domenica 2 gennaio 2011

Su Ronaldinho

Essendo ai titoli di coda, possiamo tranquillamente fare qualche considerazione sui due anni e mezzo passati da Ronaldinho al Milan. Acquistato dal Barcellona in pompa magna, sperando che l'eroe del destino, come il dentone è definito da Carlo Pellegatti, potesse resuscitare all'ombra della Madonnina, senza l'ingombrante Messi a dargli fastidio.
Dopo un migliaio di giorni a Milano, è inutile nascondersi dietro ad un dito - Ronaldinho, al Milan, è stato un fallimento completo. Ok qualche bel goal, ok qualche grande giocata, ok qualche sontuosa partita. Ma se siamo onesti, e noi lo siamo, non dobbiamo temere di dire che Ronaldinho è stata una scommessa persa. Forse in partenza, forse no. Resta il fatto che è stata persa. Certo, a Milanello è stato accolto e trattato come un re. Gestito con affetto da Ancelotti, con amore da Leonardo, con rispetto da Allegri. Niente da fare, il gaucho non è mai esploso e non è mai tornato quello del 2005/2006, l'anno in cui vinse il Pallone d'Oro. I motivi? Chissà, probabilmente l'esplosione di Pato, la coabitazione con Kakà, l'arrivo di Ibrahimovic e Robinho, l'acquisto di Cassano, la stima dei propri tecnici lentamente ma inesorabilmente sgretolatasi dopo un tot di partite.
Certo, su una cosa Berlusconi ha sempre avuto ragione. Sulla carta Ronaldinho è il miglior calciatore del mondo. Quel che riesce a fare con i piedi è qualcosa di straordinario. Max Allegri, uomo pratico, ha però capito che tra saper fare e fare c'è una differenza abissale. E ha anche capito che non puoi giocare con un 4-3-3 spregiudicato in Italia, usando due punte esterne di movimento ed una torre centrale, come il Barcellona di qualche anno fa. Anche perché Ronaldinho, di movimento, ne ha fatto pochissimo in questi due anni e mezzo.
Il suo trascorso rossonero mi ricorda parecchio quello di Rui Costa. Un grande campione acquistato per una cifra importante che al Milan non è riuscito ad esprimersi. Coccolato dalla dirigenza, dalla tifoseria, dagli allenatori. Eppure, niente.
Ci sono però aspetti positivi da considerare. La fine dell'immobilismo milanista sul mercato. Siamo tornati la società che eravamo. I brocchi a casa i campioni in campo. La mossa Cassano, geniale se consideriamo il fatto che è stato acquistato per due milioni e mezzo di euro, non sarebbe stata possibile con Ronaldinho in rossonero. La minusvalenza del brasiliano, che sarà di soli dodici milioni di euro - un anno del suo stipendio, in fondo. La fine di un ciclo, nato ed evolutosi dal 2007 al 2010, con il Milan che osservava e gli altri che vincevano.
Eppure a me dispiace. Quelli come Dinho dovrebbero giocare titolari nel Milan, come dice il Presidente. Sarebbe stato fantastico vedere Dinho, Robinho, Pato, Ibrahimovic ed Inzaghi al massimo della forma. Le storie d'amore finiscono, questa è finita. Chissà chi lo sostituirà nei nostri cuori.

6 commenti:

mavalà ha detto...

D'accordo, anzi, d'accordissimo.
Credo che il motivo della sua mancata esplosione sia dovuto, però, a lui stesso, non a altri.

Uno come lui non può temere confronti, deve solo allenarsi seriamente (cosa che sembra non aver fatto sempre), con costanza e dedizione.

Forse un tempo non aveva bisogno di ciò, forse il calcio spagnolo gli permetteva rilassamenti, non so.
Al Milan, dove gente come Van Basten, Baresi, Maldini, Gullit eccetera eccetera eccetera era la prima a dare l'esempio, non è permesso fare la prima donna.

Peccato per noi, ma soprattutto per lui. Aveva una grande occasione per entrare nell'olimpo del calcio di tutti i tempi, e di farlo con la maglia, la squadra, i colori, migliori, più belli, più gloriosi.

AstoriaRecords ha detto...

Hai ragione. Ronaldinho, parentesi barcelloniana durata poco più di un biennio, non sarà mai ricordato come uno dei più grandi. Come Kakà, sarà stata una meteora. Non troppo veloce e sfuggente, ma sempre meteora.

ilPrigioni3ro ha detto...

E' stata una avventuare deludente, è abbastanza chiaro.
Peccato, perchè se lui lo avesse voluto avrebbe vinto ancora qualcosa.
Ma secondo me senza di lui l'anno scorso non ce l'avremmo fatta ad arrivare al terzo posto.

mavalà ha detto...

Può darsi Prigioniero.
Sicuramente è stato importante, in alcuni casi anche determinante; ma dipende da chi avrebbe giocato al suo posto: avesse giocato Huntelaar titolare probabilmente non avremmo raggiunto il terzo posto (l'olandese, bravo, è stato spesso costretto fuori ruolo, e sicuramente non è un vice Ronaldinho).
Avessimo avuto ad esempio Robinho, o un altra seconda punta dall'ingaggio paragonabile a quello di R10 credo che le cose non sarebbero andate peggio.

Poi oh, io mi sono esaltato vedendo le sue giocate, ma gli rimprovero la latitanza nelle sfide più importanti, dove il fantasista del Milan deve (dovrebbe) fare la differenza.

Coccy ha detto...

Dispiace anche a me che sia andata a finire così. Certo lo dico con il cuore. Un'analisi più razionale del periodo in cui é stato al Milan, non mi fa avere grandi rimpianti, anche se non so leggere quali siano state le cause di questa scommessa persa.
Una cosa è certa per me, ora. Con il senno del poi, mi dispiace di più per la sua partenza rispetto a quella di Kakà.

The Crow ha detto...

Se tre indizi fanno una prova, dopo Rivaldo, Ronaldo e Ronaldinho, spero che La Società più vincente della Storia del Calcio™ riveda i suoi piani in merito all'inseguire operazioni di questo genere, seppur indiscutibilmente affascinanti.

Se campioni devono arrivare - e devono arrivare - che siano a-f-f-a-m-a-t-i. Come lo squalo bianco Ibra o la perla nera Binho. Da evitare come la peste bubbonica, invece, tutti quelli che hanno già vinto il Pallone d'Oro: è come la sindrome degli uomini che hanno toccato il suolo lunare, quali altri stimoli possono restare su questo pianeta? I nomi citati e, senza andare lontano, Sheva e Kaka' stanno lì a dimostrarlo.

Quanto a Dinho, mi unisco in toto alle vostre considerazioni e, come ha detto Mavalà, mi spiace soprattutto per lui e per quello che avrebbe potuto ancora vincere al Milan.

Per quanto mi riguarda sono già pronto ad esaltarmi per Fant'Antonio.
Serve come il pane anche una prima punta, però.