domenica 3 gennaio 2010

Il decennio che si chiude (parte 2/2) - IN COSTRUZIONE

Come abbiamo visto, la prima metà del decennio si è chiusa con un Milan fortissimo, vincitore della Serie A per la diciassettesima volta e al terzo posto nel ranking UEFA per squadre di club. Nei tre anni che seguiranno, il Milan risulterà primo nel 2005/2006, primo nel 2006/2007 e secondo nel 2007/2008 in questa speciale classifica. Ci saranno grandi delusioni ed epici trionfi. Ma andiamo più nel dettaglio.

Il 2004-2005 è un anno di grandi aspettative. Il Milan è campione d'Italia e senza dubbio la squadra più forte nel panorama europeo. Nella finale di Supercoppa Italiana, i rossoneri travolgono per tre a zero la Lazio, grazie ad una tripletta di Shevchenko, in procinto di vincere il Pallone d'Oro. Se il Milan si è limitato agli acquisti di Stam, Crespo e Dhorasoo, la concorrenza è molto più agguerrita. Fabio Capello è andato ad allenare la Juventus, rinforzata attraverso gli ingaggi di Cannavaro, Emerson ed Ibrahimovic. L'Inter, affidata a Roberto Mancini, porta ad Appiano Gentile Burdisso, Zè Maria, Davids, Veron, Cambiasso, Stankovic, Adriano. Il Campionato sembra più aperto che mai. Delle tre pretendenti, tuttavia, è la sola Juventus a partire in quarta. L'Inter comincia a collezionare una serie di pareggi, che saranno ben dodici alla quindicesima giornata. Il Milan impatta con il Livorno, batte il Bologna ma viene clamorosamente sconfitto in casa dal Messina. Quando tutto sembra già perduto, i rossoneri però non si fermano più. Nonostante il lunghissimo stop di Inzaghi per infortunio, grazie a Shevchenko (undici goals nelle prime quindici gare) e Crespo (che si sblocca a Novembre contro il Chievo) il Milan ottiene una striscia di sedici risultati utili consecutivi, che però non gli consentono di superare la Juventus campione d'inverno. Con i rossoneri a meno due, il campionato sembra apertissimo. Invece gli uomini di Ancelotti perdono le prime due partite del girone di ritorno, contro Livorno e Bologna, consentendo ai bianconeri di volare a più otto. Quando il campionato sembra chiuso, ecco che il Milan vince le due partite successive e, complici due inattese sconfitte della Juventus, riapre il discorso scudetto. Poi, alla sesta giornata, l'aggancio. La Juventus è in netta frenata, il Milan invece sembra non volersi più fermare. Rossoneri e bianconeri camminano a braccetto per sei domeniche, fino a quando un brusco stop contro il Siena riporta i torinesi a più tre. Neanche a dirlo, passano solo tre giorni ed ecco il nuovo aggancio in vetta alla classifica. Si arriva allo scontro diretto, l'otto Maggio a San Siro, in un clima rovente, anche per colpa di alcune discutibili scelte arbitrali. La Juventus gioca meglio e sconfigge i rossoneri grazie ad un goal di Trezeguet. Il Milan crolla psicologicamente, anche perché concentrato sulla finale di Champions League, e colleziona tre pareggi consecutivi che gli valgono un comunque ottimo secondo posto. L'Inter è staccata di ben quattordici punti dalla vetta. Memorabili, quell'anno, le vittorie contro la Lazio (1-2 e 2-1, con goal di Crespo al minuto novantaquattro), la Fiorentina (6-0), il Cagliari (1-0 con goal nel recupero di Serginho), l'Inter (0-1), l'Atalanta (1-2 con goal di Pirlo al minuto novantaquattro, da impazzire), la Sampdoria (1-0), la Roma (0-2). L'eliminazione nei quarti di Coppa Italia ad opera dell'Udinese è indolore.
La Champions League, invece, ha tutto un altro sapore. Il Milan vince il proprio girone agilmente, strapazzando lo Shakhtar e battendo il Barcellona a San Siro. Negli ottavi arriva il Manchester United. Con un goal di Crespo all'andata e uno al ritorno, i rossoneri si sbarazzano dei diavoli rossi e volano ai quarti, dove il sorteggio è crudele - è di nuovo derby. Prima della sfida di andata, in tanti, tantissimi sono convinti che il pareggio sia il risultato più probabile. Ma non è così. Con un goal di Stam, uno di Shevchenko e un Dida stratosferico, il Milan liquida i cugini per due a zero. Dopo sei giorni, il ritorno. L'Italia intera si aspetta, almeno stavolta, una reazione interista. Che però non arriva. Anzi, arriva il goal spettacolare di Shevchenko che taglia le braccia agli avversari. I cui tifosi, dopo aver lanciato un motorino qualche anno prima, pensano bene di chiudere la partita tirando ogni possibile oggetto a disposizione in campo. Tra questi, un petardo colpisce Dida sulla testa. E' la fine. Si va negli spogliatoi a metà secondo tempo, il Milan vince per tre a zero a tavolino, l'Inter continua a collezionare figuracce in Europa. In semifinale ecco il PSV Eindhoven. I rossoneri demoliscono gli olandesi a San Siro per due a zero, si va in Olanda con molta sicurezza. Troppa, forse. Infatti, il PSV annichilisce il Milan nei novanta minuti, riequilibrando il risultato e portando la sfida ai supplementari. Quando sembra notte fonda per i rossoneri, schiacchiati anche nell'extra time dalla squadra di Eindhoven, ecco il goal di Ambrosini. Il PSV ci crede ancora, segna anche un altro goal, ma il Milan ce la fa. E' di nuovo finale. Il Liverpool aspetta i rossoneri in Turchia. Istanbul, Stadio Ataturk. I reds di Rafel Benitez hanno superato Bayer Leverkusen, Juventus e Chelsea. E' una finale dall'aria equilibratissima. Ma non è così, almeno nel primo tempo, in cui Maldini segna dopo cinquanta secondi e in cui poi Crespo realizza una doppietta ai minuti trentotto e quarantatre. Troppi goals, troppa fiducia, troppo facile. Il Milan ha giocato alla grande, umiliando il Liverpool. Gli inglesi però ci credono, ed escono dagli spogliatoi convinti di poter ribaltare il risultato. Cosa che avviene. In sei minuti di quella che Ancelotti poi definirà follia, Gerrard, Smicer ed Alonso riportano il match in parità. Dopodiché, altri trenta minuti di Milan. Ma non bastano. Si va ai supplementari. Mezz'ora dominata dai rossoneri, ipnotizzati però da Dudek che compie un doppio miracolo su Shevchenko. Ai rigori, poi, il portiere polacco - legittimamente, ma poco sportivamente - si diletta a distrarre gli avversari. Il Milan sbaglia tre rigori su quattro, e una Champions League che si trovava in Via Turati appena un'ora e mezza prima finisce ad Anfield Road. La delusione è incredibile - per le modalità in cui è avvenuta, questa sconfitta costituisce il momento più basso della storia rossonera. Alcuni giocatori sembrano sul piede di partenza - Gattuso in primis. Si comincia a parlare di capolinea della dinastia milanista, di rifondazione. Sono in tantissimi a chiedersi come ci si potrà riprendere dopo una simile disfatta. L'idillio sembra finito.

