domenica 11 gennaio 2009

Le comiche giudiziarie/1

Di tutte le cazzate che scrivo su questo meraviglioso blog, questa è la più importante degli ultimi mesi. Se non l'avete ancora fatto, date una veloce sbirciatina al mio post dell'altro giorno. Ripartiremo da lì.
Le vecchie questioni
Il 27 Luglio 2006, il presidente della Corte Federale Piero Sandulli rilascia un'intervista al Romanista in cui spiega i motivi dell'alleggerimento delle condanne inflitte a Juventus, Milan, Lazio e Fiorentina (oltre che a vari dirigenti, arbitri e designatori). "Non ci sono stati illeciti. Il campionato [2004/2005] era regolare". Continua il professor Sandulli. "Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L'unico dubbio potevamo averlo su quella strana partita tra Lecce e Parma, una sfida che abbiamo visto e rivisto. Non si può dire però che è stato falsato il campionato. Magari c'è stato un tentativo per falsarlo, ma ci sarebbero volute quattro o cinque combinazioni. Il discorso è questo. Se uno si compra una partita, perché non si compra la vittoria o la sconfitta del Parma? Che senso ha il pareggio?" Per dovere di cronaca, la partita in questione terminò tre a tre, permettendo alla Fiorentina di salvarsi e costringendo gli emiliani allo spareggio-salvezza, poi vinto, contro il Bologna. Chi truccherebbe una partita per poi rischiare di retrocedere?
Il giorno precedente, in aggiunta, l'ex consigliere d'amministrazione dell'Inter Guido Rossi aveva revocato anche lo scudetto 2005/2006, mai stato oggetto di indagini e con Bergamo e Pairetto già in pensione, per assegnarlo all'Inter classificatasi terza (a una distanza siderale) dietro a Juventus e Milan.
Se ci si mette pure il fatto che l'Italia campione del mondo lo è stata, in larga misura, grazie ai suoi giocatori bianconeri (Cannavaro, Buffon e Zambrotta su tutti), l'intera cupola creata ad hoc per fare di Moggi e della Juventus una sorta di grande bottega degli orrori crolla in modo ridicolo.
Torniamo comunque a Sandulli. Sentite come commentò la propria sentenza: "abbiamo debellato un sistema, anche se fatto solo di contatti atipici e anche goliardici, quasi da caserma, che sarebbe stato opportuno non ci fossero". Contatti atipici? Goliardici? Caserma? E allora dove è finito il più grande scandalo sportivo che ha spopolato sulle copertine del giornale rosa? Dove è finito Fox Mulder, pronto a scardinare ogni complotto? Avevano detto che era tutto vero. Che quelle intercettazioni avrebbero portato alla luce un sistema criminale che i quaranta milioni di antijuventini (e pure qualche juventino) avevano annusato già da tempo. Una teoria della cospirazione elaborata dal popolo, stampata sulle pagine rosa e messa poi in atto da Guido Rossi e Francesco Saverio Borrelli. Teoria della cospirazione che poi, incredibilmente, non ha retto neanche la prova di un processo sommario che sembrava più adatto ad una dittatura sudamericana che ad uno stato di diritto moderno.
Riassumendo, le sentenze della Corte Federale e della Commissione di Appello Federale (CAF) hanno postulato che l'accusa era completamente infondata, che non esisteva alcuna cupola, che non esisteva alcuna associazione a delinquere, che nessuna partita era stata truccata, che non c'era traccia di corruzione, che nessun arbitro era stato coinvolto, che la Federcalcio non aveva commesso errori, che i sorteggi arbitrali erano stati regolari, che la teoria delle ammonizioni preventive non si reggeva in piedi, che Milan, Lazio e Fiorentina non avevano commesso alcun genere di illecito sportivo. Dulcis in fundo, la punizione alla Juventus, per la quale era stato inventato, di sana pianta, un nuovo tipo di illecito. Rea di tre articoli uno, non configuranti l'illecito, le era stato affibbiato un articolo tre. Insomma, non timbri tre volte il biglietto dell'autobus, ti becchi rapina a mano armata. Quest'interpretazione a suo tempo definita solo "concettualmente ammissibile" ha fatto in modo che Luciano Moggi ed Antonio Giraudo avessero ottenuto - senza l'ausilio degli arbitri (innocenti), della Federazione (innocente), senza corrompere nessuno, senza truccare le partite - dei "vantaggi in classifica". Come si possano ottenere vantaggi in classifica senza tutto ciò, resta un mistero.
Ieri
Come avete potuto constatare, le fondamenta sulle quali era stata costruita Calciopoli erano fatte di carta. Rosa. E di quaranta milioni di imbecilli che davano del ladro a Moggi. E di un commissario che aveva lavorato per l'Inter e per Telecom Italia, sponsor della Serie A e azionista dell'Inter. All'epoca, nessuno si prese la briga di leggere la sentenza. Più facile guardare Controcampo o leggere il giornale rosa e urlare "dàgli all'untore!" sulla scia dei vari Cannavò e Liguori. Stamattina però, su Tuttosport, l'autore della sentenza in questione Piero Sandulli rilascia una nuova intervista.
