lunedì 30 agosto 2010

Milan-Lecce

Alla fine, come succede con puntualità svizzera da quasi venticinque anni, il Presidente Berlusconi aveva ragione. E Galliani con lui. Non era la rosa a non essere all'altezza, non era Ronaldinho un giocatore finito, non era il centrocampo ormai privo di forza ed idee. Erano gli allenatori che non sapevano mandare in campo questo Milan. Ieri sera, l'ennesima dimostrazione. Senza Ibrahimovic, presentato in modo sbrigativo a metà partita, il Milan scende in campo con la formazione-tipo (terzini a parte, qui si dovrà ancora capire cosa succede) e distrugge letteralmente un Lecce bravo solo nei primi cinque minuti. Con classe, tecnica, spettacolo, freschezza ed un calcio che non vedevamo da troppi anni ai rossoneri bastano dodici minuti per mostrare all'Italia che non hanno nulla in meno dell'Inter e tanto in più di Juventus e Roma.
La partita comincia in sordina, l'emozione è tanta anche per i vecchi senatori e così il Lecce tenta un paio di azioni che però vengono fermate senza alcun problema dalla difesa. Poi, come d'incanto, il Milan scende in campo. Una, due, tre volte i rossoneri ci provano con Pato e Thiago Silva. Alla quinta occasione è proprio Pato a segnare, con una rasoiata dall'angolo dell'area che il povero portiere dei salentini può solo osservare ammaliato. Allegri è un sacchiano, non accetta rilassamenti e così il Milan aumenta la spinta. Su un calcio d'angolo battuto basso è Thiago Silva, cinque minuti dopo, a raddoppiare in mezzo al traffico. Altri cinque minuti e Ronaldinho pesca Pato sul filo del fuorigioco, quest'ultimo scarta il portiere con facilità impressionante e segna il tre a zero. Non siamo neanche al minuto trenta. In tribuna, il trio Berlusconi-Galliani-Ibrahimovic sorride ed applaude. Il Milan potrebbe segnare ancora con Seedorf (due volte), Ronaldinho, Pato (due volte) e Ambrosini, ma Rosati e la sfortuna non sono d'accordo.
La ripresa parte sottotono, cosa che fa infuriare mister Allegri che prepara i primi cambi. Entra Filippo from Piacenza, che anche a trentasette anni resta il più fenomenale calciatore della storia. Inutile spiegare il motivo, ce lo mostra lui colpendo il palo su pallonetto e poi lambendo il palo con una girata al volo che strappa gli applausi di tutti. Eppure il Lecce ci crede, comincia a spingere e se il Milan non viene mai bucato è solo demerito degli attaccanti salentini, incapaci di trovare la porta. I rossoneri sembrano comodi, adagiati, svogliati. Altro cambio, Allegri inserisce Gattuso per riportare la giusta dose di grinta in campo. Poi, a pochi minuti dalla fine, anche Boateng. E sono proprio i due nuovi entrati a propiziare l'ultimo goal milanista, ovviamente di Inzaghi, che con una girata che passa sotto le gambe di Rosati ricorda a chi non crede più in lui che invece lui c'è. Sempre e comunque.
Che dire, ottimo Milan. Grandi giocate, grandi geometrie, tutti attaccano e tutti difendono come voleva il buon Arrigo e come ha sempre voluto il Presidente. La squadra è felice, sicura di sé, convinta dei propri mezzi. Hanno tutti fame di vincere, lo si vede. L'arrivo di Ibrahimovic non può che essere di buon auspicio - contro le squadre che si arroccano per novanta minuti, uno come lui serve sempre. La mano di mister Allegri già si vede, la disciplina in campo è aumentata notevolmente e la squadra è corta e velocissima. Chi aveva faticato nelle passate stagioni - Pirlo e Seedorf su tutti - sembra ringiovanito di dieci anni. Certo, una partita non dimostra nulla e bisognerà capire cosa succede da qui alla fine del calciomercato, ma con premesse simili è lecito sognare.

1 commento:

The Crow ha detto...

Assoluto spettacolo. Quello che hai scritto tu, eh? Oltre a quello visto in campo ieri sera, naturalmente. Gira e rigira, "quei due lassù" hanno sempre ragione. Del resto, che Ancelotti si fosse dimostrato un po' "testardello" specialmente negli ultimi tempi di permanenza sulla panchina rossonera ce n'eravamo accorti anche da queste parti. Un po' diversa la posizione di Leonardo, il quale, invece, ha peccato di presunzione sia per la sua "storia da allenatore" - ovvero, nessuna, fino all'anno scorso - sia nella gestione della squadra e di alcuni uomini in particolare (chi ha detto Inzaghi?). Questo, ovviamente, senza togliere neanche un'oncia dell'affetto e dell'infinita riconoscenza che porteremo per sempre nei confronti di entrambi.
L'aria nuova che si respira finalmente a Milanello con Mister Allegri si è avvertita quasi subito fin dalle prime battute di gioco: tocchi di prima, dinamismo, volontà di tutti di muoversi come una vera squadra. Sì, con gli stessi identici uomini della passata stagione. Ergo, se è ovviamente ancora presto per un giudizio definitivo, come detto, avevano/hanno ragione ancora una volta "quei due lassù".