Il 2005-2006 è un anno di rinnovamento. Dopo la finale di Istanbul servono forze fresche e stimoli nuovi. E' per questo che la società acquista Gilardino, Vogel, Kalac, Jankulovski e Vieri. Sulla carta, una campagna acquisti molto positiva. Il più promettente attaccante italiano, un buon centrocampista che aveva fatto vedere i sorci verdi ai rossoneri nella sfida di Champions League con il PSV di pochi mesi prima, un portierone per dare fiato a Dida, un terzino sinistro dal rendimento eccellente nell'Udinese, un vecchio attaccante con un curriculum importante. Crespo, nonostante la grande annata, non viene riscattato dal Chelsea. Abbiati finisce in prestito alla Juventus in seguito all'infortunio di Buffon avvenuto durante il Trofeo Berlusconi. Tomasson, non più ai livelli passati e schiacciato dal ritorno di Inzaghi che recupera dal lungo infortunio, si accasa all'estero. Le previsioni dicono duello Juventus, Milan, Inter. In Campionato, come nella stagione precedente, il Milan parte maluccio. Un pareggio contro l'Ascoli neopromosso, una vittoria contro il debole Siena, la sconfitta a Genova contro la Sampdoria. La crisi di risultati con cui si era aperta e chiusa la stagione precedente sembra non aver fine. Come nella stagione precedente, però, al Milan tocca la Lazio alla quarta giornata. Una vittoria, poi altre sette consecutive. La Juventus capolista è a due soli punti dai rossoneri. Il bomber Gilardino, pagato ventiquattro milioni di euro, non convince come a Parma, ma il suo bottino è considerevole. Shevchenko, Kakà e Inzaghi sono al top della forma. Eppure, quando il campionato sembra riaperto, ecco un nuovo crollo. La difesa comincia a scricchiolare, soprattutto a causa dell'età di Maldini, insostituibile, e della condizione di Dida, che dopo il famoso petardo non riesce più a riprendersi. Tre sconfitte in quattro partite e i bianconeri si portano addirittura ad undici punti dal Milan, che perde anche l'ultima partita del girone d'andata, crollando a meno dodici. Il campionato sembra finito a metà Gennaio. Neanche un mese dopo, quattordici punti di distacco. Alla fine di Febbraio, il Milan rosicchia qualcosa, ma la vetta è sempre a dieci lunghezze di distanza. Considerate troppe da chiunque, con una Juventus così implacabile. Alla quattordicesima giornata cambia qualcosa. Il Milan, a meno nove, supera Chievo, Inter e Messina. La Juventus raccoglie solo tre punti contro Fiorentina, Cagliari e Lazio. Tre soli punti distanziano bianconeri e rossoneri. Lo scontro diretto, quest'anno, c'è però già stato. Occorre sperare in un crollo dei torinesi, che non avviene. Le due rivali vincono le tre partite che rimangono e la Juventus si laurea Campione d'Italia per la ventinovesima volta. All'ultima giornata, tuttavia, le prime avvisaglie di Calciopoli rovinano la festa bianconera a Bari. Sta per scoppiare il più grande scandalo della storia del pallone. Il Milan si mangia le mani per alcune partite buttate, in particolare la trasferta di Lecce, vincendo la quale sarebbe arrivato lo Scudetto. Il Mondiale di Calcio è alle porte, ci si aspetta un terremoto giudiziario, nessuno è in grado di pronosticare quello che sarà del campionato appena terminato. Ad ogni modo, il Milan arriva secondo portando a casa la bellezza di ottantotto punti e segnando ottantacinque goals, un nuovo record per la Serie A. L'Inter è a meno quindici dalla vetta. Le partite più emozionanti sono indubbiamente quelle contro la Reggina (2-1 con doppietta di Maldini), la Juventus (3-1), l'Udinese (5-1), il Lecce (2-1 con goal al minuto novantaquattro di Inzaghi), il Messina (4-0), il Siena (0-3), il Treviso (5-0), la Reggina (1-4 con tripletta di Inzaghi) l'Empoli (3-0), l'Inter (1-0), il Parma (2-3). La sconfitta in Coppa Italia, contro il Palermo nei quarti, è niente rispetto al dolore che i milanisti stanno per provare. Shevchenko, nonostante l'implorazione della curva, ha deciso di trasferirsi al Chelsea. Il Milan perde il suo cannoniere, la bandiera rossonera lascia Milanello. Partono le prime avvisaglie di malumori e contestazioni da parte della tifoseria.
In Champions League la stagione è controversa. Il Milan parte così così, battendo il Fenerbahce a San Siro per tre a uno, ma solo nei minuti finali. Poi, due pareggi contro Schalke 04 e PSV ed una sconfitta contro lo stesso PSV. Alla quinta giornata, un poker di Shevchenko contro il Fenerbahce porta il Milan in testa alla classifica, a pari punti con lo Schalke 04. Un punto sotto c'è il PSV, che all'ultima giornata si libera facilmente dei turchi. A San Siro si sfidano rossoneri e tedeschi, ai quali basta un pareggio con meno di tre reti per eliminare i ragazzi di Ancelotti. Nel momento più difficile, però, il Milan alza la testa e batte per tre a due lo Schalke 04. Il primo posto nel girone è suo. Negli ottavi, il Milan è atteso dal Bayern Monaco. Dopo un pareggio per uno a uno ottenuto a fatica in terra bavarese, il ritorno è infuocato. Il Milan va in vantaggio con Inzaghi e raddoppia con Shevchenko che si fa perdonare un minuto dopo aver sbagliato un rigore. Il Bayern si riavvicina, ma Inzaghi e Kakà chiudono sul quattro a uno. C'è il Lione. Dopo un sofferto pareggio per zero a zero in Francia, il Milan scende in campo a San Siro tra tanti dubbi. I transalpini sono più in forma e giocano meglio, sono in tanti a pensare che il Milan rischi l'eliminazione. In una serata storta per le italiane - con la Juventus eliminata dall'Arsenal e l'Inter derisa dal Villarreal, i rossoneri partono forte, segnando con Inzaghi a metà primo tempo. Appena cinque minuti e il Lione pareggia. Il Milan spinge, il Lione si chiude e riparte bene, sfiorando più volte il vantaggio. Fino all'ottantottesimo. Quando mancano cinque minuti alla fine dell'incontro, il Milan risorge, segnando con Inzaghi. Poi Shevchenko ruba un pallone e segna il 3-1. E' gioia, è festa, è semifinale. Il Milan sfida il favoritissimo Barcellona. Si parte a San Siro. I catalani giocano meglio, strappando una vittoria preziosa con Giuly. Al ritorno è solo Milan. In un Camp Nou silenzioso come mai, i rossoneri travolgono gli uomini di Rijkaard. Viene anche annullato un goal regolarissimo (e non per fallo, ma per fuorigioco) a Shevchenko. Niente da fare, lo zero a zero porta gli spagnoli a Parigi.

