giovedì 31 dicembre 2009

Il decennio che si chiude (parte 1/2)

E così, tra poche ore, si chiude il primo decennio di questo nuovo millennio. Un decennio innominabile (gli "anni zero"?) che ha visto il Milan dominare la scena del calcio mondiale per quasi cinque anni. Per chi, come me, è nostalgico, vale la pena riperorrerli insieme.

Il 1999-2000 è uno di quegli anni che si vogliono dimenticare velocemente. A Zaccheroni, fresco vincitore della Serie A, vengono consegnati Shevchenko (capocannoniere al suo primo anno in Italia), Gattuso, Josè Mari, Serginho, Coloccini, De Ascentis, West e Chamot. All'epoca, una campagna acquisti abbastanza ricca. Il Milan però delude le aspettative, terminando ultimo nel proprio girone di Champions League, alle spalle di Chelsea, Hertha Berlino e Galatasaray, e conquistando un magro terzo posto in Campionato a ben dieci punti dalla Lazio campione. In Coppa Italia l'Inter elimina i rossoneri nei quarti di finale, rossoneri poi sconfitti anche dal Parma nella finale di Supercoppa Italiana. L'anno che doveva sancire - dopo il periodo buio '96-'98 - il completo rilancio del Milan è da gettare nel cestino.

Il 2000-2001 è il primo dei tre anni di transizione rossonera che stanno per modificare radicalmente lo scacchiere del calcio europeo negli anni a venire. Arrivano Kaladze, Redondo, Roque Junior, Dida, Pablo Garcia, Julio Cesar e Coco. Una campagna acquisti molto low profile. Il Milan zoppica in Campionato (finendo sesto), collezionando una serie di sconfitte orrende, tra le quali quelle contro Perugia (1-2 in entrambi i match), Fiorentina (0-4 e 1-2), Juventus (0-3) e Vicenza (0-2). La squadra viene eliminata nella seconda fase della Champions League, (dopo aver vinto il proprio girone nella prima fase) pareggiando per uno a uno a San Siro contro il Deportivo La Coruna. In Coppa Italia i rossoneri sono sconfitti dalla Fiorentina in semifinale. La società esonera Zaccheroni a Marzo, sostituendolo con Cesare Maldini, traghettatore ad interim affiancato da Mauro Tassotti, che comincia così la sua carriera da vice allenatore dei rossoneri. L'unico ricordo positivo è il sei a zero inflitto all'Inter nel derby di ritorno. Troppo poco per una squadra come il Milan. La società decide di dare una brusca sterzata.

Il 2001-2002 è l'anno del crocevia milanista del decennio. La dirigenza spende più di cento miliardi per ingaggiare Inzaghi, Rui Costa, Donati, Javi Moreno, Pirlo (per Guglielminpietro), Contra, Laursen, Kutuzov, Brocchi, Umit, Donadel, Simone. La squadra è affidata a Fatih Terim, da molti giudicato un nuovo Sacchi, che caratterialmente ricorda molto Mourinho - duro, pungente, sicuro di sè. La squadra parte male, impattando per due a due contro il Brescia fuori casa in una partita che vede il contemporaneo esordio ed infortunio per Rui Costa. Poi tre vittorie e tre partite senza vittorie. Poi vittoria per quattro a due nel derby. Il Milan sembra rinato. Eppure, il quattro Novembre, il Milan perde a Torino contro il Toro e Fatih Terim viene esonerato. Il Milan passa nelle mani di Carlo Ancelotti, tra i malcontenti e i mugugni dei tifosi, causati dell'etichetta di eterno secondo e di perdente di successo che il mister di Reggiolo porta sul groppone. In Campionato il Milan alterna prestazioni positive (memorabile il goal di Shevchenko contro la Juventus a San Siro) e negative, quando ad esempio crolla all'inizio del girone di ritorno, in cui non vince per ben sei partite consecutive riuscendo ad ottenere i tre punti in una sola occasione nelle prime nove, per giunta contro un Venezia fanalino di coda. Alla fine, nonostante tutto, il quarto posto viene raggiunto all'ultima giornata. In Coppa UEFA brucia la sconfitta per quattro a zero subìta all'andata contro il Borussia Dortmund, contro il quale però, nella partita di ritorno a San Siro, il Milan riesce quasi a sfiorare l'impresa, tirando fuori un carattere che mancava da anni. Il sogno di una finale Milan - Inter (eliminato a sua volta dal Feyenoord) svanisce. In Coppa Italia, poi, la Juventus ha la meglio sui rossoneri in semifinale. Eppure, dopo sei stagioni travagliate in cui il Milan ha vinto solo uno Scudetto, qualcosa sembra essere cambiato. Ciononostante, la Juventus, l'Inter e le romane (alternandosi) sono ancora un gradino sopra i rossoneri.

Il 2002-2003 è il primo anno del terzo ciclo rossonero (dopo quelli di Sacchi e Capello). Il Milan, guidato per la prima volta da inizio stagione da Carlo Ancelotti, acquista l'estroso Rivaldo dal Barcellona, il quale però tradisce le aspettative. Con lui Tomasson, eroe del Feyenoord vincitore della Coppa UEFA e i giovani promettenti Simic e Dalla Bona. Ritorna Dida, prima in prestito al Corinthians. Le grandi operazioni riguardano però Nesta, pagato trenta milioni di euro dalla Lazio, e Seedorf, ceduto dall'Inter in cambio di Coco. Con una formazione tipo con Dida, Costacurta, Nesta, Maldini, Kaladze, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Shevchenko e Inzaghi il Milan in Campionato disputa un ottimo girone d'andata (in cui conquista ben trentanove punti che lo portano a guidare la classifica dopo diversi anni), seguito però da un pessimo girone di ritorno, in cui colleziona la miseria di ventidue punti, portando ai rossoneri solo un terzo posto alle spalle di Juventus ed Inter. Non è però il Belpaese il vero palcoscenico dei trionfi rossoneri, che esportano un nuovo calcio totale in tutta Europa. In particolare grazie all'invenzione del modulo ad albero di Natale, necessario a causa dell'infortunio di Shevchenko e alla geniale invenzione di Pirlo playmaker. La Champions League comincia così così per il Diavolo, che supera il turno preliminare contro lo Slovan Liberec solo grazie ai goals segnati in trasferta ad opera di Filippo Inzaghi. La fase a gironi, invece, è totalmente diversa. Il Milan batte il Lens, demolisce il Deportivo in Spagna con una tripletta di Inzaghi e sconfigge il Bayern Monaco, sempre grazie ad Inzaghi, in entrambe le occasioni. Anche nel secondo turno arriva una grandiosa vittoria, contro il Real Madrid, grazie ad un goal stupendo di Shevchenko. Anche qui qualificazione ottenuta dopo sole quattro partite, con tanto di rivincita immediata ottenuta contro il Borussia Dortmund. I quarti di finale sono da brivido. Dopo un pareggio in Olanda a reti bianche, Milan ed Ajax si sfidano a San Siro. I rossoneri, largamente favoriti, passano in vantaggio ma vengono subito raggiunti. Di nuovo sotto di un goal, i lancieri riescono ad agguantare il pareggio verso la metà del secondo tempo. Ma è nell'ultimo minuto di recupero che Inzaghi fa impazzire San Siro. E' semifinale, è derby. La prima volta nella storia. Derby piatto, all'andata, che si conclude sullo zero a zero. Il ritorno, però, è dolcissimo. Shevchenko segna alla fine del primo tempo, rendendo inutile il pareggio di Martins a dieci minuti dalla fine. E' Manchester. E' Juventus. Dopo otto lunghissimi anni, è finale. I bianconeri hanno appena vinto il Campionato e vogliono fare il double. Il Milan vuole riconquistare la coppa più prestigiosa. Partita tesa, tesissima. Sporadiche occasioni, un palo per il Milan. La paura di perdere prevale sulla voglia di vincere. Dopo centoventi minuti vissuti come una partita a scacchi, si va ai rigori. Dida fa il fenomeno, ma l'eroe della serata è Shevchenko, autore del penalty decisivo. Dopo quarant'anni, nello stesso stadio, un altro Capitano rossonero di cognome Maldini alza al cielo la Coppa dei Campioni. Il perdente di successo Ancelotti si prende una rivincita epica contro la squadra che lo aveva cacciato e porta il Milan sul trono d'Europa. E poi, il trentuno Maggio, la conquista della Coppa Italia contro la Roma. E' nato qualcosa di speciale.

Il 2003-2004 si apre all'insegna delle grandi aspettative. Il Milan, fresco campione d'Europa, vuole puntare al double, impresa riuscita ai rossoneri dieci anni prima sotto la guida di Fabio Capello. In estate le fortune sono alterne, giacché il Milan perde la Supercoppa Italiana contro la Juventus ma sconfigge il Porto per uno a zero a Montecarlo nella finale di Supercoppa Europea. Arrivano Cafu, Pancaro e Borriello. Soprattutto, arriva un ragazzo di appena ventun anni. Un ragazzo con la faccia pulita che viene da Brasilia. Ha un soprannome per cui viene inizialmente preso in giro. E' Ricardo Izeicson dos Santos Leite. E' Kakà. A Milanello, allenatore, dirigenza e giocatori si stropicciano gli occhi dinanzi alla sua bravura, ma molti addetti ai lavori lo ritengono solo una discreta riserva di Rui Costa. In Campionato, dopo cinque lunghissimi anni, il Milan parte subito fortissimo. E proprio grazie a Kakà, che sfodera un assist al bacio per Shevchenko contro l'Ancona alla prima giornata. E poi il goal nel derby. Nessuno lo schernisce più, è nata una stella. I rossoneri volano. Shevchenko, alla fine capocannoniere per la seconda volta in carriera, segna dodici reti nelle prime undici partite, coadiuvato da Tomasson, divenuto titolare a causa dei gravi problemi fisici che assilleranno Inzaghi in questa e nella successiva stagione. A Dicembre il Milan è in testa insieme alla Roma, ma i rossoneri partono per il Giappone, obiettivo Coppa Intercontinentale, e vengono così staccati dai giallorossi. Il paese del Sol Levante è amaro per i rossoneri, superati ai rigori dal Boca Juniors. Al ritorno, la prima sconfitta in campionato, a San Siro, contro l'Udinese. Il Milan crolla a meno sei e si prepara alla durissima sfida contro la Roma, all'Olimpico, che lo attende al ritorno dalle vacanze. Grandissima prestazione, il Milan vince e si porta a meno tre dai giallorossi con una partita da recuperare contro il Siena - decisa da un rigore parato da Dida, quell'anno stratosferico. La Domenica successiva, il Milan stacca la Roma. A Febbraio, guadagna quasi dieci punti sui giallorossi. Il resto del Campionato è in discesa, e il Milan trionfa stabilendo il record di punti, perdendo solo un altro incontro, a Reggio Calabria, alla penultima giornata. Memorabili, tra le altre, le partite contro Inter (andata, con primo goal di Kakà in Serie A e ritorno, con favolosa rimonta), Empoli (goal di Kakà quasi da centrocampo), Sampdoria (una strepitosa combinazione Serginho-Pirlo-Serginho-Tomasson-Serginho-Shevchenko), Lazio (goal di Ambrosini che avvicina lo scudetto), Juventus (ritorno epico), Roma (andata, con doppietta e goal incredibile di Shevchenko, e ritorno, con goal di Shevchenko che rende il Milan campione). In Champions League, invece, è tutto diverso. Il Milan passa abbastanza agilmente la fase a gironi, in cui Kakà (contro il Bruges) comincia a farsi conoscere da tutto il mondo. Negli ottavi demolisce lo Sparta Praga e poi sfodera una partita maestosa contro il Deportivo La Coruna, a San Siro, vincendo per quattro a uno. Il ritorno sembra una mera pratica, ma gli spagnoli dimostrano una grinta incredibile ed eliminano i rossoneri con un quattro a zero che non lascia spazio a commenti. Dati gli avversari rimasti - Porto e Monaco, sarebbe probabilmente arrivata un'altra vittoria in Coppa se il Milan avesse difeso quel quattro a zero. In Coppa Italia, sconfitta contro la Lazio in Semifinale.
Si chiude in questo modo la prima parte del decennio, partito male e concluso con il Milan dominatore in Italia e in Europa. Domani la seconda parte.

