lunedì 15 giugno 2009

Finalmente una buona notizia!

No, non mi riferisco all'acquisto di Aly Cissokho, al quale pure il buon Astoria ha giustamente dedicato l'ultimo post. Piuttosto, alla conquista del 15° titolo NBA da parte dei miei amatissimi Los Angeles Lakers! Mi si perdonerà la digressione, ma in questi tempi di "crisi" mi è epidermicamente difficile appassionarmi alle vicende calcistiche... :-/

Stream of consciousness di Giugno/1

Moratti: "Sarà un Inter Real. A fine mercato (con Deco e Carvalho - riserve del Chelsea svenduti a pochi milioni, nota mia), saremo sullo stesso livello dei galattici (che hanno comprato Kakà e Cristiano Ronaldo, ovvero gli ultimi due Palloni d'Oro, sempre nota mia)". E per concludere in bellezza: "I quattro scudetti di fila hanno certamente aumentato le smanie di rivincita delle nostre rivali".

domenica 14 giugno 2009

Il primo colpo

Giovane, veloce, forte e richiesto da tanti club. Eppure il Milan è arrivato prima di tutti, eppure lui ha scelto il Milan. Aly Cissokho. E uno.

venerdì 12 giugno 2009

Incubo

Meno male che tra un po' mi sveglierò e mi renderò conto che sto vivendo solo un bruttissimo sogno dove:
- Paolo Maldini - ripeto, PAOLO MALDINI - è tentato dall'ipotesi di fare il team manager al Chelsea e Galliani al riguardo crede di cavarsela con un: "Non lo so, vediamo...";
- Andrea Pirlo potrebbe seguirlo alla corte di Re Carlo ed ha iniziato il balletto di "vediamo", "no, rimango", "forse";
- idem Gennaro Gattuso, il più sconvolto di tutti dagli ultimi accadimenti;
- Massimo Ambrosini, colui che dovrebbe ereditare la fascia da Paolo, non ha ancora rinnovato il contratto e, udite udite, potrebbe accasarsi per i prossimi tre anni dalle parti del Vesuvio;
- Andriy Shevchenko, dopo un ritorno da libro Cuore dell'anno scorso, è stato scaricato senza tanti complimenti e l'anno prossimo potremmo ritrovarcelo vicino a Piazza San Pietro;
- Alberto Paloschi, il naturale erede di Sua Maestà Inzaghi scioccamente dato l'anno scorso in comproprietà al Parma e non in prestito, ora fa sapere che preferisce il culatello di Zibello (e come dargli torto?);
- la società che per "sostituire" l'ex bambino d'oro si è involata in terra teutonica per trattare un ramarro bosniaco, incassando, tra l'altro, un umiliante: "Non abbiamo bisogno di vendere, il giocatore è incedibile";
- "quello" che, falso come Giuda, manda messaggini di amore verso i tifosi rossoneri al Milan Channel e poi esulta da (ormai) navigato madridista per l'arrivo di Cristiano Ronaldo, affermando: "Con lui vinceremo tutto...".
Ora, ha perfettamente ragione Leonardo che da qui fino al 31 agosto ne sentiremo di tutti i colori, però tanto è solo un brutto sogno, vero?
O no?
No???
Nooooooooooooooooooooooooooo...

giovedì 11 giugno 2009

2009/2010

Sta prendendo forma il Milan della prossima stagione.
Partiti Emerson e Beckham, ritiratosi Maldini e venduto Kakà, Galliani ha detto di non voler riscattare Shevchenko, Senderos e Mattioni. A me dispiace, soprattutto per il giovane terzino brasiliano che non ha avuto modo di mettersi in evidenza, ma chiaramente non rientrava nei piani di Ancelotti prima e di Leonardo oggi.
Ad ogni modo, Galliani ha anche aggiunto che arriverà un giocatore per ogni giocatore venduto. Pertanto, per ora serviranno due difensori (Thiago Silva escluso), due centrocampisti e due attaccanti. Uno dei quali, se il Wolfsburg non romperà troppo le scatole, sarà Edin Dzeko.
Non so voi, ma - vicenda Kakà a parte - a me sembra che il Milan punti davvero a costruire una nuova squadra più forte delle precedenti. E che si voglia affiancare ai senatori una serie di giovani di belle speranze. E rispetto alle operazioni Vieri, Ronaldo, Emerson e compagnia bella, mi sembra già un passo avanti.

