luiz Adriano, Shakhtar Donetsk. Ventitre anni, giocatore dinamico che segna e fa segnare.
Xherdan Shaqiri, Basilea. Esterno di centrocampo che fa impazzire le difese avversarie, capace di andare in porta e con piedi eccezionali - il tutto a diciannove anni ancora da compiere.

Rimpianti

Klass Jan Huntelaar, già a quota cinque goals con lo Schalke 04 in un mese. Non ci fosse il più grande di tutti i tempi nel suo ruolo, resta uno dei miei giocatori preferiti. Fenomenale.

lunedì 4 ottobre 2010

Power Rankings

Primo appuntamento con i Power Rankings, tante le novità e le sorprese da analizzare. Partiamo, come al solito, dalla classifica.
Pos
Team
Pld
W
D
L
GF
GA
GD
Pts

1Lazio641185+313
2Internazionale632183+511
3Napoli6321128+411
4Milan632184+411
5Chievo631285+310
6Brescia630378−19
7Juventus6222129+38
8Palermo6222109+18
9Catania622276+18
10Genoa622267−18
11Bari622269−38
12Lecce622258−38
13Cagliari614175+27
14Sampdoria614176+17
15Bologna614178−17
16Cesena621347−37
17Fiorentina612367−15
18Parma612357−25
19Roma6123511−65
20Udinese611439−64
Classifica corta, cortissima. Non ci sono squadre in fuga, non ci sono squadre materasso, in una Domenica cambiano molte cose. E' stato un inizio di campionato strano, stranissimo, dove chi vinceva in trasferta poi perdeva in casa, un inizio dove le gerarchie sono state tutte prese e gettate nel cestino. Eppure, qualcosa la si comincia a capire. Analizziamo ciò che è stato fino ad oggi e poi ciò che attende ogni squadra da qui a Natale.
La Lazio ha acquistato un bel giocatore, Hernanes, ha rivitalizzato Mauri, Ledesma e Zarate ed ha una mentalità da provinciale. Scende in campo affamata, evita sbavature, si limita al sodo - come il suo allenatore, un friulano tutto arrosto e poco fumo. Ciò detto, va ricordato che da qui alla sosta i biancazzurri dovranno vedersela con Roma, Palermo, Napoli, Inter e Juventus - insomma, se davvero la Lazio vuole puntare ad un posto in Europa League, le serviranno almeno diciassette punti nelle prossime undici giornate. Il fatto di non dover disputare partite di coppa la avvantaggia grandemente. Cosa manca: un terzino sinistro e un vero attaccante al posto di tutti quei mezzi attaccanti da dieci goals scarsi a stagione.
L'Inter è diventata lo specchio del suo nuovo allenatore. Vittorie roboanti seguite da scialbi pareggi. Per la quarta volta in nove partite l'Inter non segna. La seconda consecutiva. I punti e i goals fatti sono inferiori rispetto all'anno scorso. Milito, eterno sopravvalutato, sta tornando sulla terra. Sneijder, ottimo calciatore (ma non Kakà) sta dimostrando che giocare ai livelli dello scorso anno è quasi impossibile. Di Maicon nessuno ha più paura, Cambiasso e Stankovic sono più vecchi e Benitez è troppo buono per raccogliere l'eredità di Mourinho. Tutto questo lascia spazio solo ad Eto'o, unico vero campione nerazzurro che però non segnerà ogni Domenica. I nerazzurri, del resto, hanno un calendario piuttosto semplice sulla carta da qui a Natale. Solo il derby e le sfide con Sampdoria, Genoa e Fiorentina. Cosa manca: un centrocampista centrale e una riserva per Eto'o, visto che Pandev all'Inter non è più lui, Coutinho gioca dietro le punte e Biabiany è più un'ala.
Il Napoli è alterno, come le sue fortune. Perde con il Chievo, batte la Roma, supera la Sampdoria, rischia con la Steaua Bucarest, pareggia con il Bari. E' una squadra eternamente in costruzione, non si capisce dove possa arrivare, anche se in questo momento gioca bene. Eppure, dipende troppo da Cavani ed Hamsik. Lavezzi non è mai esploso del tutto, Sosa si sta rivelando un flop, Lucarelli è out fino a Primavera, Gargano commette solo falli, Maggio è in fase discendente, la difesa intera non ha un buon nome (Cannavaro, Campagnaro, Grava, Aronica, Vitale) ma tanti discreti giocatori. Da qui alla sosta ha un calendario medio, in cui Milan, Lazio, Palermo e Genoa sono le sfide più delicate. La doppia sfida di Europa League con il Liverpool e il desiderio di passare il turno potrebbero influenzare il rendimento dei partenopei in Italia. Cosa manca: un difensore importante e un attaccante che lasci rifiatare Cavani.
Del Milan abbiamo già detto tutto, bisogna solo ricordare che l'attende un calendario aspro e che la Champions League drenerà parecchie energie. Cosa manca: un terzino sinistro e un'alternativa a Pato se Robinho non dovesse esplodere.
Il Chievo e il Brescia vanno di pari passo. Partiti benissimo, si sono lentamente bloccati. Ancora difficili da giudicare.
Juventus e Palermo sono squadre similari. Grandi vittorie e deludenti sconfitte. I bianconeri stanno crescendo come squadra ma non hanno dei singoli in grado di farti vincere le partite. Krasic non farà sempre triplette e avrà bisogno di rifiatare, Martinez e Pepe non sono in grado di sostituirlo. Cosa manca: un attaccante vero e una coppia di terzini veri. Pastore è un bel giocatore che deve ancora dimostrare tutto, ma riesce ad esprimersi solo in trasferta, così come Ilicic e il Palermo più in generale. Cosa manca: un difensore centrale esperto.
Catania, Genoa, Bari e Lecce stanno facendo il loro compitino. Ci si aspetterebbe qualcosa in più dai liguri che hanno speso pesantemente sul mercato.
Cagliari, Bologna e Cesena sono partite bene ma si sono anche subito addormentate. Pochi goals, calcio noioso, potrebbero crollare presto.
La Sampdoria è una eterna promessa. Si è affidata ad un allenatore inesperto a cui è stato comprato il solo Guberti. Può scordarsi il quarto posto se va avanti così. Pazzini, altro giocatore sopravvalutato, non segna mai. Cassano da quando tutti lo amano nuovamente ha smesso di essere un campione. Poca roba. Cosa manca: un terzo attaccante e un terzino destro.
La Fiorentina va malissimo. Una sola vittoria in sei partite, due sconfitte casalinghe, pochi goals fatti e tanti subiti. Un mercato inesistente, una dirigenza che sembra disamorata della squadra. Cosa manca: difensori, centrocampisti, attaccanti.
Parma ed Udinese sotto le aspettative, ma dovrebbero risalire presto.
Infine, la Roma. Partita sotto i riflettori, si parlava di Scudetto, Borriello acquisto importante e altre sciocchezze. La verità è che i giallorossi hanno avuto un exploit, durante la scorsa stagione, che difficilmente si ripeterà. La difesa fa ridere, De Rossi non è più De Rossi, Totti è inguardabile, Vucinic segna contro l'Inter ma poi sparisce, Borriello segna contro il Cluj e poi sparisce con le grandi. Ranieri è Ranieri e la società è inesistente. Se non succede qualcosa, la Roma rischia seriamente di perdere il treno per la Champions League. Cosa manca: un vero allenatore.