mercoledì 30 dicembre 2009

Il grande giornalismo italiano

Il nuovo allenatore del Manchester City, Roberto Mancini, è stato fermo per un anno e mezzo. Nessuno l'ha chiamato. Non la Juventus, non il Milan, non la Roma. Neanche il Real Madrid, che gli ha preferito lo sconosciuto Pellegrini. Così come il Bayern, lo Zenit, il Chelsea, il Lione, l'Olympique Marsiglia. Proprio nessuno. Bene, viene chiamato ad allenare la seconda squadra di Manchester e tutti impazziscono. Addirittura Mario Sconcerti dalle colonne del Corriere lo definisce "un genio". Ora, il Manchester City sconfigge due squadre in zona retrocessione (una delle quali neopromossa, tra l'altro) e i giornali italiani sprecano fiumi di inchiostro masturbandosi sulle grandi capacità dell'allenatore di Jesi. Uno capace di vincere due scudetti - il primo con la Juventus in Serie B e defraudata dei suoi due giocatori più forti (Ibrahimovic e Vieira). Il secondo, sempre senza concorrenza, vinto all'ultima giornata chè sennò la Roma riusciva a strapparglielo. Con un gioco inesistente, per la mancanza del quale veniva deriso in ogni sede. Negli anni precedenti, la sua Inter arrancava per raggiungere il terzo-quarto posto e veniva costantemente cacciata dalla Champions League (Milan, Villarreal, Valencia, Liverpool). E in Italia ci facciamo le pippe su Mancini. Non li capisco, davvero non li capisco.
Ps Nel 2001-2002, al suo esordio da allenatore, ha portato la Fiorentina in Serie B. La Fiorentina di Adriano, Nuno Gomes, Chiesa, Morfeo, Mijatovic. In Serie B. Così, subito, onde evitare illusioni.

lunedì 21 dicembre 2009

Auguri dal Milan Football Hall!

Con la bocca ancora asciutta per la cancellazione della partita di Firenze insieme ad altre tre della Serie A a causa delle fredde temperature di questi giorni (cose che accadono solo in un Paese surreale come l'Italia), mi sarebbe invece piaciuto chiudere l'anno con una scintillante vittoria e così mandare un messaggio chiaro e forte a chi pensa di aver già vinto il campionato. Ma a pensarci bene, forse, è stato meglio così: i nostri ragazzi autori fin qui di una strepitosa serie di risultati hanno mostrato il rosso della riserva nella sfortunata gara persa in casa con il Palermo e di conseguenza l'inaspettato stop di sabato ha dato loro la possibilità di ricaricare le batterie in vista di un 2010 che fin da ora esige di vederli nuovamente protagonisti.
Il 2009, comunque lo si voglia guardare, è stato un anno epocale per i nostri colori: mai era accaduto negli oltre venti anni di presidenza Berlusconi (a proposito, auguri per una pronta guarigione, Presidente!) che si fosse venduto il giocatore più forte della squadra come è successo a giugno con Kaka'; mai ci era capitato di vedere la nostra società così "debole", incapace di gestire anche mediaticamente (loro che in questo sono maestri) il trasferimento del brasiliano al Real; mai ci saremmo sognati di leggere la parola "fine" alla storia che ci ha legato fraternamente con mister Carlo Ancelotti per quasi otto anni e, sopra ogni altra cosa, mai avremmo voluto vedere l'addio al calcio di capitan Paolo Maldini, probabilmente l'ultimo di una tipologia di giocatori-bandiera che non rivedremo mai più.
Eppure, nonostante tutto e quando tutto sembrava sull'orlo del collasso, siamo ancora qui più vivi e combattivi che mai. Grazie a Galliani che ha saputo fare quadrato intorno alla squadra, grazie a Leonardo che si è dimostrato ancora una volta persona - prima che allenatore - fantastica e di rara intelligenza e grazie soprattutto ai nostri ragazzi che ci hanno creduto ancora una volta e che continuano a crederci.
Auguri a tutti voi, cari amici di Milan Football Hall, per delle serene Feste di Natale e per un nuovo anno sempre più colorato di rosso e nero!
E come sarà il nostro 2010? Basta leggere l'eccellente post (come sempre) prima di questo ad opera di Astoria, che conosce il calcio e, soprattutto, il Milan come pochissimi.
Ci "rileggiamo" presto!

L'anno che verrà

Cari amici, il 2009 si spegne con un weekend magro di emozioni, con la cancellazione di quattro partite su dieci e con poche novità. Partiamo dall'alto.
L'Inter si conferma la squadra più forte del Campionato. Non gioca così bene, non segna così tanto, non subisce così poco, ma alla fine, ogni Domenica, si trova sopra agli altri.
Il Milan è secondo, a otto punti e una partita in meno dai nerazzurri. Ha sofferto un pessimo inizio di stagione, riscattandosi alla grande da Ottobre in poi. A parte la sconfitta nel derby, il Milan ha perso punti contro Livorno (2) Udinese (1), Napoli (2), Palermo (1). Insomma, avessimo pareggiato con Palermo e Udinese e avessimo battuto Livorno e Napoli - e serviva davvero poco - saremmo a meno due dall'Inter con una partita da recuperare. Purtroppo questi conti lasciano il tempo che trovano, ma sono ormai diversi anni che il Milan parte male perdendo punti vitali nel primo mese di Campionato.
La Juventus si sta dimostrando per ciò che avevamo pronosticato quest'estate. Una squadra senza idee, molle, guidata da un tecnico che costituisce esclusivamente la longa manus di Marcello Lippi. Piazzato lì per tenere calda la panchina e fornire informazioni al tecnico della Nazionale, il povero Ciro si è ritrovato una squadra senza capo nè coda. I due acquisti faraonici, Melo e Diego, fanno rimpiangere Zanetti e Nedved. Cinque sconfitte in sei partite sono troppe, di questo passo anche il terzo posto è a rischio.
Sotto c'è il grande blocco Champions League - Europa League, formato da Roma, Napoli, Palermo, Fiorentina e Genoa. Ometto deliberatamente Parma, Bari, Chievo e Cagliari, che cercheranno di ottenere una salvezza il prima possibile per poi cullarsi fino a Maggio. La Fiorentina, ottima in Champions League, si spegne spesso in Campionato. Ha però tutte le carte in regola per puntare al quarto posto, soprattutto qualora il Bayern la estromettesse dalla coppa a Febbraio. Delle cinque sorelle, la Roma è in un momento caldo, caldissimo. Gli addetti ai lavori stanno incensando le opere dei giallorossi manco fossero il Barcellona - e verranno puniti per questo. La Roma è una buona squadra ma difetta di riserve, e quei pochi giocatori non possono reggere nove mesi. Il Napoli è guidato da un grande allenatore ma cicca troppe partite. Difficile ambire alla Champions League, molto più probabile un sesto posto dietro ai giallorossi. Il Palermo e il Genoa sono sostanzialmente simili. Due buoni allenatori, alcuni ottimi elementi, tanta discontinuità.
Sotto alle cinque sorelle, abbiamo detto Parma, Bari, Chievo e Cagliari. Punteranno alla famosa soglia dei quaranta punti entro Marzo, poi si rilasseranno.
Infine, la zona caliente. Lazio, Udinese ed Atalanta ne usciranno fuori a breve, a meno di improvvise tempeste societarie e di squadra. Restano, come da pronostico, Livorno, Bologna, Catania e Siena. Il Siena è indubbiamente la più debole, per diversi motivi. Le altre tre, più o meno, se la giocheranno alla pari. Il mercato di riparazione farà maggiore chiarezza.

venerdì 18 dicembre 2009

Uno sguardo agli ottavi

Allora, destini incrociati e sfide particolari. Il Milan che torna a Manchester per la quarta volta (una volta in finale nel 2003, poi nel 2005 e nel 2007) in sette anni. Mourinho che sfida il "suo" Chelsea in un derby con il nostro compagno rossonero Ancelotti. Il ritorno di Benzema a Lione. Insomma, tanta carne al fuoco.
Gli ottavi di finale:
Stoccarda - Barcellona
Olympiakos - Bordeaux
Inter - Chelsea
Bayern - Fiorentina
Lione - Real Madrid
Porto - Arsenal
Milan - Manchester United
I miei pronostici, come due anni fa.
Barcellona, Bordeaux, Chelsea, Bayern, Real Madrid, Arsenal, Milan.
Le sfide più aperte sono, chiaramente, Porto - Arsenal e Milan - Manchester United. Sorteggio duro, cazzuto e di fuoco per il Milan che andrà a sfidare i Diavoli Rossi di Ferguson che, privi di Cristiano Ronaldo, sono comunque una squadra eccellente. Un passaggio del turno potrebbe far scattare una certa molla. Mancano due mesi, io ci credo.

Tempo di sorteggi

Un'ora e mezza e conosceremo l'avversaria del Milan in Champions League.
Nell'urna uno (quella delle vincitrici dei gironi) ci sono Bordeaux, Manchester United, Real Madrid, Chelsea, Fiorentina, Barcellona, Siviglia ed Arsenal. Viceversa, nell'urna numero due troviamo Bayern, CSKA Mosca, Milan, Porto, Lione, Inter, Stoccarda ed Olympiakos. Tranne Real Madrid e Fiorentina, il Milan può incontrare tutte le altre.
A me non dispiacerebbe una rivincita contro l'Arsenal. Per il resto, i calcoli da tifoso di squadretta provinciale non li sopporto, pertanto ben vengano Chelsea, Manchester United e Barcellona. San Siro li aspetta. Il Milan li aspetta.

mercoledì 16 dicembre 2009

110 di questi anni!

