domenica 9 agosto 2009

Il Leo(ne), il gioco messo nell'armadio e la strega dell'estate

Partiamo dalla fine dell'amichevole di ieri sera a Lisbona: il commento "a caldo" di Leonardo. Persona fantastica, intelligente, disponibile, motivata da un fuoco sacro che gli fa credere ciecamente nel progetto messo in atto quest'anno. Come sottolineato anche da Bruno Longhi, intervistarlo in un mondo come quello del calcio fatto di mezze frasi barcollanti e cose dette e non dette, è una soddisfazione. Ha una parola per tutti, analizza a cuore aperto la prestazione della squadra reparto per reparto, uomo per uomo, senza risparmiarsi su nulla, sempre con il sorriso sulle labbra.
Un trascinatore gentiluomo, se vi piace l'espressione.
In più, come poteva adombrare ad inizio estate il solito tifoso rossonero in preda ai noti mal di pancia, è tutt'altro che un "aziendalista". O, almeno, non lo è nella comune accezione negativa che si è voluta dare recentemente a questo termine. Quando qualche giorno fa si è trattato di dire chiaramente come stavano le cose circa l'attuale rosa e la necessità di intervenire sul mercato per rinforzarla, infatti, non si è certo tirato indietro e nel famoso mini-summit del 5 agosto scorso con Berlusconi e Galliani si è fatto evidentemente sentire. Tanto è vero che dopo neanche ventiquattro ore - e più di un mese di assoluto immobilismo della società sul fronte del mercato - et voilà, è arrivato Huntelaar, con un'operazione degna dei migliori colpi messi a segni in passato dal duo Galliani-Braida, in pieno stile Milan: quindici milioni di Euro per il passaggio in rossonero a titolo definitivo del forte attaccante olandese, 26 anni da compiere giusto tra tre giorni e un ruolino come cannoniere semplicemente impressionante. Altro che i venti milioni di Euro chiesti dal Siviglia per il ventinovenne sosia di Ricardo Oliveira.
E non solo: parrebbe che sia stato lo stesso Leonardo a mettere la parola fine alla vicenda Pirlo, parlando direttamente con il calciatore e convincendolo a restare, con relativo scorno dell'ex Carletto nostro che lo avrebbe voluto a tutti i costi con sé a Londra (quest'ultimo retroscena rivelato dallo stesso Andrea).
Insomma, sia a sentirlo, sia nelle cronache provenienti da Milanello, Leonardo ha dato e sta dando una bella scossa all'intero ambiente rossonero, portando entusiasmo, umiltà e voglia di fare. Probabilmente apparirò eccessivamente severo nel giudizio, ma diciamocelo sinceramente: pur con tutta la ovvia riconoscenza di questo mondo per gli splendidi anni passati insieme, il citato Carletto nostro aveva fatto un po' il suo tempo alla guida di questa squadra e, specialmente negli ultimi tempi, era palpabile una sorta di stanchezza soprattutto mentale del collettivo ai suoi ordini, cosa che inevitabilmente è emersa negli altalenanti risultati delle due ultime stagioni. Che sia stato lui a voler cambiare aria o la società a decidere di separarsene è argomento che magari un giorno affronteremo (almeno per quanto mi riguarda, penso di aver ben chiaro come siano andate le cose). Fatto sta che, ora come ora, non poteva esserci al mondo persona migliore di Leonardo per sostituirlo.

Poi, però, vedi giocare il Milan in queste amichevoli estive e qualche conto comincia a non tornarti. Metto subito le mani avanti e premetto un paio di cose a scanso di ogni equivoco: è ovvio che il progetto è nuovo e necessita del dovuto tempo per essere messo in atto nella sua forma compiuta; è più che comprensibile che con i pesanti carichi di lavoro di questi tempi, il fittissimo calendario di amichevoli volute intorno al mondo non ha aiutato certo a farci fare bella figura; chissenefrega del prestigioso "Asshole Trophy" negli Stati Uniti, della "Swanstucker Cup" in Germania o della "Chupa Meu Copa" giocata ieri (con tutto il rispetto per l'autentica leggenda vivente Eusebio); così come è altrettanto ovvio che, come i duri ci insegnano, quando il gioco si farà serio sarà lì che conterà mietere risultati; infine, come amano ripeterci ultimamente (oggettivamente anche un po' troppe volte) il nostro presidentissimo ed il suo fido AD siamo la società più vincente al mondo, la nostra fiducia in loro non può che essere totale ed il nostro cuore batte e batterà per sempre per questi colori.
Insomma, tutte cose note ma mai banali che conosciamo benissimo.
Eppure... Eppure.