Modificare gli equilibri

Dopo Kakà, anche Cristiano Ronaldo approda alla corte di Re Florentino Perez. Un centinaio di milioni di euro, che sommati ai settanta di Kakà fanno centosettanta. Ibrahimovic, probabilmente, al Barcellona. A me non piace questo genere di calcio. Però sicuramente lo scenario di tre campionati si modificherà. Il Barcellona non sarà più leader incontrastato. Il Manchester idem. Da noi, forse avremo un campionato di livello inferiore, ma almeno le tre sorelle se la giocheranno fino alla fine. Che vi devo dire, speriamo che questo modo di vedere le cose (campioni=vittorie) finisca presto.

mercoledì 10 giugno 2009

Decadenza

Dalla irrequietudine di Pato ("Voglio parlare con Ancelotti"), al gelo di Pirlo ("Io al Chelsea? Vediamo..."), dalle colonne di Tuttosport il tifoso eccellente Diego Abatantuono interpreta alla perfezione lo stato d'animo di molti, moltissimi milanisti a dir poco delusi dalla vicenda Kaka': "Personalmente non andrò più a San Siro a vedere le partite del Milan e non farò più abbonamenti a Sky o a Mediaset Premium. Il risparmio economico della società si tradurrà nel risparmio del tifoso che userà i soldi del biglietto per fare altre cose".
E aggiunge: "Di Kaka' si sapeva già da mesi. Non era andato al Manchester City perché non era una squadra all'altezza. La vicenda è stata usata un po' per addolcire la pillola... E ora penso che perderemo presto anche Pato e Pirlo: si è dato un segnale chiaro di voler smantellare la squadra. Vuol dire che andrò a vedere il Chelsea o il Barcellona, tanto ormai siamo europei e non bisogna per forza tifare una squadra italiana...".
Ma ancor di più ci ha pensato Zorro Boban - l'indimenticabile Zorro Boban - a fotografare la gravità della nuova situazione che si è venuta a creare: "E' un segno di decadenza del Milan: è la prima volta da quando c'è Berlusconi che si vende un giocatore essenziale per la squadra. Un segnale tremendo per noi del Milan".
E, onesto come sempre, mette in chiaro come meglio non si potrebbe il rapporto intercorso tra l'ex bambino d'oro e questi colori: "Ci aggiungo che non mi è piaciuto tutto questo parlare del rapporto tra tifosi e Kaka', di cuore... Penso sia tutto falso".
Enorme Zorro.

P.S. Per inciso, personalmente ritengo Boban, lui sì, uno degli ultimi grandi fuoriclasse veramente attaccati a questa maglia. A tal punto che, più che milanista, divenne milanese.
Altro che il falsone che fino a due giorni fa dichiarava di sentirsi ormai "italiano" e che sognava fasce da capitano battendosi la manina sul cuore...
E mi piace ricordare un mio amico tifosissimo juventino che all'epoca mi confessò: "Se Boban sta bene, è il più forte di tutti. Anche più forte del 'mio' Zidane". Ah, che tempi.
Penso che ora per addolcirmi mi riguarderò tutti i DVD di quei magnifici anni...