Auguri al club più glorioso (e titolato) del pianeta e naturalmente a tutti voi, meravigliosi rossoneri, per tanti, tanti, tanti anni ancora di successi!
Stay Hungry, Stay Foolish.

martedì 15 dicembre 2009

Buone notizie

Gennaro Gattuso ha rinnovato il suo contratto per altre due stagioni. Decurtandosi l'ingaggio del trentacinque percento. Galliani e Leonardo hanno poi ammesso l'interesse del Milan per una punta esterna, un qualcuno "a metà strada tra Ronaldinho e Pato". I nomi? Krasic, Di Natale, Pandev, Cavani.

domenica 13 dicembre 2009

Note pomeridiane

Metà del secondo tempo. Dopo aver annullato il Palermo nel primo, il Milan perde due a zero. Anzi, Cavani ha appena sbagliato il facile facile goal del tre a zero.
Ora, sapete quanto detesti chi fa l'allenatore (diciamo il 99,9% degli italiani). Però, e questo proprio non lo capirò mai, perché cavolo non viene mai mai mai data una chance ad Huntelaar? Non capisco, davvero non capisco.
Update: sta entrando Inzaghi. Due punte e due trequartisti. Ma spazio per Huntelaar non ce n'è. Mah.
Update/2: se in mezz'ora di secondo tempo la squadra crea zero occasioni, qualcosa non va. Del resto, se la palla viene sempre data a Ronaldinho o Pato sull'esterno, in attesa di un cross, gli avversari anticipano le mosse. Eppoi la terza sostituzione - Flamini per Ambrosini. Perché?
Update/3: il Palermo continua a vincere due a zero. Ciononostante i) il Milan non attacca i giocatori del Palermo, ii) il Milan gioca come se stesse conducendo per quattro ad uno contro una neopromossa.
Update/4: meno male che l'Atalanta ha pareggiato. Se il Milan oggi vincesse...
Update/5: l'arbitro Bergonzi, se in dubbio, fischia contro il Milan.
Update/6: l'ingresso di Pato ha peggiorato il Milan. Dopo una serie di cross irritanti, ha appena sbagliato il goal dell'uno a due solo ad un metro dal portiere.

Riassunto finale. Il Milan gioca un buon primo tempo contro un Palermo senza idee. Poi, al primo tiro serio dei rosanero in avvio di ripresa la partita cambia completamente. Il Palermo fa il torello al Milan per i restanti quarantacinque minuti andando nuovamente a segno e rischiando di segnare altri due goals. Il Milan, dal canto proprio, giochicchia in modo imbarazzante senza trovare spunti o soluzioni che non siano palla a Ronaldinho e speriamo in un buon cross. Squadra inguardabile, pochissimi meritano la sufficienza. La rosa è ristretta, ristrettissima. In difesa, di arruolabili, ci sono unicamente Zambrotta, Antonini, Nesta, Kaladze e Favalli. A centrocampo Pirlo, Ambrosini, Abate e Seedorf. Conclusioni? Servono rinforzi. Un difensore ed un centrocampista, quantomeno. La buona notizia della giornata è che l'Inter pareggia a Bergamo mantenendosi a soli cinque punti dal Milan. La seconda buona notizia della giornata è che prima o poi si doveva perdere, meglio oggi che contro la Juve tra tre Domeniche. La cattiva notizia è che la Fiorentina ha perso e che tra una settimana scenderà in campo con il coltello tra i denti. Se il Milan non cambia qualcosa, non credo che i rossoneri possano sperare in una vittoria.

mercoledì 9 dicembre 2009

I soldi non fanno la felicità/1

Diego, Melo, Cannavaro, Grosso, Caceres. Più di cinquanta milioni di euro. Quindi?

Avanti così

Dopo la scintillante vittoria sulla Samp con tre goal rifilati loro in meno di mezz'ora, il Milan fatica a ripetersi in Champions, riuscendo a stento ad agguantare il pareggio negli ultimi minuti in quel di Zurigo. Ma le attenuanti ci sono state tutte: dalla scarsa condizione fisica di alcuni nostri ragazzi, alla serata non particolarmente felice di Clarence Seedorf, vero uomo cardine di questo Milan disegnato da Leonardo. Senza contare - naturalmente - che lo Zurigo ha giocato contro di noi una partita da fenomeni, azzeccando tutto, goal del vantaggio compreso, su di una punizione da venticinque metri che si è andata ad infilare nell'angolino a fil di palo alla destra di Dida. Il perché di tanto agonismo contro di noi da parte di una squadra già eliminata da tutto e che ha preso ceffoni in tutte le altre partite del girone, tranne - appunto - le due giocatore contro il Milan, è cosa che va al di là della mia comprensione. Ma ad ogni buon conto, va bene, anzi benissimo così, anche se ora, in quanto secondi classificati dietro un Real Madrid che si è facilmente sbarazzato di un Marsiglia tanto inconcludente quanto sfortunato, negli ottavi dovremo vedercela subito con una forte prima degli altri gironi. Ma noi siamo il Milan e devono essere gli altri a preoccuparsi, giusto?

martedì 8 dicembre 2009

Lassù qualcuno ci ama

Kakà infortunato fino a Gennaio 2010. Ronaldinho tra i migliori fantasisti d'Europa. Che il Milan abbia fatto l'affare del secolo?

domenica 6 dicembre 2009

... E parole

Quelle di Kakà. A me questo ricorda tanto il caso Shevchenko. Che sia come la famosa curse of the bambino, che ha rovinato i Boston Red Sox per quasi novant'anni?

sabato 5 dicembre 2009

Pensieri

Tre a zero al settantacinquesimo, e potevano essere sei, alla Sampdoria. Strapotere sul campo, annichiliti gli avversari mai pericolosi. Bel gioco, tanta qualità, goal stupendo di Seedorf, pressing asfissiante per tutta la partita. Trentuno punti in classifica in quindici partite. Non tantissimi, non pochissimi.
Ora ricordiamoci le partite non vinte. Inter, Livorno, Udinese, Bari, Atalanta, Napoli. Sei vittorie sarebbero state impossibili. Ma pensare che il Milan abbia raccolto solo la miseria di sei punti mi fa incazzare a morte. Sarebbe bastato vincere con il Napoli e il Livorno (partite che avevamo in mano) e non perdere contro l'Udinese per avere quei cinque punti in più che ci consentirebbero di essere a pari punti con i cugini. Merda!

Proprio non li capisco

Sto parlando dei criteri assurdi utilizzati dalla Fifa per organizzare i Mondiali di calcio. Anziché, come vorrebbe la logica (e come fa l'UEFA), suddividere le squadre secondo il loro rankings, la suddivisione è la seguente - nel primo gruppo ci sono gli organizzatori del torneo e le sette squadre più alte nel ranking, nel secondo gruppo ci sono squadre di Nord America, Asia ed Oceania, nel terzo gruppo ci sono squadre di Africa e Sud America, nel quarto gruppo squadre europee.
In questo modo a qualcuno toccherà la Costa d'Avorio, a qualcun altro l'Algeria. A qualcuno toccherà il Giappone, a qualcun altro la Nuova Zelanda. A qualcuno la Francia, a qualcun altro la Slovenia. Questo porta ad avere alcuni gironi tostissimi ed interessanti (come il D con Germania, Australia, Serbia e Ghana) ed altri imbarazzanti e ridicoli (come l'F con Italia, Nuova Zelanda, Paraguay e Slovacchia).
Questo in nome di una finta democrazia secondo la quale è ingiusto vedere le sedici squadre più forti del mondo (o chi se lo merita) agli ottavi di finale. E' giusto invece, secondo alcuni, dare più chance a squadrette che a squadroni. Politica buonista e sciocca che porterà ad escludere dagli ottavi squadre come Messico, Uruguay o Francia; Nigeria, Corea del Sud o Grecia; Serbia o Ghana; Danimarca, Giappone o Camerun; Costa D'Avorio o Portogallo; Svizzera o Cile. Perché? Perché ci sono Corea Del Nord, Nuova Zelanda, Honduras e altre simili compagini che devono emergere per questioni di diritti televisivi e una finta pluralità del potere nel calcio.
Ad ogni modo, questi sarebbero più o meno i gruppi se ci si fosse basati sul ranking. Ah, con la Francia giustamente come testa di serie. Perché è ridicola la retrocessione dei bleus per quel goal viziato da un tocco di mano. Crea un precedente ingiusto e sconvolgente. Solo i nostri buonisti potevano fare una simile porcheria. L'avesse fatto Maradona...
Teste di Serie: Spagna, Brasile, Olanda, Italia, Portogallo, Germania, Francia, Sudafrica;
Gruppo 2: Argentina, Inghilterra, Camerun, Grecia, U.S.A., Messico, Costa D'Avorio, Cile;
Gruppo 3: Svizzera, Uruguay, Serbia, Australia, Nigeria, Danimarca, Algeria, Paraguay;
Gruppo 4: Slovenia, Slovacchia, Ghana, Honduras, Giappone, Corea Del Sud, Nuova Zelanda, Coreal Del Nord.
Gruppo A: Sud Africa, Argentina, Danimarca, Corea Del Nord
Gruppo B: Francia, Camerun, Australia, Honduras
Gruppo C: Portogallo, Inghilterra, Nigeria, Nuova Zelanda
Gruppo D: Germania, U.S.A., Uruguay, Slovenia
Gruppo E: Olanda, Cile, Serbia, Giappone
Gruppo F: Italia, Costa D'Avorio, Paraguay, Slovacchia
Gruppo G: Brasile, Grecia, Svizzera, Ghana
Gruppo H: Spagna, Messico, Algeria, Corea Del Sud
Molto più giusto così, secondo me.

venerdì 4 dicembre 2009

Qualcuno telefoni a Guido Rossi

La banda degli onesti?

martedì 1 dicembre 2009

Dicembre

Perdonate la mia sparizione, ma sono stato lontano per lavoro. Ciononostante, sono riuscito a vedere le tre partite del Milan (Cagliari, Marsiglia e Catania), anche se per farlo ho dovuto chiedere favori, salire su aerei ad orari assurdi ed altre peripezie più o meno Pinteriane.
Partirò da un presupposto. Il Milan è stanco. Come tutte le altre grandi squadre che arrivano a fine Novembre con meno benzina. Dieci partite negli ultimi quaranta giorni sono state tante. Sette vittorie, tre pareggi, ventuno goals fatti e dodici subiti. Sfide toste, contro Roma, Lazio, Real Madrid, Marsiglia, Napoli. Sfide semplici sulla carta ma non meno complesse contro Cagliari e Parma. Sfide molto meno complesse contro Chievo e Catania risolte però solo allo scadere.
Tranne il Chelsea, che però ha disputato partite più abbordabili, tutte le grandi d'Europa - Milan, Barcellona, Real Madrid, Lione, Manchester United, Liverpool, Arsenal, Inter, Juventus, Bayern - hanno incontrato parecchi ostacoli sul proprio percorso nelle ultime due-tre settimane. C'è chi è scivolato in Campionato e chi in Coppa, ma nessuna delle grandi è stata immune dalla stanchezza novembrina.
Pertanto, l'ultima settimana un po' sottotono del Milan è assolutamente normale. Ciononostante, sette punti conquistati e una voglia di vincere che non si vedeva da anni. Huntelaar è finalmente esploso, segnando un goal di rara bellezza. Leonardo coinvolge i giocatori nella scelta dei cambi, dimostrando la sua leadership e la coesione del gruppo sempre più. La squadra, una volta ottenuta la vittoria contro il Catania, si abbraccia e festeggia neanche fosse una finale di Champions League. Beh, sentimenti e sensazioni che solo noi milanisti conosciamo.
Prima delle festività abbiamo ancora da sfidare Sampdoria in casa, Zurigo fuori casa, Palermo in casa, Fiorentina fuori casa. E forse c'è anche l'ottavo di finale di Coppa Italia contro il Novara. Insomma, tre partite complesse e una più semplice. L'Inter farà almeno sette punti su nove, se non addirittura nove su nove data la pochezza di questa Juventus. Potrebbe soffrire contro l'Atalanta tra due Domeniche a causa dell'impegno decisivo contro il Rubin Kazan, ma ci credo poco. E' più probabile una sconfitta dei nerazzurri in Coppa. E' anche più auspicabile, a mio dire. Dunque, il Milan deve assolutamente prendersi almeno sette punti. Anche perché dopo la sosta ci attendono Genoa in casa, Juventus fuori casa, Siena in casa ed Inter fuori casa. Da brividi, insomma.

