giovedì 31 dicembre 2009

Il decennio che si chiude (parte 1/2)

E così, tra poche ore, si chiude il primo decennio di questo nuovo millennio. Un decennio innominabile (gli "anni zero"?) che ha visto il Milan dominare la scena del calcio mondiale per quasi cinque anni. Per chi, come me, è nostalgico, vale la pena riperorrerli insieme.

Il 1999-2000 è uno di quegli anni che si vogliono dimenticare velocemente. A Zaccheroni, fresco vincitore della Serie A, vengono consegnati Shevchenko (capocannoniere al suo primo anno in Italia), Gattuso, Josè Mari, Serginho, Coloccini, De Ascentis, West e Chamot. All'epoca, una campagna acquisti abbastanza ricca. Il Milan però delude le aspettative, terminando ultimo nel proprio girone di Champions League, alle spalle di Chelsea, Hertha Berlino e Galatasaray, e conquistando un magro terzo posto in Campionato a ben dieci punti dalla Lazio campione. In Coppa Italia l'Inter elimina i rossoneri nei quarti di finale, rossoneri poi sconfitti anche dal Parma nella finale di Supercoppa Italiana. L'anno che doveva sancire - dopo il periodo buio '96-'98 - il completo rilancio del Milan è da gettare nel cestino.

Il 2000-2001 è il primo dei tre anni di transizione rossonera che stanno per modificare radicalmente lo scacchiere del calcio europeo negli anni a venire. Arrivano Kaladze, Redondo, Roque Junior, Dida, Pablo Garcia, Julio Cesar e Coco. Una campagna acquisti molto low profile. Il Milan zoppica in Campionato (finendo sesto), collezionando una serie di sconfitte orrende, tra le quali quelle contro Perugia (1-2 in entrambi i match), Fiorentina (0-4 e 1-2), Juventus (0-3) e Vicenza (0-2). La squadra viene eliminata nella seconda fase della Champions League, (dopo aver vinto il proprio girone nella prima fase) pareggiando per uno a uno a San Siro contro il Deportivo La Coruna. In Coppa Italia i rossoneri sono sconfitti dalla Fiorentina in semifinale. La società esonera Zaccheroni a Marzo, sostituendolo con Cesare Maldini, traghettatore ad interim affiancato da Mauro Tassotti, che comincia così la sua carriera da vice allenatore dei rossoneri. L'unico ricordo positivo è il sei a zero inflitto all'Inter nel derby di ritorno. Troppo poco per una squadra come il Milan. La società decide di dare una brusca sterzata.

Il 2001-2002 è l'anno del crocevia milanista del decennio. La dirigenza spende più di cento miliardi per ingaggiare Inzaghi, Rui Costa, Donati, Javi Moreno, Pirlo (per Guglielminpietro), Contra, Laursen, Kutuzov, Brocchi, Umit, Donadel, Simone. La squadra è affidata a Fatih Terim, da molti giudicato un nuovo Sacchi, che caratterialmente ricorda molto Mourinho - duro, pungente, sicuro di sè. La squadra parte male, impattando per due a due contro il Brescia fuori casa in una partita che vede il contemporaneo esordio ed infortunio per Rui Costa. Poi tre vittorie e tre partite senza vittorie. Poi vittoria per quattro a due nel derby. Il Milan sembra rinato. Eppure, il quattro Novembre, il Milan perde a Torino contro il Toro e Fatih Terim viene esonerato. Il Milan passa nelle mani di Carlo Ancelotti, tra i malcontenti e i mugugni dei tifosi, causati dell'etichetta di eterno secondo e di perdente di successo che il mister di Reggiolo porta sul groppone. In Campionato il Milan alterna prestazioni positive (memorabile il goal di Shevchenko contro la Juventus a San Siro) e negative, quando ad esempio crolla all'inizio del girone di ritorno, in cui non vince per ben sei partite consecutive riuscendo ad ottenere i tre punti in una sola occasione nelle prime nove, per giunta contro un Venezia fanalino di coda. Alla fine, nonostante tutto, il quarto posto viene raggiunto all'ultima giornata. In Coppa UEFA brucia la sconfitta per quattro a zero subìta all'andata contro il Borussia Dortmund, contro il quale però, nella partita di ritorno a San Siro, il Milan riesce quasi a sfiorare l'impresa, tirando fuori un carattere che mancava da anni. Il sogno di una finale Milan - Inter (eliminato a sua volta dal Feyenoord) svanisce. In Coppa Italia, poi, la Juventus ha la meglio sui rossoneri in semifinale. Eppure, dopo sei stagioni travagliate in cui il Milan ha vinto solo uno Scudetto, qualcosa sembra essere cambiato. Ciononostante, la Juventus, l'Inter e le romane (alternandosi) sono ancora un gradino sopra i rossoneri.

