lunedì 23 giugno 2008

Era troppo bello per essere vero

Per comprendere la sconfitta di ieri sera, sarà opportuno partire dalla fine e precisamente dal 3° minuto del secondo tempo supplementare, quando è entrato in campo Del Piero al posto di Aquilani per gli ultimi dieci minuti che restavano da giocare.
Premesso che è sempre utile tenere a mente che nessuno di noi può evidentemente sostituirsi al CT e sapere meglio di lui quali fossero le condizioni psicofisiche di ogni singolo azzurro, risulta comunque davvero difficile condividere le scelte di Donadoni che lo hanno portato ad impostare una squadra che fin dai minuti iniziali ha letteralmente consegnato in mano ai sopravvalutatissimi spagnoli il pallino del gioco. Intendiamoci, quindi, non è che Del Piero titolare dall'inizio, da solo, avrebbe potuto risolverci chissà cosa, ma di fatto è stata messa in campo una formazione che non aveva nessuna possibilità offensiva. Ripeto, nessuna.
Eppure, il buon Roberto aveva dimostrato nelle precedenti gare grande intelligenza, quando con umiltà era giustamente ritornato sui suoi passi dopo aver visto lo sciagurato esordio del suo modulo preferito (i tre mediani di centrocampo, con le due ali ed un'unica punta centrale) contro l'Olanda, adeguando finalmente le formazioni nelle due partite successive per sfruttare decisamente meglio le caratteristiche degli uomini a disposizione, così come nei giorni scorsi abbiamo ben analizzato su questo blog. Contro la Spagna, invece, ci è toccato registrare non uno, ma ben due passi indietro, non solo ritornando ai tre centrali di centrocampo, ma con Perrotta trequartista (con tutto il rispetto) ed il solo Cassano perennemente defilato sulla sinistra a cercare di inventare "qualcosa" per un involutissimo ed isolato Luca Toni lì davanti. E sulla destra? Beh, non chiedetelo a me. In teoria, ci sarebbe dovuto essere Aquilani, ma lo avete mai visto giocare in quella posizione nella Roma? A me non risulta. Così, a prescindere, si è deciso di rinunciare, ad esempio, al gioco sulle fasce, fin troppo preoccupati di coprire la zona centrale del campo. Ed avete notato il deprimente paradosso? Che per spingersi in avanti a cercare di smuovere le melmose acque in cui ci eravamo cacciati da soli, Ambro ha più volte lasciato solo nell'uno contro uno Fabio Grosso contro Silva, che qualche brividino lungo la schiena ce l'ha procurato con il suo veloce gioco di gambe ed un sinistro niente male (almeno due tiri assai pericolosi a fil di palo ed una netta punizione ai limiti dell'area per un pestone proprio di Grosso, fortunatamente per noi non vista dall'arbitro).
Abbiamo dovuto aspettare, allora, un'ora buona per vedere entrare Camoranesi al posto di Perrotta, ancora di più per Di Natale al posto di un esausto, seppur più che positivo (ma troppo, troppo lontano dall'area di rigore avversaria per poter "realmente" incidere) Cassano e, come dicevo in apertura, il secondo tempo supplementare per vedere quella che a mio parere sarebbe dovuta essere la formazione titolare. Ma credete che gli uomini messi in campo siano stati schierati come ogni comune mortale potesse con un minimo di ratio supporre? Neanche a parlarne. A parte i due centrali di centrocampo rimasti, De Rossi ed Ambrosini, Camoranesi ha galleggiato per tutto il tempo in una indefinita posizione che andava dalla linea mediana fino alla tre quarti di campo, Di Natale è stato messo sulla destra perché evidentemente il buon Roberto si è ricordato che, magari, si potesse sfruttare anche quella fascia e, infine, Del Piero ha affiancato Toni al centro dell'attacco? Ma assolutamente no, naturellement. Perché si può "morire" di fame e di sete, consegnare la semifinale in mano agli imberbi iberici, ma mai - e sottolineo mai - rinunciare al proprio 4-3-3, come il più cocciuto degli Arrigo Sacchi ci ha insegnato. Ergo, Alex ha dovuto giocare quel che restava in un panorama di giocatori ormai ai limiti delle proprie capacità fisiche partendo dalla fascia sinistra e non, magari, sfruttando appunto anche l'appannamento possibile negli ultimi minuti di Puyol & Co. con una posizione centrale ai limiti dell'area come è a lui più congeniale. Così, come detto, quello che nello sviluppo degli Europei ci era apparso addirittura come uno dei pochi illuminati allenatori in circolazione, capace di fare il "mea culpa" sui propri convincimenti tattici e di tornare sui propri passi, ha finito per rivelarsi un puntiglioso testone (nonostante tutto, con il massimo affetto possibile, ovvio), come se avesse voluto darci il "contentino" di schierare una parvenza di formazione logica nelle due gare precedenti e poi, all'improvviso, farci lo scherzetto di svegliarci bruscamente con il suo inquietante (per noi, non certo per gli avversari) modulo preferito, come a dire: "Sì, avete ragione tutti, vi ha dato ragione perfino il campo, ma tanto alla fine comando io qui e faccio quello che voglio (della serie il pallone è mio e ci gioco io)".
Peccato, viene spontaneo. Non mi stancherò mai di ribadire il mio affetto e la mia infinita ammirazione per il favoloso giocatore che fu, ma come CT Roberto non mi ha mai del tutto convinto, anzi. E voi che frequentate Milan Football Hall lo sapete bene per averlo scritto proprio qui in tempi non sospetti, spiace dirlo.
Aragones ad un certo punto - forse per pietà - ha anche cercato di regalarci la partita togliendo un sempre pericoloso e di classe superiore Fernando Torres (sarà la "cura" Liverpool, ma che differenza con il confusionario, presuntuoso e "tuffatore" professionista Villa!), per inserire un rozzo e, nonostante il nome, per nulla effervescente Guiza (perdonatemi l'ignoranza, ma chi è?), ma l'unica "consolazione" che ci è rimasta è stata quella di un'eccellente prova di maturità data da Chiellini, una dopotutto buona prova difensiva e davvero poco o nulla più.
Vedere in lacrime alla fine della partita Andrea Pirlo e non vederlo in campo per via di quella dannata squalifica è stato un vero e proprio colpo al cuore. Il pensare, invece, come più volte detto da queste parti, ad un Filippo Inzaghi lasciato criminosamente a casa, è una coltellata mortale, il cui cadaverico fronte d'attacco della nostra Nazionale giace lì sotto i nostri occhi.
Altro che rigori sbagliati.
Dissolvenza.
Fine.