lunedì 30 novembre 2009

Secondo... me

Nell'intervallo della partita di ieri sera a Catania, nello studio di Mediaset Premium si è scatenata una gara tra Graziani e Pistocchi a chi parlasse peggio del Milan: "Se fossi io l'allenatore le mie urla si sentirebbero fin fuori dallo stadio tanto stanno giocando male" (Graziani); "Dopotutto, il Milan non ha queste grandi qualità tecniche" (Pistocchi); "E' evidente come Huntelaar sia stato un acquisto sbagliato" (tutti e due). A quel punto, che voi ci crediate o no, ero CERTO che se Klaas fosse entrato avrebbe segnato. Ho pregato tutto il secondo tempo, ho supplicato Leonardo e Tassotti di dare questa possibilità all'olandese e, addirittura, masochisticamente ho sperato che non segnassimo prima del suo ingresso in campo. Poi, quando a meno di cinque minuti dalla fine l'ho visto alzarsi dalla panchina, non ci speravo più neanche io. Eppure, sapete tutti come è andata a finire, con due suoi goal in meno di un minuto ed il secondo in particolare degno di Sua Maestà Marco van Basten... Credo che per non svegliare la famiglia che era già a letto ho tirato fuori le urla "afone" più forti della storia, saltando come un pazzo da una parte all'altra della sala! E avete visto come tutti i compagni e Leonardo hanno festeggiato Klaas a fine gara? Sono cose che possono succedere solo da noi. In più, il Milan ora è pure secondo davanti alla Juventus fermatasi a Cagliari: che si può volere di più?

giovedì 26 novembre 2009

Lavori in corso

Riemergo da qualche giorno particolarmente impegnativo e mi limito ad osservare come il pareggio di ieri in Champions sia in realtà molto più positivo di quanto letto in giro.
L'Olimpique si è dimostrata squadra tenace, tosta e, almeno sotto il profilo della mera forza fisica, a noi superiore, grazie ai vari "negroni" sparsi tra difesa e centrocampo che non ci hanno fatto respirare per quasi tutti i novanta minuti. In più, come sottolineato dallo stesso Leonardo, avevano due giorni in più di riposo rispetto ai nostri ragazzi e il loro finale arrembante con i due legni colpiti è stato quindi facilmente spiegabile.
Dal canto nostro, un encomio particolare mi sento di spenderlo per Marco Borriello, in dubbio fino all'ultimo per un fastidioso dolore al ginocchio, eppure autore del magistrale goal del nostro momentaneo vantaggio e capace di stringere i denti fino alla fine della partita.
Ora ci toccherà andare a prenderci la qualificazione in casa dello Zurigo, cosa che, considerando il valore degli avversari e il fortunoso sgambetto da loro fattoci nella partita di San Siro, non dovrebbe essere un "problemone". Fatti i debiti scongiuri, ovvio.

mercoledì 18 novembre 2009

Pippo Superstar

Per chi se lo fosse perso ieri, direttamente dal Chiambretti Night.

sabato 14 novembre 2009

Il ritorno di Franco Rossi

Stavolta, però, condivido le sue parole.

domenica 8 novembre 2009

Anche oggi, easy

Ci sono partite che, se annusate, provocano quel forte di odore di squadra che può vincere lo Scudetto. Lazio - Milan è stata una di queste. I motivi? Tanti. Dal goal di Thiago Silva, difensore che ne farà e tanti, a quello meraviglioso di Pato su assist al bacio di Ronaldinho. Dal fatto che la squadra addormenta la partita e poi segna quando ne ha voglia. Dal fatto che gli avversari vengono schiacciati nella propria metà campo. Dal fatto che la difesa sembra impenetrabile. Dal fatto che quando gli avversari riaprono la partita, sono più le occasioni per il Milan che quelle per la Lazio. Dal fatto che il Milan sembra avere in pugno il match per almeno ottantacinque minuti. Dal fatto che la squadra gioca a memoria. Dal fatto che la fortuna assiste la squadra. Dal fatto che una squadra disperatamente bisognosa di punti come la Lazio non può nulla contro i nostri. Dal fatto che poi, poche ore dopo, si scopre di aver rosicchiato due punti alla capolista Inter. Ora a più sette.
Sette punti sono ancora tanti, ma questo mese si conclude con molte certezze. E se non fosse stato per un goal sciocco subito durante il recupero contro il Napoli e per una decisione arbitrale assurda in occasione della segnatura di Pato contro il Real Madrid, sarebbero sette vittorie su sette. Molto bene, guardiamo avanti con estrema fiducia.

Power Rankings

Ispirandomi all'NBA, apro uno spazio mensile in cui valutare le condizioni delle squadre di Serie A, tanto per farci un'idea di come stia evolvendo il campionato in corso.
Nella suddetta analisi, saranno prese in considerazione l'ultimo blocco di cinque partite. Il primo numero indica i punti conquistati durante l'arco temporale oggetto dell'indagine. Tra parentesi, i punti e la posizione in classifica alla settima e alla dodicesima giornata. Infine, il risultato degli ultimi cinque incontri.

Stato di forma
Inter +13 (16 - 1; 29 - 1) V, V, V, V, P
Milan +13 (9 - 12; 22 - 3) V, V, P, V, V
Cagliari +12 (7 - 14; 19 - 8) S, V, V, V, V
Napoli +11 (7 - 15; 18 - 9) V, V, P, V, P
Bari +10 (8 - 13; 18 - 10) V, V, S, P, V
Juventus +10 (14 - 3; 24 - 2) P, V, V, S, V
Parma +9 (11 - 9; 20 - 7) V, S, V, S, V
Fiorentina +7 (14 - 4; 21 - 4) P, S, S, V, V
Genoa +7 (13 - 5; 20 - 6) S, S, V, P, V
Palermo +7 (9 - 10; 16 - 11) V, V, S, P, S
Atalanta +6 (3 - 19; 9 - 17) V, V, S, S, S
Bologna +6 (6 - 16; 12 - 15) S, S, V, S, V
Livorno +6 (3 - 20; 9 - 18) S, V, V, S, S
Sampdoria +5 (16 - 2; 21 - 5) P, V, S, P, S
Catania +4 (4 - 18; 8 - 19) V, S, S, S, P
Chievo +4 (11 - 8; 15 - 13) S, S, V, P, S
Roma +4 (11 - 8; 15 - 14) S, S, S, V, P
Udinese +4 (11 - 7; 15 - 12) S, S, V, P, S
Lazio +2 (9 - 11; 11 - 16) P, S, S, P, S
Siena +1 (5 - 17; 6 - 20) S, S, S, P, S

Balzo in avanti del mese
Milan 9 posizioni (12 - 3)
Cagliari 6 posizioni (14 - 8)
Napoli 6 posizioni (15 - 9)

Balzo indietro del mese
Roma 6 posizioni (8 - 14)
Chievo 5 posizioni (8 - 13)
Lazio 5 posizioni (11 - 16)
Udinese 5 posizioni (7 - 12)

sabato 7 novembre 2009

L'importanza di domani

Ci sono partite anonime che rappresentano, tuttavia, moltissimo per i destini di una squadra. Quella contro la Lazio di domani è esattamente una di queste partite. I motivi. Il Milan deve confermarsi dopo la strepitosa partita di Martedì. Ci sarà una sosta di due settimane, e chiudere in modo positivo il blocco di partite cominciato tre settimane fa contro la Roma sarebbe fondamentale, in particolare per lo spirito. Juventus e Sampdoria dovranno confrontarsi contro Atalanta e Cagliari, squadre molto in forma. Un'eventuale frenata da parte di bianconeri e/o blucerchiati significherebbe quanto meno terzo posto. L'Inter, provata dopo la trasferta di Kiev, potrebbe aver vita dura contro la Roma, assetata di punti. Rosicchiare qualcosina ai nerazzurri già da domani sarebbe fondamentale.

mercoledì 4 novembre 2009

Il mio Milan

La pentola dei miei pensieri bolle e ribolle freneticamente, non aiutandomi nella scelta dell'argomento con cui cominciare. Pertanto, mi scuso con voi se questo post risulterà più il flusso di coscienza di un anarchico che una disamina a mente lucida degli eventi vissuti ieri sera.

Milan e Real Madrid si sfidano per contendersi il primo posto nel girone. I rossoneri scelgono il loro assetto preferito, un 4-2-1-3 che sta dando enormi soddisfazioni (sei risultati utili consecutivi, goals, spettacolo e dimostrazione di superiorità contro chiunque) alla squadra nell'ultimo periodo. Leonardo rinuncia ad Inzaghi, re di Coppa, per inserire il redivivo Borriello. Per il resto, formazione annunciata. Pellegrini, al contrario, modifica molto schierando un 4-3-2-1 che per lunghi tratti della partita risulta in realtà essere un 4-4-2 - se non addirittura un 4-5-1. Insomma, sembra che i blancos vengano a San Siro per aspettare il Milan e poi bruciarlo nelle ripartenze.
Non è così, tuttavia. Se nei primi dieci minuti le squadre si equivalgono, infatti, dal minuto dieci al minuto trenta il Real Madrid schiaccia il Milan nella sua metà campo. Gli attacchi degli spagnoli non sono efficaci come dovrebbero, ma il Milan un po' affannato non riesce comunque ad arginare i madridisti. Così si arriva al minuto ventinove, quando Kakà lascia partire un tiro non forte ma insidioso che Dida riesce solamente a ribattere, Benzema (in probabile posizione di offside) raccoglie la sfera e infila.
Uno si aspetta un Real Madrid fiero dopo il goal, ma le cose stanno diversamente. Il Milan improvvisamente si risveglia e comincia una serie di attacchi che portano al rigore (nettissimo, benché alcuni giornali italiani abbiano detto il contrario) per fallo di mano di Pepe su incursione di Zambrotta dalla sinistra. Ronaldinho, sorriso stampato sul volto, calcia un penalty d'antologia - portiere in basso a destra, palla in alto a sinistra - e si ritorna in parità. Parità solo di risultato, perché da qui alla fine del primo tempo è dominio Milan. I rossoneri potrebbero segnare almeno altre due reti in dieci minuti, ma vengono fermati una volta da Casillas ed un'altra dal pessimo arbitro svizzero Brych che annulla, inspiegabilmente, un goal pazzesco di Pato. E con quello di Thiago Silva a Madrid fanno due. Si torna negli spogliatoi con la garanzia di un secondo tempo al cardiopalma, con l'idea che sarà una vera battaglia.
Invece il secondo tempo si apre con due minuti due di Real Madrid. Poi gli uomini di Pellegrini si spengono e il Milan fa la partita per quasi quaranta minuti. Ci provano Pato, Ronaldinho, Borriello, Pirlo, Ambrosini, Seedorf, Thiago Silva. Il Real si blinda in difesa e riesce a non subire goal, sebbene ogni azione rossonera porti i brividi a Florentino Perez, seduto in tribuna con l'amico Galliani. Inzaghi rileva Borriello, entrando subito in partita e sfiorando due volte la rete in pochi minuti.
Nel finale scendono sul terreno di gioco Raul e Van Nistelrooy. Pellegrini capisce di essersi salvato per un'ora, vuole tentare il colpaccio. Colpaccio che quasi riesce, se Dida non tirasse fuori due parate strepitose, di cui una ai limiti dell'umano su Raul - cosa che a me ha ricordato un po' la vendetta di Atene sul Liverpool.
I cinque minuti di fuochi d'artificio spagnoli sono però interrotti da altre due azioni rossonere che portano quasi al goal. La partita si chiude sull'uno a uno. Il Milan è al comando del girone, gli basterà ottenere gli stessi punti del Real per confermare il primo posto.

