martedì 20 gennaio 2009

Milanista, non tifoso di calcio

Nel 1994 mi fu regalato un meraviglioso libro intitolato Diavolo di un Milan. Ero già milanista da diversi anni, ma quel piccolo testo scritto in una prosa molto semplice mi fece commuovere a tal punto da capire che il Milan, il mio Milan, andava ben oltre ad essere una semplice squadra di calcio. C'era qualcosa di più sotto. Forse ero troppo giovane per capire fino in fondo cosa mi stesse accadendo, ma le lacrime versate durante le finali di Coppa dei Campioni contro Marsiglia e Barcellona - per motivi opposti, a dire il vero - mi avevano indotto a riflettere sulla strana sensazione che quei colori mi davano. In fondo, non ero un fanatico di calcio, non avevo il Subbuteo, non collezionavo le figurine, non giocavo a calcetto. Eppure, ero innamorato (non sto usando un termine a caso) del Milan. Vedevo gli altri tifosi, pronti a fischiare i loro beniamini appena qualcosa andava storto. E non capivo. Vedevo gli altri tifosi, pronti a rinunciare ai propri campioni appena c'era da fare un affare. E non capivo.
Negli anni, ho capito. E ieri sera, alle 22.47, ho avuto una nuova conferma del mio amore per il Milan. Intervenendo in diretta al Processo di Biscardi - che per puro culo avevo acceso per la seconda volta in tutta la mia vita, il Presidente annuncia "Kakà rimane al Milan". Resto con gli occhi sgranati, poi salto sulla sedia abbracciando virtualmente Tiziano Crudeli e Gianni Solaroli. Solo venticinque minuti prima Milan Channel aveva parlato di un accordo chiuso con il Manchester City. Che aveva rialzato l'offerta a centotrentaquattro milioni di euro e mezzo al Milan e a diciannove annui al giocatore. Eppure, sentivo che mancava ancora qualcosa. L'avevo scritto altrove. Kakà non può andarsene così, in una qualunque notte fredda di Gennaio. Le storie d'amore non si chiudono in questo modo banale. Non potevo credere che il cuore del Milan si fosse bloccato davanti all'offerta del City. Che per Kakà quei colori non avessero significato. Che Berlusconi avrebbe rischiato una sommossa e una perdita d'immagine senza fare nulla.
Ieri sera abbiamo avuto una testimonianza di ciò che questa squadra rappresenta per i propri tifosi, per il calcio, per la vita. E' una storia commovente - benché possa sembrare sciocco parlare di commozione quando si parla di calcio, ma col Milan non è così - e dobbiamo gustarcela fino in fondo. Grazie a tutti quanti. E forza Milan!

3 commenti:

The Crow ha detto...

Grande Astoria: mi hai commosso (anche se lo sono dalle 22 e 47 di ieri sera) e credo che non avresti potuto descrivere meglio che cosa significa essere milanista.

ilPrigioni3ro ha detto...

Veramente ieri sera alle 22.30 ero distrutto....
poi la svolta! Che gioia
Ragazzi, due lacrime sono scappate.
Grazie Ricky, società, e tifoseria. Penso che siamo stati decisivi nella scelta.
E ora, penso che la fascia di capitano abbia trovato il degno erede.

mavalà ha detto...

Ennesima dimostrazione, una delle più evidenti, che il Milan è cosa diversa dalle altre squadre, e soprattutto da due in particolare, che per motivi diversi non riescono a far sì che i loro giocatori si sentano legati alla casacca che indossano.

E periodo di indovinelli; indovinate a chi mi riferisco?