martedì 9 giugno 2009

Addii

Alla fine Kakà è andato al Real Madrid. Con buona pace di tutti i tifosi rossoneri. Nessuno è felice, ma tutti si adattano. Anzi, congratulazioni al bravo ragazzo Ricky per questa intervista ufficiale rilasciata stanotte. E' stato diplomatico e abbastanza onesto.
Ora, riflettiamo un po' sulle conseguenze di questo trasferimento. Innanzitutto, sembra che il Milan incasserà una settantina di milioni di euro (magari anche qualcosina in più) più un giocatore del Real Madrid tra Drenthe, Pepe, Gago, Guti, Marcelo, Diarra, Sneijder, Robben. Con quei soldi (e i soldi dello stipendio del brasiliano risparmiati), arriveranno quei quattro o cinque calciatori che potranno far tornare il Milan ai suoi livelli. Del resto, nelle ultime due stagioni, Kakà aveva smesso di incidere così profondamente come prima sul rendimento dei rossoneri. In particolare, quest'anno sono stati Pato e Inzaghi a trascinare la squadra. Pertanto, secondo me è stato ceduto nel miglior momento possibile. Che casualmente coincide anche con la fine di un ciclo e l'inizio di un altro ciclo. Ricordatevi che quando furono ceduti Gullit e Rijkaard, e Van Basten era già out, arrivarono Boban, Raducioiu e Savicevic. Tre semi-sconosciuti. Con cui alzammo due scudetti e una Champions nel giro di dodici mesi.
Che il Milan sia stato ridimensionato dai propri dirigenti e che da oggi in avanti diventeremo una squadretta mi sembra un'ipotesi completamente priva di fondamento. E non sono con voi circa la storia delle menzogne e dei teatrini. Tutti lo fanno, e il Milan lo ha sempre fatto. Lo svolgimento dell'affare Kakà, per cui dopo sei mesi nessuno ha capito chi volesse cosa, neanche ci dovrebbe riguardare. Noi dovremmo interessarci del Milan tra Settembre e Maggio. Le questioni di mercato, come da sempre sostengo, possiamo giudicarle. Ma da qui a dire che siamo stati presi in giro non mi sembra corretto. Il Milan-società si dovrebbe essere guadagnato abbastanza credito presso i propri tifosi per meritarsi un po' più di pazienza e un po' meno critiche.
Il Milan ripartirà. Le notizie che circolano sulla vendita contemporanea di Kakà, Pato, Pirlo, Seedorf, Ambrosini (e pure della mascotte tra un po') mi sembrano solo notizie dipinte ad hoc al fine di vendere più copie. Oddio, su Pirlo qualche dubbio ce l'ho anche io, perché non mi sembra il tipo di giocatore che rientra nel progetto Leonardesco di calcio veloce e con la palla a terra. Per il resto, non riesco a vedere Berlusconi che si fa soffiare sotto il naso mezza rosa. A proposito, nessuno deve pensare che da oggi il Milan svende i propri campioni. Gli unici due casi sono stati Shevchenko o Kakà. Nel primo caso il Milan ci ha guadagnato più di sessanta milioni di euro e ha vinto la Champions solo nove mesi dopo. E Shevchenko è diventato meno corteggiato di Pellissier. Nel secondo caso staremo a vedere. Ad ogni modo, per ora la storia ci ha dato ragione. Ricordatevi sempre che non esistono giocatori incedibili. Tranne Inzaghi, il va sans dire.
Polemica personale. Non capisco perchè l'Europa, così attenta a mettere il naso in qualunque questione possibile (dal cassis de Dijon al tartufo d'Alba ad altre simili cazzate), non si comporti allo stesso modo con il calcio. Lo ripeto, il modello è quello della NBA. Un bel tetto agli ingaggi e i vari Abramovich starebbero buoni buoni. Perché il problema non è che il Milan abbia perso Kakà. Il problema invece è far credere che basti spendere centinaia di milioni di euro per vincere. Se il Real Madrid dovesse diventare campione d'Europa per tre anni di fila, allora l'acquisto di Kakà si sarà rivelato vincente. Altrimenti, sarà stato un altro errore alla Moratti. Del resto, aver comprato Kakà non significa nulla - a meno che poi, appunto, tu non vinca. Anche Berlusconi cominciò offrendo stipendi astronomici. Ma lui è il Presidente più vincente della storia. Gli altri, Abramovich in testa, stanno lì a guardare. Che si metta un tetto agli ingaggi e al valore dei calciatori. Anche perché il calcio europeo sta diventano sempre più squallido. A parte Barcellona, Manchester, Milan, Real Madrid e Chelsea non c'è nulla all'orizzonte.
Oggi finisce il quarto capitolo di un libro molto, molto lungo. Il capitolo si chiude in modo triste, con l'addio di Maldini, di Ancelotti e di Kakà. Tre uomini legati al Milan in modo molto profondo. Questa decade è stata loro. Il capitano, l'allenatore e la stella della squadra. Abbiamo vinto tutto. Ora inizia la seconda decade di questo millennio. Aspettiamo, come al solito, prima di giudicare. Ricordiamoci che i conti si fanno sempre a Maggio. E che il Milan, quando meno ce l'aspettavamo, ci ha fatto trionfare e sorridere.
Ultima nota. Il campionato italiano, cosa che vado sostenendo da anni, è noioso. Mortifero. Soporifero. Banale. E, per una volta devo dare a Mario Sconcerti, oggi sul Corriere.

lunedì 8 giugno 2009

Pronostici d'inizio estate

Kakà sarà venduto al Real Madrid.
Al suo posto arriverà Edin Dzeko del Wolfsburg.
Non mi sembra una mossa geniale, forse una colletta tra i tifosi milanisti (bastavano sei virgola sette euro a testa, e con altri trenta centesimi a testa gli si adeguava anche lo stipendio) avrebbe potuto evitare la svendita del brasiliano al Real Madrid.
Ad ogni modo, benvenuti a tutti nel prossimo ciclo-Milan. L'inizio non è dei più promettenti. L'ultimo ciclo si era aperto con i vari Rui Costa, Inzaghi, Rivaldo, Nesta, Pirlo, Seedorf. Mah.