L'estate del 2006 è marchiata da ciò che i media definiscono Calciopoli. Mediante indiscrezioni, intercettazioni e perquisizioni emerge un'ipotesi che molti denunciavano, seppur senza prove concrete, da diversi anni. La Juventus della "Triade" - Moggi, Giraudo e Bettega - avrebbe controllato le sorti del Campionato attraverso minacce e favori agli arbitri. Con la Juve rischiano grosso Milan, Lazio e Fiorentina. Attenzione, perché durante quell'estate succede di tutto. Dopo che mezzo paese chiede il ritiro della Nazionale, l'Italia trionfa ai Campionati Mondiali di Calcio in Germania con i giocatori, l'allenatore e i preparatori di quella Juventus inquisita. Nella finale giocheranno ben dieci juventini o ex juventini: Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Camoranesi, Del Piero, Thuram, Vieira, Zidane, Henry, Trezeguet. Ma torniamo ai fatti italiani. La Juventus, protagonista della Serie A dal 2000 al 2006 - vinta, peraltro, anche da Lazio, Roma e Milan ma non dall'Inter che non vince lo scudetto da diciassette anni - viene già condannata da televisioni, giornali e mezzi di informazione. In particolare, sono la Gazzetta dello Sport e il Corriere dello Sport (i giornali di interisti e romanisti, tanto per capire) a legnare duro sui bianconeri. Prima che inizi il processo, poi, la nuova dirigenza juventina si colpevolizza più di quanto lo faccia l'accusa. Sappiamo tutti come è andata a finire la più grande farsa italiana. Senza alcuno straccio di prove (i.e. soldi, perché la corruzione senza soldi non è corruzione negli stati di diritto) la Juventus viene distrutta e mandata in Serie B. Pene minori sono inflitte a Milan, Lazio e Fiorentina. Ad oggi, le uniche due squadre condannate in sede penale (non sportiva), Roma - la faccenda dei Rolex regalati agli arbitri - ed Inter - la falsificazione del passaporto di Recoba, per il quale il giocatore ed Oriali, il 25 Maggio, patteggiarono sei mesi di reclusione - non sono poi state condannate in sede sportiva. Ma non è finita. Il campionato 2005/2006, non oggetto di indagine e giudicato assolutamente pulito dai magistrati stessi, è stato revocato alla Juventus ed assegnato all'Inter. Società che però, parola di Paolo Bergamo intervistato a Matrix, contattava la Federazione Arbitrale quanto e come le altre. Secondo la procura, però, non valeva la pena aprire un nuovo filone d'indagine. Ironia della sorte, colui il quale revoca lo Scudetto alla Juventus, la manda in B ed elimina Milan, Lazio e Fiorentina dalla gara è un certo Guido Rossi. Ex vicepresidente dell'Inter che, finita Calciopoli, torna a sedersi nel CDA di Telecom, azionista di maggioranza dell'Inter, insieme a Moratti. Lo stesso Rossi, durante Calciopoli, consente un versamento (fonte Sole 24Ore) di quasi ottanta milioni di euro da parte della Federcalcio da lui guidata all'Inter per risanare i bilanci. La famosa "cosmesi contabile". Ma torniamo al processo. Lo stesso giudice che ha firmato la condanna dichiara "regolare" il Campionato 2005/2006 e di per sé non configuranti l'illecito sportivo le azioni della Triade. Poi, per chiuderla in bellezza, sono stati assolti tutti, ma proprio tutti gli arbitri, i guardalinee, le squadre e i dirigenti connessi a ciò che era stato battezzato "Sistema Moggi" dal giornale rosa. Perché, allora, la revoca di uno scudetto giudicato regolare e tutti gli annessi e connessi? Secondo un giudice della corte, Mario Serio, perché "abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d'onda". Riassumendo. Il campionato era regolare, abbiamo assolto tutti, ma siccome la gente che frequenta i bar dove si leggono giornali rosa o quelli capitolini non tollera una Juventus così forte, ci inchiniamo al loro desiderio. Il Presidente Sandulli, a frittata ormai cucinata, commenta così le sentenze: "abbiamo debellato un sistema, anche se fatto solo di contatti atipici e anche goliardici, quasi da caserma, che sarebbe stato opportuno non ci fossero". Non male, eh? Già, perché dopo aver distrutto per anni il calcio italiano, le due sentenze (anche quella della CAF) concludono affermando che non esistevano cupole, sorteggi truccati, sistemi, imbrogli, corruzione, arbitri colpevoli, guardalinee colpevoli, dirigenti colpevoli. Nulla di nulla. Anche l'illecito sportivo di Moggi non esisteva. E' stato codificato ad hoc per l'occasione. Hanno creato un articolo sei sommando tre articoli uno. Più o meno, una condanna per omicidio sommandone tre per delle mele rubate. Rileggendo la sentenza, comunque, potete controllare tutto. La Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto - ossia truccato alcuna partita (pagina 76), non è esistita alcuna cupola (pagina 74), i sorteggi non erano truccati (pagina 83), le ammonizioni preventive erano fuffa (pagina 103). Sei arbitri su otto sono stati assolti, gli altri due sono stati condannati per partite in cui la Juventus non c'entrava nulla. La Juventus, insomma, è stata condannata per un comportamento poco etico tenuto con taluni dirigenti federali ed arbitri, cosa che peraltro facevano tutti, sebbene nessuno di questi dirigenti o arbitri sia stato condannato. Come sia stato possibile ottenere favori arbitrali quando la sentenza li ha esclusi è un mistero. L'idea di un "vantaggio ottenuto alterando la classifica", pertanto, non ha senso. A meno che qualcuno non sia in grado di spiegare come si possa alterare la classifica senza l'uso degli strumenti che, secondo il giudice, la Juventus non ha usato. Leggete bene il finale della sentenza: "Nella valutazione del materiale probatorio la Commissione (la Caf) si limiterà ad indicare quegli elementi di sicura valenza, che non si prestano ad interpretazioni equivoche, perché già solo dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emerge a chiare lettere ciò che era nella opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio, e cioè il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus”. L'opinione di tutti. Una dittatura avrebbe fatto di meglio. Alla fine dell'estate, nonostante la nuova dirigenza della Juventus ci provi ad ogni costo, la linea Borrelli(interista dichiarato)-Palazzi non la spunta - i bianconeri in Serie C con penalizzazione è troppo. Eppure, quell'estate segnerà lo spartiacque tra un'epoca e un'altra. Sta per cominciare il dominio nerazzurro e il tramonto della Juventus. Il Milan, retrocesso al terzo posto, dovrà cominciare la Champions dai preliminari e da meno otto punti in Campionato. Le prospettive sono nerissime.