Il 2002-2003 è il primo anno del terzo ciclo rossonero (dopo quelli di Sacchi e Capello). Il Milan, guidato per la prima volta da inizio stagione da Carlo Ancelotti, acquista l'estroso Rivaldo dal Barcellona, il quale però tradisce le aspettative. Con lui Tomasson, eroe del Feyenoord vincitore della Coppa UEFA e i giovani promettenti Simic e Dalla Bona. Ritorna Dida, prima in prestito al Corinthians. Le grandi operazioni riguardano però Nesta, pagato trenta milioni di euro dalla Lazio, e Seedorf, ceduto dall'Inter in cambio di Coco. Con una formazione tipo con Dida, Costacurta, Nesta, Maldini, Kaladze, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Shevchenko e Inzaghi il Milan in Campionato disputa un ottimo girone d'andata (in cui conquista ben trentanove punti che lo portano a guidare la classifica dopo diversi anni), seguito però da un pessimo girone di ritorno, in cui colleziona la miseria di ventidue punti, portando ai rossoneri solo un terzo posto alle spalle di Juventus ed Inter. Non è però il Belpaese il vero palcoscenico dei trionfi rossoneri, che esportano un nuovo calcio totale in tutta Europa. In particolare grazie all'invenzione del modulo ad albero di Natale, necessario a causa dell'infortunio di Shevchenko e alla geniale invenzione di Pirlo playmaker. La Champions League comincia così così per il Diavolo, che supera il turno preliminare contro lo Slovan Liberec solo grazie ai goals segnati in trasferta ad opera di Filippo Inzaghi. La fase a gironi, invece, è totalmente diversa. Il Milan batte il Lens, demolisce il Deportivo in Spagna con una tripletta di Inzaghi e sconfigge il Bayern Monaco, sempre grazie ad Inzaghi, in entrambe le occasioni. Anche nel secondo turno arriva una grandiosa vittoria, contro il Real Madrid, grazie ad un goal stupendo di Shevchenko. Anche qui qualificazione ottenuta dopo sole quattro partite, con tanto di rivincita immediata ottenuta contro il Borussia Dortmund. I quarti di finale sono da brivido. Dopo un pareggio in Olanda a reti bianche, Milan ed Ajax si sfidano a San Siro. I rossoneri, largamente favoriti, passano in vantaggio ma vengono subito raggiunti. Di nuovo sotto di un goal, i lancieri riescono ad agguantare il pareggio verso la metà del secondo tempo. Ma è nell'ultimo minuto di recupero che Inzaghi fa impazzire San Siro. E' semifinale, è derby. La prima volta nella storia. Derby piatto, all'andata, che si conclude sullo zero a zero. Il ritorno, però, è dolcissimo. Shevchenko segna alla fine del primo tempo, rendendo inutile il pareggio di Martins a dieci minuti dalla fine. E' Manchester. E' Juventus. Dopo otto lunghissimi anni, è finale. I bianconeri hanno appena vinto il Campionato e vogliono fare il double. Il Milan vuole riconquistare la coppa più prestigiosa. Partita tesa, tesissima. Sporadiche occasioni, un palo per il Milan. La paura di perdere prevale sulla voglia di vincere. Dopo centoventi minuti vissuti come una partita a scacchi, si va ai rigori. Dida fa il fenomeno, ma l'eroe della serata è Shevchenko, autore del penalty decisivo. Dopo quarant'anni, nello stesso stadio, un altro Capitano rossonero di cognome Maldini alza al cielo la Coppa dei Campioni. Il perdente di successo Ancelotti si prende una rivincita epica contro la squadra che lo aveva cacciato e porta il Milan sul trono d'Europa. E poi, il trentuno Maggio, la conquista della Coppa Italia contro la Roma. E' nato qualcosa di speciale.