giovedì 4 giugno 2009

Incongruenze

Dunque.
Galliani ha detto che la vendita di Kakà servirebbe per ripianare i bilanci. Che i tifosi dovranno capire.
Kakà è stato visto piangere (da più fonti, sembra attendibili), incapace di esprimere un giudizio secco circa la scelta della squadra in cui giocare.
Berlusconi ha detto che non vuole vendere Kakà, ma che se lo dovesse fare lo farebbe solo perché al giocatore offrono più soldi di adesso.
Kakà a Gennaio ha però detto che a lui dei soldi interessa poco. Guadagna già abbastanza bene, e ciò che conta per lui (così religioso e attaccato ai valori della famiglia e dell'amicizia) è altro.
Ad ogni modo, fino a Lunedì non c'è nulla di concreto, come ha ribadito Berlusconi in questa intervista.

Le mie considerazioni sono le seguenti. Ovviamente, in base a ciò che abbiamo visto e letto in questi mesi.
i) Kakà non ha tutta questa voglia di andare via. Se dovesse andare via, non lo farebbe per soldi. Ha pianto a Gennaio, ha rilasciato diverse interviste di amore eterno per il Milan, ha scelto col cuore. Eppoi, onestamente, Manchester sponda City non è come il Real Madrid, ma tra venti-venticinque milioni l'anno e nove milioni l'anno credo vi sia una bella differenza.
ii) Berlusconi non ha tutta questa voglia di vendere Kakà. Sa che danneggerebbe il Milan e che danneggerebbe la sua figura di politico. Sarebbe sempre e comunque una "sconfitta", un'ammissione di debolezza manifestata dinanzi a milioni di tifosi milanisti e non.
iii) Galliani ha fatto una sciocchezza, a mio avviso, a dichiarare al giornale rosa che Kakà verrà venduto per fare cassa e che al suo posto arriverà una grande mezzapunta - dove sarebbe, a quel punto, il risparmio? Entrano sessanta milioni e ne escono quaranta, col rischio di comprare un brocco o uno che non si sa ambientare? Mah.
iv) Perché il Milan, gestito da persone molto competenti, dovrebbe svendere il proprio miglior talento? Non è possibile che Kakà oggi valga la metà di quanto valeva a Gennaio. E comunque sessanta milioni, in un mercato in cui Quaresma te ne costa trentatré, sono pochissimi. O no?
v) Berlusconi ha detto che vuole comprare una prima punta. Un giocatore che probabilmente sostituirà il partente Borriello, sfortunato e infortunato. Ora, se vendi Kakà per comprare Toni non ha molto senso. Allo stesso tempo, però, Berlusconi vuole (l'ha detto chiaramente) Ronaldinho titolare. E' una sua scommessa personale, e non accetta che il proprio allenatore gli disobbedisca in tal senso. Pertanto, nel 4-3-3 di Leonardo Ronaldinho sarà uno dei tre, Pato l'altro e poi c'è un terzo posto libero. Arrivasse davvero una prima punta, allora è probabile che Kakà vada via. Non credo accetterebbe di fare la riserva di Ronaldinho. Nè credo che Pato accetti di fare il panchinaro. Ecco, questa è la mia causa più probabile del divorzio Milan-Kakà. Forse è anche la più sciocca, ma parole degli interessati alla mano (l'unica cosa di cui disponiamo per ora) sembra anche la ragione principale. Del resto, Berlusconi ha speso venti e rotti milioni per Dinho, e vederlo invecchiare in panchina non lo riempie di gioia. Soprattutto perché per un intero anno i media l'hanno massacrato definendolo un acquisto sbagliato, un ex giocatore, un brocco da campetto dell'oratorio. E come detto in precedenza, Berlusconi ama vincere le proprie scommesse. Sacchi, Capello, lo stesso Ancelotti all'epoca "eterno secondo", Boban, Savicevic, ecc.