La stagione 2006/2007 si apre con grande curiosità da parte di tutti. La Juventus è in Serie B, l'Inter le ha strappato Vieira ed Ibrahimovic, sul quale il Milan aveva puntato, acquistando anche Maicon, Maxwell, Grosso, Crespo. La squadra di Ancelotti, priva tra gli altri di Shevchenko, Rui Costa e Stam cerca soprattutto delle alternative all'ucraino. Alla fine, Ricardo Oliveira del Betis Siviglia è il predestinato. Con lui arrivano Favalli, il promettente Gourcuff e Bonera. Ritornano alla base Brocchi e Borriello, che partito bene dovrà fermarsi per tre mesi a causa di una squalifica per doping. In Campionato il Milan, nonostante l'handicap di otto punti, parte forte, vincendo le prime tre partite. Ricardo Oliveira segna anche all'esordio, sebbene alla fine i suoi goals totali saranno solamente tre. Dopo i nove punti iniziali, tuttavia, c'è un crollo. Tre pareggi e una sconfitta. Poi una vittoria. Poi tre sconfitte e un pareggio. E' crisi piena. Quattordici punti in dodici partite. Una vittoria contro il Messina sembra far passare il maltempo, ma altri tre pareggi consecutivi rovinano i piani rossoneri. Gilardino segna poco, Inzaghi si infortuna nuovamente, Gourcuff non riesce ad integrarsi nei meccanismi del gioco milanista. L'Inter è già in fuga, favorita da una concorrenza inesistente - la Roma, che gioca bene ma raccoglie poco, e il Palermo, che nei momenti decisivi si spaventa. Da fine Dicembre in poi, però, le cose cambiano. Arrivano Ronaldo, Oddo, Grimi e Storari. E' proprio grazie al ritrovato brasiliano che il Milan vince nove partite su undici, pareggiando le altre due. L'Inter, tuttavia, sta vivendo un momento magico, che culminerà con una striscia di diciassette vittorie consecutive. A metà Marzo, poi, la sconfitta nel derby. La vetta è lontanissima, meglio pensare ad un piazzamento Champions. Il Milan si rialza e vince cinque partite su otto, ottenendo il terzo posto tanto ambito. Se lo scudetto dell'anno precedente era stato definito lo scudetto vinto a tavolino, alcuni sostengono che questo sia stato vinto a Tavaroli. Infatti, i magistrati scoprono che dalla struttura Telecom, oggetto di indagini, sono partite intercettazioni illegali sulla Juventus, sulla Federcalcio, su alcuni guardalinee e sulla Gea. Queste intercettazioni illegali erano eseguite per conto dell'Inter? Quel che si sa è che nascono e sono state commissionate dentro Telecom dal gruppo Tavaroli, quello che rispondeva a Carlo Buora, l’allora amministratore delegato di Telecom che, casualmente, è anche il vicepresidente dei nerazzurri. Chiaramente la Gazzetta dello Sport e i media non pongono troppa enfasi, non dopo un anno intero dedicato ad osannare la cosiddetta squadra-degli-onesti. Ad ogni modo, l'Inter stravince il Campionato, segnando numerosi record. La festa scudetto, però, verrà rovinata pochi giorni più tardi. Di quel Campionato si ricordano alcune belle vittorie, come quelle contro il Messina (1-0 con goal di Maldini), il Catania (3-0), l'Udinese (0-3), il Parma (1-0 con il ritorno di Inzaghi), il Siena (3-4 con doppietta di Ronaldo alla seconda partita in rossonero e goal di Ambrosini all'ultimo secondo, da impazzire), la Sampdoria (1-0, la partita dopo Siena, con goal sempre di Ambrosini, sempre all'ultimo secondo), l'Empoli (3-1 con goal pazzesco di Ronaldo), il Messina (1-3 con altro goal impossibile di Ronaldo), l'Ascoli (2-5), il Torino (0-1 con goal di Seedorf). In Coppa Italia, poi, il Milan esce in semifinale contro la Roma.