Al di là delle comprensibili e generose parole spese da Leonardo a fine gara ieri con l'ovvio scopo di dare morale alla truppa, il Milan non ha giocato male, ma malissimo. E non tanto per il gioco messo in mostra (mi si perdonerà la sorta di ossimoro), ma perché davvero non si capisce il senso di quello che sta accadendo nei laboratori di Milanello. Cerco di spiegarmi.
L'entusiasmante - almeno ai miei occhi - nuovo modulo adottato da Leonardo nella prima vittoriosa (e al momento unica) amichevole di questo pre-campionato contro il Varese, con i due mediani centrali a sostegno del trequartista e il tridente offensivo con i due esterni molto larghi, non si è mai più visto nelle gare successive. Perché? Paura di sperimentare nei prestigiosi trofei estivi citati? E quando, allora? Mancanza di uomini, assenti per un motivo o per un altro (vedi il leggero infortunio di Seedorf), per provare il nuovo schema? In parte.
Fatto sta che fin dalla prima uscita in terra statunitense contro i Galaxy si è tornati a i tre mediani a centrocampo, con il trequartista dietro le due punte centrali.
Si è voluto tenere a tutti i costi Pirlo e noi non possiamo che essere felici di questo, ma ieri sera il regista bresciano (con tutte le premesse di cui sopra, eh?) è stato semplicemente i-n-g-u-a-r-d-a-b-i-l-e. Lo stesso Leonardo, proprio in una delle sue primissime uscite come neo allenatore rossonero, aveva lasciato intuire che il ruolo di Andrea nei nuovi schemi sarebbe cambiato, trasformandosi da regista arretrato a suggeritore dietro le punte. Neanche per idea: in Germania, come ieri in Portogallo, abbiamo visto il "solito" Pirlo galleggiare davanti alla difesa, con gli avversari sfrecciargli attorno alla velocità della luce e, come se non bastasse, non riuscire ad azzeccare un-dicasi-un passaggio giusto, lungo o addirittura corto che fosse. OK, Andrea è molto indietro con la preparazione e, ad esempio, ieri mancavano contemporaneamente Ringhio, Ambro e Flamini, ma che c'entra tutto questo con la sua posizione in campo? Mistero.

E' arrivato Huntelaar: yuhuuu! Ed il mio entusiasmo è sincero, lo sapete, così come scrissi nel mio post "E' una questione di Klaas" che auspicava proprio il suo arrivo. Eppure, ironia della sorte, sapete chi è stato il migliore in campo ieri sera? Borriello. Lo scugnizzo napoletano è stato fantastico, correndo come un dannato, sputando sangue per tutti i novanta minuti e sfiorando anche il goal in un paio di occasioni grazie a sue magnifiche giocate. Il peggiore visto in campo ieri sera, invece? Pato. Sì, lo so che anche lui, al pari di Pirlo, è quello con il ritardo più evidente di preparazione e che negli ultimi minuti grazie ad una sua - bellissima, in verità - discesa sulla fascia sinistra si è poi raggiunto il pareggio in extremis, ma per il resto degli ottantacinque minuti è stato, perdonatemi l'espressione, "da schiaffi". Cocciuto come nelle sue peggiori prestazioni, incaponito in perenni quanto controproducenti dribbling, con tanto di compagno smarcato a tre metri che puntualmente NON riceveva palla. Addirittura, nel secondo tempo, ha iniziato a fermarsi letteralmente al centro dell'area di rigore avversaria, con Borriello che invece svariava come un matto da una parte all'altra, in una sorta di messa in scena "al contrario" di quello che dovrebbe essere invece il nostro gioco offensivo. Mancanza di fiato? E allora come spiegare la citata progressione di cinquanta metri negli ultimi minuti che ha portato al goal? Solo "la gamba" che si è man mano sciolta durante la gara come spiegato poi da Leonardo? Mah, mi sembra un po' deboluccia come tesi.
E cosa ci dice tutto questo, con in più il sempiterno Superpippo che scalpita alle spalle del napoletano nel ruolo di prima punta? Che non avevamo e non avremmo bisogno di una seconda punta da affiancare al papero, se non altro anche per metterlo nella condizione mentale di doversi comunque "sudare" un po' il posto? E, invece, ora con l'arrivo di Huntelaar ci ritroviamo con tre centravanti potenzialmente "titolari" ed una sola seconda punta.
Che entro la scadenza del fatidico 31 agosto avremo delucidazioni circa questa nostra osservazione? Speriamo.

Per il centrocampo, invece, al di là dell'orrida prova del maestro Pirlo di ieri e dei descritti "misteri" sulla posizione del trittico della nostra mediana, sarei un tantinello più fiducioso. Pur mancando a mio avviso comunque un altro giocatore che faccia rifiatare i guerrieri di tante battaglie Gattuso e Ambrosini ed il nuovo gladiatore Flamini, ad esempio ieri mi è piaciuto particolarmente Di Gennaro, eccellente talento capace di dare qualità ma anche quantità al nostro centrocampo. Al suo ritorno al Milan a giugno, dichiarò che si sentiva anche pronto di prendere in mano le redini del gioco nel ruolo di Pirlo: beh, come l'ho visto ieri, potrebbe anche non trattarsi di una mera boutade e, magari, potremmo anche ritrovarci in casa il futuro di quel ruolo.
Mi è piaciuto decisamente meno, invece, Abate. Dico subito che non posso che elogiare il suo ruolo di maratoneta di centrocampo e che uno così, memore del leggendario Angiolino Colombo di sacchiana memoria, serve come il pane in una squadra di "artisti del pallone" come la nostra. Ma il biondo cursore beneventano è come se, a volte, non sapesse quello che sta facendo, gettandosi ciecamente in azioni che nella migliore delle ipotesi risultano improduttive. Lontano parente, per intenderci, della furia agonistica dello stesso Flamini, che è però spesso supportata comunque da acume calcistico e giocate ad alto livello (e chi se lo dimentica il suo lancio di cinquanta metri che Pippo ha trasformato in rete in una delle amichevoli americane?). E' solo una mia momentanea impressione, ovvio, e spero in ogni caso che il buon Ignazio ci dia dimostrazione nei prossimi mesi di quanto errato sia questo giudizio.