Il 2003-2004 si apre all'insegna delle grandi aspettative. Il Milan, fresco campione d'Europa, vuole puntare al double, impresa riuscita ai rossoneri dieci anni prima sotto la guida di Fabio Capello. In estate le fortune sono alterne, giacché il Milan perde la Supercoppa Italiana contro la Juventus ma sconfigge il Porto per uno a zero a Montecarlo nella finale di Supercoppa Europea. Arrivano Cafu, Pancaro e Borriello. Soprattutto, arriva un ragazzo di appena ventun anni. Un ragazzo con la faccia pulita che viene da Brasilia. Ha un soprannome per cui viene inizialmente preso in giro. E' Ricardo Izeicson dos Santos Leite. E' Kakà. A Milanello, allenatore, dirigenza e giocatori si stropicciano gli occhi dinanzi alla sua bravura, ma molti addetti ai lavori lo ritengono solo una discreta riserva di Rui Costa. In Campionato, dopo cinque lunghissimi anni, il Milan parte subito fortissimo. E proprio grazie a Kakà, che sfodera un assist al bacio per Shevchenko contro l'Ancona alla prima giornata. E poi il goal nel derby. Nessuno lo schernisce più, è nata una stella. I rossoneri volano. Shevchenko, alla fine capocannoniere per la seconda volta in carriera, segna dodici reti nelle prime undici partite, coadiuvato da Tomasson, divenuto titolare a causa dei gravi problemi fisici che assilleranno Inzaghi in questa e nella successiva stagione. A Dicembre il Milan è in testa insieme alla Roma, ma i rossoneri partono per il Giappone, obiettivo Coppa Intercontinentale, e vengono così staccati dai giallorossi. Il paese del Sol Levante è amaro per i rossoneri, superati ai rigori dal Boca Juniors. Al ritorno, la prima sconfitta in campionato, a San Siro, contro l'Udinese. Il Milan crolla a meno sei e si prepara alla durissima sfida contro la Roma, all'Olimpico, che lo attende al ritorno dalle vacanze. Grandissima prestazione, il Milan vince e si porta a meno tre dai giallorossi con una partita da recuperare contro il Siena - decisa da un rigore parato da Dida, quell'anno stratosferico. La Domenica successiva, il Milan stacca la Roma. A Febbraio, guadagna quasi dieci punti sui giallorossi. Il resto del Campionato è in discesa, e il Milan trionfa stabilendo il record di punti, perdendo solo un altro incontro, a Reggio Calabria, alla penultima giornata. Memorabili, tra le altre, le partite contro Inter (andata, con primo goal di Kakà in Serie A e ritorno, con favolosa rimonta), Empoli (goal di Kakà quasi da centrocampo), Sampdoria (una strepitosa combinazione Serginho-Pirlo-Serginho-Tomasson-Serginho-Shevchenko), Lazio (goal di Ambrosini che avvicina lo scudetto), Juventus (ritorno epico), Roma (andata, con doppietta e goal incredibile di Shevchenko, e ritorno, con goal di Shevchenko che rende il Milan campione). In Champions League, invece, è tutto diverso. Il Milan passa abbastanza agilmente la fase a gironi, in cui Kakà (contro il Bruges) comincia a farsi conoscere da tutto il mondo. Negli ottavi demolisce lo Sparta Praga e poi sfodera una partita maestosa contro il Deportivo La Coruna, a San Siro, vincendo per quattro a uno. Il ritorno sembra una mera pratica, ma gli spagnoli dimostrano una grinta incredibile ed eliminano i rossoneri con un quattro a zero che non lascia spazio a commenti. Dati gli avversari rimasti - Porto e Monaco, sarebbe probabilmente arrivata un'altra vittoria in Coppa se il Milan avesse difeso quel quattro a zero. In Coppa Italia, sconfitta contro la Lazio in Semifinale.
Si chiude in questo modo la prima parte del decennio, partito male e concluso con il Milan dominatore in Italia e in Europa. Domani la seconda parte.

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