La Champions League parte tra i peggiori auspici. Il Milan deve disputare i preliminari contro la Stella Rossa a causa delle sentenze di Calciopoli, cosa che impedisce alla società di tesserare giocatori fino all'ultima settimana di Agosto. La squadra ne risente. Come al solito, pertanto, ci deve pensare il più forte giocatore della storia del calcio. Con un goal all'andata e uno al ritorno, Inzaghi porta il Milan alla fase a gironi. I rossoneri, teste di serie, pescano Aek Atene, Lilla ed Anderlecht. La prima è a San Siro, contro i greci. Con una partita meravigliosa, gli uomini di Ancelotti superano l'Aek per tre a zero, con Inzaghi, Gourcuff e Kakà, ormai leader della squadra e capocannoniere quell'anno. La partita contro il Lilla viene pareggiata per zero a zero. Alla terza giornata, nel peggior momento di forma in Campionato per i rossoneri, c'è la trasferta in belgio contro l'Anderlecht. Il Milan gioca male, sembra addirittura sul punto di perdere, ma poi Kakà salva la situazione con uno dei più bei goals della storia della competizione. La quarta giornata è decisiva - una vittoria e il Milan passa il turno. In una partita magistrale, in cui si sblocca anche Gilardino, Kakà demolisce l'Anderlecht con una tripletta. Il Milan è agli ottavi. Il sorteggio è buono, almeno sulla carta. C'è il Celtic. L'andata è povera di emozioni, si chiude sullo zero a zero. A Milano serve una vittoria. Il Milan, però, è poco incisivo. I novanta minuti si chiudono in parità. Poi, nei supplementari, la magia di Kakà. Si va ai quarti. E' festa. Intanto, a Valencia, i giocatori dell'Inter, eliminata nuovamente dalla coppa, fanno partire una rissa. Per la seconda volta in due anni, c'è il Bayern. A San Siro il Milan segna con Pirlo, ma viene raggiunto da Van Buyten. Un rigore del solito Kakà a cinque minuti dalla fine sembra chiudere l'incontro, ma di nuovo Van Buyten nel recupero porta i bavaresi sul pari. La trasferta di Monaco è durissima, il Milan non può far altro che vincere. E così è. Con due goals strepitosi di Seedorf e Inzaghi nel primo tempo, il Milan distrugge il Bayern e vola in semifinale. La gioia è smisurata. L'ubriacatura dura poco, perché la doppia sfida con il fortissimo Manchester attende i rossoneri. All'andata il Milan gioca nettamente meglio degli avversari, con Kakà che segna una strepitosa doppietta, ma alla fine sono i diavoli rossi a conquistare la vittoria per tre a due. Al ritorno serve un'impresa. Il Milan, però, preferisce disputare la partita perfetta. Con Kakà, Seedorf e Gilardino in goal, i rossoneri ridicolizzano il Manchester United, ammutolendo gli spettatori e i tifosi avversari. E' delirio. E' finale. Dopo soli due anni, è di nuovo Liverpool. Ad Atene, teatro delle grandi tragedie greche, potrà essere inscenata la vendetta. Il Liverpool è caricatissimo, dopo aver battuto Barcellona, PSV e Chelsea. Il Milan è affamato di rivincita. Come nel 2005, può uscire qualunque risultato. Nel primo tempo, in cui tutti si aspettano un Milan agguerrito, sono invece i Reds a fare la partita. Il Milan potrebbe andare sotto in più occasioni, ma Dida e la difesa riescono a salvare. Poi, ad un minuto dalla fine della prima frazione di gioco, Kakà viene fermato fallosamente al limite dell'area. Pirlo calcia bene, ma è Inzaghi di spalla a metterla in porta. Uno a zero immeritato, esplode la curva. Il secondo tempo è più equilibrato, fino al minuto ottantadue, quando un assist di Kakà porta Inzaghi a segnare il due a zero. Un goal di Kuyt ad un minuto dal novantesimo fa sprofondare i tifosi rossoneri. Lo spettro di un nuovo 2005 è dietro l'angolo. Ma stavolta non è così. Il Milan vince la sua settima Champions League proprio contro il Liverpool. La vendetta è compiuta. Il Milan sull'Olimpo. Perfetto, sotto ogni aspetto. Lo scudetto dell'Inter è presto dimenticato, Milano è di nuovo rossonera.