Capitolo difesa, infine, che sembrerebbe essere lo specchio in tutti sensi del nostro attacco. Anche qui, infatti, ci ritroviamo con un bello squilibrio circa la copertura dei ruoli sulle fasce. Se è vero che Zambrotta può ricoprire quasi con la stessa disinvoltura sia il ruolo di terzino destro a lui più naturale, sia quello sinistro, è altrettanto vero che al momento sulla destra abbiamo Antonini (di certo meno duttile di Zambro) e Oddo, mentre a sinistra il solo Jankulovski. E chi stiamo - o staremmo - trattando come possibile nuovo terzino? Un altro terzino destro come il laziale De Silvestri. Ieri sera chi giocava come esterno di sinistra della nostra difesa? Favalli. Il quale, ricordiamolo, dovrebbe essere nella prossima stagione il vice del vice di uno dei due centrali.
In ogni caso, terzini a parte, spendo più che volentieri ancora una volta una parola sulla ai miei occhi bellissima coppia centrale titolare: qualche sbavatura qua e là, qualche golletto preso scioccamente come quello di ieri sera (e non sempre per esclusiva colpa loro, anzi, quando gli avversari crossano in area come vogliono), ma Nesta è tornato davvero ai suoi livelli stratosferici prima del dannato infortunio e non gli è da meno un già eccezionale Thiago Silva, fantastico nelle chiusure "impossibili" (accusatemi di lesa maestà, ma a me in più di un frangente è sembrato Baresi), con in più anche il vizietto di portarsi nelle mischione in area avversaria e buttarla dentro quando gli capita. Che si può volere di più?

In definitiva, specialmente nella partita di ieri, è emerso che attualmente siamo ancora una squadra, meglio, una rosa di giocatori con qualche bella a tratti bellissima luce e tante, tante ombre. Come detto, ieri si sono salvati Borriello, un po' Di Gennaro e Zambrotta e la citata coppia centrale difensiva. Per il resto, notte fonda, con una squadra sinistramente parente dell'ultimo Milan di campionato, quando Ancelotti decise anticipatamente di spegnere le luci di Milanello. Se rinnovamento doveva e dovrebbe esserci, bisognava osare di più, provare nuove cose, così come appunto ci eravamo illusi di vedere nella prima amichevole di questa estate.
Così, invece, sembra come se non si abbia avuto il coraggio di andare fino in fondo in questa nuova avventura, nell'entusiastico progetto iniziale di Leonardo, e che ci si stia piano piano ripiegando sul già conosciuto, strada che non necessariamente può rivelarsi più sicura in un momento di forti cambiamenti come quello che stiamo vivendo attualmente in via Turati. Quello che un po' preoccupa, come detto, non sono tanto le sconfitte negli ultimi trofei di Vattelapesca, infatti, quanto il modo con cui sono arrivate. Un modo vecchio, stantìo, già visto, che mal si addice ai luminosi occhietti brillanti di luce nuova di Leonardo.
Osa, Leo, osa. E noi ti eleggeremo come nostro nuovo messia.

Nonostante tutto, io ci credo.

P.S. Ancora due piccole note a pie' di pagina sul trofeo di ieri sera.
La prima è che non ho mai visto calciare rigori tanto brutti in vita mia. In particolare, quello di Ronaldinho è stato ai limiti del tragicomico, con palla calciata in modo talmente fiacco e centrale che l'avrei parato perfino io. Non da meno gli sono stati gli altri nostri rigoristi che hanno sbagliato. Volete una mia "visionaria" opinione in merito? Secondo me l'hanno fatto apposta per "regalare" il trofeo al Benfica e ai suoi tifosi presenti che sembravano aver capito di essere ad una semifinale di Champions, invece che ad un'amichevole estiva, dal tifo sfrenato che arrivava dagli spalti. L'unico problema, però, che i giocatori portoghesi riuscivano nell'impresa di calciare i rigori ancora peggio dei nostri e così si è quasi rischiato di andare verso una infinita "oltranza"... Eheheh!
La seconda, invece, non c'entra nulla con tattiche, mercato e tutto quello finora scritto, ma vedere nella cerimonia prima della partita i cerchi concentrici disegnati in aria dalla splendida aquila, simbolo del Benfica, per planare infine al centro del campo per atterrare proprio sullo stemma della squadra lusitana, beh, da solo è valso il prezzo del biglietto. Probabilmente, anche perché era ancora forte la suggestione della vittoria degli "aquilotti" laziali in Cina... Ahahah!

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