Che cosa dice il professor Sandulli a due anni e mezzo dalla sentenza? [in merito al processo GEA] "Attendo le motivazioni, ma è indubbio che è stato derubricato l'intero impianto d'accusa a Roma [dove si svolge il processo GEA]". Alla domanda "e se succedesse anche a Napoli? [dove si svolge il processo per Calciopoli]", Sandulli risponde così: "Una cosa è il processo penale, una la giu­stizia sportiva. L’esempio resta quello di sempre: andare in giro senza cravatta non è illecito, ma nel circolo della caccia, se ac­cetti la sua clausola compromissoria e il re­golamento lo vieta, sei sanzionato. Punim­mo la violazione di norme interne, nel 2006. In fondo anche noi, nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi­ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica. Il proces­so penale valuta altre cose. La sentenza del Tar su Moggi ha detto che lui ha diritto di difendere i suoi interessi, ma dava ragione a noi sulla giustizia della sanzione". Cattive abitudini, etica. Mica "illeciti classici". Roba da far impallidire anche Platone.
Quasi mille giorni dopo la sentenza originale, Sandulli pertanto conferma che la Juventus non aveva commesso un illecito sportivo, non aveva cioè né truccato né tentato di truccare le partite, ma aveva soltanto violato l’articolo 1, come tutti gli altri peraltro, che stabilisce il principio della lealtà sportiva e che non prevede né la retrocessione né la revoca manu militari di due scudetti. Uno dei quali, non soggetto ad alcuna indagine, consegnato gentilmente ad una squadra vestita di nerazzurro da un suo ex consigliere d'amministrazione trovatosi per caso a dover giudicare.
Prosegue Sandulli. "[...] E' viola­zione dell’articolo 1. E l’illecito associativo che non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto". Capito, no? L'autore della sentenza, quando ormai è passato troppo tempo e la Juventus è stata distrutta, rende palese ciò che era nascosto tra le righe della sentenza stessa, che però solo pochi hanno avuto voglia di leggere. La Juventus non aveva commesso alcun illecito sportivo, ma fu presto configurata l'ipotesi di un "reato associativo" che non esisteva fino al giorno prima per poter comminare una condanna "etica" ai bianconeri. Spedirli in B, scipparli di due scudetti regolari, far perdere loro i migliori giocatori (tra cui quello che ha consentito all'Inter di vincere due scudetti e di pareggiare ieri sera con il Cagliari) e distruggere la carriera e la vita di uno dei più grandi dirigenti sportivi che la storia ricordi. Talmente grande che Moratti l'aveva più volte incontrato offrendogli di venire all'Inter per una montagna di soldi.
Come già avvenuto in Italia in occasione di altri fenomeni, dopo qualche anno inizia ad emergere la verità. Verità che però in molti avrebbero già potuto conoscere due anni e mezzo fa, se le loro menti non fossero state obnubilate da una furia cieca verso Moggi e la Juventus, rei di aver vinto gli scudetti perché più bravi degli altri. Perché più forti degli altri. Perché anziché acquistare Vampeta, Rambert e Caio, acquistavano Ibrahimovic, Vieira e Trezeguet. Perché anziché proteggere e coccolare Recoba e Adriano, proteggevano e coccolavano Del Piero e Zidane. Perché anziché vendere Cannavaro per Carini, vendevano Carini per Cannavaro.
In chiusura, vorrei riportare le parole dell'altro giudice della Corte, Mario Serio, pronunciate in quel caldissimo fine Luglio del 2006. "Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d’onda”. Appunto, roba da dittatura sudamericana. E conferma che la grande truffa non è stata Moggiopoli, ma il processo stesso contro quel sistema perfettamente regolare. Anche l'altro giudice, insomma, non è riuscito a nascondere la realtà dei fatti: era tutto regolare, ma siccome i tifosi da bar sport col giornale rosa in mano chiedevano di eliminare la Juventus dal pianeta calcio perché le loro squadre andavano male, i giudici si sono dovuti adeguare. Di nuovo il famoso "dàgli all'untore!"
Nel frattempo
Eppoi, come se non bastasse, ci siamo dovuti sorbire la ridicola lagna della "squadra degli onesti". Talmente onesti che in piena Calciopoli (Maggio 2006) un loro dirigente (Oriali) e un loro calciatore (Recoba) avevano patteggiato in un tribunale ordinario (non sportivo) una pena a sei mesi di reclusione per aver falsificato il passaporto dell'uruguagio che altrimenti non avrebbe potuto giocare. Insomma, un tipico esempio di come-si-può-modificare-un-campionato. Quello per la Juventus è stata distrutta. Qui? Niente di niente. Poi tutti sappiamo che Recoba è stato una pippa decennale alla corte di Moratti, ma se avesse segnato trenta goals, contribuendo alla vittoria di uno scudetto? O peggio ancora, di una Champions? Comunque onesti, sebbene in piena Calciopoli (Luglio 2006) il Sole 24Ore raccontava di un presunto aiutone messo in atto dalla Federcalcio guidata dall'ex consigliere d'amministrazione dell'Inter Guido Rossi. Cosa era successo? L'Inter aveva realizzato una plusvalenza fittizia (altrimenti definita "cosmesi contabile") di centocinquantotto milioni di euro. Quando poi la Covisoc ha domandato all'Inter di ricapitalizzare per cento milioni di euro (pena la mancata iscrizione al campionato 2006/2007, quello dei record insomma), ecco che la Federcalcio è intervenuta per fare uno sconticino del 60% (alcuni dicono 80%) al petroliere. Insomma, per cancellare circa due terzi di quel debito. E poi ci sono le intercettazioni telefoniche della Telecom, i pedinamenti, lo spionaggio. Ma questa è un'altra storia.
Ecco, come sono andate veramente le cose. E per chiudere, riporto la chiosa trionfale del candido Cannavò sul giornale rosa, sintesi perfetta della vox populi che cambiò per sempre il nostro calcio. "Nella calura dell'estate italiana spira il venticello del buon senso..." E il popolo sentenzio, per un'ultima volta, "dàgli all'untore!"