La stagione 2007/2008 parte sotto i migliori auspici. La squadra rossonera batte il Siviglia in rimonta nella finale di Supercoppa Europea, diventando così l'unica squadra ad averla vinta per cinque volte (il Liverpool e il Barcellona sono a tre, la Juventus a due, l'Inter a zero) ed ottenendo così il diritto di custodire per sempre in bacheca l'originale. Durante l'estate, tuttavia, la campagna acquisti è praticamente inesistente. Tornano Ba e Digao e viene acquistato Emerson dal Real Madrid. Se ne vanno in prestito Storari, Grimi, Di Gennaro e il deludente Oliveira. Borriello passa al Genoa. Uno degli ultimi Invincibili, Costacurta, si ritira dal calcio giocato. In quella che sembra un'estate di vacche magre, l'unica nota positiva è l'acquisto di un ragazzino di diciassette anni che gioca per l'Internacional di Porto Alegre. Si chiama Pato. Viene pagato ventidue milioni di euro, la cifra più alta mai spesa per un minorenne. Sebbene sia sconosciuto ai più, i suoi goals parlano per lui. Ancelotti e Galliani impazziscono per il ragazzo, i compagni di squadra sono scioccati dal suo talento. Purtroppo, non avendo ancora diciotto anni, dovrà aspettare Gennaio per esordire in Serie A. In tutto questo, il Campionato sembra partire alla grande. Tre a zero al Genoa fuori casa all'esordio, con doppietta di Kakà, che finirà capocannoniere rossonero della competizione. Poi, il baratro. Tre pareggi consecutivi, una sconfitta a Palermo e un nuovo pareggio. Poi, un cinque a uno alla Lazio fuori casa. La malasorte sembra finita. Non è così. Due sconfitte di fila a San Siro, contro Empoli e Roma, fanno venire il magone ai tifosi. Dieci punti in nove partite e la vetta è già lontana. L'Inter, in fuga, sembra inattacabile. La neopromossa Juventus, la Roma e la Fiorentina alternano alti e bassi ma sono comunque lontane dai rossoneri, che però strapazzano per cinque a zero la Sampdoria a Marassi. E' finita la crisi? Neanche per sogno, perché il Milan colleziona la miseria di cinque punti nelle cinque partite che seguono. A Natale, la squadra di Ancelotti ha appena diciotto punti in classifica. Il sogno di vincere il Campionato è già svanito, e poi a Dicembre c'è il Mondiale per Club. In semifinale, il Milan affronta gli Urawa Red Diamonds. In una partita brutta e noiosa, ci pensa Seedorf a sistemare le cose. La finale con il Boca Juniors, però, spaventa. Il gioco rossonero non è mai stato così molle e prevedibile. Eppure, c'è da vendicare la sconfitta patita ai rigori, proprio contro gli argentini quattro anni prima. E poi, c'è un numero in palio - il diciotto. Già, perché chi vince questa partita alzerà il diciottesimo trofeo internazionale e diventerà di conseguenza il club più titolato al mondo. Neanche a dirlo, entrambe le squadre giocheranno con il coltello tra i denti. E' il Milan a passare in vantaggio, con Inzaghi, a metà primo tempo. Passano meno di sessanta secondi e il Boca pareggia. Gli spettri del 2003 cominciano a riaffiorare. Al quinto minuto della ripresa, però, Nesta riporta i rossoneri in vantaggio. Passano altri dieci minuti e Kakà la mette dentro. Altri dieci minuti ancora ed Inzaghi fissa il risultato sul quattro ad uno. Il Boca perde le forze, il goal di Ledesma al minuto ottantacinque non serve a nulla. Il Milan è Campione del Mondo. E' la squadra che, tra Coppa Intercontinentale e Mondiale per Club, ha il maggior numero di successi in questa competizione, quattro. E' il club più titolato al mondo. Non è finita. Filippo Inzaghi diventa il primo (e tuttora unico) calciatore al mondo ad aver segnato in ogni competizione ufficiale. Kakà vince il Pallone d'Oro e il Fifa World Player. Il 2007, insomma, è a tinte rossonere. La stagione, però, è solo a metà, e il Milan deve rituffarsi in Campionato per cercare di ottenere il quarto posto, obiettivo minimo stagionale. Con l'esordio di Pato e il ritorno di Ronaldo dopo un lungo infortunio, i rossoneri partono alla grande, vincendo cinque partite consecutive in cui Pato segna addirittura quattro goals, tra i quali una doppietta al Genoa. Torna però la crisi di gioco, e il Milan pareggia tre partite su quattro, battendo solo il Palermo. Una vittoria contro l'Empoli sembra capovolgere di nuovo tutto, ma le sconfitte contro Roma fuori casa e contro Sampdoria ed Atalanta a San Siro fanno venire i brividi ai milanisti. Il quarto posto è a rischio, la Fiorentina ha quattro punti in più dei rossoneri. Nelle successive tre giornate, il distacco resta immutato. Poi, alla quartultima giornata, il distacco si riduce a due soli punti. Una vittoria del Milan nel derby alla diciassettesima, nel giorno della sconfitta dei viola a Cagliari, porta i rossoneri a più uno. Quando l'impresa sembra centrata, ecco che il Milan viene travolto a Napoli, riportando la Fiorentina a più due. La vittoria finale contro l'Udinese non serve a nulla - sarà Coppa UEFA, per la prima volta dopo sei stagioni. La magra soddisfazione è il ritorno di Inzaghi da un infortunio - in sette partite, Superpippo segna la bellezza di dieci goals, mettendo a segno una tripletta e due doppiette. Restano impresse nella memoria, quell'anno, le vittorie contro il Genoa (0-3 con doppietta di Kakà all'andata e 2-0 al ritorno con la prima doppietta di Pato), la Lazio (1-5), la Sampdoria (0-5), il Napoli (5-2 con doppietta di Ronaldo e goal stupendo di Pato all'esordio), l'Udinese (0-1 con goal all'ultimo secondo di Gilardino), la Fiorentina (0-1 con altro goal memorabile di Pato), il Siena (1-0 con goal di Paloschi entrato da pochi secondi), il Palermo (2-1 con goal nel recupero di Inzaghi), l'Empoli (1-3 con vittoria nel finale), il Cagliari (3-1 con la prima doppietta di Inzaghi), la Reggina (5-1 con tripletta di Kakà), il Livorno (1-4 con tripletta di Inzaghi), l'Inter (2-1). In Coppa Italia, il Milan viene eliminato dal Catania negli ottavi di finale.
In Champions League, dopo i fasti del quinquennio precedente, i risultati sono altalenanti. Il Milan, dopo aver battuto il Benfica per due a uno in casa, perde a Glasgow contro il Celtic, in quella che verrà ricordata come la scenata di Dida, che fa una figuraccia internazionale. Poi, però, due vittorie contro lo Shakhtar, un pareggio con il Benfica ed un'altra vittoria contro il Celtic che garantiscono il primo posto nel girone sembrano riequilibrare le sorti dei rossoneri. Negli ottavi c'è il giovane e spavaldo Arsenal di Arsene Wenger. Dopo una partita d'andata chiusasi sullo zero a zero, ma dominata dagli inglesi, il Milan torna a San Siro fiducioso. Il match è sostanzialmente equilibrato, ma negli ultimi sei minuti i gunners segnano due goals. Il Milan, per la prima volta dopo cinque stagioni, esce agli ottavi di finale. Delle italiane, solo la Roma raggiungerà i quarti, giacché l'Inter viene sonoramente battuta dal Liverpool. Si chiude così una stagione piena di polemiche, dettate dalla prima vera campagna acquisti low-profile, se si esclude il giovane Pato, e dalle prime delusioni in Campionato e in Champions League.

