lunedì 1 giugno 2009

Leo, Carlo e il Barone

Estate 1986.
Dopo aver salvato in primavera la società dalle aule dei tribunali, Silvio Berlusconi getta le basi per la sua prima vera stagione da presidente. L'acquisto di Donadoni, Massaro, Giovanni Galli e Galderisi mette subito in chiaro quali siano gli intenti della nuova dirigenza, con una campagna faraonica che mai si era vista e che solo per un soffio non porta a Milanello anche Toninho Cerezo. Sul fuoriclasse brasiliano mostra i suoi dubbi Nils Liedholm - per chi vi scrive, il più grande allenatore al mondo mai esistito - ritenendone l'acquisto davvero "troppo" per quella squadra già stellare appena allestita e, di fatto, facendo tornare sui propri passi la dirigenza.
Nella prima partita di campionato, il debutto alla Scala del Calcio è contro l'Ascoli. Risultato: un incredibile 0 a 1 per i marchigiani. Di lì in avanti, lo squadrone rossonero balbetta in campionato, fino ad arrivare al clamoroso esonero di Nils nella primavera del 1987 per salvaguardare almeno la possibilità di conquistarsi un posto in UEFA. Gli subentra un esordiente assoluto subito etichettato come il "maggiordomo" di Berlusconi: Fabio Capello. Si arriva così all'epilogo con lo spareggio giocato a Torino contro la Sampdoria, con il goal di Daniele Massaro segnato nei tempi supplementari a dare la sospirata vittoria milanista.
Tornato quindi dietro le quinte, Capello lascerà la panchina nell'estate successiva ad un altro "sconosciuto" proveniente da Fusignano: Arrigo Sacchi. E la storia che sarà scritta da quel momento in poi la conoscete tutti...

Estate 2008.
Dopo la Champions conquistata un anno prima ad Atene ed il Campionato del Mondo per Club vinto a dicembre, il Milan corona il sogno inseguito da almeno tre anni di portare a Milanello Ronaldinho, il fuoriclasse dal talento più puro esistente sul pianeta Terra. Ma non solo. Torna anche il figliol prodigo Shevchenko e, come se non bastasse, in attacco ecco anche Borriello che 
al Genoa ha fatto sfracelli. Silvio Berlusconi ha sempre il suo vecchio pallino: quello di una squadra votata non solo all'attacco, ma capace di esprimere pure un calcio spettacolare, coronata da tecnica e gusto del bello. Con questo in mente ha vinto tutto quello che era possibile - e anche di più - nei suoi venti e oltre anni di presidenza rossonera.
Sulla panchina siede Carlo Ancelotti - per chi vi scrive, l'unico vero erede di Liedholm - l'allenatore più longevo dell'era Berlusconi, da ben sette anni al timone della corazzata rossonera. In passato, qualche attrito fra il presidente e l'allenatore - il primo vuole che la squadra giochi sempre a due punte, il secondo non ne è affatto convinto - non scalfisce la profonda stima reciproca dei due. Del resto, Carletto nostro si è inventato un efficacissimo "albero di Natale" ad una punta, camuffando Kaka' come seconda punta e vincendo, appunto, con questa formula la Champions l'anno precedente. Berlusconi non demorde e, come detto, riempe la rosa con trequartisti e seconde punte, mentre Ancelotti suggerisce come unico acquisto per lui indispensabile una prima punta di peso come Adebayor, evidente allusione al fatto che lui all'albero non rinuncerà mai. Seguono mezze smentite, dichiarazioni di "comune accordo", ma concentratevi su questo aspetto.
Berlusconi e Ancelotti sono due persone così diverse, eppure così dannatamente simili. Sono due vincenti, esattamente come lo era Liedholm. Con una concezione del "vincere" certamente diversa, ma vincenti. E come tutti i vincenti vogliono avere l'ultima parola. Sono testardi. E, paradossalmente, hanno allo stesso tempo ragione e torto entrambi.
Ecco, quindi, che dopo la partita d'esordio in campionato persa in casa con il Bologna - come Liedholm perse, appunto, quella con l'Ascoli - il Milan della stagione appena conclusa ha conosciuto fasi alterne, con una tendenza all'autodistruzione nelle ultime partite che ha lasciato sbalorditi.
Se il finale di campionato, infatti, poteva riscattare gli iniziali tentennamenti, Ancelotti ha ben presto deciso di far marcire Ronaldinho e Shevchenko in panchina e di insistere sul suo collaudato "albero" nella seconda parte del torneo, con una situazione di ambiente societario (i malumori più o meno ventilati del presidente) che è letteralmente esplosa e che a momenti non ha portato la squadra a fallire quell'accesso diretto alla Champions del prossimo anno fino a quattro partite fa più che sicura.
Non crediate che io esageri e, soprattutto, non confondete il bellissimo "arrivederci" che si sono dati Ancelotti e la società ieri, perché una cosa rimane certa: il Milan era diventato troppo piccolo perché potessero ancora coesistere il tecnico di Reggiolo ed il signore di Arcore.