Insomma, ad oggi Kakà sembra più distante dal Milan. Le ragioni ufficiali sono lo stipendio del giocatore e i conti del Milan, quelle ufficiose sono l'utilizzo di Ronaldinho e l'acquisto di una prima punta da affiancare a Pato. Una cosa va però detta. Se Kakà davvero vuole rimanere al Milan, perché svenderlo a metà prezzo rispetto a Gennaio? Siamo in Champions (guadagni maggiori), eliminiamo contratti onerosi (Maldini, Ancelotti, Emerson, forse Shevchenko, forse Dida) e siamo più poveri? Non credo. E poi il bilancio del Milan viene ripianato ogni santa stagione. Perché possono farlo tutti, tranne noi? Cos'é, siamo improvvisamente diventati attenti ai bilanci? Non credo. Allora? Il giocatore vuole fuggire? E perché continua a dichiarare amore eterno? Uno religioso e attaccato ai valori come lui? Non credo. Avrebbe piuttosto scelto il silenzio. O no? Invece, solo tre giorni fa ha di nuovo detto di voler giocare nel Milan. Soluzione della storia? Per me, rimane il desiderio di vedere Ronaldinho titolare. E mi rendo conto che con Kakà e Pato sarebbe quasi impossibile. A meno che a centrocampo non giocassero due bestioni africani. Sennò finiremmo per perdere anche con il Lodi. Però sarebbe un autogoal, dal punto di vista dell'immagine, enorme. E serviranno almeno tre o quattro trofei importanti per far riguadagnare la faccia alla società.

mercoledì 3 giugno 2009

Riccardino

A Gennaio sembrava cosa fatta per il Manchester City. Centoventi milioni al Milan e venti a Kakà. Che pianse allo stadio, che fu convinto da Berlusconi a rimanere, che si affacciò per stringere la maglia rossonera davanti a centinaia di tifosi giunti sotto casa sua per mostrargli il loro affetto. Da allora, Berlusconi e Galliani hanno fatto capire che Kakà sarebbe rimasto al Milan a vita, diventandone capitano (da qui la diatriba con Ambrosini). Il giocatore, dal canto suo, non ha fatto altro che dichiarare amore eterno per i colori rossoneri, l'ultima volta solo due giorni fa, prima di partire alla volta del Brasile. Ora, capisco la necessità di vendere copie dei giornali e di far venire il crepacuore a tanti tifosi milanisti, ma io non capisco proprio perché il Milan dovrebbe cedere il proprio giocatore più forte a metà prezzo rispetto a soli quattro mesi fa. Che sia il Milan a volerci guadagnare (ne dubito) o che sia il giocatore a volersene andare (lo ignoro), almeno che si scateni un'asta in Europa finché non si trovi una squadra che offra cento e rotti milioni per il brasiliano - e se proprio bisogna venderlo, almeno venderlo al Manchester City, che per due o tre anni non potrà certo fare concorrenza al Milan (e a quasi trentuno anni, Kakà sarà certamente meno bravo di oggi).
Riassumendo. Kakà ha rifiutato una squadra che gli offriva venti milioni di euro l'anno, spiegando che a lui dei soldi interessava poco o nulla. Come storia calcistica, Real Madrid e Milan sono le due squadre più gloriose e popolari del mondo. Giocare nell'uno o nell'altro non cambia troppo. Pertanto, qualora fosse ceduto, i motivi potrebbero essere: i) fare cassa, ii) il giocatore non crede nel nuovo progetto (benché a Gennaio abbia definito Leonardo "più di un amico" e dichiarato amore eterno al Milan), iii) Berlusconi vuole Ronaldinho titolare (e con Kakà sarebbe un problema, ma non capisco perché cedere un ventisettenne fenomenale per un ventinovenne che non è al top da tre anni), iv) cambio del modulo di gioco, più simile ad un 4-4-2 che tanto piace a Leonardo (e allora tenere Ronaldinho non avrebbe comunque senso), v) scambio con due ali tanto desiderate da Leonardo e guadagno economico (Robben, Sneijder, Drenthe, Marcelo sono i candidati), vi) Kakà sperava che Ancelotti rimanesse (anche qui, però, l'amicizia con Leonardo, e poi Pellegrini, nuovo tecnico del Real, non mi sembra questo genio).
Altri motivi mi verranno in mente, per ora mi fermo. E devo dire che non trovo una valida ragione (fare cassa a parte) per cui Kakà se ne debba andare. E anche nel caso di voler fare cassa, Berlusconi a Gennaio disse che Kakà sarebbe rimasto a vita e che avrebbe ereditato la fascia di Maldini. Possibile che in quattro mesi abbia completamente cambiato idea? Vedremo.