La stagione 2008/2009, nonostante una campagna acquisti decisamente superiore alle attese, parte male. I tifosi sono imbronciati, l'Inter ha vinto due scudetti consecutivi, il Milan non disputerà la Champions League e la fine del tunnel sembra lontanissima. In estate chiudono con il calcio Cafu e Serginho, i due terzini rossoneri degli ultimi cinque anni, lo sfortunato Ba e il caro vecchio Fiori. Con loro se ne vanno in prestito Gourcuff, Oddo e Digao, mentre vengono ceduti Gilardino, Simic e Paloschi. Ronaldo, tormentato da mille infortuni, non viene confermato e torna in Brasile, come Mattioni. In un'estate complicata, il Milan però spende - e parecchio. Arrivano Antonini, Senderos, Zambrotta, Flamini. Ritornano alla base Abbiati e Borriello. Vengono aggiunti alla squadra Primavera Cardacio e Viudez. E poi ci sono i due botti dell'estate. Ronaldinho, schiacciato da Messi ed Henry nel Barcellona. Shevchenko, che a Londra è lo spettro del giocatore che fu. I mezzi per competere con l'Inter e la Juventus in Italia e per puntare alla vittoria in Coppa UEFA ci sono tutti. Come al solito, però, il Campionato tradisce le aspettative. Il Milan esordisce contro il Bologna in casa. Disputa una partita sontuosa, dove lo spettacolo la fa da padrone. Eppure, si perde. La trasferta col Genoa quindici giorni dopo è ancora più tragica, quando i rossoneri perdono per due a zero. La squadra di Ancelotti, in fondo alla classifica insieme al Cagliari, sembra già essersi arresa. La sfida contro la Lazio è già decisiva. Il Milan si rialza e spazza via i biancocelesti. Poi una vittoria sofferta ma preziosa a Reggio Calabria. Nonostante l'infortunio di Borriello, qualcosa sembra essere cambiato. C'è il derby. I pronostici sono contrari al Milan, che però battono i cugini con il primo goal di Ronaldinho in maglia rossonera. Un pareggio con il Cagliari non abbassa il morale, mai così alto. E infatti arrivano quattro vittorie consecutive, con un Ronaldinho, un Kakà e un Pato al top. Il Milan, per la prima volta dopo due anni e mezzo, è primo in classifica da solo. La squadra va a Lecce consapevole della propria forza. Ed è sempre lui, Ronaldinho, a portare in vantaggio i ragazzi di Ancelotti, a dieci minuti dalla fine. Quando i tre punti sembrano in tasca, però, un goal contestatissimo dei pugliesi a pochi secondi dalla fine chiude il match in parità. Da quel punto in avanti, l'Inter torna a guidare la classifica e il Milan fatica a tenere il passo. Dieci punti in sei partite fanno precipitare i rossoneri al terzo posto. A Natale l'Inter è a più nove e la Juventus a più tre. Il sogno di vincere il Campionato sembra già svanito. Vengono acquistati due giocatori, Beckham e Mattioni. Se il brasiliano risulterà deludente, l'inglese al contrario farà cambiare marcia al Milan. Dai suoi piedi partono meravigliosi cross e assists, e lo Spice Boy riesce anche a segnare all'esordio contro il Bologna e nella partita successiva contro il Genoa. Intanto, i nerazzurri calano, ma il Milan riesce a rosicchiare poco o nulla. Poi, in una partita da vincere contro la Reggina, uno scialbo pareggio e l'infortunio di Kakà. Il derby di ritorno può cambiare le sorti della stagione, anche perché la Juventus è in fase calante, ma è l'Inter a vincere per due a uno. Parlare di scudetto diventa ridicolo, ma i rossoneri raccolgono ben venticinque punti nelle dieci successive giornate. Gran parte del merito è del solito Inzaghi, che torna contro l'Atalanta segnando poi undici goals in sei partite su otto, con due triplette e una doppietta. Il Milan chiude all'ultima giornata a Firenze. Con un pareggio o una vittoria si evitano i preliminari. I rossoneri vincono per due a zero in quella che sarà l'ultima partita di Paolo Maldini, cui la curva, nella giornata precedente (a San Siro contro la Roma) ha dedicato striscioni e cori poco amichevoli. Alla fine della partita, inoltre, il Generale rossonero Ancelotti lascia dopo quasi otto anni. Il suo posto verrà occupato da Leonardo. In un pomeriggio commovente, abbandonano la squadra due delle sue figure più rappresentative. E purtroppo non sarà finita qui. Dell'ultima stagione, vanno però ricordate alcune grandi partite, come quelle contro la Lazio (4-1 all'andata con due goals spettacolari di Zambrotta e Kakà e 3-0 al ritorno), la Reggina (1-2), l'Inter (1-0 con il primo goal di Ronaldinho in rossonero che fa impazzire i nostri commentatori), la Sampdoria (3-0 e prima doppietta di Ronaldinho), il Napoli (1-0), l'Udinese (5-1), il Bologna (1-4 con doppietta di Kakà e goal di Beckham all'esordio), l'Atalanta (3-0 al ritorno con tripletta di Inzaghi appena rientrato da un lungo infortunio), il Siena (1-5 con doppietta di Inzaghi che arriva a trecento goals in carriera e goal mostruoso di Pato), il Lecce (2-0 con entrambi i goals nel recupero), il Torino (5-1 con altra tripletta di Inzaghi), la Fiorentina (0-2 che vale il terzo posto nel giorno dell'addio ad Ancelotti, Maldini e Kakà). In Coppa Italia, infine, i rossoneri escono contro la Lazio negli ottavi.
In Coppa UEFA, il Milan parte forte. Nel primo turno c'è lo Zurigo. Pirotecnico tre a uno a San Siro con punizione da cineteca di Pato e vittoria per uno a zero in Svizzera con il primo goal di Shevchenko da quando è tornato a Milanello. La fase a gironi è diversa. I rossoneri partono bene vincendo contro Heerenveen, con un Inzaghi ispirato, e Braga, con un goal pazzesco di Ronaldinho nel recupero. Poi, un pareggio in extremis, sempre grazie ad Inzaghi, contro il Portsmouth. All'ultima giornata serve una vittoria contro il Wolfsburg per vincere il girone. Purtroppo, arriva solo un pareggio. Il secondo posto significa sfida immediata contro una delle retrocesse dalla Champions League. Viene sorteggiato il Werder Brema. L'andata parte benissimo, con il Milan che va in vantaggio con Inzaghi, salvo essere poi ripreso dagli avversari a pochi minuti dal termine. A San Siro, due settimane dopo, la pratica sembra già sbrigata quando i rossoneri si trovano avanti di due goals a venti minuti dalla fine. Purtroppo la tanto vituperata difesa rossonera si fa superare per ben due volte dai biancoverdi che passano il turno. E' notte fonda per il Milan, che superando il turno, avrebbe incontrato Saint-Etienne, Udinese e Amburgo sulla strada per la finale. Fattibile, insomma. I tifosi sono inferociti, contestano pesantemente la società e minacciano di non rinnovare gli abbonamenti. Si preannuncia un'estate caldissima. E il clima si fa ancora più rovente quando Kakà viene venduto al Real Madrid, dopo che soli sei mesi prima, in una fredda notte di Gennaio, aveva giurato fedeltà a vita al suo Milan. Il vaso di Pandora è stato aperto, da ora in avanti cambieranno molte cose.