Se qualcuno all'andata aveva parlato di un Milan miracolato, dopo le ultime prestazioni dei rossoneri e dopo la gara spettacolare di ieri sera occorre ricredersi. Il Milan ha giocato la sua miglior partita dalla gara di ritorno con il Manchester United di due anni e mezzo fa. Intensità, corsa, pressing, giocatori che si sacrificano, colpi spettacolari. Se la partita fosse finita tre a zero, nessuno avrebbe avuto nulla da dire.

Dida. 7. Poco impegnato per tutto'arco della partita, si dimostra miglior portiere del campionato (qualcuno ha dei dubbi?) salvando il risultato per ben due volte negli ultimi cinque minuti.
Oddo. 6. Pulito, tranquillo, sicuro. Peccato che i suoi cross siano così rari.
Nesta. 7. Non sbaglia un pallone.
Thiago Silva. 7. In costante crescita, si dimostra una saracinesca.
Zambrotta. 6. Qualche errore, ma sostanzialmente una buona prova.
Pirlo. 6,5. Anche lui in crescita.
Ambrosini. 8. Uso le parole di Pellegatti - "la miglior partita della sua carriera". Semplicemente fantastico, ecco il Capitano del Milan.
Seedorf. 5. Ieri sera un po' annebbiato, del resto questo Real Madrid rispetto al Milan sembra il Chievo e sappiamo tutti che Clarence si impegna solo contro avversari di vero valore.
Ronaldinho. 7. Se va avanti così, potrebbe addirittura tornare ai fasti del 2005, quando vinse il Pallone d'Oro. Aiuta anche in difesa quando c'è da farlo.
Pato. 7,5. Fa ammonire un paio di giocatori, non riescono mai a fermarlo. Segna anche un goal maestoso, ma l'arbitro glielo annulla. Ancora qualche anno e sarà forse più forte di Ronaldo.
Borriello. 6,5. Continua a stupirmi, disputando un incontro fatto di sacrificio, tenacia, coraggio e anche di un paio di dribbling e bei tocchi.
Inzaghi. 6. Ci prova seriamente, ma ha pochi minuti a disposizione.

Leonardo. 7. Ha cambiato l'identità del Milan, che ora ha una visione di gioco nuova e funzionante. Sceglie sempre le pedine giuste, mai timoroso di essere deluso dai suoi uomini che lo vedono come un trascinatore.

Due parole sul Milan. Alla fine Galliani aveva ragione. Leonardo aveva ragione. Berlusconi aveva ragione. Io avevo ragione, anche se è brutto da dire. Il Milan di quest'anno non ha nulla da invidiare a quello delle passate stagioni, anzi. Diversi giocatori sono esplosi, altri sono stati rigenerati da un Generale che sa comunicare e trasmettere la sua passione come pochi altri. Il gioco c'è. Gli avversari, in un modo o nell'altro, vengono schiacciati e la superiorità dei rossoneri si palesa incontro dopo incontro con maggior enfasi. Ronaldinho sta dando più di quanto Kakà possa dare ai suoi. Pato è incontenibile. La difesa è impenetrabile. Dida sta tirando fuori una serie di conigli dal cilindro che non si vedevano spuntare da un lustro. La squadra è coesa, compatta, desiderosa ed affamata di vincere tutto. Se fino a ieri sera una nostra vittoria in Champions poteva apparire anche a me come un'impresa ai limiti dell'impossibile, ora sono convinto che questa squadra possa tranquillamente arrivare in fondo e giocarsela alla pari con Chelsea, Manchester United e Barcellona.
Il mio Milan, il nostro Milan è rinato. Come solo pochissimi si aspettavano. Ora immagino che il popolo rossonero invochi Ronaldinho e Dida, che non fischi più Seedorf, che applauda Leonardo e che rimpianga molto meno Kakà. Forse qualcuno scriverà anche articoli per tessere le lodi della dirigenza. Sono felice di non aver mai dubitato, neanche per un attimo, di questa squadra. Di questi uomini. Di questi colori. Forza, vecchio cuore rossonero!

martedì 3 novembre 2009

domenica 1 novembre 2009

Nove punti sono tanti, però...

Però il Milan di ieri sera mi è davvero piaciuto. Ha attaccato con velocità, fluidità e una certa dose di consapevolezza per buona parte della gara, ha difeso e ha sofferto quando c'era da farlo, ha di nuovo costretto l'avversario ad adattarsi al proprio modulo di gioco.
Il modulo di Leonardo, prima vera innovazione di questo nuovo ciclo rossonero. Un 4-2-1-3 con due mediani, un trequartista, due attaccanti esterni e una punta centrale. Aggressivo, spregiudicato, senza timori o indugi. In questo senso, è il primo Milan che mi ricorda lo stile sacchiano di fine anni ottanta.
E poi, oltre ad aver finalmente trovato un'identità, un gioco, delle fondamenta, va ricordato che ci sono alcuni elementi che davvero stanno sbloccandosi. Partiamo da Dida, anche ieri decisivo in almeno due o tre occasioni. Thiago Silva, che con una discesa alla Baresi e una traversa sfortunata sta raccogliendo il pesante fardello lasciatogli da Maldini. Antonini, che quando c'è da impegnarsi non si tira mai indietro. Seedorf, che per la prima volta da quando è al Milan sembra trovare stimoli anche nelle sfide di Campionato. Ronaldinho, autore ieri di due spendidi assist, di dribbling, corse, giocate e sempre più leader di questo Milan. Borriello, che dopo anni di insicurezze, infortuni e dubbi sta pian piano rubando il posto ad Huntelaar ed Inzaghi dimostrando a Leonardo di essere quasi indispensabile.
Insomma, tante buone notizie. Tredici punti su quindici nelle ultime due settimane e un mese molto delicato che vedrà il Milan sfidare nell'ordine Real Madrid, Lazio, Cagliari, Marsiglia, Catania e Sampdoria. Diciotto punti sembrano quasi un'utopia, ma credo che ottenerne dodici (otto in Campionato e quattro in Champions) sarebbe più che buono. E' vero, l'Inter è a più nove. Ma l'Inter, come tutti sappiamo, svolge una preparazione che la fa rendere al massimo in autunno e nella prima parte dell'inverno. Dopodiché inizia un lento ed inesorabile declino. Dunque, non tutto è perduto. Certo, l'ideale sarebbe arrivare alla sfida di ritorno avendo rosicchiato almeno tre o quattro punti. Vedremo.
Nota. Il Milan ha appena acquistato il ventenne Dominic Adiyiah. Capocannoniere ed MVP dell'ultimo Mondiale Under 20 disputato in Egitto, è una sorta di Adebayor più basso. Sulle sue tracce, mezz'Europa. Ha scelto il Milan, il Milan ha scelto lui. Forse la politica "verde" sta cominciando a dare frutti.
Update: il Milan sta perfezionando anche l'acquisto del talento ghanese sedicenne Edmund Hottor, un centrocampista offensivo che milita nella Triestina. Anche in questo caso diverse squadre, tra cui Juventus e Barcellona, erano sul giocatore. Lui ha scelto il Milan, il Milan ha scelto lui.

giovedì 29 ottobre 2009

Sono felice di aver pareggiato

Quando il Milan perse l'andata delle semifinali di Champions League 2006/07 per tre a due contro il Manchester United, scrissi un lungo post sul MBC. Il titolo, pressappoco, era il seguente - "Sono felice di aver perso". Passai subito per pazzo e strano, ma credo ancora di aver avuto ragione in fondo. Lasciatemi spiegare. Il Milan pareggiava per due a due, era il minuto novantuno. Rooney segnò. I milanisti erano disperati. Al contrario, io sorridevo. Sapevo che i rossoneri avevano dominato una partita bellissima, che avrebbero meritato di vincere per due o tre a zero, e che la vittoria del Manchester United non significava nulla. Non avrebbe avuto un impatto negativo sulla squadra. Anzi. Un pareggio ci avrebbe portati a San Siro dovendoci difendere dai loro attacchi. Così, con la vittoria come unico risultato da perseguire, il Milan scese in campo affamato come una tigre e sbranò i propri avversari nella famosa "partita perfetta". Forse anche Crow ricorda tutti questi dettagli.
Ecco, la partita di ieri sera mi ricorda tanto quei momenti. Il Milan veniva da tre vittorie consecutive. Belle, sofferte, adrenaliniche. I rossoneri segnano due goals strepitosi nei primi sei minuti, poi si limitano a controllare durante il primo tempo. Nella ripresa, il Napoli cambia faccia e inizia ad aggredire. Il Milan va in bambola. Prima poco, poi abbastanza, alla fine parecchio. Il Napoli segna due goals in tre minuti, di cui il primo tanto bello quanto fortunoso, e riacciuffa una partita che sembrava ormai perduta.
Questa è una grande e importante lezione per i nostri ragazzi. Non avesse segnato Denis, il Milan sarebbe tornato a casa esageratamente convinto dei propri mezzi. Il che non è buono. Soprattutto data la prestazione di ieri sera, specialmente nella ripresa. Invece, proprio quel goal di Denis può far capire alla squadra cosa cambiare, cosa migliorare. E magari, tra qualche settimana, i nostri avversari non ci recupereranno più due goals in pochi minuti.
Lasciatemi spendere due parole su Dida. Da ieri sera due o tre sue parate entrano di diritto nella top cento delle parate più spettacolari della storia. Credo che questo sia un altro dei capolavori di Leonardo. Se Ancelotti non era riuscito a rivitalizzarlo a causa del suo carattere schivo ed introverso, il tecnico brasiliano, così caloroso e fraterno, sembra averlo guarito dai mali mentali che lo affliggevano.

