lunedì 3 maggio 2010

Fuori dai denti

Sul botta e risposta tra Berlusconi e Leonardo ne ho già sentite talmente tante che la sola metà basterebbe ad infrangere la mia soglia (già bassa di suo, lo ammetto) di sopportazione. Da Sacchi in giù (o in su, dipende dai punti di vista) tutti a pontificare sui meriti di Leonardo, che la squadra di più non poteva fare e che la stagione rossonera è andata ben al di là delle più rosee previsioni. Del resto, fino a qualche settimana fa ero dello stesso parere anch'io, così come più volte scritto da queste parti.
Ad oggi, però, senza se e senza ma, sono con il nostro presidente. E vi spiego il perché.
Non mi è piaciuta per niente - e sottolineo "per niente" - la conferenza stampa con la quale Leonardo ha risposto a Berlusconi. OK, il nostro presidente, si sa, è guascone, a volte intempestivo e c'era sicuramente modo e modo (e soprattutto tempo diverso) per dire la sua sulla "testardaggine" del nostro tecnico nel non far giocare la squadra nella maniera migliore. Però, la sostanza rimane ed io la penso allo stesso modo. E, paradossalmente, Leonardo, tenendo a puntualizzare le differenze che intercorrono tra lui e il presidente, non ha fatto altro che dargli ragione. Non dimentichiamoci che Leonardo ha preso il patentino da allenatore l'estate scorsa e che la possibilità di allenare il Milan senza alcuna esperienza da tecnico alle spalle capita una volta nella vita. Ora, a parte un piccolissima sbandata iniziale - nel Trofeo Berlusconi, se non ricordo male - dove fece giocare Dinho al centro da seconda punta così come nei "desideri" di Berlusconi, ha imboccato la strada del "4-2 e fantasia" per tutto il campionato, senza possibilità alcuna di ritorno. Per una buona metà ha funzionato e, in determinati frangenti, perfino alla grande, ma anche un cieco si sarebbe accorto che non poteva durare in eterno. Innanzi tutto perché per mettere fruttuosamente in atto un modulo del genere, devi avere ragazzi massimo di 25/26 anni che corrono come dannati e che difendono nella stessa maniera di come attaccano. Non mi risulta che né Dinho, né tanto meno Clarence, appartengano alla categoria. Poi perché, come se non bastassero le caratteristiche dei nostri uomini a disposizione, come minimo devi avere in rosa giocatori altrettanto validi per far rifiatare i titolari, cosa anche questa che noi non avevamo. Diciamocelo chiaramente: la rosa di quest'anno era ancora figlia del modulo ancelottiano ad albero di Natale, con i diversi mediani/centrocampisti centrali come Gattuso, Pirlo, Ambro e Flamini, la fantasia di Seedorf, Ronaldinho e Pato, e prime punte come Borriello, Inzaghi e l'ultimo arrivato Huntelaar. Come ti salta in mente di giocare con gli attaccanti esterni sulle fasce? O, meglio, può essere una soluzione in determinati casi, in qualche partita, ma di certo non può essere il modulo "di base" sul quale costruire l'intera stagione. E i risultati, ahinoi, si sono purtroppo visti quando i titolari non ne hanno avuto più o, peggio ancora, si sono infortunati. Ecco, allora, che anche i pochi sostituti a disposizione (Huntelaar su tutti) sono stati costretti a giocare fuori ruolo, piegati alla monodimensionale visione del calcio di Leonardo. Per non parlare della gestione di alcuni uomini, impiegati pochissimo (Inzaghi, nonostante l'età avanzatissima), o addirittura lasciati a marcire nel dimenticatoio (Kaladze, che nonostante tutto, non poteva tornarci utile con l'infortunio di Nesta?). Abate titolare fisso come esterno destro di difesa: ma chi l'ha detto? Il ragazzo già non proprio dotatissimo tecnicamente, ha dimostrato chiaramente di non essere adatto a difendere, facendoci costantemente ballare da quelle parti in quasi tutte le partite in cui ha giocato. Ma Antonini destro naturale non andava bene su quella fascia? No, deve giocare a sinistra. E Zambrotta? In panchina. E Flamini non avrebbe sicuramente meritato di giocare di più? Certo, è irruento e quasi ogni partita si becca un'ammonizione (quando va bene), ma è anche l'unico nostro centrocampista ad avere meno di trent'anni e a correre 90 minuti su 90. Gli vogliamo dare più spazio o no? No, dobbiamo far letteralmente scoppiare Ambrosini e Pirlo, in una squadra, appunto, che già di suo è scopertissima e nella quale non torna nessuno neanche sotto minaccia.
E, infine, l'attacco. Berlusconi avrebbe voluto Clarence trequartista dietro Dinho e Pato al centro. Ecco, su questo si può discutere, in quanto: a) l'attacco così non avrebbe "peso" e centimetri; b) che cacchio le teniamo a fare tre prime punte come Borriello, Inzaghi e Huntelaar? Ma la sostanza, appunto, rimane, perché così doveva giocare il Milan, quello è il Milan e la squadra almeno fino a quest'anno era stata costruita per giocare in quel modo. Magari, alternando Pato e Ronaldinho ed inserendo al posto di uno dei due una delle tre punte per scardinare squadre particolarmente arroccate, ma quello è il modulo, con tre centrocampisti cazzuti a proteggere la difesa. La squadra, per intenderci, che si è portata a casa Champions e Supercoppa Europea non più di tre anni fa.
Tutti possono sbagliare, ci mancherebbe, specialmente un tecnico alle prime armi come Leonardo.
Ma da una persona intelligentissima come lui mi sarei aspettato un briciolo di "elasticità" in più e, perché no, anche un minimo di umiltà. E invece, dopo essere arrivati al vertice del campionato non più di un mese e mezzo fa, il puntiglio del suo orgoglio l'ha fregato ed è stato quasi buttato tutto quanto di buono era stato fin lì fatto, con una media da retrocessione nelle ultime sei/sette partite. E noi, naturalmente, ne abbiamo pagato le conseguenze.
Con tutta la stima e l'affetto di questo mondo, eh?