Come abbiamo potuto vedere, il decennio che ci chiudiamo alle spalle si è chiuso in modo triste, dati gli addii di Ancelotti, Maldini e Kakà. La bacheca dei trofei è stata notevolmente riempita, grazie ad uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due Champions League, due Supercoppe Europee, un Mondiale per Club. Con l'addio di Maldini, tuttavia, finisce una stagione lunghissima, durata ventitre anni. L'ultimo degli Invincibili, il Capitano di mille battaglie, l'uomo che ha alzato al cielo ben cinque Coppe dei Campioni si ritira. Non può non venire una certa nostalgia pensando che anche l'ultimo pezzettino di Milan con cui siamo cresciuti se n'è andato. Quello che seguirà, però, sarà semplicemente un altro Milan. Allenato da Leonardo, capitanato da Ambrosini, con Ronaldinho e Pato come stelle della squadra. Con un Thiago Silva in difesa e una politica sui giovani che sta portando ottimi frutti. Restate però convinti del fatto che finché ci sarà questa società, questa dirigenza a guidare i rossoneri, il Milan sarà protagonista in Italia, in Europa e nel Mondo.

6 commenti:

The Crow ha detto...

Giuro che questo post insieme a quello precedente me lo stampo e me lo conservo.
I miei più sinceri complimenti.

AstoriaRecords ha detto...

Ti ringrazio. In effetti mi ci sono voluti un po' di giorni. Ps Il secondo è ancora in costruzione, il primo devo migliorarlo. Quando avrò terminato te lo faccio sapere. Però volevo ricordare a me stesso e a voi tutti quelli che sono stati, nel bene e nel male, dieci anni di storia rossonera.

The Crow ha detto...

OK, tienimi aggiornato. Così, quando li avrai ultimati, se sei d'accordo, mi piacerebbe dare ai due post un posto "fisso" sul Milan Football Hall, per poterli sempre leggere a futura memoria.

AstoriaRecords ha detto...

Mi lusinghi...

The Crow ha detto...

E' solo quello che penso...

AstoriaRecords ha detto...

Spero che questo possa rappresentare una sorta di vademecum rossonero per il futuro. Insomma, quando le cose vanno male, uno può fare un po' il nostalgico, vedere tanti bei momenti e pensare che negli ultimi ventitre anni nessuno ha vinto quanto noi.