lunedì 1 giugno 2009

Leo, Carlo e il Barone

Estate 1986.
Dopo aver salvato in primavera la società dalle aule dei tribunali, Silvio Berlusconi getta le basi per la sua prima vera stagione da presidente. L'acquisto di Donadoni, Massaro, Giovanni Galli e Galderisi mette subito in chiaro quali siano gli intenti della nuova dirigenza, con una campagna faraonica che mai si era vista e che solo per un soffio non porta a Milanello anche Toninho Cerezo. Sul fuoriclasse brasiliano mostra i suoi dubbi Nils Liedholm - per chi vi scrive, il più grande allenatore al mondo mai esistito - ritenendone l'acquisto davvero "troppo" per quella squadra già stellare appena allestita e, di fatto, facendo tornare sui propri passi la dirigenza.
Nella prima partita di campionato, il debutto alla Scala del Calcio è contro l'Ascoli. Risultato: un incredibile 0 a 1 per i marchigiani. Di lì in avanti, lo squadrone rossonero balbetta in campionato, fino ad arrivare al clamoroso esonero di Nils nella primavera del 1987 per salvaguardare almeno la possibilità di conquistarsi un posto in UEFA. Gli subentra un esordiente assoluto subito etichettato come il "maggiordomo" di Berlusconi: Fabio Capello. Si arriva così all'epilogo con lo spareggio giocato a Torino contro la Sampdoria, con il goal di Daniele Massaro segnato nei tempi supplementari a dare la sospirata vittoria milanista.
Tornato quindi dietro le quinte, Capello lascerà la panchina nell'estate successiva ad un altro "sconosciuto" proveniente da Fusignano: Arrigo Sacchi. E la storia che sarà scritta da quel momento in poi la conoscete tutti...

Estate 2008.
Dopo la Champions conquistata un anno prima ad Atene ed il Campionato del Mondo per Club vinto a dicembre, il Milan corona il sogno inseguito da almeno tre anni di portare a Milanello Ronaldinho, il fuoriclasse dal talento più puro esistente sul pianeta Terra. Ma non solo. Torna anche il figliol prodigo Shevchenko e, come se non bastasse, in attacco ecco anche Borriello che 
al Genoa ha fatto sfracelli. Silvio Berlusconi ha sempre il suo vecchio pallino: quello di una squadra votata non solo all'attacco, ma capace di esprimere pure un calcio spettacolare, coronata da tecnica e gusto del bello. Con questo in mente ha vinto tutto quello che era possibile - e anche di più - nei suoi venti e oltre anni di presidenza rossonera.
Sulla panchina siede Carlo Ancelotti - per chi vi scrive, l'unico vero erede di Liedholm - l'allenatore più longevo dell'era Berlusconi, da ben sette anni al timone della corazzata rossonera. In passato, qualche attrito fra il presidente e l'allenatore - il primo vuole che la squadra giochi sempre a due punte, il secondo non ne è affatto convinto - non scalfisce la profonda stima reciproca dei due. Del resto, Carletto nostro si è inventato un efficacissimo "albero di Natale" ad una punta, camuffando Kaka' come seconda punta e vincendo, appunto, con questa formula la Champions l'anno precedente. Berlusconi non demorde e, come detto, riempe la rosa con trequartisti e seconde punte, mentre Ancelotti suggerisce come unico acquisto per lui indispensabile una prima punta di peso come Adebayor, evidente allusione al fatto che lui all'albero non rinuncerà mai. Seguono mezze smentite, dichiarazioni di "comune accordo", ma concentratevi su questo aspetto.
Berlusconi e Ancelotti sono due persone così diverse, eppure così dannatamente simili. Sono due vincenti, esattamente come lo era Liedholm. Con una concezione del "vincere" certamente diversa, ma vincenti. E come tutti i vincenti vogliono avere l'ultima parola. Sono testardi. E, paradossalmente, hanno allo stesso tempo ragione e torto entrambi.
Ecco, quindi, che dopo la partita d'esordio in campionato persa in casa con il Bologna - come Liedholm perse, appunto, quella con l'Ascoli - il Milan della stagione appena conclusa ha conosciuto fasi alterne, con una tendenza all'autodistruzione nelle ultime partite che ha lasciato sbalorditi.
Se il finale di campionato, infatti, poteva riscattare gli iniziali tentennamenti, Ancelotti ha ben presto deciso di far marcire Ronaldinho e Shevchenko in panchina e di insistere sul suo collaudato "albero" nella seconda parte del torneo, con una situazione di ambiente societario (i malumori più o meno ventilati del presidente) che è letteralmente esplosa e che a momenti non ha portato la squadra a fallire quell'accesso diretto alla Champions del prossimo anno fino a quattro partite fa più che sicura.
Non crediate che io esageri e, soprattutto, non confondete il bellissimo "arrivederci" che si sono dati Ancelotti e la società ieri, perché una cosa rimane certa: il Milan era diventato troppo piccolo perché potessero ancora coesistere il tecnico di Reggiolo ed il signore di Arcore.

