martedì 3 giugno 2008

La squadra perfetta

Ho letteralmente "divorato" il libro di Giarcarlo Dotto "La squadra perfetta" (Mondadori), il cui eloquente sottotitolo recita: "Perché il Milan allenato da Sacchi ha giocato il miglior calcio della storia". Le origini dell'utopia sacchiana ben presto divenuta realtà, l'iniziale scetticismo degli stessi giocatori di fronte ai rivoluzionari (e pesantissimi) metodi di allenamento, per non parlare di quello della "critica", con Gianni Brera che scriveva su "Repubblica" dopo lo 0-2 incassato in casa dal Milan contro la Fiorentina nel 1987 che "insistendo su quei creduli schemi si andava a morte sicura", mentre di lì a poco Candido Cannavò sentenziava sulle pagine della "Gazzetta" che "il campionato è già assegnato al Napoli", fino al burrascoso rapporto di Sacchi con Silvio Berlusconi e a tutte le vittorie di quella irripetibile stagione.
Per chi come me oggi non ha più - ahimé - vent'anni, ma più o meno li aveva all'epoca, è un continuo (ri)emergere di ricordi, sensazioni, emozioni, raccontati sapientemente da Dotto. Ma a maggior ragione consiglio vivamente questo bellissimo libro anche a tutti i più giovani e, perché no, anche non milanisti, per meglio conoscere il "Messia di Fusignano", tutto quello che ne scaturì dal suo "credo" e i "cavalieri che hanno fatto l'impresa", dall'immaginifico trio olandese dei Van Basten, dei Gullit e dei Rijkaard, fino all'ossatura italiana costituita da gente del calibro di Baresi, Ancelotti, Maldini, Tassotti, Donadoni, i due Galli, Evani, Colombo e Virdis.
Due i momenti del libro che mi piace qui citare. Il primo è il racconto di quando lo stesso Giancarlo Dotto insieme al suo amico Carmelo Bene - il MITICO Carmelo Bene da sempre milanista - si ritrovarono inginocchiati all'unisono di fronte al televisore quando videro "una pallaccia che spiove da lontano. L'oggetto vola sghimbescio, tocca l'apice, rotola, precipita giù brutto come una meteora ingovernabile, cade e sviene, il pallone, muore fulminato, sul piede sinistro di Van Basten, l'olandese in pantofole, che danza poi sulle punte una piroetta alla Nureyev e inventa a seguire di spalle un assist cieco per qualcuno che poteva essere Donadoni".
Il secondo, invece, è quando nel novembre del 1989 un Milan "trasfigurato e plurisinistrato", con una prestazione che sa di impresa, riesce a superare negli ottavi di Coppa dei Campioni il Real Madrid. Ma è lo stesso Milan che in campionato perde a Cremona e ad Ascoli. Sacchi spiega: "E' difficile per noi pensare due cose insieme molto intensamente".
Vi ricorda qualcosa?

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