venerdì 9 gennaio 2009

Giustizia all'italiana

Il metodo Gea non esisteva. L'accusa di associazione a delinquere per Moggi e i suoi? Scioltasi come neve al sole. Luciano ed Alessandro Moggi condannati per violenza privata e minacce. Il concetto di violenza privata, nel gergo giuridico nostrano, è quanto di più fumoso non vi sia. Esempio. Se chiedessi al mio capo di aumentarmi lo stipendio, e lui minacciasse di spedirmi a lavorare da un'altra parte, mi sarei guadagnato il diritto di portarlo in tribunale per "violenza privata e minacce". Roba da fascismo sudamericano. Ad ogni modo, Luciano e figlio, nel caso in questione, sono stati condannati perché non hanno accettato le richieste di aumento di stipendio di Nicola Amoruso e di Manuele Blasi. Cioè di uno che faceva il panchinaro (e che tuttora lo fa, nella stessa città ma sulla sponda granata) e di un altro a cui era stata appena inflitta una pesante squalifica per l'uso di nandrolone (che oggi è semi-panchinaro a Napoli e rischia di essere ceduto in un club minore). Insomma, più che una condanna, Moggi e figlio meriterebbero un aumento di stipendio per non aver ceduto alle pressioni dei due calciatori.
Tornando alla sentenza, la via crucis denigratoria-mostrificatoria cui Moggi è stato sottoposto si è rivelata una bufala. L'accusa su cui si fondava l'intero processo, ossia il fatto che la GEA fosse un'associazione a delinquere usata da Moggi per controllare calciatori e squadre, è crollata. Due anni e mezzo fa, per questo motivo, mezza Italia (forse anche di più) aveva chiesto la testa di Lippi, allenatore di quella nazionale assemblata coi campioni bianconeri gestiti da Moggi. Tutto scordato, ovviamente, appena gli azzurri hanno alzato la Coppa del Mondo a Berlino.
In tutto questo, il giornale rosa, anziché titolare "GEA - tutti assolti, non c'era alcuna associazione a delinquere, condannati in primo grado solo i Moggi per violenza privata e minacce" (ossia la verità, per quanto ridicola), titolava ben grande "GEA - Moggi condannato". Giusto per ricordarci la serenità, la professionalità e quel garantismo à la Beccaria che regnano nel beneamato quotidiano.
Non solo. Su un altro noto quotidiano, il mio nuovo editorialista preferito reinterpreta la sentenza in questione postulando che "il sistema Moggi esisteva, avvelenava il calcio e se qualcuno avesse avuto ancora dubbi ecco un'altra conferma [...]". Insomma, essendo stati tutti assolti, essendo stata smontata la teoria dell'associazione a delinquere, essendo i Moggi stati (ridicolmente) condannati (in primo grado) per non aver aumentato lo stipendio ad Amoruso e Blasi, beh, proprio per questo sono tutti colpevoli, la GEA era un'associazione a delinquere e i Moggi sono due cerberi da distruggere ancora un po'.
In chiusura. Cobolli Gigli, in seguito alla lettura della sentenza, reclama i due scudetti revocati alla Juventus. Il neopresidente juventino, come in passato, fa confusione e scambia l'esito di questo processo per quello riguardante Calciopoli. Mi manca sempre più Moggi.

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