sabato 8 agosto 2009

Le aquile cinesi tinte di bianco, celeste, rosso e nero

Perché scrivere sul Milan Football Hall della vittoria della Lazio in Supercoppa italiana ai danni dell'Internazionale? Beh, innanzi tutto, perché se è vero che siamo in primis milanisti, siamo anche "tifosi" di calcio in generale. In secondo luogo, perché c'era anche un motivo di interesse statistico in questa finale che ci riguardava direttamente e cioè la possibilità per i neroazzurri di agganciarci in vetta nella speciale classifica dell'albo d'oro di questa competizione: con la vittoria dei biancocelesti, invece, il Milan resta saldo al comando con cinque vittorie, l'Inter rimane a quattro e la Lazio si avvicina con tre. Terzo perché nella squadra romana militano due milanisti "doc" come Brocchi e Rocchi. Quarto perché tra i tifosi laziali inquadrati sugli spalti dello stadio di Pechino mentre esultavano al fischio finale, ce n'erano anche un paio cinesi con le maglie del Milan che saltavano come pazzi. E, infine, cinque perché una sconfitta dei neroazzurri, non nascondiamocelo, ci fa sempre piacere.
Insomma, "colore" a parte, mi interessava fare un paio di considerazioni su quanto visto.
Non esagero, ma per la prima volta da anni a questa parte ho visto l'Inter messa bene in campo, con gli uomini giusti al posto giusto, vogliosa finalmente di mettere in campo uno straccio di idea di gioco che non sia il classico traversone lungo in attacco della serie "diamola ad Ibra e poi preghiamo Iddio". La coppia d'attacco Eto'o-Milito è già ben integrata e, da giocatori intelligenti quali sono, l'uno è a disposizione dell'altro, con scambi di posizione e vicendevoli inserimenti in area. Alle loro spalle Stankovic supportato dai due cursori Thiago Motta e Muntari e Cambiasso a chiudere il rombo al centro come vertice basso davanti alla difesa "a quattro". Ma al di là degli uomini, come dicevo, è una "nuova" idea di costruzione di gioco ad animare gli interisti: tutti partecipano alla manovra, gli scambi a centrocampo sono aumentati esponenzialmente e raramente, se non addirittura mai, si è visto uno dei famigerati lanci in attacco alla "spera-in-Ibra". La Lazio, dal canto suo, è apparsa assai contratta per buona parte del primo tempo, con una difesa da brividi che veniva puntualmente tagliata come un panetto di burro ed il solo portiere Muslera ad arginare valorosamente le folate avversarie. Risultato del primo tempo? Possesso palla interista da capogiro (ben oltre il 60%) e netta impressione che avessero ben in pugno la partita. E l'avvio del secondo tempo non ha fatto che confermare questa impressione con ancora il bravo Muslera ad opporsi efficacemente in un paio di occasioni e addirittura Eto'o che su di uno sciagurato passaggio al proprio portiere calibrato malissimo da un difensore laziale si è ritrovato con la porta praticamente spalancata davanti ed riuscito incredibilmente a mandare la palla a lato. A quel punto chiunque avrebbe scommesso sui minuti che mancavano all'imminente marcatura interista.
Eppure, il dio del calcio quando ci si mette è davvero bizzarro e nel giro di due-minuti-due c'è stato un devastante quanto inatteso uno-due laziale. Verso il quarto d'ora della ripresa, infatti, su di una punizione dai venti metri battuta con la consuetudine potenza da Kolarov ci sono stati ben due, anzi tre rimpalli della difesa interista, perché dopo che la palla è finita fortunosamente sui piedi di Matuzalem, il tiro di quest'ultimo è stato respinto da Julio Cesar per finire sul... pieno volto del centrocampista biancoceleste e, infine, in rete. Neanche il tempo di mettere la palla al centro del campo e, pochi minuti dopo, Mauri - uno che ha camminato per l'intera partita e non ne ha azzeccata una - sfodera dal cilindro uno splendido lancio a tagliare la difesa avversaria per l'inserimento di Rocchi, il quale mette a segno un goal capolavoro con tanto di stop di petto in corsa e pallonetto alle spalle di un incredulo Julio Cesar.
A nulla è valso quindi l'ulteriore assalto neroazzurro nella mezzora finale, con la solita selva di attaccanti messa dentro da Mourinho (ma una volta questa non era considerata tattica da terzo mondo calcistico?), altri "miracoli" di Muslera e la sola parziale soddisfazione con l'inutile goal messo a segno da Eto'o, ma anche qui grazie ad un allucinate "regalo" di Dabo ai limiti della propria area che ha ritenuto opportuno involarsi in una difesa della palla (per modo di dire) che anche nei pulcini di qualsiasi squadra lo avrebbe messo sulla pubblica gogna.
Possesso palla finale? 63% per l'Inter e 37% per la Lazio.
Che significa tutto questo? Lascio a voi le ovvie conclusioni.

P.S. Del Milan e degli ultimi "sviluppi" di mercato al momento non parlo: troppo combattuto tra ragione e sentimento. Intanto, però, stasera non mi perderò la sfida di Lisbona, ovvio.

3 commenti:

AstoriaRecords ha detto...

Sentimento.

mavalà ha detto...

Ottimo resoconto.

Questa inter è forte davvero, purtroppo.

E una supercoppa giocata ad agosto e persa non cambia la sostanza.

Mi sbaglierò (spero), ma non vedo lotta per lo scudetto.

The Crow ha detto...

Ahahah! Lo so, caro Astoria, ed è per questo - e non solo - che ti voglio bene.
Intanto, ho riletto solo ora quanto scritto alla velocità della luce nel mio post e, un po' come la "tattica" di Mourinho quando è sotto, mi scuso per la selva di errori messi in mostra.
Del resto, quando si ha una peste di 15 mesi intorno non è facile. :-)

Caro Mavalà, grazie per l'apprezzamento del post. Purtroppo, la vedo un po' anch'io come te.
Ma come ci insegna Astoria, al di là di tutto, è il sentimento che ci deve guidare e la cieca fiducia in questi colori. Anche se l'esito del campionato potrebbe sembrare scontato, la partita di Supercoppa con Lazio vittoriosa, appunto, è lì a dimostrarcelo.