mercoledì 28 ottobre 2009

Io ve l'avevo detto

E presto, succederà.

lunedì 26 ottobre 2009

Lo spasmo post orgasmo

Se qualcosa possiamo dire di questo Milan è che riesce ad uscire dai momenti apparentemente difficili con una rabbia, una voglia, una passione degne di uno scritto omerico. Già, perché ieri sera, contro un Chievo volitivo e ordinato in campo, il Milan è stato in bambola per larghi tratti della partita. Sotto per uno a zero, i rossoneri hanno rischiato più volte di prendere un altro goal e di tornare da Verona a mani vuote.
Invece no. Qualcosa è successo, durante quel fottuto intervallo di Milan-Roma. Non saprei come descriverlo, ma credo che Leonardo abbia trasmesso qualcosa di magico ai propri giocatori. Così, negli ultimi dieci minuti di gara, il Milan ribalta il risultato con due goals di Nesta - il primo alla Inzaghi, il secondo da attaccante di razza, sconfigge il Chievo e si porta al quarto posto in classifica in compagnia di Fiorentina e Palermo.
E il merito, per come la vedo io, è interamente di Leonardo. Un uomo capace di caricare i propri soldati come pochi, pochissimi esordienti sono capaci di fare. Un uomo che è riuscito a rilanciare Oddo, tra i migliori nell'ultima settimana. Che sta rilanciando Borriello, fantasma da quando è tornato a Milanello un anno e mezzo fa. Che ha riportato Dida, papera di Madrid a parte, a dei livelli altissimi. La parata strepitosa di Nelson al minuto novanta, infatti, è figlia di una fiducia incondizionata e di una stima da parte di Leo di cui il portierone aveva chiaramente bisogno.
Per chi non l'avesse vista, vi consiglio di riascoltare le parole di Leonardo, a caldo, ai microfoni di Mediaset. Questo generale ha qualcosa di hemingwayiano, non trovo le parole per descriverlo. So solo che la parola Scudetto non mi sembra più un'utopia. Che quei sette punti che ci distanziano dall'Inter sembrano meno. Che la Champions si può vincere.

venerdì 23 ottobre 2009

Considerazioni sparse

Passata la sbornia orgasmica per la vittoria, e dopo aver atteso i vostri commenti al post precedente, mi limito ad aggiungere alcune riflessione in vista del futuro di questo Milan.
La vittoria è stata importante dal punto di vista del morale ma soprattutto potrebbe coincidere con il punto di non ritorno della stagione rossonera. O la squadra cambia pelle, comincia ad inanellare una serie di risultati positivi e si prenota come diretta pretendente di Inter (e Juventus) al ballo dello scudetto, o è meglio concentrarsi sul terzo posto e su un buon piazzamento in Champions League. Già, perché lo scenario che si presenta alla finestra del Milan è il seguente. Chievo fuori casa, Napoli fuori casa, Parma in casa, Real Madrid in casa, Lazio fuori casa, Cagliari in casa, Marsiglia in casa, Catania fuori casa, Sampdoria in casa, Zurigo fuori casa, Palermo in casa, Fiorentina fuori casa. Segue sosta natalizia, con le ultime due partite di campionato contro Genoa in casa e Juventus fuori casa.
Insomma, almeno Ottobre e Novembre non sembrano mesi così densi di impegni improponibili, fatta eccezione per le sfide contro Real Madrid e Marsiglia in Coppa e Napoli e Lazio in campionato.
Partiamo dal campionato. L'Inter è a sette punti, ma ha un calendario più complesso nel breve periodo e, soprattutto, deve rifarsi in Champions League, dove non vince da un anno (il 22 Ottobre 2008, contro l'Anorthosis). Con due trasferte ostiche quali Kiev e Barcellona, nonché la sfida finale a San Siro contro il temibile Rubin Kazan che ha espugnato il Camp Nou solo tre giorni fa, per i nerazzurri sarà fondamentale concentrarsi sulle partite europee. Un'eventuale uscita dalla Champions League a Dicembre, infatti, significherebbe una perdita d'immagine, di entrate e di pazienza del Leader Maximo che ridimensionerebbero le reali prospettive della squadra. Insomma, se il Milan fa il Milan dell'ultima settimana, si può tranquillamente pensare un aggancio ai cugini entro Natale. La squadra sta pian piano ritrovando pezzi importanti (Abbiati e Borriello) e consapevolezza nei propri mezzi.
Per ciò che concerne la Champions League, invece, va fatta una considerazione. La vittoria di Madrid non è stata un fuoco di paglia, ma va ricordato che il Marsiglia ha espugnato Zurigo portandosi a tre punti come gli elvetici. Un pareggio sarebbe stato decisamente auspicabile, visto che gli svizzeri sono una squadretta d'oratorio, mentre i francesi - fino a ieri l'altro disperati - ora ci credono. Già, perché se il Milan dovesse perdere contro il Real Madrid tra due settimane, e il Marsiglia strapazzasse com'è probabile lo Zurigo in casa, a quel punto sarebbe d'obbligo battere i bleus in casa per garantirsi la qualificazione. Pericoloso, per il Milan di quest'anno. Con una vittoria contro i blancos, e la contemporanea vittoria dei francesi, si aprirebbero scenari apocalittici per il Real Madrid, che dovrebbe andare in terra di Francia a sudarsi una qualificazione molto complessa. Insomma, il girone è aperto a molteplici soluzioni.
Due parole su Kakà. Da Mercoledì sera, mi manca un po' meno. Onestamente, non credevo avrebbe giocato la partita della vita, ma vederlo così spento, abulico, vuoto corricchiare per il campo è stato decisamente sorprendente. Forse quei sessantotto milioni di euro non sono stati proprio un investimento sbagliato. Come potete ricordare, ho speso fiumi di pixel per criticare aspramente la campagna acquisti ai limiti del ridicolo di Florentino Perez. Uno che ha comprato campioni in attacco, ma si è dimenticato della difesa. Soprattutto, uno che ha affidato il compito di costruire un gioco, di dare un'identità ad una squadra a quel Pellegrini modestissimo allenatore. Sarebbe quasi stato meglio il nostro Roberto Mancini. Sicuramente Spalletti. Dopo tre giornate, la mia top five per la vittoria finale in Champions League è la seguente - Chelsea, Manchester United, Barcellona, Milan, Real Madrid.
Note finali. La squadra primavera continua a vincere e convincere. Sei ad uno al Chievo nell'andata degli ottavi di finale di Coppa Italia, primo posto in campionato. Forse la politica verde sta iniziando a maturare i propri frutti. Ed è di queste ore la voce che nelle giovanili rossonere entreranno un ragazzo argentino e un ragazzo di Barcellona. Continuiamo così.
Il mercato in entrata. A Gennaio arriverà Beckham. Su questo non ci sono dubbi. Altri nomi caldi sono Paulo Henrique del Santos e Rafinha dello Schalke 04. Penso che Galliani stia muovendosi nell'ombra per rinforzare la squadra.

giovedì 22 ottobre 2009

Il timoniere

Purtroppo non ho potuto vedere la grandiosa partita di ieri sera. Sono tornato a casa al minuto settantotto, ho sofferto come un cane per quindici, interminabili minuti, mi sono disperato per il goal ingiustamente annullato a Thiago Silva, sono poi saltato in aria al goal di Pato come un bambino che, il giorno di Natale, trova il regalo che tanto desiderava ricevere.

Pertanto, lascio la cronaca, l'analisi e i commenti sulla partita al mio caro Crow.

Mi ritaglio invece uno spazio per discutere del nostro nuovo generale. Leonardo.

Già, perché questa è la vittoria di Leonardo. Un uomo che stimo profondamente dal primo giorno che arrivò al Milan. Era diverso dagli altri. Uno che parlava sei lingue, che sapeva distinguere tra congiuntivo e condizionale (cosa rara in Italia, non solo nei calciatori), che si esprimeva con una ricchezza di termini degna di un professore universitario. Un uomo silenzioso, attento, che non esagerava mai. Sembrava invisibile. Ma aveva già nel cuore e nella testa quelle doti da leader che solo i predestinati hanno.
A Leonardo hanno affidato una squadra vecchiotta, gli hanno tolto il Capitano e la stella, gli hanno comprato un portiere discreto (Storari) e uno appena sufficiente (Roma , un ottimo difensore (Thiago Silva), un difensore sconosciuto (Onyewu) un modesto terzino destro (Oddo), una buona ala (Abate), un discreto centrocampista offensivo (Di Gennaro) e un buonissimo, anche se non l'ha ancora dimostrato, attaccante (Huntelaar). Niente di trascendentale, insomma. Leonardo ha faticato. Ha masticato amaro. Si è sentito inveire contro, urlare epiteti e slogan usati solitamente contro dittatori, assassini o terroristi. Si è sentito solo. E da solo, come unicamente i grandi uomini sanno fare, si è rialzato nel fango, ha fatto crescere nei giocatori quel fuoco, quella passione, quel desiderio di vittoria necessari perché la squadra esplodesse. E ce l'ha fatta. Alla faccia di chi non credeva in lui. Alla faccia di chi lo considerava un raccomandato, una seconda o terza scelta, un colletto bianco ingiustamente prestato alla panchina. Leonardo de Araujo, grazie. Ora lo so. Sei uno da Milan.

Postilla. Ieri sera, alla fine della partita, è successo qualcosa che non si vedeva da tempo. Leonardo è andato ad abbracciare ogni giocatore con un'intensità incredibile. Sarebbe potuto essere un tifoso cui danno la possibilità di abbracciare i propri beniamini dopo una finale di Champions vinta per quattro a zero. Seedorf, addirittura, l'ha quasi lanciato in aria per la gioia. Ecco, queste cose succedono solo al Milan. E vedere poi lo stesso Leonardo ai microfoni della Rai quasi in lacrime che però esponeva con vigore e coraggio le proprie idee, l'ha reso ancora più forte. Per la prima volta in tre mesi, il nostro Carletto è un ricordo meno amaro.

lunedì 19 ottobre 2009

E andiamo!

Ieri sera, alla fine del primo tempo, ho DAVVERO rivisto i fantasmi davanti agli occhi della sciagurata stagione '81/'82: sotto di 1 a 0, squadra imbarazzante sotto tutti i punti di vista, con una pochezza offensiva da latte alle ginocchia ed il solo Dida a salvare in almeno tre occasioni un risultato che avrebbe potuto essere tranquillamente di 3/4 a 0 per la Roma, compreso un evidentissimo rigore su Menez non fischiato da Rosetti.
Poi, la riscossa. Come spessissimo accade ormai da troppo tempo ai rossoneri che regalano intere prime frazioni di giuoco, nella ripresa è scesa in campo una squadra totalmente diversa, finalmente disposta in campo come sempre dovrebbe essere (Dinho e Pato larghi sulle fasce, un centravanti vero in mezzo e Seedorf e Pirlo ad alternarsi al centro sulla trequarti). Domanda da un centesimo: ma ci voleva tanto a capirlo? Ma dove si pensava di andare con il 4-4-2 del primo tempo? In ogni caso, uno-due e Dinho prima trasforma il rigore dell'1 a 1 e poi serve una palla fantastica con lancio millimetrico di quaranta metri a Pato, che completa la rimonta con il secondo goal. F-i-n-a-l-m-e-n-t-e!
E adesso il Real.

lunedì 12 ottobre 2009

Astoria!