Estate 2009.
Non senza sorpresa oggi pomeriggio all'una accendo la TV e mi ritrovo la prima intervista in "inglese" di Carlo Ancelotti direttamente dal sito del Chelsea. Ti auguro ogni bene, Carlo, e te lo dico con il cuore in mano gonfio di riconoscenza e di orgoglio per essere stato uno di noi. Però, bisogna dirsi le cose in faccia e al mio paese tutto ciò ha un solo nome: menzogna.
Persino ieri sera da Fabio Fazio a "Che tempo che fa" hai voluto dire che non era vero che andassi in Inghilterra e che nulla era stato ancora deciso. Una settimana fa hai insistito nel dire che quella contro la Roma non sarebbe stata la tua ultima partita a San Siro. Da settimane hai smentito ogni voce ribadendo che avevi un contratto con la società fino al 2010.
Una sola domanda: ma si può sapere quando cacchio ti sei accordato con il Chelsea? Stanotte? Ma vattenne, va...
Insomma, io mi sono sentito preso in giro. Si voleva conservare la discrezione per non turbare la squadra nella volata finale? Benissimo, si glissa sulle domande, si dice di non rompere le balle ai giornalisti e magari si tira pure un pugno sul naso a quello che ti fa la stessa domanda alla centesima volta, ma non si fanno "proclami". Noi poveri ed ingenui tifosi rossoneri che in te hanno sempre visto l'onestà fatta persona, poi ci rimangono male. Sappi che non si scherza con le parole, caro Carlo, non si scherza con i sentimenti altrui.
In ogni caso, ripeto: ti auguro tutto il bene del mondo, con la certezza assoluta che nel mio cuore rossonero un posticino per te ci sarà sempre.

Alle ore 12 in punto, invece, è stato presentato ufficialmente Leonardo: scelta migliore non si sarebbe potuta fare. In bocca al lupo, Leo: ti voglio già bene.

I conti si fanno alla fine/2

Essere tifosi di calcio è una cosa. Essere milanisti è un'altra cosa. Come sapete bene, io non sono un accanito tifoso di calcio. Non mi vedo Chelsea-Manchester, non mi interessava la finale di Champions League, non me ne frega nulla dei vari Messi e Cristiano Ronaldo. I quali, se fossi un dirigente, non comprerei se dovessi rinunciare a Pirlo e Inzaghi. Mai. Sono milanista. Amo la filosofia e la cultura sportiva stanti dietro al progetto rossonero sviluppatosi negli anni ottanta e portato avanti con convinzione fino ad oggi
Per questo motivo, la scelta di Ancelotti di abbandonare la nave rossonera mi intristisce più dell'addio di Maldini. Oddio, se Paolo dovesse ripensarci non potrei che gioire. Ma in fondo, un calciatore che abbandona a quarantuno anni è da considerarsi un privilegio, non una sventura. Ricordiamoci che Baresi, Tassotti, Filippo Galli, Massaro, Sebastiano Rossi e tanti altri della vecchia guardia li abbiamo persi molto prima. E poi la vita è fatta di cicli. Bisogna accettare il suo lento ma inesorabile progredire e sperare di prenderne il meglio. Cosa che per noi milanisti è stato lo standard per più di un ventennio.
L'abbandono di Carlo Ancelotti, invece, è stato improvviso. Sì, è vero, si era parlato di possibili sostituti, si era detto delle pressioni del Chelsea, si era speculato sulle fratture tra dirigenza e allenatore. Però già mi immaginavo Galliani entrare in sala stampa a Milanello da solo, invitando il nuovo allenatore del Milan ad entrare perché tutti finalmente lo conoscessero. E chi era? Carlo Ancelotti, il va sans dire. Sarebbe stato il classico coup de theatre rossonero, che avrebbe fatto scendere una lacrima di gioia a tutti noi (parlo anche per voi, ma credo di sapere ciò che dico).
E invece no. Carlo ci lascia, dopo otto anni pazzeschi. Otto trofei. Di cui due coppe dalle grandi orecchie. Cose che farebbero morire d'invidia qualunque altro tifoso. Con Carlo, inoltre, ci lascia un pezzettino di grande storia rossonera. E' stato il terzo grande allenatore (dopo Sacchi e Capello) dell'era berlusconiana. Ha vinto tutto, come i suoi predecessori. Anzi, la Coppa Italia i suoi predecessori non l'avevano mai vinta.
Buono, pacato, sorridente, vero tifoso. Sapeva ridere come un bambino e soffrire come un uomo. Ha saputo tenere unito un gruppo di giocatori che rischiava di distruggersi dopo la sciagurata finale di Istanbul. Li ha riportati sul tetto d'Europa, giocando una delle Champions più belle di sempre e prendendosi la rivincita sul terribile Liverpool.
Che grande allenatore Carletto. Ha inventato Pirlo regista, ha lanciato Kakà, ha fatto diventare Seedorf il più grande centrocampista del Mondo. Tra qualche decennio, qualcuno rispolvererà i libri di storia del calcio e troverà il termine "albero di Natale". E sotto, ci sarà scritto "Carlo Ancelotti". Uno che ha cantato al centro dello stadio per festeggiare la vittoria in Champions del 2007. Timido com'era. Ma l'ha fatto lo stesso. Mi mancherà. Mancherà a tutti noi. Mancherà anche a quelli che ne chiedevano la testa. Ne sono sicuro.
Eppure, come detto sopra, la vita è fatta di cicli. Pertanto, benvenuto Leonardo e buona fortuna.
A Carlo, grazie. Ti abbiamo voluto bene e te ne vorremo sempre. E se dovessi tornare, farai commuovere me e tanti altri.

