lunedì 9 giugno 2008

Ma il treno dei desideri, nei miei pensieri all'incontrario va

Nel giorno dell'esordio della nostra nazionale agli Europei austro-svizzeri, stasera ci vestiremo tutti di azzurro per supportare i ragazzi. Per chi, poi, è un milanista di lungo corso come me, la partita con l'Olanda sarà motivo di particolare emozione, perché vedere sulle rispettive panchine nelle vesti di commissari tecnici due come Roberto Donadoni e Marco Van Basten, beh, sarà una tempesta di ricordi di uno dei nostri Milan tra i più forti di tutti i tempi (vedi post "La squadra perfetta"). A dirla tutta, però, andrò controcorrente e confesserò che tanto ho venerato i due come autentici dei quando all'epoca bruciavano il campo con la maglia rossonera, tanto mi sono, come dire, poco "simpatici" ora nel loro nuovo ruolo di selezionatori della propria nazionale. Onestamente, non ho seguito molto le sorti dei "tulipani" negli ultimi tempi per poter esprime una compiuta opinione sull'operato di Marco, ma "a pelle" ho sempre mal digerito il suo tener "sotto esame" uno come il nostro Clarence Seedorf e di non convocarlo nelle prime uscite della sua nazionale. E, anche quando ha ceduto e sono arrivate le prime (tardive) convocazioni, è sembrato più per una forzatura dettata dallo stratosferico finale di Clarence nella Champions 2007 che per reale convincimento di Marco. Come è andata a finire? Che Clarence si è rotto le scatole e, alla vigilia degli Europei, ha chiamato Marco ed ha cortesemente - così come è nella sua signorilità - declinato il suo invito a far parte della spedizione olandese. Opinione strettamente personale, beninteso.
Quanto a Roberto, invece, devo fare una premessa. E' qualche anno che, pur non perdendomi neanche un'amichevole, la nostra nazionale non mi fa più "vibrare" come quando da ragazzino vivevo a pane e pallone quotidiano. E anche quando sono diventato più grandicello - ma mai "grande", come potrebbe sostenere qualcuno di mia conoscenza - ho provato ben altre emozioni di fronte agli azzurri. Penso, ad esempio, alla splendida e sfortunata nazionale di Vicini ai Mondiali del '90 in Italia, così come quella di Sacchi - un po' meno "splendida", a dir il vero - negli USA quattro anni dopo (e chi se le dimentica più le lacrime di Baresi?). E, per venire a tempi più recenti, ho continuato a sostenere fermamente le nazionali di Cesare Maldini e di Giovanni Trapattoni, infrantesi rispettivamente come ricorderete sul dischetto dei rigori in Francia '98 e sullo scoglio(ne) Moreno in Corea 2002. Dopodiché, quando è stato chiamato Marcello Lippi alla guida degli azzurri, le cose per il sottoscritto sono almeno parzialmente cambiate. Non nascondo, ovviamente, che parte della mia - ingiustificata, lo ammetto - "mal disposizione" nei suoi confronti è stata dettata dal mio essere milanista e dai suoi trascorsi juventini, con tanto di parentesi neroazzurra. Ma pur riconoscendogli indubbie capacità tecniche - soprattutto nel portar a casa risultati, non tanto nel far esprimere un gioco alle sue squadre, come probabilmente converrà con me Astoria se lo conosco bene - mi è sempre risultato difficile sopportare l'arroganza dell'uomo, costruita