5 commenti:

mavalà ha detto...

Sì. La tua analisi tattica è tutto sommato condivisibile, ma secondo me al di là degli aspetti tattici sono mancati alcuni uomini chiave.
Toni in primis, un europeo decisamente brutto (e non capisco cosa ci facesse Borriello al posto di Inzaghi se il ct dell'ex centravanti genoano palesemente non si fida).
Aquilani poi, fuori ruolo ma anche troppo timido (ma se non vuoi dargli in mano le chiavi del gioco fai giocare Camranesi, che almeno qualche timore agli avversari lo crea).
Di Natale: non capro espiatorio o colpevole principale, ma simbolo dell'inesperienza del ct, che si è affidato a giocatori sulla carta non inferiori ai più titolati, ma alla prova dei fatti inadatti, perchè non abituati (e forse anche carenti di personalità), a certe partite e competizioni.

ps: lo sanno tutti che il rigorista principale deve battere il quarto penalty e non il quinto.
Non sarebbe cambiato niente, ma è un'altra conferma della poca esperienza (altro fattore simbolico diciamo).

AstoriaRecords ha detto...

Posso riassumere il tutto in poche parole?
Perrotta, appena si è accorto che stava per essere sostituito da Camoranesi, ha deciso che era il caso di sudare un po' e mettersi a correre.
That's it.

AstoriaRecords ha detto...

Mi dispiace se questo post di Crow ha ricevuto solo un commento (il mio si riduce ad una provocazione). Dai, scrivete la vostra, ché il buon vecchio Crow ha elaborato un'analisi finissima.

The Crow ha detto...

Scusa, a chi vecchio? Ah!
Scherzi a parte, grazie per le belle parole e, naturalmente, mi fa piacere che il mio post ti sia piaciuto così tanto.
Penso che non abbia avuto "successo" per la delusione causata dalla nostra Nazionale negli intelligenti - e non lo dico per plageria, ma perché realmente convinto - frequentatori di questo blog.
Cos'altro si può aggiungere di fronte ad una tale sconfortante prestazione?
E il peggio deve ancora venire. Basti pensare al vomitevole - ma davvero - valzer di notizie che si rincorrono dall'altro ieri, dal ritorno di Marcello Lippi al coinvolgere di nuovo Totti e Nesta nel giro azzurro.
Siamo senza vergogna.

ilPrigioni3ro ha detto...

E' cosi caro Crow, almeno da parte mia non avevo molta voglia di aggiungere commenti sulla spedizione azzurra.
Aggiungo solo che secondo me il buon Roberto ha scontato tutta la sua inesperienza come allenatore.