Estate 2009.
Non senza sorpresa oggi pomeriggio all'una accendo la TV e mi ritrovo la prima intervista in "inglese" di Carlo Ancelotti direttamente dal sito del Chelsea. Ti auguro ogni bene, Carlo, e te lo dico con il cuore in mano gonfio di riconoscenza e di orgoglio per essere stato uno di noi. Però, bisogna dirsi le cose in faccia e al mio paese tutto ciò ha un solo nome: menzogna.
Persino ieri sera da Fabio Fazio a "Che tempo che fa" hai voluto dire che non era vero che andassi in Inghilterra e che nulla era stato ancora deciso. Una settimana fa hai insistito nel dire che quella contro la Roma non sarebbe stata la tua ultima partita a San Siro. Da settimane hai smentito ogni voce ribadendo che avevi un contratto con la società fino al 2010.
Una sola domanda: ma si può sapere quando cacchio ti sei accordato con il Chelsea? Stanotte? Ma vattenne, va...
Insomma, io mi sono sentito preso in giro. Si voleva conservare la discrezione per non turbare la squadra nella volata finale? Benissimo, si glissa sulle domande, si dice di non rompere le balle ai giornalisti e magari si tira pure un pugno sul naso a quello che ti fa la stessa domanda alla centesima volta, ma non si fanno "proclami". Noi poveri ed ingenui tifosi rossoneri che in te hanno sempre visto l'onestà fatta persona, poi ci rimangono male. Sappi che non si scherza con le parole, caro Carlo, non si scherza con i sentimenti altrui.
In ogni caso, ripeto: ti auguro tutto il bene del mondo, con la certezza assoluta che nel mio cuore rossonero un posticino per te ci sarà sempre.

Alle ore 12 in punto, invece, è stato presentato ufficialmente Leonardo: scelta migliore non si sarebbe potuta fare. In bocca al lupo, Leo: ti voglio già bene.

6 commenti:

AstoriaRecords ha detto...

La puntata di "Che tempo che fa" era stata registrata prima del match tra Fiorentina e Milan, pertanto - onde evitare che la notizia del trasferimento potesse essere divulgata ai media prima del necessario, Ancelotti ha preferito glissare.

The Crow ha detto...

Onestamente, non credo che la cosa sposti di una virgola la sostanza: Carlo erano mesi che si era accordato con il Chelsea.
E lo sapevano tutti.

AstoriaRecords ha detto...

Questo è probabile, ma è anche probabile che la dirigenza abbia voluto accelerare la sua dipartenza. Insomma, secondo me erano tutti d'accordo. Con il sorriso.

The Crow ha detto...

Su questo non v'è il benché minimo dubbio.
Perdonami, però, un'unica puntualizzazione: la trasmissione di Fazio non era affatto registrata, tant'è che si parlava appunto della sua decisione di aver voluto lasciare il Milan (e, quindi, del suo destino fino a domenica sera ancora non rivelato) DOPO la partita di Firenze.

AstoriaRecords ha detto...

Mio errore. Pardon.

The Crow ha detto...

Figurati.