ad arte ad uso e consumo del personaggio "antipatico di successo" che si è voluto cucire addosso. E il destino che razza di scherzo ha voluto combinarmi (no, non è un mio delirio di onnipotenza, ma un prendermela sul "personale", se mi state seguendo nel ragionamento e non vi siete ancora addormentati)? Che probabilmente la nazionale che a mio avviso meno l'avrebbe meritato degli ultimi quindici anni è stata l'unica a vincere il Mondiale. Sarà stato l'atroce dolore nel vedere ancora una volta penalizzato dall'ennesimo infortunio il nostro sfortunatissimo Alessandro Nesta nella partita contro la Repubblica Ceca, in più sostituito da lì in avanti da uno come Materazzi (l'antitesi dell'estetica del calcio), ma prendete ad esempio la sola finale con la Francia e ditemi se tra 90 minuti regolamentari e 30 di supplementari (rigori esclusi, of course), chi avrebbe meritato la vittoria "ai punti". E chi ha segnato il goal del pareggio che ci ha permesso di arrivare ai rigori? Proprio Materazzi. Il quale, però, naturalmente aveva anche provocato il rigore dell'iniziale vantaggio francese... Pazzesco. Ma il calcio, come la vita, nasconde il suo (a volte perverso) fascino proprio in questo, non sempre premiando i "migliori", spesso regalando emozioni del tutto inaspettate. E, per intenderci, non che io non abbia esultato la sera del 9 luglio 2006, anzi!
Bene, mi direte voi, e che cosa c'entra tutto questo con il "milanista" Donadoni? Mah, quando è stato incaricato lui come CT, probabilmente sarà stata l'"onda lunga" di Lippi a lasciarmi ancora "freddino" nei confronti degli azzurri, nonostante Roberto fosse naturalmente "uno dei nostri". Poi, ho iniziato a vedere le prime "avvisaglie" di come intendeva lui il suo nuovo ruolo, in maniera mi è sembrata alquanto "sacchiana", commettendo lo stesso errore del suo vecchio maestro quando prese in mano la nazionale e cioè quello di voler imporre a tutti i costi il suo modulo, piuttosto che far giocare al meglio i giocatori a disposizione. Se ci fate caso, il Del Piero sacrificato a sinistra visto recentemente contro la Francia non vi ha ricordato il Signori costretto a sputar sangue sulla stessa fascia nei Mondiali USA? La nazionale, banalmente, non è una squadra di club e il (pochissimo) tempo a disposizione non ti permette di eventualmente "plasmare" i giocatori per meglio adattarli ai tuoi schemi, ma al contrario - sempre per come la vedo io, ovvio - dovrebbe essere una saggia e certosina equazione di quanto di meglio ha espresso il campionato, con in più l'aggravante di non poter "acquistare" quel determinato giocatore che farebbe furore nella tua idea di gioco se non ha il passaporto italiano. Detto questo, come si fa a non dare "carta bianca" là davanti ad uno che viene da un campionato stellare come quello di Del Piero o, peggio ancora, a non convocare Sua Maestà Inzaghi? Spero naturalmente di sbagliarmi. Così come, altrettanto ovviamente, questa sera sarò davanti alla TV con la bandierina tricolore in mano. E chissà che il mio iniziale scetticismo, come nel caso della nazionale di Lippi, scaramanticamente non porterà qualcosa di buono più avanti.
Forza Roberto, Forza Ragazzi, Forza Italia.

