sabato 17 gennaio 2009

Questo matrimonio (non) s'avrebbe da fare

Ricapitoliamo. Nel corso della settimana, Kakà ha dichiarato di voler invecchiare nel Milan, poi il Manchester City ha presentato un'offerta da centoventi milioni di euro più quindici netti a stagione al giocatore, poi Ancelotti ha detto che il Milan può giocare anche senza Kakà, poi Berlusconi ha detto che sarà difficile convincere Kakà a restare data l'offerta economica dei Citizens. Insomma, se Lunedì scorso nessuno si poteva anche lontanamente immaginare un Milan privo della sua stella, oggi siamo tutti a bocca spalancata ad incrociare le dita sperando che il nostro beniamino non se ne vada.
Eppure, mai come oggi il caro Kakà sembra destinato ad un addio. Francamente, ai tempi dei dispettucci Calderon-Galliani, a me era sembrato impossibile che il brasiliano potesse accettare di volare a Madrid. Cosa che infatti non accadde. Questa volta, però, è diverso. Il Milan nicchia, fa finta di niente, e le poche dichiarazioni rilasciate dall'allenatore e dal presidente non lasciano ben sperare. Kakà ovviamente si è trincerato dietro un silenzio stampa che però non fa bene a nessuno. Non alla dirigenza, accusata di non avere le palle per tenerlo. Non a lui, che potrebbe fare la fine di Shevchenko. Non alla tifoseria, che potrebbe disamorarsi (seppur per un breve periodo) della squadra.
Alla fine temo che il Milan accetterà quei soldi. La colpa verrà fatta ricadere sul contratto faraonico. Troveremo un altro beniamino. La storia si ripete.

3 commenti:

mavalà ha detto...

Comunque vada a finire si creerà un precedente importante, di quelli che fanno storia.
Se si vende, il milan perderà molto della sua immagine (tralasciando l'ovvio aspetto tecnico) di grande d'Europa, di squadra dove ognuno vorrebbe giocare, di grande famiglia.
E permetterebbe a qualunque club di farsi avanti per chiedere un suo giocatore (Se l'anno prossimo il Chelsea, o il Real, o lo stesso Manchester City si presentassero con un'offerta simile a qualla di oggi per Kaka chiedendo Pato che si farebbe?)

Se non si vende, il pericolo potrebbe essere quello di diventare squadra roccaforte, in cui si rispettano i contratti, ma dalla quale si può comunque uscire alla scadenza degli stessi.

Detto ciò, mi fanno ridere coloro che dicono che con quei soldi si rifonda la squadra, dimenticando che si gioca in 11, che di giocatori come Kaka ce ne sono al mondo 3 o 4 (essendo generosi), che il gesto ha un forte impatto simbolico, che il milan non deve essere rifondato ma solo puntellato in alcuni ruoli (cosa già in essere prima dell'offerta per Kaka), che non sarà possibile per il milan raggiungere uno di quei 2 o 3 giocatori in grado di sostituire (?) Kaka.

AstoriaRecords ha detto...

Condivido. Il mio terrore, peraltro, è che a chiederci Pato non lo verranno a fare tra un anno, ma tra pochi mesi se non giorni. E allora?

Coccy ha detto...

Da quando si è riaccesa in me la passione per il calcio, da circa un lustro o poco più, ho sempre ammirato gli uomini del Milan. Ho ammirato la loro correttezza in campo e fuori. I miei commenti su questo blog, seppur poco frequenti, lo testimoniano.
Non so come andrà a finire, certo è che, a mio modo di vedere, un mito è crollato. Sì, perché, sarò eccessiva - lo ammetto - ma Kakà non avrebbe dovuto avere neanche un tentennamento. Lo dico per l'uomo che credevo che fosse. Il suo silenzio mi inquieta e penso che sia terribilmente eloquente. Già. Dopo aver giurato fedeltà al Milan,dopo aver dichiarato di voler diventare una bandiera della squadra, come si fa a dire " Grazie a tutti, ma ammetto di essere stato ammaliato dalle sirene dei milioni e non so se resisterò al loro richiamo". Forse è questo che spiega il suo silenzio? Come non comprenderlo. Forse lo vedremo in conferenza stampa, alzare la maglietta per farci leggere:" I belong to money".
Sono sconcertata, davvero, forse troppo radicale, ma non posso farci niente.
Per Sheva è stato diverso. Soprattutto perché non lo avevo mai sentito fare, prima di andarsene dalla squadra, le dichiarazioni che ha fatto Riccardo solo fino a poche settimane fa. Che ci siano i mercenari nel calcio non sarebbe una novità. Che i padri possano avere influenza sui figli è innegabile, a volte comprensibile e, in certe situazioni, anche sacrosanto. Ma Kakà non apparteneva a Gesù?