Certo che gliel'hai proprio tirata!

Ahahahahah!

giovedì 8 ottobre 2009

Leo... nero

Non so se avete fatto caso alle ultime dichiarazioni di Leonardo, quelle in cui ha detto che se dovesse essere esonerato non tornerebbe a fare il dirigente del Milan.
In più, ha precisato che lui è ora a tutti gli effetti un allenatore e come tale deve essere considerato.
Orbene, per chi avesse la memoria corta (e da quello che si legge in giro, sembrerebbero essere in tanti) sono dichiarazioni esattamente all'opposto di quelle da lui stesso rilasciate a giugno, quando era ancora un giovane sorridente nell'assolata estate di Milanello e più o meno si diceva entusiasta di dare una mano nel suo nuovo ruolo "a tempo" di allenatore.
E' impressionante notare come dopo soli pochi mesi di distanza tutto sia cambiato e il nervo scoperto mostrato dal nostro ormai vecchio mister che sembra già avere venti anni di più ci dice una cosa ben precisa: è stato tradito.
Altro che il "comune accordo" con la dirigenza.
E i risultati negativi di questo inizio stagione c'entrano fino ad un certo punto.
Il vero motivo delle dichiarazioni di Leo è che il Milan che aveva in mente lui ("Il Brasile dell'82, con un gioco aggressivo sulle fasce") non è stato neanche lontanamente messo in atto in sede di campagna acquisti da una società mummificata ed immobile come un palissandro. Si è ritenuto invece "inventarsi" patti del tavolino con giocatori strabolliti e mettere a disposizione una rosa rappezzata, disegnata sui vaneggiamenti tattici del nostro presidente e su "mission" economiche che nulla hanno a che vedere con il gioco del calcio.
Ricordate? Esattamente quello che è accaduto negli ultimi anni con Ancelotti. E sappiamo tutti come è andata a finire...

mercoledì 7 ottobre 2009

Io ve l'avevo detto a Giugno

E presto, succederà. Soprattutto se uno tra Kakà e Cristiano Ronaldo si infortuna.

lunedì 5 ottobre 2009

Del campionato in corso

Quanto è rotonda la palla quest'anno. Molti si aspettavano un campionato a due Inter - Juventus con il Milan a fare da rompiscatole. Fiorentina e Roma un po' più in basso, il sestetto Genoa-Napoli-Lazio-Udinese-Sampdoria-Palermo in zona UEFA e poi le altre a fare una zuffa per non retrocedere. Invece.
Invece succede che l'Inter perde contro la Sampdoria e fatica a sbarazzarsi di una mediocre Udinese, dopo aver collezionato un magro punto in terra di Russia contro una squadra forte in campionato ma che ne aveva appena presi tre dalla Dinamo Kiev. Succede che una Sampdoria riempita di giocatori discreti e guidata da un tecnico discreto sia prima in classifica. Succede che la Juventus dei cinquanta-milioni-di-euro-per-Diego-e-Melo stia giocando sempre peggio, una lenta ma inesorabile involuzione cominciata contro la Lazio e che ora rischia di condannare l'allenatore ad un futuro sempre meno roseo. Succede che la Lazio, regina d'Agosto, sia sempre più lontana dai sogni dei propri tifosi, mentre la Roma e la Fiorentina, dopo un inizio stentato, cominciano a carburare. Succede infine che il Genoa di Gasperini, uno che di calcio ne capisce e parecchio, sia sempre lì in alto nonostante ogni anno Preziosi gli scardini i pezzi del giocattolo e lo obblighi a rimontarlo.
Insomma, una serie A più viva che mai. Ci stiamo allineando a quello che succede in Inghilterra e Germania, dove ci sono sei squadre per campionato (Manchester United, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Tottenham, Manchester City; Bayern Monaco, Amburgo, Werder Brema, Schalke 04, Bayer Leverkusen, Wolfsburg) che cercano di far loro lo scudetto. Meglio così, soprattutto da noi, dopo tre campionati-farsa vinti dall'Inter senza concorrenza.
Oddio, non è che quest'anno Juventus, Milan, Roma e Fiorentina (le altre quattro più forti) siano così in forma. Ma il gioco dei nerazzurri, ormai ossimoro puro, consente al Milan, nonostante un pessimo inizio, di trovarsi comunque a "soli" sette punti dalla vetta. E l'assenza di Milito per un mese si farà sentire per i nerazzurri, che in quasi tutte le uscite avevano raccolto punti proprio grazie al loro nuovo attaccante argentino.
Insomma, se dovessi fare pronostici sulla classifica dopo altre sette giornate, non saprei cosa dire. Probabilmente Inter e Juventus saranno sempre più o meno appaiate, ma mai come quest'anno sembra che il campionato non venga ucciso già a Natale.
Pertanto, speriamo che il Milan si intrufoli al banchetto.

News dal fronte

Chiedo scusa a Crow ma non condivido tout court l'idea di utilizzare un unico post per scrivere di una partita. Per un motivo semplice - dipende dalla partita. Così, se la sconfitta di Udine poteva essere annoverata tra quelle degne di un solo post, un'eventuale vittoria a Madrid meriterebbe giustamente un po' più di spazio. Non credo di dire un'eresia, ma ovviamente per correttezza verso il mio caro Crow cercherò di essere il più conciso possibile. Se apro questo post, tra l'altro, è per evidenziare alcune notizie che in un commento potrebbero "perdersi" nell'anonimato.
Partiamo dalla partita di ieri.
Primo tempo negativo, sulla scia - se non peggio - delle partite con Udinese, Bari e Zurigo. Nessun tiro in porta, un goal subito su un unico tiro nello specchio da parte dell'Atalanta, peraltro condito da una buona dose di culo, annullato giustamente un goal a Huntelaar, che però ha tirato fuori dal cilindro un paio di numeri del suo repertorio che mi hanno fatto sorridere. Insomma, solita squadra statica, lenta, noiosa, prevedibile e sonnecchiante. Leonardo non sbaglia la formazione. Seedorf, presubilmente il più stanco di tutti, è forse l'unico a fare un po' di paura ai bergamaschi. Per il resto, Pirlo perde più palloni di quanti ne tocchi, Gattuso è spesso fuori posizione e Flamini sembra sempre spaesato. Pato viene contrastato sistematicamente da otto nerazzurri e così il povero Huntelaar non può ricevere un pallone decente. Come al solito buona la difesa, Zambrotta a parte, e discretuccio l'attacco. Storari inoperoso. Cosa avrebbe potuto fare Leo? Ambrosini era stanco per la Coppa e altri centrocampisti non ne abbiamo.
Poi entra Ronaldinho e la musica cambia. E qui, almeno io, imputo l'unico errore che ho riscontrato nella gestione degli uomini da parte di Leonardo. Perché cacciare Huntelaar, fino a quel punto decente nonostante il centrocampo ridicolo? Comunque sia, dopo trenta minuti di presa della Bastiglia, Ronaldinho segna una bellissima rete. Il Milan potrebbe segnarne altre due-tre, ma sfiga e traversa negano il goal a Pato e un paio di errori dei guardalinee castrano azioni pericolosissime sul nascere.
Molti sono infuriati. Personalmente, dopo un mese di attacchi duri alla squadra e alla società, mi sento di dissentire. Ieri il Milan ha disputato un buon secondo tempo, rendendosi più volte pericoloso e non portando a casa i tre punti (come contro lo Zurigo) più per sfortuna o abilità del portiere avversario che per limiti propri. E quel goal di Ronaldinho, abbracciato poi da tutti i compagni, mi ha restituito un po' di fiducia. Sono consapevole del fatto che i progressi sono talmente marginali da essere quasi invisibili, ma credo che la sosta possa essere utile al Milan per capire cosa modificare al fine di migliorare il gioco. Per come la vedo io, le prime tre mosse dovrebbero essere Jankulovski o Antonini per Zambrotta, Ronaldinho titolare e Huntelaar onnipresente. Vedremo.
Intanto. Beckham ha confermato il proprio ritorno al Milan a Gennaio. Meglio di niente.
La squadra Primavera ha eliminato l'Inter nel ritorno del secondo turno di Coppa Italia vincendo tre a zero fuori casa dopo aver perso l'andata per due zero. Di nuovo in goal Zigoni (acquisto azzeccatissimo), Verdi (ne sentiremo parlare) e Schenetti.
Michelangelo Albertazzi, unico difensore italiano che mi ricorda Franco Baresi, ha già segnato due goals nel Mondiale under 20 che si disputa in Egitto. Se il Milan non lo porta in prima squadra dall'anno prossimo, potrei cominciare uno sciopero della fame.

domenica 4 ottobre 2009

7^ Giornata Serie A: Atalanta - Milan

Onde evitare sovrapposizioni, se Astoria è d'accordo, direi di commentare nel post di presentazione della partita tutti i commenti pre, durante e post gara e di farne una buona regola per il futuro. Accorpare, cioè, in un unico post tutto ciò che riguarda una determinata gara.

Per il resto, la partita di oggi di Bergamo è, manco a dirlo per il periodaccio che stiamo attraversando, tostissima. Ci sarebbe potuto andare di lusso se alla guida dei bergamaschi ci fosse stato ancora Gregucci, ma dall'arrivo di Antonio Conte l'Atalanta sembrerebbe sulla strada buona per ritrovare la compattezza del suo recente passato.