I conti si fanno alla fine/1

E così, dopo trentotto (piuttosto noiose) giornate, anche questo campionato è stato archiviato. Facciamo qualche conticino, tanto per vedere come è andata.
L'Inter ha vinto il suo primo scudetto con rivali. Ha conquistato un punto in meno della stagione precedente, ha segnato un goal in più, ne ha subìti sei in più. Sostanzialmente, insomma, non ha fatto che il proprio dovere. Ciò che non stupisce più, in casa nerazzurra, sono le continue parole di Zlatan Ibrahimovic. Vado via, resto, resto ma solo un po', faccio il pendolare... Alla fine l'avrà vinta ottenendo altri soldini, ma non si può dipendere così da un giocatore. Moggi l'avrebbe già cacciato a pedate. Ad ogni modo, la scommessa-Mourinho non è stata vinta. Quaresma è stato una meteora, Mancini poco più, Balotelli è peggiorato - solo Muntari si salva in quest'annata.
La Juventus è arrivata seconda dopo una serie di saliscendi che l'hanno portata più volte vicino al baratro (Ottobre, Aprile-Maggio) e una volta (Gennaio-Febbraio) a sperare in un aggancio in vetta. Come sostenevamo quest'estate, senza una dirigenza seria, un allenatore vincente e qualche acquisto intelligente non si può migliorare. E infatti i bianconeri hanno finito questo campionato più o meno esattamente come avevano finito il precedente. La faccende Ranieri-Ferrara-Conte sono state gestite tremendamente. Mai nella storia della Juventus i giocatori e i tifosi potevano scegliere le strategie societarie circa l'allenatore. E' un gruppo che si sta lentamente sfaldando. Il tanto desiderato (dai tifosi del Milan, soprattutto) Amauri si è rivelato un buon giocatore, ma nulla più. Ha segnato meno di Pellissier, Acquafresca e Quagliarella.
Il Milan ha chiuso dignitosamente al terzo posto. Partito malissimo, si era ripreso alla grande e avrebbe potuto fare come il Barcellona. Purtroppo, quando sei costretto a giocare l'intera stagione con almeno cinque o sei giocatori chiave contemporaneamente fuori squadra, l'impresa si complica. Ad ogni modo, dieci punti in più della stagione precedente, qualche goal fatto in più e qualche goal subìto in meno e la consacrazione di Pato. Abbiati si è rivelato un ottimo acquisto, mentre Flamini, Zambrotta e Ronaldinho hanno fatto un po' di fatica ma alla fine hanno detto la loro.
La Fiorentina ha sostanzialmente fotocopiato la stagione precedente. Molti acquisti si sono rivelati inutili (Vargas su tutti, pagato quindici milioni di euro) ma il buon Gilardino ha aiutato i viola alla riconquista della Champions League.
La Roma si è sciolta come neve al sole. Il Napoli tanto coccolato a Novembre è andato peggio della stagione precedente. Sorprese Cagliari e Genoa. Conferme per Udinese, Palermo e Atalanta.
Lo squallore della Serie A 2008-2009? Il fatto che sia stato un campionato senza sorprese, fondamentalmente identico a quello precedente. In un'Europa dove i passaggi di consegne e le sorprese sono state molteplici, la cosa intristisce un pochino. Speriamo che l'anno prossimo segni l'inizio di una nuova primavera per il calcio italiano.