3 commenti:

The Crow ha detto...

Bellissimo post, Astoria.
Noi, purtroppo, per non spararci quotidianamente nei - pardon - coglioni, facciamo finta di niente ed andiamo avanti. Quasi per istinto di sopravvivenza.
Ma la verità è che il danno - nonché il senso di ridicolo che ha ricoperto il tutto - procurato nell'estate del 2006 ce lo porteremo dietro per chissà quanto tempo ancora. Tutto questo, nonostante poi emergano ora le cose che hai riportato tu. E la cosa più grave qual è? Che da allora si è avviato un enorme meccanismo perverso e fondato sulla menzogna che realmente ottenebra le menti. Ha dell'incredibile come tutti e sottolineo t-u-t-t-i gli "addetti ai lavori" (virgolette d'obbligo) se ne stiano tuttora lì ad incensare la magnificenza dello squadrone neroazzurro, dimenticando appunto la premessa (leggi "colpo di stato") di come si è arrivati alla situazione odierna.
La stessa (nuova) dirigenza juventina si ritrovata in un posizione di incapacità di reagire a tutto questo con la forza della verità da parte sua. E perché? Per non perdere la "pagnotta" della partecipazione ai piani alti del nuovo "sistema"? Perché, appunto come scrive Astoria, è stato e in qualche modo lo è tuttora tale il sentimento popolare "antijuventino" che era meglio starsene buoni? Anche se verosimile, difficile dirlo "da fuori".
Paradosso avrebbe voluto che tutti noi da allora avremmo dovuto smettere di seguire il calcio, per via di uno stordente senso di disgusto. Così, in tal modo, gli "onestoni" si giocavano il campionato da soli e vincevano tutti gli scudetti che volevano. Soli per davvero, però, per scelta nostra e non, come è avvenuto, per imposizione loro, infliggendo retrocessioni e penalizzazioni assortite.
Ma la vita è questa. Non viviamo in eremitaggio sul cucuzzolo della montagna (anche se a me piacerebbe moltissimo) e, di conseguenza, ci teniamo lo schifo della convivenza "civile", ci turiamo il naso ed andiamo avanti. Perché tanto, la verità in cuor nostro la conosciamo bene e quella, oh no, non potranno mai togliercela.

AstoriaRecords ha detto...

La cosa più ridicola è che l'attuale dirigenza della Juventus, all'epoca ben consapevole di tutto quello che ho scritto, non ha fatto nulla per evitare la serie B. Un po' per mancanza di palle, un po' per ripulirsi di fronte al pubblico. Un'operazione-simpatia ridicola, se uno pensa al fatto che non avevano commesso alcun tipo di illecito sportivo. E poi, due anni e mezzo dopo aver preso le distanze da Moggi e Giraudo, dopo essersi definiti "la nuova Juventus", dopo essersi cosparsi il capo di cenere, pretendono la restituzione di due scudetti. E non sulla base della sentenza per Calciopoli, ma su quella GEA che non c'entra nulla con quei due scudetti revocati. Mah.

mavalà ha detto...

Non voglio sembrare ripetitivo, e quindi per l'ultima volta esordisco dicendo che ho letto un ottimo post.

Su calciopoli, il mio sospetto, maligno ma con una sua logica, è che il calcio, il campionato, le partite, il calciomercato, gli arbitri, le telefonate, abbiano contato poco, essendo tutto un gioco di potere. Ma non so quanto la proprietà della Juventus sia stata vittima (per me non lo è stata per niente, as usually).

Comunque Moggi non mi manca.