L'anno scorso, nonostante una partita in cui fummo letteralmente dominati in lungo e in largo, riuscimmo a strappare una immeritatissima vittoria per 1 a 0, grazie ad una combinazione Borriello-Kaka'. Ecco, ripetersi nel risultato anche con la stessa mediocre prestazione sarebbe per noi "oro colato" per il prosieguo della stagione, soprattutto dal punto di vista psicologico.

venerdì 2 ottobre 2009

Idee per un domani non lontano

Cinque colpi che si potrebbero piazzare a Gennaio, un po' per la seconda parte di questa stagione, un po' per la prossima.
1) Cesc Fabregas. Giovane e forte, nonostante ciò pieno di esperienza, indubbiamente tra i primi cinque al mondo nel suo ruolo. Sarebbe esattamente ciò che ci vuole per sostituire Pirlo per almeno sette-otto anni. Lui continua a dichiarare amore per il Milan, per Milano, per San Siro. Forse dovrebbe comprarsi un biglietto aereo a questo punto.
2) David Trezeguet. Espertissimo. Segna caterve di goals. Quando giochi con le provinciali, hai bisogno di uno come lui. Avremmo Borriello, ben più giovane. Ma da quando è rientrato a Milano, è andato sempre peggio e continua ad essere infortunato. Meglio un Trezeguet sano, no? Anche perché alla Juve, quando lo fanno giocare, la continua a buttare dentro.
3) Uno a scelta tra Breno, Taiwo, Sakho, Tasci. Ossia quattro dei più promettenti difensori nel panorama calcistico europeo.
4) Royston Drenthe. Un Seedorf terzino con dieci anni di meno. Lotta, corre, segna. Nel Real Madrid fa panchina, si libererebbe per pochissimo. Un affare.
5) Luis Suarez. Non quello rugoso di Controcampo, bensì il suo omonimo che gioca nell'Ajax. Un altro fenomeno. Il numero dei goals che segna ogni anno parlano per lui. Solo in questa stagione ha già sfornato quattordici centri in sole nove partite - neanche intere. Ventidue anni, fisicamente simile a Pato e Inzaghi, può agire da punta esterna o da seconda punta.
Altri cinque nomi sparsi.
6) Patrick Vieira. Gratis, vuole andarsene via dall'Inter e può ancora dare il suo contributo.
7) Mahmadou Diarra. Il Real non lo fa giocare, potrebbe essere preso per pochissimo.
8) Rafael Van Der Vaart. Idem come sopra.
9) Stevan Jovetic. Nulla da dire a proposito. Questo è un vero fenomeno. Stop.
10) Yoann Gourcuff. Proprio lui. Numero dieci ormai maturo, segna e fa segnare. A Bordeaux è più facile che a Milano, ma senza Kakà che ti soffia sul collo è ancora più facile. Anzi, forse gli stimoli sarebbero ancora maggiori.

giovedì 1 ottobre 2009

Leonardo e il futuro

Sto per scrivere qualcosa che io stesso non condivido, che non è nella mia natura - nè tantomeno nella nostra. Eppure.
Credo che Leonardo si debba dimettere. Al più presto.
Le ragioni. Leonardo difetta dell'esperienza di un allenatore. Facile fare paragoni con Guardiola, a cui affidarono una squadra già fortissima alla quale poi cui aggiunsero Dani Alves, Keita ed altri. A Leonardo è stata affidata una squadra stanca, vecchia, appagata, a cui sono stati tolti la stella più brillante e il capitano. Avessero tolto Messi e Puyol al caro Pep, la finale di Champions League l'avrebbe vista sul suo divano. L'unico fattore cui credo in tal senso è che ad un allenatore giovane va data una squadra giovane. Ad un allenatore vissuto, invece, una squadra esperta. Non è una novità, è semplicemente un dato di fatto. Un mister giovane, affamato, ha bisogno di gente capace di farsi contagiare da quell'entusiasmo e quella voglia di vincere che non può che contraddistinguerlo. Leonardo, per ciò che mi riguarda, potrebbe un giorno diventare un grande allenatore. E' intelligente, umile, preparato, modesto, grintoso. E' un leader. Ha tutte le qualità per seguire le orme dei vari Sacchi, Capello, Ancelotti. Ciò che gli manca, tuttavia, è un gruppo di giocatori che lo seguano. Quando si cambia generale, infatti, bisogna anche potare le truppe ed affidargli forze fresche, pronte ad imparare nuovi schemi. Perché noi sappiamo bene che non si insegnano nuovi trucchi a vecchi cani. I vari Pirlo, Gattuso, Ambrosini e Seedorf, per esempio. Gente che gioca a memoria da quasi dieci anni. D'un tratto, s'impone loro di cambiare completamente strategia di gioco. Impossibile. Quest'anno sarebbe servito un traghettatore. Un Tassotti, per esempio. Abituato al calcio ancelottiano che avrebbe sicuramente gestito i senatori nel modo migliore. Inoltre, sarebbe stato decisamente utile in vista del futuro cominciare la potatura della rosa. Purtroppo, sappiamo come è andata.
Ecco, mi dispiace vedere un uomo brillante come Leonardo fare figuracce per colpe non proprie - ripeto, anche Guardiola faceva cazzate l'anno scorso, ma con Messi, Eto'o ed Henry, tanto per citarne tre, qualcuno le copriva inventandosi il goal vittoria. Credo seriamente che con pochi innesti e qualche taglio, soprattutto ancora con Kakà, il Milan lotterebbe su tutti i fronti. Capisco la nuova politica del Milan. La accetto, giacché non sono io a mettere i soldi. Per la prima volta in venticinque anni, però, non credo più nei miracoli, nelle partite perfette, nel sogno di vincere. Vivrò una o più stagioni come un tifoso della Fiorentina, della Lazio, della Sampdoria. Posticino a metà della classifica, se va bene Europa League, fuori dalla Champions League agli ottavi - se ci arriviamo, cosa che dubito fortemente.
Ho appena letto sul Riformista di un Milan che vorrebbe cedere il quaranta percento delle proprie quote a dei libici. Non so se sia vero, ma data la volontà della società nonché i precedenti di mercato, forse inizia ad essere il caso di farci un pensierino.

Non può piovere per sempre

Avrei potuto scrivere del goal subito su calcio d'angolo con tanto di difesa come sempre immobile come le belle statuine. Anzi, no, uno si è mosso: Pirlo, che invece di coprire il palo dove si è infilata la palla, non appena è partito il cross in area... si è tolto.
Avrei potuto scrivere di Seedorf alla sesta partita di fila in 18 giorni.
Avrei potuto scrivere del peggior primo tempo visto negli ultimi venticinque anni.
Avrei potuto scrivere, infine, dell'ennesima formazione sbagliata da Leonardo e dopo solo una manciata di partite in questo inizio di stagione, la media inizia ad essere preoccupante.
E invece no. Voglio tessere le lodi di questi ragazzi. Tutti, nessuno escluso. Voglio dire loro che li amo. Amo i loro volti deformati dalla fatica. Amo il nostro capitano Ambro crollato sulle ginocchia per il palo colpito all'ultimo minuto. Amo non solo Inzaghi, perché sarebbe troppo facile, ma anche quel testone di Kaladze, Pirlo, Jankulovski, Abate, Ronaldinho, quest'ultimo con le gambe tagliate che non girano come il suo cervello ancora vorrebbe. Amo lo sguardo sconfortato di Leonardo a fine gara, ma gonfio di orgoglio, di compostezza, di dignità. Amo questi colori, fino alle lacrime, quelle che mi sono scese ieri sera. Ma mica perché abbiamo perso, chissenefrega.
Perché non posso sopportare la vista di questi eroi ridotti così.
Coraggio, ragazzi: non può piovere per sempre.

mercoledì 30 settembre 2009

In alto Marek

Se è vero che la partita di stasera in Champions arriva nel momento probabilmente peggiore per il Milan di questo inizio di campionato, sarebbe necessario allora dare la famosa "scossa", azzerare tutto o quasi e, soprattutto, non guardare in faccia a nessuno. Ecco, quindi, la conta dei "superstiti" sui quali si potrebbe tentare di puntare dopo il buio totale della partita contro il Bari. In verità, ci sarebbe da fare una "strage", ma gli uomini ormai sono questi e tanto vale allora cercare di tirare fuori da loro almeno il minimo indispensabile, salvare il salvabile.

In porta, neanche a dirlo, Storari, di certo l'unico sul quale non avere dubbi insieme a Nesta.

A destra riconfermerei inevitabilmente Abate, un altro dei pochissimi positivi, al centro Sandro con Kaladze (ma un pensierino ad Onyewu ce lo farei) e sulla sinistra - brutalmente - fuori dalle balle Zambrotta e dentro Favalli: di sicuro Peppiniello non potrà fare peggio, anzi.

A centrocampo è il settore dove più c'è da turarsi il naso, ma almeno abbiamo Flamini che è fresco (?), non avendo giocato domenica. Al suo fianco al centro gli metterei un altro incontrista per stare il più coperti possibile e, scartato un inguardabile Gattuso, la scelta più che forzata non può che cadere su Massimo Ambrosini. Davanti a loro, altra scelta obbligata nel ruolo di trequartista o regista avanzato se si preferisce: Clarence è praticamente scoppiato, Ronaldinho è inaffidabile e l'unico "decente" che possiamo permetterci in questo momento è Andrea Pirlo. Spazio a lui, quindi, in più sgravato da almeno una parte della copertura in fase di non possesso per la presenza alle sue spalle dei due cursori centrali di centrocampo.

In attacco due "certezze" e la "famosa" sorpresa alla quale sto pensando da due giorni. Inzaghi al centro dell'attacco è talmente scontato (ah, se solo avesse dieci anni di meno) che non c'è neanche lo spazio di battere un carattere della tastiera. Ma come esterni? Alto a sinistra Pato, là dove gli è più congeniale giocare, con le sue accelerazioni e i suoi "numeri", libero di folleggiare non ingolfato al centro dell'attacco. Alto a destra, invece, Jankulovski.
Svenuti? Siete ancora vivi? Credete che sia impazzito? Pensateci. Marek ha ampiamente dimostrato in questi anni di non essere un difensore, sic et simpliciter. Come esterno sinistro di difesa, quei pochi spunti positivi in fase di proposizione offensiva sono puntualmente sommersi dalle castronerie in fase difensiva e, in più, non ha più l'età per farsi tutta la fascia sinistra più e più volte nell'arco di una partita. Che farsene, allora? Lasciarlo marcire in panchina? Ovvio. Ma in un periodo di vacche magrissime come questo, anche uno come Marek potrebbe tornarci utile se debitamente impiegato. La tecnica ce l'ha, su questo non ci sono dubbi, un minimo di corsa ancora (di certo più di Ronaldinho) e in quel settore, Abate a parte che però DEVE essere titolare come esterno destro in difesa, non abbiamo praticamente nessuno. Poi è mancino e come mezzapunta destra avrebbe la possibilità di inquadrare meglio la porta e il fronte offensivo come suggeritore così come ci insegnò il Maestro Liedolhm. Ricordate Bruno Conti? Ecco, da mancino qual era, fu proprio Nils a inventarlo ala destra e a consegnare alla nostra Nazionale il più forte giocatore al mondo in quel ruolo giusto in tempo per farci vincere il Mondiale dell'82. Ma senza allontanarci troppo, il nostro stesso Savicevic, altro mancino, amava partire da destra per accentrarsi e fare molto, molto male alle difese avversarie. E oggi Messi come gioca? Allo stesso, identico modo, "fisso" sulla fascia destra.
Certo, non sono così pazzo da accostare Jankulovski ad uno dei tre fuoriclasse citati, però questo suo nuovo ruolo potrebbe rappresentare per sé e soprattutto per la squadra quella novità necessaria e quella boccata d'aria fresca per ridare morale e tirarci via dalle tremende sabbie mobili nelle quali ci siamo cacciati.

Per il resto, schemi, giocatori e supposizioni da "apprendista stregone" a parte, questa sera, visto come siamo messi, ci sarebbe solo da munirci di boccetta d'acqua santa e tenerla bella stretta durante tutta la partita. Come faceva (fa?) Trapattoni, per intenderci.

Il futuro è qui

Dipendesse da me, uno così andrei a prendermelo domani mattina a Firenze.
Anche a piedi.
E intorno al tridente d'attacco composto da lui, Pato e Paloschi costruirei il Milan dei prossimi dieci anni.