4 commenti:

AstoriaRecords ha detto...

A me della Nazionale interessa poco poco. O meglio, fino ai mondiali del 1994, ultima campagna sfortunata ma bella, li azzurri mi piacevano. Da lì in poi, il gelo tra me e i ragazzi. Poche vittorie e poco bel gioco, ma più di ogni altra cosa, la scomparsa della magia che mi dava il vedere i nostri in campo. Saranno i giocatori, saranno i moduli, saranno le magliette. Confesso però che a me questa Nazionale non fa più venire i brividi. Per tanti motivi. Uno su tutti, il mondiale di due anni fa. E' vero, l'Italia ha vinto. Ma ha vinto il mondiale più brutto degli ultimi vent'anni, dove Brasile, Argentina e Inghilterra sembravano matricole, incontrando squadre mediocri (non si può festeggiare per aver vinto uno a zero su rigore al novantaquattresimo contro l'Australia) e subendo la Francia per quasi tutta la partita in finale. E non è che si è vinto grazie ad un rigore parato. No, si è vinto grazie ad un rigore sbagliato dagli altri. E si è festeggiato più che nel 1982. Beh, essendo un milanista, io amo e sono abituato a vincere in modi ben diversi. E infatti, la finale di Manchester contro la Juve è quella che mi ha dato meno soddisfazioni, sebbene Dida (sì, il mostro che tutti odiano) abbia parato tre (3) rigori ai bianconeri.
Insomma, i tempi in cui Baresi fermava Romario, faceva ripartire Donadoni che lanciava per Baggio erano altra cosa. Oggi, l'Italia si è 'concretizzata' - sembra la Juve, o l'Inter, e il bel gioco ha lasciato lo spazio alla solidità difensiva, la rocciosità a centrocampo e la forza fisica in attacco. Al posto di Baresi, Materazzi. Al posto di Baggio, Di Natale. Al posto di Donadoni, De Rossi. Le notti magiche cantate dalla Nannini sono ormai un vago ricordo. Oggi l'esultanza di Schillaci, i pianti di Baggio, Baresi e Zola e la commozione di Sacchi sarebbero ridicolizzati. Sono i tre punti, baby. Ad ogni modo, forza azzurri.

AstoriaRecords ha detto...

Beh, finalmente qualcuno ha dato una sveglia (nel senso di scossa) alla nostra Nazionale che, dopo il Mondiale 2006, si era sentita imbattibile. Ma.
Come scritto in precedenza, il Mondiale tedesco è stato uno dei peggiori della storia. Brasile, Inghilterra, Argentina fuori subito, Germania e Spagna ridicole, le africane deludenti. L'Italia ha vinto senza merito e senza mostrare quel bel giuoco che a noi milanisti tanto piace. Ci siamo difesi contro Australia e Germania, abbiamo avuto una giornata favorevole contro l'Ucraina, Trezeguet ha sbagliato il rigore decisivo. Troppo poco per considerarsi Campioni del Mondo. Una definizione che non sembra cucirsi facilmente sulle divise dei nostri giocatori. Quello che ieri è mancato non sono i cambi, non sono Del Piero e Cassano, non sono De Rossi e Aquilani. E' mancata la fame, la voglia, la tenacia. E senza queste componenti, si può incolpare Donadoni di tutto, ma la verità alla fine è altrove. La verità è che ci sono calciatori miracolati come Toni, Grosso, Barzagli, Materazzi (e altri) che si sono ritrovati Campioni del Mondo quasi per coincidenza. Che sono pessimi giocatori - altrimenti mezza Europa li vorrebbe. Che non si può pensare di scendere in campo contro l'Olanda dei giovani lottatori con la presunzione di poter fare il minimo indispensabile per vincere. Altrimenti si torna a casa bastonati. Esattamente quello che è successo. E contro la Romania, se la testa non dovesse tornare, si rischia di prenderne altri due-tre.

The Crow ha detto...

Condivido dalla prima all'ultima parola, caro.
Ho appena scritto un post sul "dopo bomba", ma la tua osservazione sulla "sopravvalutazione" di alcuni dei nostri giocatori - per non parlare della loro "fame" - è chiara come il sole.

AstoriaRecords ha detto...

Oggi tutti vogliono cacciare Donadoni. Nessuno, dico nessuno, ha speso due parole per la svogliatezza e l'inadeguatezza di certi calciatori. E nessuno ha ricordato come Grosso e Toni abbiano sbagliato due goal già fatti che avrebbero riaperto i giochi a venti minuti dalla fine. Tutti a protestare, come al solito si fa in Italia, per il goal di Van Nistelrooy. O sulle scelte tecniche del CT. Come se con Del Piero si partisse già sul due a zero per noi. Questa repubblica delle banane, quando si parla di calcio, raggiunge i picchi più elevati. Dell'indecenza.